LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto Fallimentare

Rideterminazione sanzioni tributarie: chi decide?
Un Comune ha chiesto l'ammissione al passivo di un fallimento per crediti tributari e sanzioni. La Commissione Tributaria ha rideterminato i criteri di calcolo senza quantificare l'importo esatto delle sanzioni. Il Giudice Delegato ha quindi calcolato autonomamente l'importo, riducendolo. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso del Comune, ha stabilito che la rideterminazione sanzioni tributarie spetta all'ente impositore (il Comune) e non al Giudice Delegato. Quest'ultimo deve attendere l'atto di quantificazione dell'ente, che potrà essere impugnato dal fallimento in sede tributaria.
Continua »
Privilegio credito tributario: sì al concessionario
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 34741/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di riscossione. Il credito di un Comune verso il concessionario della riscossione fallito, per tributi incassati e non riversati, gode del privilegio credito tributario previsto dall'art. 2752 c.c. e deve essere ammesso al passivo in via privilegiata, non chirografaria. La Corte ha chiarito che la natura pubblicistica del credito non si perde nel passaggio dal contribuente al concessionario, poiché il rapporto tra ente impositore e concessionario è una concessione di servizio pubblico, non un mero mandato privatistico. Pertanto, il privilegio assiste il credito fino al suo effettivo incasso da parte dell'ente pubblico.
Continua »
Notifica via PEC: la prova con copie cartacee
Un'agente della riscossione ha impugnato il diniego di ammissione di un credito in un fallimento, sostenendo la validità della notifica via PEC provata con copie cartacee. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, confermando che la valutazione della idoneità della prova è di competenza del giudice di merito e non sindacabile in sede di legittimità se non per vizi specifici non sollevati nel caso di specie.
Continua »
Estratto di ruolo: la prova del credito nel fallimento
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce la validità probatoria dell'estratto di ruolo per l'ammissione dei crediti tributari nel passivo fallimentare. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di una curatela, stabilendo che la semplice mancanza di una firma sull'attestazione di conformità non invalida il documento, a meno che non vi sia una contestazione specifica e circostanziata sulla sua difformità dall'originale informatico. Anche un errore nell'indirizzo PEC di notifica è stato ritenuto sanato dal raggiungimento dello scopo.
Continua »
Eccezione di inadempimento: compenso amministratore
La Corte di Cassazione ha confermato il rigetto della domanda di pagamento dei compensi di un'amministratrice di una società poi fallita. La Corte ha stabilito che parte del credito era prescritta e che la curatela fallimentare aveva validamente sollevato l'eccezione di inadempimento, pur senza formule sacramentali, semplicemente allegando la grave mala gestio dell'amministratrice che aveva causato danni ingenti alla società.
Continua »
Onere di allegazione: la Cassazione e la specificità
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di alcuni legali contro un fallimento, ribadendo un principio fondamentale: l'onere di allegazione. La Corte ha stabilito che la produzione di documenti non può sanare la genericità di un atto introduttivo. È necessario che i fatti a fondamento della pretesa siano specificati fin dall'inizio, altrimenti le prove documentali risultano irrilevanti. La decisione sottolinea l'importanza di definire con precisione il 'thema decidendum' prima del 'thema probandum'.
Continua »
Liquidazione compenso: obbligo di motivazione analitica
Una professionista legale ha impugnato la decisione del Tribunale che aveva effettuato una liquidazione forfettaria del suo compenso per attività svolte a favore di una società poi fallita. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la liquidazione compenso professionale deve essere analitica e dettagliata per ogni prestazione. Una quantificazione complessiva, priva di una specifica motivazione, è illegittima perché non permette di comprendere il ragionamento del giudice e impedisce il corretto calcolo degli interessi. Di conseguenza, il decreto è stato annullato con rinvio.
Continua »
Responsabilità sindaci: compenso negato per omesso controllo
La Corte di Cassazione conferma la decisione di negare il compenso a un membro del collegio sindacale a causa di un grave inadempimento ai suoi doveri. La sentenza chiarisce che la mancata attivazione del sindaco di fronte alla prolungata inerzia degli amministratori nel riscuotere un credito vitale per la società costituisce una condotta omissiva continuativa. Tale inadempimento, protrattosi nell'annualità per cui era richiesto il compenso, giustifica il mancato pagamento, sottolineando la gravità della responsabilità sindaci.
Continua »
Compenso sindaco: negato per inerzia continuata
Un ex membro del collegio sindacale ha richiesto il pagamento dei suoi compensi nell'ambito del fallimento di una società. La curatela si è opposta, eccependo l'inadempimento dei suoi doveri di vigilanza. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che il compenso sindaco può essere legittimamente negato se l'inerzia colpevole del professionista, come l'omessa vigilanza sulla riscossione di un credito essenziale per la società, si protrae nell'annualità per la quale si richiede il pagamento, configurando un inadempimento continuato.
Continua »
Dovere di vigilanza sindaci e compenso: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 34671/2024, ha stabilito che l'inadempimento al dovere di vigilanza dei sindaci può portare alla perdita totale del compenso. Nel caso specifico, i sindaci non avevano segnalato un'operazione di riacquisto di azioni avvenuta dopo la chiusura del bilancio, ma prima della sua approvazione. Tale operazione, pur essendo di competenza dell'esercizio successivo, annullava un significativo utile fittiziamente iscritto nell'esercizio precedente, mascherando la reale situazione di difficoltà della società poi fallita. La Corte ha ritenuto che tale omissione costituisse un grave inadempimento, legittimando il rifiuto del pagamento del compenso da parte della curatela fallimentare.
Continua »
Compenso sindaci: negato se c’è inerzia colpevole
La Cassazione nega il compenso ai sindaci di una società fallita per gli anni 2014-2015. La decisione si basa sulla loro continua e colpevole inerzia nel vigilare sulla riscossione di un credito essenziale per la società, un inadempimento che si è protratto anche nel biennio in esame. La Corte ha ritenuto legittima l'eccezione di inadempimento sollevata dalla curatela, confermando che la mancata attivazione degli strumenti di controllo giustifica il mancato pagamento del compenso sindaci.
Continua »
Onere della prova: no a crediti senza data certa
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ex amministratore che chiedeva l'ammissione al passivo fallimentare di crediti per compensi e finanziamenti. La decisione si fonda sulla mancanza di un adeguato onere della prova, in particolare sull'assenza di documenti con data certa opponibili alla procedura. La Suprema Corte ha ribadito che il creditore deve fornire prove rigorose e che un ricorso generico, che non si confronta con la decisione impugnata, è destinato all'inammissibilità.
Continua »
Legittimazione fallito: quando può agire in giudizio?
Una società immobiliare, acquirente di un immobile rivelatosi difettoso, ricorreva in Cassazione dopo una sentenza d'appello sfavorevole. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché la società, nel frattempo fallita, non aveva la legittimazione ad agire. Il curatore fallimentare aveva infatti compiuto una scelta consapevole di non proseguire il giudizio, escludendo così la possibilità per il fallito di agire in via sostitutiva per 'inerzia' degli organi della procedura.
Continua »
Notifica al curatore: atto nullo se inviato alla società
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 34621/2024, ha stabilito che un avviso di accertamento fiscale notificato a una società già dichiarata fallita, anziché direttamente al curatore fallimentare, è inopponibile alla procedura. La corretta notifica al curatore è un requisito indispensabile affinché l'atto produca effetti nei confronti della massa fallimentare. La Corte ha chiarito che il successivo ricorso del curatore non sana il vizio originario, poiché il termine per l'impugnazione non inizia a decorrere in assenza di una notifica valida.
Continua »
Azione revocatoria fallimentare: limiti del curatore
La Suprema Corte dichiara inammissibili i ricorsi di un curatore fallimentare e dell'Agenzia delle Entrate in un caso di azione revocatoria fallimentare. La decisione sottolinea che il curatore non può subentrare in un'azione avviata da un creditore contro un debitore diverso dalla società fallita, poiché ciò costituirebbe una domanda nuova e inammissibile, alterando la causa petendi originaria.
Continua »
Azione revocatoria: quando la cessione d’azienda è nulla
Un'azienda calzaturiera in liquidazione cede il proprio ramo d'azienda a una nuova società. Un ente previdenziale, creditore della prima, agisce con un'azione revocatoria per dichiarare inefficace la cessione. La Cassazione conferma la decisione dei giudici di merito, rigettando i ricorsi delle due società e chiarendo i presupposti dell'azione, come l'anteriorità del credito e il 'consilium fraudis'.
Continua »
Legittimazione pubblico ministero: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato una dichiarazione di fallimento, respingendo il ricorso di una società. Il punto centrale della decisione è la legittimazione pubblico ministero a richiedere il fallimento: la Corte ha stabilito che tale potere sussiste ogni volta che il PM viene a conoscenza di uno stato di insolvenza attraverso le sue attività istituzionali, come le indagini della Guardia di Finanza, anche in assenza di un procedimento penale avviato. La Corte ha inoltre ritenuto irrilevante il recente trasferimento della sede legale della società ai fini della competenza territoriale.
Continua »
Revocazione in Cassazione: i limiti del ricorso
Una società, dichiarata fallita, ha presentato un ricorso per la revocazione di un'ordinanza della Corte di Cassazione che aveva precedentemente dichiarato inammissibile un suo appello. La Corte ha rigettato anche il ricorso per revocazione, giudicandolo inammissibile. Le ragioni principali includono la tardività della presentazione, l'erronea qualificazione di un errore di diritto come errore di fatto e l'infondata invocazione della violazione delle norme europee senza una specifica pronuncia della Corte EDU. Questa decisione chiarisce i rigidi presupposti per la revocazione in Cassazione.
Continua »
Obbligo informativo: la Cassazione sul dovere di verità
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'omissione di informazioni cruciali, come un contenzioso sulla proprietà di un asset strategico, viola l'obbligo informativo fin dal deposito della domanda di concordato preventivo con riserva. Tale condotta, secondo i giudici, integra un atto di frode ai danni dei creditori, giustificando l'arresto della procedura e la conseguente dichiarazione di fallimento, anche senza una specifica intenzione di ingannare. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva revocato il fallimento, riaffermando la centralità della trasparenza per tutelare il consenso informato dei creditori.
Continua »
Omologazione forzosa: il termine per la domanda
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 34377/2024, ha stabilito un principio cruciale in materia di omologazione forzosa degli accordi di ristrutturazione. Una società aveva richiesto l'omologazione prima che fosse scaduto il termine di 90 giorni concesso all'Amministrazione Finanziaria per aderire alla proposta di transazione fiscale. La Suprema Corte ha dichiarato la domanda inammissibile, chiarendo che il decorso di tale termine è un presupposto necessario per poter adire il tribunale. La richiesta presentata prima di tale scadenza è prematura, poiché la condizione della mancata adesione, che giustifica l'intervento del giudice, non si è ancora verificata.
Continua »