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Diritto Fallimentare

Notifica ricorso cassazione: l’errore che costa caro
Una società turistica ha visto il suo ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile a causa di un vizio procedurale. La Corte ha stabilito che la mancata produzione dell'avviso di ricevimento, prova essenziale del perfezionamento della notifica ricorso cassazione all'avversario, equivale a un'inesistenza giuridica della notifica stessa, un errore insanabile che preclude l'esame del merito della controversia.
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Notifica ricorso Cassazione: l’avviso di ricevimento
Una società propone ricorso in Cassazione ma non deposita l'avviso di ricevimento della notifica all'avversario. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, specificando che la mancata prova della consegna non comporta la semplice nullità, ma l'inesistenza materiale della notifica ricorso Cassazione, vizio insanabile che impedisce l'esame del merito.
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Credito prededucibile: sì anche senza concordato aperto
Una società di servizi ha ottenuto il riconoscimento del suo credito come prededucibile nei confronti di un'impresa in amministrazione straordinaria. Il credito era sorto nel periodo successivo alla presentazione di una domanda di concordato preventivo "con riserva" da parte dell'impresa, ma prima dell'effettiva apertura della procedura, che di fatto non è mai avvenuta. L'impresa debitrice ha contestato la prededuzione, sostenendo la mancanza di un nesso funzionale con una procedura mai iniziata. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che il credito prededucibile previsto dall'art. 161, comma 7, della Legge Fallimentare ha natura "legale" e non "funzionale". La sua finalità è tutelare la continuità aziendale, garantendo i fornitori che continuano a operare con l'impresa in crisi, a prescindere dall'esito della domanda di concordato.
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Notifica Ricorso Cassazione: l’avviso è cruciale
Una società ha visto il proprio ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile per un vizio di procedura. La Corte ha stabilito che la mancata produzione dell'avviso di ricevimento relativo alla notifica ricorso Cassazione a mezzo posta non costituisce una mera nullità sanabile, bensì l'inesistenza giuridica della notifica stessa, impedendo l'esame del merito.
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Bilanci inattendibili e onere della prova fallimento
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha rigettato il ricorso di una società di costruzioni dichiarata fallita. La Corte ha stabilito che la presenza di bilanci inattendibili, desunta da plurimi indizi come il deposito tardivo e contemporaneo di più esercizi e le discrepanze con i dati fiscali, fa ricadere sull'imprenditore l'onere di dimostrare la propria solvibilità. La semplice produzione di documentazione contabile, senza specificarne la decisività, non è sufficiente a superare la presunzione di insolvenza.
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Prova degli interessi: la Cassazione chiarisce
Un'agenzia finanziatrice si opponeva al rigetto della sua richiesta di interessi di mora da parte del Tribunale, che riteneva insufficiente la prova del credito. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che la prova degli interessi era stata adeguatamente fornita. La clausola contrattuale che rinviava a un tasso esterno (pubblicato su un sito web istituzionale) era valida e sufficiente, poiché il tasso era oggettivamente determinabile. Il creditore aveva inoltre prodotto documenti a supporto, non specificamente contestati, che il giudice di merito avrebbe dovuto utilizzare per calcolare il dovuto, invece di rigettare la domanda.
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Termini impugnazione fallimento: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso in materia fallimentare perché notificato oltre i termini di legge. La questione centrale riguarda il calcolo dei termini di impugnazione del fallimento, tenendo conto del periodo di sospensione processuale introdotto per l'emergenza COVID-19. Nonostante la sospensione, il ricorso è risultato tardivo, rendendo assorbente questo vizio procedurale rispetto a ogni altra questione di merito relativa alla proposta di concordato preventivo.
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Inopponibilità scrittura privata: il curatore è terzo
La Corte d'Appello di Roma ha confermato l'inopponibilità di una scrittura privata di riduzione del canone d'affitto al fallimento del locatore. La decisione si fonda sulla qualifica del curatore fallimentare come terzo rispetto agli atti del fallito. Di conseguenza, l'accordo, per essere efficace nei confronti della massa dei creditori, necessitava di una data certa anteriore alla dichiarazione di fallimento, onere probatorio non assolto dalla società affittuaria.
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Revocazione tardiva: inammissibile anche con rito errato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8532/2025, ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione tardiva di un decreto della Corte d'Appello. Il caso verteva su un indennizzo per eccessiva durata di un processo fallimentare. La Corte ha stabilito che il mancato rispetto del termine perentorio di sei mesi per l'impugnazione è un vizio insanabile che prevale su qualsiasi questione relativa alla forma dell'atto utilizzato, rendendo impossibile la sua conversione.
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Equa riparazione concordato: la guida completa
Una società in concordato preventivo ha richiesto un'equa riparazione per l'eccessiva durata della procedura. La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale: la responsabilità dello Stato per i ritardi, nel contesto dell'equa riparazione concordato, termina con il decreto di omologazione. Le fasi successive, gestite dai liquidatori, non sono considerate attività giurisdizionale e quindi eventuali ritardi non sono indennizzabili dallo Stato. La richiesta della società è stata respinta.
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Onere della prova fallimento: la Cassazione decide
Un'impresa appaltante ha richiesto l'ammissione al passivo del fallimento di una subappaltatrice per crediti derivanti da inadempimenti e pagamenti indebiti. La sua domanda è stata respinta perché non ha soddisfatto l'onere della prova. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo l'ampia discrezionalità del giudice di merito nella valutazione delle prove documentali e nel rigetto di istanze istruttorie non ritenute decisive, consolidando i principi sull'onere della prova nel fallimento.
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Decadenza fideiussione: agire entro sei mesi è d’obbligo
Un creditore perde la garanzia per decadenza fideiussione non avendo intrapreso azioni legali entro sei mesi dalla scadenza del debito. La Cassazione chiarisce che la procedura di concordato preventivo del debitore non esonera il creditore da tale onere. Tuttavia, la Corte cassa la sentenza d'appello per non aver adeguatamente motivato il rigetto della prova testimoniale sulla presunta rinuncia alla decadenza da parte del fideiussore.
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Clausola di reviviscenza: valida anche con transazione
La Corte di Cassazione conferma la validità della clausola di reviviscenza in un contratto di fideiussione. Anche se il creditore restituisce le somme incassate a seguito di una transazione con la curatela fallimentare del debitore principale, la garanzia del fideiussore torna ad essere efficace. La Corte ha chiarito che tale clausola non è vessatoria e che la transazione funge da mero presupposto fattuale per la sua applicazione, senza estinguere l'obbligazione del garante.
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Ammissione con riserva: i limiti secondo la Cassazione
Un credito da lavoro, oggetto di accollo cumulativo, viene ammesso al passivo del debitore originario, poi fallito. La Cassazione interviene sul tipo di riserva apposta dal Tribunale, chiarendo che una 'ammissione con riserva' atipica equivale a un'ammissione pura e semplice. La Corte sottolinea che le regole fallimentari non possono alterare la natura dell'obbligazione civilistica, che in questo caso richiedeva solo una richiesta di pagamento al nuovo debitore e non una preventiva escussione del suo patrimonio.
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Opposizione stato passivo: il termine è perentorio
Un creditore ha proposto opposizione allo stato passivo di una banca in liquidazione coatta amministrativa. Il Tribunale ha dichiarato l'opposizione inammissibile per il mancato deposito della copia notificata del ricorso entro il termine perentorio di cinque giorni prima dell'udienza. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, rigettando il ricorso. Ha stabilito che la norma speciale del Testo Unico Bancario, all'epoca vigente, non era stata implicitamente abrogata dalla riforma della legge fallimentare. Pertanto, il termine per la costituzione nell'opposizione stato passivo era da considerarsi perentorio e la sua violazione, insanabile, comportava l'abbandono del giudizio.
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Termine impugnazione fallimento: lungo o breve?
Un Comune ha impugnato l'esclusione dal passivo fallimentare di una società costruttrice. L'opposizione è stata presentata entro il termine "breve" di 30 giorni dalla notifica, ma dopo la scadenza del termine "lungo" semestrale dalla pubblicazione del decreto. La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine impugnazione fallimento è regolato dalla scadenza che si verifica per prima. Di conseguenza, l'opposizione è stata dichiarata tardiva e inammissibile, poiché il termine "lungo" era già spirato.
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Impugnazione stato passivo: Cassazione e nuove norme
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha stabilito che le nuove norme sull'impugnazione dello stato passivo, introdotte dal D.Lgs. 181/2015, si applicano anche alle procedure di liquidazione coatta amministrativa già in corso. In particolare, una sentenza del Tribunale su un'opposizione, se pubblicata dopo l'entrata in vigore della nuova legge, non è più appellabile in secondo grado ma è impugnabile esclusivamente con ricorso per Cassazione. La Corte ha basato la sua decisione su un'interpretazione letterale della norma transitoria, respingendo l'istanza del creditore che riteneva di poter ancora beneficiare del precedente regime processuale.
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Credito fittizio: parcella revocata se copre terzi
La Corte di Cassazione conferma la revoca di un'ammissione al passivo fallimentare. Un credito di un professionista, inizialmente approvato, è stato escluso dopo la scoperta che si trattava di un credito fittizio, destinato a remunerare l'attività di mediazione creditizia abusiva svolta da un terzo soggetto. La Corte ha stabilito che, una volta accertata la causa illecita dell'intera pretesa, il credito deve essere interamente revocato, senza che si possa ravvisare una contraddizione nella motivazione.
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Ricorso inammissibile se non si impugna una ratio
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché il ricorrente non ha contestato una delle plurime e autonome ragioni (ratio decidendi) su cui si fondava la decisione del giudice di merito. Il caso riguarda la richiesta di ammissione al passivo fallimentare di una società che aveva pagato debiti della fallita, basata su un presunto accordo verbale di accollo non provato. La Suprema Corte ribadisce che, se una decisione poggia su più motivazioni indipendenti, l'omessa impugnazione anche di una sola di esse rende inutile l'esame delle altre, determinando l'inammissibilità del ricorso per carenza di interesse.
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Opposizione alla distribuzione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una curatela fallimentare che si opponeva alla distribuzione del ricavato della vendita di un immobile pignorato. La curatela rivendicava una comproprietà sul bene, ma la sua precedente opposizione di terzo era già stata respinta. La Corte ha chiarito che non esiste un nesso di pregiudizialità tra la lite sulla titolarità del bene e la fase di distribuzione, rendendo l'opposizione alla distribuzione infondata e proceduralmente errata.
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