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Diritto Fallimentare

Termine impugnazione fallimento: lungo o breve?
Un Comune ha impugnato l'esclusione dal passivo fallimentare di una società costruttrice. L'opposizione è stata presentata entro il termine "breve" di 30 giorni dalla notifica, ma dopo la scadenza del termine "lungo" semestrale dalla pubblicazione del decreto. La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine impugnazione fallimento è regolato dalla scadenza che si verifica per prima. Di conseguenza, l'opposizione è stata dichiarata tardiva e inammissibile, poiché il termine "lungo" era già spirato.
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Impugnazione stato passivo: Cassazione e nuove norme
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha stabilito che le nuove norme sull'impugnazione dello stato passivo, introdotte dal D.Lgs. 181/2015, si applicano anche alle procedure di liquidazione coatta amministrativa già in corso. In particolare, una sentenza del Tribunale su un'opposizione, se pubblicata dopo l'entrata in vigore della nuova legge, non è più appellabile in secondo grado ma è impugnabile esclusivamente con ricorso per Cassazione. La Corte ha basato la sua decisione su un'interpretazione letterale della norma transitoria, respingendo l'istanza del creditore che riteneva di poter ancora beneficiare del precedente regime processuale.
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Credito fittizio: parcella revocata se copre terzi
La Corte di Cassazione conferma la revoca di un'ammissione al passivo fallimentare. Un credito di un professionista, inizialmente approvato, è stato escluso dopo la scoperta che si trattava di un credito fittizio, destinato a remunerare l'attività di mediazione creditizia abusiva svolta da un terzo soggetto. La Corte ha stabilito che, una volta accertata la causa illecita dell'intera pretesa, il credito deve essere interamente revocato, senza che si possa ravvisare una contraddizione nella motivazione.
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Ricorso inammissibile se non si impugna una ratio
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché il ricorrente non ha contestato una delle plurime e autonome ragioni (ratio decidendi) su cui si fondava la decisione del giudice di merito. Il caso riguarda la richiesta di ammissione al passivo fallimentare di una società che aveva pagato debiti della fallita, basata su un presunto accordo verbale di accollo non provato. La Suprema Corte ribadisce che, se una decisione poggia su più motivazioni indipendenti, l'omessa impugnazione anche di una sola di esse rende inutile l'esame delle altre, determinando l'inammissibilità del ricorso per carenza di interesse.
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Opposizione alla distribuzione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una curatela fallimentare che si opponeva alla distribuzione del ricavato della vendita di un immobile pignorato. La curatela rivendicava una comproprietà sul bene, ma la sua precedente opposizione di terzo era già stata respinta. La Corte ha chiarito che non esiste un nesso di pregiudizialità tra la lite sulla titolarità del bene e la fase di distribuzione, rendendo l'opposizione alla distribuzione infondata e proceduralmente errata.
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Nullità contratto bancario: il curatore può rilevarla
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha stabilito che la nullità di un contratto bancario per difetto di forma scritta può essere sollevata dal curatore fallimentare per tutelare la massa dei creditori. La Corte ha chiarito che un successivo riconoscimento di debito non può sanare la mancanza del contratto originale, quando la forma scritta è richiesta per la validità stessa dell'atto. Di conseguenza, la richiesta di ammissione al passivo di un istituto di credito, priva del contratto di finanziamento, è stata respinta.
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Azione revocatoria: nessun subentro nei contratti
La Corte di Cassazione chiarisce che l'azione revocatoria non ha un effetto traslativo della proprietà, ma serve a reintegrare la garanzia patrimoniale per i creditori. Di conseguenza, il fallimento non subentra automaticamente nei contratti, come una locazione, stipulati dal soggetto il cui acquisto è stato revocato. Una società finanziaria si è vista negare il pagamento di canoni di locazione in prededuzione dal fallimento, poiché il contratto era stato firmato con l'acquirente di un'azienda, il cui acquisto è stato poi reso inefficace tramite azione revocatoria.
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Costituzione in giudizio: il termine è perentorio
La Corte di Cassazione ha confermato l'inammissibilità dell'opposizione allo stato passivo presentata da alcuni creditori. La decisione si fonda sulla mancata tempestiva costituzione in giudizio, non avendo depositato la prova della notifica del ricorso entro il termine perentorio di cinque giorni prima dell'udienza, come previsto dalla normativa bancaria applicabile all'epoca dei fatti. La Corte ha ribadito che, nelle procedure concorsuali, le norme procedurali speciali prevalgono su quelle ordinarie per esigenze di celerità e certezza.
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Appello inammissibile: nuove regole per le liquidazioni
Un creditore ha impugnato con appello una decisione del Tribunale in una procedura di liquidazione coatta amministrativa. La Cassazione ha confermato l'appello inammissibile, chiarendo che le sentenze emesse dopo l'entrata in vigore del D.Lgs. 181/2015 sono ricorribili solo direttamente in Cassazione, anche per le procedure già in corso.
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Conflitto di interessi nel contratto: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di conflitto di interessi tra due società fallite, legate da rapporti familiari tra gli amministratori. La società locataria, fallita, sosteneva l'annullabilità dei contratti di locazione. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che il solo legame di parentela o un affare svantaggioso non sono sufficienti a dimostrare un conflitto di interessi. È necessaria la prova di un interesse personale incompatibile con quello sociale. Inoltre, ha confermato che l'ex locatario deve corrispondere un'indennità pari al canone fino alla restituzione effettiva dell'immobile, anche dopo il recesso dal contratto.
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Appalto pubblico: limiti al ricorso in Cassazione
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti del proprio sindacato in una complessa vicenda relativa a un appalto pubblico. Il caso riguarda la richiesta di risoluzione contrattuale e risarcimento avanzata da un'ATI, successivamente fallita, contro un ente pubblico. La Corte ha dichiarato inammissibili sia il ricorso principale dell'ente che quello incidentale di una delle curatele, ribadendo che non è possibile contestare in sede di legittimità la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito, ma solo la violazione di norme di diritto. La decisione conferma anche l'improcedibilità delle domande riconvenzionali contro una società fallita al di fuori della procedura concorsuale.
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Onere della prova in revocatoria: la guida completa
La Corte d'Appello di Roma ha confermato che, nell'azione per la declaratoria di inefficacia di un pagamento ex art. 64 Legge Fallimentare, l'onere della prova della gratuità dell'atto grava sul curatore fallimentare. La semplice produzione di un estratto conto che attesta il pagamento, senza ulteriori elementi che dimostrino l'assenza di una controprestazione (come l'esame delle scritture contabili), non è sufficiente a soddisfare tale onere, specialmente a fronte della contestazione della controparte.
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Decadenza diritto di superficie: contratto a rischio?
Un promissario acquirente ha citato in giudizio una società costruttrice, poi fallita, per ottenere il trasferimento di un immobile tramite sentenza costitutiva. La Corte d'Appello aveva accolto la sua richiesta. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione, evidenziando un errore cruciale: la Corte d'Appello non aveva considerato l'eccezione del fallimento relativa alla intervenuta decadenza del diritto di superficie, un evento che rendeva materialmente impossibile l'esecuzione del contratto. La causa è stata rinviata per un nuovo esame che tenga conto di questa circostanza fondamentale.
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Patrocinio a spese dello Stato: a chi vanno le spese?
La Corte di Cassazione corregge un proprio decreto per un errore materiale. La parte soccombente era stata condannata a pagare le spese legali direttamente alla controparte, nonostante questa beneficiasse del patrocinio a spese dello Stato. La Corte ha rettificato la decisione, stabilendo che il pagamento deve essere effettuato in favore dello Stato, come previsto dalla legge. La correzione è avvenuta d'ufficio, evidenziando l'obbligo normativo.
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Inopponibilità transazione: la Cassazione annulla
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d'appello relativa all'inopponibilità della transazione stipulata da una società poi fallita. Il curatore fallimentare aveva richiesto la restituzione di una somma, contestando la causa del pagamento. La Suprema Corte ha rilevato che la motivazione della corte d'appello era intrinsecamente illogica e contraddittoria, avendo confuso i presupposti dell'azione per simulazione con quelli per la ripetizione di indebito. Questa confusione ha portato a un'errata applicazione delle norme sulla data certa e sulla posizione del curatore, rendendo necessaria la cassazione con rinvio per un nuovo esame.
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Compenso professionista fallimento: quando è negato?
Un professionista ha richiesto il pagamento per aver attestato un piano di concordato preventivo per una società poi fallita. La Corte di Cassazione ha confermato il diniego del suo credito, stabilendo che il compenso professionista fallimento non è dovuto se la prestazione risulta inadeguata e inutile per i creditori. La Corte ha validato l'eccezione di inadempimento sollevata dal curatore, sottolineando che l'onere di provare la diligenza professionale spetta al creditore stesso.
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Prescrizione e amministrazione straordinaria: la Corte
Una società creditrice si è vista negare l'ammissione al passivo di un fallimento per prescrizione del credito. Il credito era sorto durante una precedente procedura di amministrazione straordinaria, seguita senza interruzioni dal fallimento. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la domanda di ammissione al passivo presentata nella procedura di amministrazione straordinaria produce un effetto interruttivo permanente della prescrizione, che dura per tutta la procedura concorsuale, compreso il successivo fallimento.
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Crediti prededucibili: quando le spese legali?
Un avvocato ha richiesto il pagamento dei suoi onorari come crediti prededucibili dal fallimento di una società cliente, per prestazioni svolte prima e durante un concordato preventivo poi fallito. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che per la prededuzione è necessario che la prestazione professionale sia funzionale agli interessi della massa dei creditori, requisito non soddisfatto nel caso di specie.
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Ricorso straordinario inammissibile: la Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso straordinario inammissibile poiché l'atto impugnato, un'ordinanza del tribunale, confermava la natura non decisoria di un precedente 'visto' del giudice. La Corte ribadisce che solo i provvedimenti che incidono su diritti soggettivi con efficacia di giudicato possono essere oggetto di ricorso straordinario, delineando i confini dell'appellabilità degli atti giudiziari nelle procedure di sovraindebitamento.
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Termine domande sovraindebitamento: è perentorio?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine per la presentazione delle domande di insinuazione al passivo nella procedura di sovraindebitamento è perentorio. Una società creditrice ha visto rigettato il proprio ricorso per aver depositato la domanda oltre il termine fissato dal liquidatore. La Suprema Corte chiarisce che la natura acceleratoria e semplificata della procedura (L. 3/2012) impone di considerare il termine come invalicabile, a meno che il creditore non dimostri una causa non imputabile del ritardo, chiedendo la rimessione in termini.
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