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Diritto Fallimentare

Conflitto di interessi nel contratto: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di conflitto di interessi tra due società fallite, legate da rapporti familiari tra gli amministratori. La società locataria, fallita, sosteneva l'annullabilità dei contratti di locazione. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che il solo legame di parentela o un affare svantaggioso non sono sufficienti a dimostrare un conflitto di interessi. È necessaria la prova di un interesse personale incompatibile con quello sociale. Inoltre, ha confermato che l'ex locatario deve corrispondere un'indennità pari al canone fino alla restituzione effettiva dell'immobile, anche dopo il recesso dal contratto.
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Appalto pubblico: limiti al ricorso in Cassazione
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti del proprio sindacato in una complessa vicenda relativa a un appalto pubblico. Il caso riguarda la richiesta di risoluzione contrattuale e risarcimento avanzata da un'ATI, successivamente fallita, contro un ente pubblico. La Corte ha dichiarato inammissibili sia il ricorso principale dell'ente che quello incidentale di una delle curatele, ribadendo che non è possibile contestare in sede di legittimità la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito, ma solo la violazione di norme di diritto. La decisione conferma anche l'improcedibilità delle domande riconvenzionali contro una società fallita al di fuori della procedura concorsuale.
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Onere della prova in revocatoria: la guida completa
La Corte d'Appello di Roma ha confermato che, nell'azione per la declaratoria di inefficacia di un pagamento ex art. 64 Legge Fallimentare, l'onere della prova della gratuità dell'atto grava sul curatore fallimentare. La semplice produzione di un estratto conto che attesta il pagamento, senza ulteriori elementi che dimostrino l'assenza di una controprestazione (come l'esame delle scritture contabili), non è sufficiente a soddisfare tale onere, specialmente a fronte della contestazione della controparte.
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Decadenza diritto di superficie: contratto a rischio?
Un promissario acquirente ha citato in giudizio una società costruttrice, poi fallita, per ottenere il trasferimento di un immobile tramite sentenza costitutiva. La Corte d'Appello aveva accolto la sua richiesta. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione, evidenziando un errore cruciale: la Corte d'Appello non aveva considerato l'eccezione del fallimento relativa alla intervenuta decadenza del diritto di superficie, un evento che rendeva materialmente impossibile l'esecuzione del contratto. La causa è stata rinviata per un nuovo esame che tenga conto di questa circostanza fondamentale.
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Patrocinio a spese dello Stato: a chi vanno le spese?
La Corte di Cassazione corregge un proprio decreto per un errore materiale. La parte soccombente era stata condannata a pagare le spese legali direttamente alla controparte, nonostante questa beneficiasse del patrocinio a spese dello Stato. La Corte ha rettificato la decisione, stabilendo che il pagamento deve essere effettuato in favore dello Stato, come previsto dalla legge. La correzione è avvenuta d'ufficio, evidenziando l'obbligo normativo.
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Inopponibilità transazione: la Cassazione annulla
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d'appello relativa all'inopponibilità della transazione stipulata da una società poi fallita. Il curatore fallimentare aveva richiesto la restituzione di una somma, contestando la causa del pagamento. La Suprema Corte ha rilevato che la motivazione della corte d'appello era intrinsecamente illogica e contraddittoria, avendo confuso i presupposti dell'azione per simulazione con quelli per la ripetizione di indebito. Questa confusione ha portato a un'errata applicazione delle norme sulla data certa e sulla posizione del curatore, rendendo necessaria la cassazione con rinvio per un nuovo esame.
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Compenso professionista fallimento: quando è negato?
Un professionista ha richiesto il pagamento per aver attestato un piano di concordato preventivo per una società poi fallita. La Corte di Cassazione ha confermato il diniego del suo credito, stabilendo che il compenso professionista fallimento non è dovuto se la prestazione risulta inadeguata e inutile per i creditori. La Corte ha validato l'eccezione di inadempimento sollevata dal curatore, sottolineando che l'onere di provare la diligenza professionale spetta al creditore stesso.
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Prescrizione e amministrazione straordinaria: la Corte
Una società creditrice si è vista negare l'ammissione al passivo di un fallimento per prescrizione del credito. Il credito era sorto durante una precedente procedura di amministrazione straordinaria, seguita senza interruzioni dal fallimento. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la domanda di ammissione al passivo presentata nella procedura di amministrazione straordinaria produce un effetto interruttivo permanente della prescrizione, che dura per tutta la procedura concorsuale, compreso il successivo fallimento.
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Crediti prededucibili: quando le spese legali?
Un avvocato ha richiesto il pagamento dei suoi onorari come crediti prededucibili dal fallimento di una società cliente, per prestazioni svolte prima e durante un concordato preventivo poi fallito. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che per la prededuzione è necessario che la prestazione professionale sia funzionale agli interessi della massa dei creditori, requisito non soddisfatto nel caso di specie.
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Ricorso straordinario inammissibile: la Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso straordinario inammissibile poiché l'atto impugnato, un'ordinanza del tribunale, confermava la natura non decisoria di un precedente 'visto' del giudice. La Corte ribadisce che solo i provvedimenti che incidono su diritti soggettivi con efficacia di giudicato possono essere oggetto di ricorso straordinario, delineando i confini dell'appellabilità degli atti giudiziari nelle procedure di sovraindebitamento.
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Termine domande sovraindebitamento: è perentorio?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine per la presentazione delle domande di insinuazione al passivo nella procedura di sovraindebitamento è perentorio. Una società creditrice ha visto rigettato il proprio ricorso per aver depositato la domanda oltre il termine fissato dal liquidatore. La Suprema Corte chiarisce che la natura acceleratoria e semplificata della procedura (L. 3/2012) impone di considerare il termine come invalicabile, a meno che il creditore non dimostri una causa non imputabile del ritardo, chiedendo la rimessione in termini.
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Termine perentorio sovraindebitamento: la Cassazione
Una società creditrice ha presentato una domanda di insinuazione al passivo oltre il termine stabilito in una procedura di liquidazione del patrimonio. La Corte di Cassazione ha confermato l'inammissibilità della domanda, stabilendo che il termine perentorio sovraindebitamento, previsto dalla Legge 3/2012, è inderogabile. La Corte ha specificato che l'assenza di una norma per le domande tardive è una scelta legislativa deliberata per garantire la celerità della procedura, e non una lacuna da colmare per via analogica con la legge fallimentare.
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Liquidazione patrimonio ente privato: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della procedura di liquidazione del patrimonio, ex L. 3/2012, per una cassa di previdenza di dipendenti comunali. L'ordinanza stabilisce che, nonostante gli stretti legami con l'ente comunale, la cassa va considerata un'associazione privata con gestione e patrimonio autonomi. La Corte ha inoltre escluso la presenza di atti in frode ai creditori, ritenendo che il dissesto fosse dovuto a cause economiche e gestionali oggettive e non a intenti fraudolenti, rigettando così il ricorso degli ex iscritti.
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Compenso OCC: No al super privilegio nel sovraindebitamento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6865/2025, ha stabilito che il compenso OCC (Organismo di Composizione della Crisi) nelle procedure di sovraindebitamento, pur essendo un credito prededucibile, non gode del 'super privilegio' che gli consentirebbe di essere pagato prima dei creditori garantiti (es. banche con ipoteca) sui beni oggetto della garanzia. La Corte ha chiarito che le spese del gestore della crisi non sono 'uscite di carattere generale' sostenute nell'interesse di tutti i creditori, respingendo l'applicazione analogica delle norme previste in ambito fallimentare.
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Piano del consumatore: la malafede blocca l’omologa
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un debitore il cui piano del consumatore era stato revocato per malafede. Il soggetto aveva omesso di dichiarare finanziamenti preesistenti alla banca erogante. La Corte ha stabilito che la condotta decettiva del consumatore impedisce l'accesso alla procedura di sovraindebitamento, rendendo irrilevante l'eventuale mancata diligenza della banca nella valutazione del merito creditizio. Questa decisione sottolinea l'importanza della buona fede come requisito fondamentale per l'approvazione di un piano del consumatore.
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Domande tardive nel sovraindebitamento: la Cassazione
Una banca ha presentato una domanda di ammissione al passivo oltre i termini in una procedura di sovraindebitamento. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che le domande tardive sono inammissibili secondo la Legge 3/2012. La Corte ha chiarito che il termine fissato dal liquidatore è perentorio per garantire la celerità della procedura e che l'assenza di una norma per i ritardatari è una scelta legislativa deliberata, non una lacuna da colmare con l'analogia.
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Rinuncia ricorso Cassazione: niente spese e raddoppio
La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto un processo a seguito della rinuncia al ricorso da parte dei ricorrenti. Il caso originava dalla revoca di un piano del consumatore per presunta mala fede. La Corte ha stabilito che, data la rinuncia giustificata dall'intenzione di adempiere al contratto originale, non erano dovute né le spese processuali né il raddoppio del contributo unificato. Questa ordinanza chiarisce le conseguenze economiche della rinuncia ricorso Cassazione.
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Finanziamento soci: quando il credito è postergato?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una S.r.l. che chiedeva la postergazione di un debito verso un socio. Secondo la Corte, per applicare la postergazione del finanziamento soci, è essenziale dimostrare che il finanziamento (anche indiretto, come la mancata riscossione di un credito) sia stato concesso in un momento di squilibrio finanziario. Tuttavia, se il socio creditore ha ripetutamente richiesto il pagamento, non si configura un finanziamento postergabile.
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Occupazione sine titulo: risarcimento anche senza agibilità
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna al risarcimento del danno per un'occupazione sine titulo pluriennale di un immobile. La Corte ha stabilito che la prova del danno non è in re ipsa, ma può consistere nella dimostrazione della concreta intenzione del proprietario di locare il bene, frustrata dall'occupante. Inoltre, la mancanza del certificato di agibilità è stata ritenuta irrilevante ai fini risarcitori, dato che l'occupante stesso, godendo del bene per anni, ne aveva dimostrato la fruibilità.
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Fallimento senza risoluzione: la Cassazione conferma
Una società in concordato preventivo è stata dichiarata fallita su istanza di un creditore, senza che il concordato fosse stato formalmente risolto. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6940/2025, ha confermato questa possibilità, stabilendo che il fallimento senza risoluzione è legittimo quando l'inadempimento del debitore agli obblighi del concordato genera un nuovo stato di insolvenza. Il ricorso della società è stato dichiarato inammissibile in quanto contrario a un principio di diritto ormai consolidato.
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