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Diritto Fallimentare

Compenso professionista concordato: quando è negato?
La richiesta di compenso di un professionista per l'assistenza in un concordato preventivo è stata respinta a causa di una prestazione negligente. La Corte di Cassazione ha confermato che gravi mancanze, come non rilevare ammanchi di magazzino o rapporti con parti correlate, rendono la prestazione inutile e giustificano il mancato pagamento del compenso al professionista del concordato, accogliendo l'eccezione di inadempimento sollevata dalla curatela fallimentare.
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Diritto di regresso: quando si può agire in fallimento?
Una società, co-debitrice con un'altra poi fallita, ha chiesto l'ammissione al passivo fallimentare per il suo futuro diritto di regresso, pur non avendo ancora pagato il creditore comune. La richiesta è stata respinta in tutti i gradi di giudizio. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo che il diritto di regresso sorge solo con l'effettivo pagamento. Poiché il pagamento è l'elemento costitutivo del diritto stesso, non è possibile un'ammissione al passivo, neanche condizionale, prima che questo avvenga.
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Mutuo fondiario per debiti: rinvio della Cassazione
La Corte di Cassazione ha esaminato un ricorso promosso dal fallimento di una società contro un istituto di credito, riguardante la validità di un mutuo fondiario utilizzato per estinguere passività pregresse. Invece di decidere nel merito, la Corte ha disposto il rinvio della causa a una nuova udienza. La decisione è stata motivata dalla recente pubblicazione di una sentenza delle Sezioni Unite (n. 5841/2025) che ha affrontato la medesima questione giuridica, rendendo opportuna una trattazione congiunta con altri casi pendenti.
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Privilegio crediti pubblici: sì alla garanzia statale
Un'entità assicurativa a partecipazione pubblica ha garantito un finanziamento a una società, poi fallita. A seguito del fallimento, l'entità ha onorato la garanzia e ha richiesto l'ammissione del proprio credito al passivo del fallimento con privilegio. Il tribunale di primo grado aveva respinto la richiesta, ma la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso. La Suprema Corte ha stabilito che il privilegio sui crediti pubblici, anche quelli derivanti da garanzie, sorge per legge (ex lege) al momento della concessione del beneficio e non al momento della sua revoca o escussione. Pertanto, tale privilegio è opponibile alla procedura fallimentare anche se la revoca del beneficio avviene dopo la dichiarazione di fallimento.
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Correzione errore materiale: quando è inammissibile?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un'istanza di correzione errore materiale contenuta in una propria ordinanza, poiché non era stata notificata alla controparte. La Corte ha stabilito che il difetto di notifica impedisce l'instaurazione del contraddittorio, requisito essenziale anche per procedere a una correzione d'ufficio, rendendo così l'istanza non esaminabile nel merito.
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Privilegio garanzia pubblica: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che il privilegio garanzia pubblica, previsto dal D.Lgs. 123/1998 per la restituzione di aiuti di Stato, si estende anche ai crediti derivanti dall'escussione di garanzie pubbliche e non solo ai finanziamenti diretti. Un ente assicurativo, dopo aver onorato una garanzia per un'impresa poi fallita, aveva richiesto l'ammissione al passivo con privilegio. Il tribunale di merito aveva negato tale richiesta, ma la Cassazione ha annullato la decisione, affermando che la natura pubblicistica dell'intervento giustifica il privilegio, il quale sorge per legge al momento della concessione dell'aiuto, a prescindere da un formale atto di revoca.
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Privilegio garanzia pubblica: Cassazione chiarisce
Un'ente erogatore di garanzie per il commercio estero ha richiesto l'ammissione privilegiata del proprio credito nel fallimento di un'impresa beneficiaria. Il tribunale aveva negato tale privilegio. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che il privilegio garanzia pubblica previsto dal d.lgs. 123/1998 si estende anche ai crediti derivanti da garanzie, non solo a finanziamenti diretti. Ha inoltre chiarito che la revoca del beneficio ha natura dichiarativa e non costitutiva, rendendo il privilegio opponibile ai creditori anche se la revoca interviene dopo la dichiarazione di fallimento.
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Centro interessi principali: decide la sede operativa
La Corte di Cassazione risolve un conflitto di competenza tra il Tribunale di Milano e quello di Roma. L'ordinanza stabilisce che, ai fini delle procedure di insolvenza, il foro competente si determina in base al 'centro interessi principali' (COMI), ovvero il luogo dove l'impresa svolge concretamente la sua attività direttiva e operativa, anche se diverso dalla sede legale. La decisione si fonda sulla riconoscibilità della sede effettiva da parte dei terzi, come clienti e banche, valorizzando prove come i contratti di locazione degli uffici direzionali e la localizzazione del 'business core'.
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Tassazione concordato fallimentare: la base imponibile
Una società, agendo come assuntore in un concordato fallimentare, ha impugnato un avviso di liquidazione che includeva i debiti accollati nella base imponibile per le imposte di registro, ipotecarie e catastali. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso sul punto principale, stabilendo che la corretta tassazione del concordato fallimentare prevede che la base imponibile sia costituita unicamente dal valore dei beni e dei diritti trasferiti, con espressa esclusione dei debiti presi in carico dall'assuntore. La sentenza di merito è stata cassata con rinvio per la rideterminazione dell'imposta.
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Imposta di registro concordato: la Cassazione chiarisce
Una società, terza assuntrice in un concordato fallimentare, ha contestato il calcolo dell'imposta di registro. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che per l'imposta di registro concordato la base imponibile è costituita dal valore dei beni effettivamente trasferiti (come i crediti) e non dal debito accollato. Di conseguenza, le aliquote da applicare sono quelle specifiche per la natura dei beni (es. 0,5% per i crediti), non un'aliquota fissa più elevata. La sentenza è stata annullata con rinvio per un nuovo calcolo.
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Estinzione del processo: guida alla rinuncia in appello
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del processo in un caso di opposizione allo stato passivo fallimentare. La decisione segue la rinuncia al ricorso da parte della società ricorrente, a seguito di un accordo transattivo con la controparte. La Corte ha chiarito che, in caso di estinzione del processo per rinuncia, non si applica l'obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.
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Onere probatorio fallimento: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un istituto di credito contro l'esclusione di un suo credito dallo stato passivo di un fallimento. La decisione si fonda sul principio che il ricorrente non ha contestato tutte le autonome ragioni giuridiche (rationes decidendi) su cui si basava la decisione del tribunale. In particolare, la banca non ha adeguatamente censurato il mancato assolvimento dell'onere probatorio fallimento, ovvero l'incapacità di provare l'esistenza e l'ammontare del proprio credito fin dall'origine del rapporto.
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Mutuo Solutorio: la Cassazione attende le Sezioni Unite
Un garante, nell'ambito di una procedura fallimentare, ha contestato la validità di un mutuo fondiario concesso da una banca, sostenendo che si trattasse di un 'mutuo solutorio' finalizzato a ripianare debiti pregressi. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha sospeso la decisione sul ricorso. La Corte ha infatti rilevato che la questione centrale, relativa alla qualificazione e validità del mutuo solutorio, è già stata rimessa al vaglio delle Sezioni Unite con un'altra ordinanza. Pertanto, il giudizio è stato rinviato in attesa della pronuncia del massimo organo nomofilattico per garantire un'applicazione uniforme del diritto.
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Mutuo fondiario: non è nullo se supera i limiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha stabilito un principio cruciale in materia di mutuo fondiario. Un istituto di credito aveva concesso un finanziamento a una società, poi fallita, superando il limite di finanziabilità previsto dalla legge. I giudici di merito avevano dichiarato nullo il contratto. La Suprema Corte, allineandosi a una precedente decisione delle Sezioni Unite, ha cassato la decisione, affermando che il superamento di tale limite non comporta la nullità del contratto di mutuo fondiario, bensì una violazione di norme di condotta che non incide sulla validità del rapporto. La Corte ha inoltre affrontato la questione della correttezza del bilancio ai fini della valutazione della situazione patrimoniale della società fallita.
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Conversione del negozio nullo: i principi della Cassazione
Un'ordinanza della Cassazione affronta il tema della conversione del negozio nullo. Un mutuo fondiario, dichiarato nullo per superamento del limite di finanziabilità, può essere convertito in un mutuo ipotecario. La Corte chiarisce che per la conversione non è necessaria la prova di una volontà concreta, ma è sufficiente che lo scopo pratico delle parti sia parzialmente realizzato dal nuovo contratto.
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Mutuo fondiario: validità rimessa alle Sezioni Unite
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha sospeso la decisione su un ricorso riguardante la validità di un mutuo fondiario stipulato per estinguere passività pregresse. Poiché la stessa questione è già stata rimessa alle Sezioni Unite con un'altra ordinanza, la Corte ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo, attendendo il pronunciamento definitivo per garantire uniformità giurisprudenziale.
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Ipoteca revocatoria fallimentare: la Cassazione decide
Una società di gestione crediti ha concesso un mutuo ipotecario a un'impresa, poi fallita, destinato a estinguere un debito preesistente non garantito. Il curatore fallimentare ha ottenuto la revoca dell'ipoteca, considerandola un atto a danno degli altri creditori. La Corte di Cassazione, confermando la decisione del Tribunale, ha dichiarato inammissibile il ricorso della società, chiarendo i principi dell'ipoteca revocatoria fallimentare e la natura di atto a titolo gratuito quando non viene fornita nuova liquidità.
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Mutuo fondiario: nullo se supera il limite?
La Corte di Cassazione ha stabilito che un contratto di mutuo fondiario che supera il limite di finanziabilità legale (80% del valore dell'immobile) non è nullo. Il caso riguardava l'opposizione di un fallimento alla richiesta di ammissione al passivo di un istituto di credito. La Corte, richiamando un principio delle Sezioni Unite, ha chiarito che tale limite è una norma di 'vigilanza prudenziale' posta a tutela della stabilità patrimoniale della banca, e la sua violazione non invalida il contratto, che rimane valido ed efficace.
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Conversione del contratto nullo: la Cassazione decide
Una società finanziaria eroga un mutuo fondiario eccedente il limite di finanziabilità legale, rendendo nullo il contratto. La Corte di Cassazione, intervenendo sul punto, chiarisce un principio fondamentale per la conversione del contratto nullo: non basta che le parti conoscessero i fatti alla base della nullità (il superamento del limite), ma è necessaria la consapevolezza della conseguenza giuridica, ovvero della nullità stessa, per impedire la conversione del mutuo in un finanziamento ipotecario ordinario. La Corte ha quindi cassato la decisione precedente, rinviando la causa per una nuova valutazione.
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Prova fallimentare: ricorso inammissibile e oneri
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società e dei suoi soci contro la sentenza che ne confermava il fallimento. Il fulcro della decisione riguarda la prova fallimentare: i ricorrenti non sono riusciti a dimostrare i requisiti di non fallibilità, presentando documentazione contabile (un conto economico triennale) giudicata del tutto inattendibile e inidonea. La Corte ha sottolineato che un ricorso per cassazione non può limitarsi a lamentare una generica errata valutazione delle prove, ma deve specificare in modo puntuale come e perché la decisione impugnata sia errata, cosa che i ricorrenti non hanno fatto.
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