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Diritto Fallimentare

Travisamento della prova: quando il ricorso è inammissibile
Una società creditrice, tramite la sua mandataria, ha impugnato in Cassazione la sentenza della Corte d'Appello che aveva respinto la sua azione revocatoria. La ricorrente lamentava un travisamento della prova nella valutazione del patrimonio residuo del debitore. La Suprema Corte, applicando i recenti principi delle Sezioni Unite (sentenza n. 5792/2024), ha dichiarato il ricorso inammissibile. Ha chiarito che criticare la scelta del giudice di merito di valorizzare alcuni dati probatori rispetto ad altri non integra un travisamento della prova, ma un tentativo di riesame del merito, non consentito in sede di legittimità.
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Azione revocatoria amministratore: la Cassazione decide
Una ex amministratrice di società trasferisce i propri beni immobili in un fondo patrimoniale. La società, successivamente fallita, agisce con un'azione revocatoria, sostenendo di avere un credito nei suoi confronti per distrazione di fondi. La Corte di Cassazione conferma la revoca dell'atto, stabilendo che per l'azione è sufficiente un credito anche solo potenziale o litigioso. Viene inoltre affermata la piena responsabilità dell'amministratore di diritto, anche se agisce come mero prestanome, dichiarando inammissibile il suo ricorso.
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Azione revocatoria e confisca: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di una curatela fallimentare che chiedeva il controvalore di un immobile oggetto di confisca. Sebbene l'azione revocatoria sull'immobile fosse stata trascritta prima del sequestro di prevenzione, la Corte ha stabilito la prevalenza della misura ablativa. La decisione si fonda sulla competenza esclusiva del giudice della prevenzione a valutare i diritti dei terzi e sul fatto che la sentenza di revocatoria, ottenuta in un giudizio a cui gli organi della procedura di prevenzione non avevano partecipato, non è a loro opponibile. La sentenza chiarisce un importante punto di contatto tra azione revocatoria e confisca.
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Inadempimenti reciproci: come si valuta la colpa?
In un caso di compravendita immobiliare con inadempimenti reciproci, la Corte di Cassazione conferma la risoluzione del contratto per colpa della parte acquirente. La sentenza stabilisce che il mancato pagamento del prezzo costituisce un inadempimento di gravità prevalente rispetto a violazioni minori da parte del venditore, in quanto altera l'equilibrio fondamentale del contratto. Viene così ribadito il principio della valutazione comparativa e proporzionale delle condotte, basata sulla buona fede e sull'impatto sul sinallagma contrattuale.
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Legittimazione del fallito: quando agire in giudizio
Una società, prima cancellata dal registro imprese e poi dichiarata fallita, si era vista negare il diritto di impugnare avvisi fiscali. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando un principio cruciale: la legittimazione del fallito a difendersi in giudizio risorge qualora il curatore fallimentare rimanga inerte. La Suprema Corte ha chiarito che l'inerzia oggettiva del curatore, a prescindere dalle sue motivazioni, è sufficiente a radicare nuovamente in capo al soggetto fallito la capacità di agire per tutelare i propri interessi patrimoniali.
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Abuso del processo: i limiti alla condanna
Una ex lavoratrice ha richiesto un indennizzo per l'eccessiva durata di una procedura fallimentare. La Corte d'Appello ha respinto la domanda e l'ha condannata per abuso del processo, basandosi su un credito erroneamente attribuito alla donna. La Corte di Cassazione ha annullato tale condanna, chiarendo che la valutazione sull'abuso del processo deve limitarsi all'oggetto originario della causa e non può estendersi a elementi esterni. Ha inoltre specificato che le spese generali forfettarie non sono dovute all'Avvocatura dello Stato.
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Onere della prova del creditore: ricorso inammissibile
Una società creditrice si è vista respingere la richiesta di ammissione al passivo fallimentare per mancanza di prove. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, sottolineando che non è possibile chiedere in sede di legittimità una nuova valutazione delle prove. L'ordinanza ribadisce il principio fondamentale dell'onere della prova del creditore, che deve fornire documentazione chiara e completa fin dalle prime fasi della procedura.
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Atti di straordinaria amministrazione: il caso deciso
A una società di stampa è stato negato il carattere prededucibile del proprio credito nel fallimento di un'azienda cliente. La Cassazione ha confermato che la prosecuzione di un oneroso contratto di fornitura dopo la domanda di 'concordato con riserva' costituisce un atto di straordinaria amministrazione se non adeguatamente giustificato in funzione del piano di risanamento, rendendo il debito non privilegiato.
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Titolo esecutivo: il decreto ingiuntivo, non la sentenza
Un'ordinanza della Cassazione stabilisce che, in caso di rigetto dell'opposizione, il titolo esecutivo è il decreto ingiuntivo e non la sentenza di rigetto. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva erroneamente interpretato la sentenza, riducendo il debito. La Cassazione ha riaffermato il principio per cui, con il rigetto dell'opposizione, il decreto ingiuntivo acquista piena efficacia esecutiva per l'intero credito, consolidando il concetto di titolo esecutivo decreto ingiuntivo.
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Prova del credito e motivazione contraddittoria
Una società creditrice si è vista negare l'ammissione al passivo di un fallimento per tre diverse tipologie di crediti. La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso, annullando la decisione del Tribunale su uno dei crediti per motivazione contraddittoria. Il giudice di merito, pur riconoscendo la prova di erogazioni parziali, aveva concluso per la mancata prova del credito nella sua interezza. La Suprema Corte ha sottolineato come questo vizio logico renda nulla la decisione, rinviando il caso per un nuovo esame sulla specifica questione della prova del credito.
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Data certa fallimento: timbro e marca temporale
Una banca si è vista negare l'ammissione al passivo fallimentare per l'assenza di data certa sui contratti. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che il giudice di merito ha l'obbligo di esaminare prove decisive come il timbro postale apposto direttamente sui documenti e la marca temporale digitale. Questo caso di data certa fallimento sottolinea l'importanza di tali elementi per l'opponibilità dei crediti.
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Prova credito bancario: i tabulati non bastano
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un istituto finanziario che cercava di dimostrare un credito bancario in un fallimento utilizzando documentazione interna, come i 'tabulati staffa', al posto degli estratti conto ufficiali. La Suprema Corte ha stabilito che la valutazione sull'idoneità di tale documentazione come prova del credito bancario è una questione di merito, non sindacabile in sede di legittimità, confermando così la decisione del tribunale che aveva respinto la richiesta per difetto di prova.
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Data certa: contratto bancario nullo verso il fallimento
La Corte di Cassazione ha confermato l'esclusione di un credito bancario dallo stato passivo di un fallimento. La motivazione risiede nella mancanza di 'data certa' sul contratto di conto corrente, requisito indispensabile per renderlo opponibile alla procedura fallimentare. Secondo la Corte, la prova del contratto, che per legge deve essere scritta, non può essere sostituita da altri documenti come gli estratti conto, rendendo il credito non provato e quindi inesigibile nei confronti del fallimento.
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Contratto a favore di terzo: è revocabile?
La Corte di Cassazione ha stabilito che un contratto a favore di terzo, con cui un debitore fa trasferire un immobile da un venditore direttamente a un beneficiario (ad esempio, un figlio) senza che il bene entri nel proprio patrimonio, costituisce una donazione indiretta. Tale atto è considerato un impoverimento per il debitore, in quanto rinuncia a un arricchimento patrimoniale. Di conseguenza, i creditori possono agire con l'azione revocatoria per rendere inefficace tale trasferimento e soddisfare le proprie pretese, essendo sufficiente la consapevolezza del danno da parte del solo debitore-disponente.
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Ricorso inammissibile: i requisiti di specificità
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una sentenza di revocatoria di un fondo patrimoniale. La decisione si fonda sulla violazione del principio di specificità dei motivi di ricorso, poiché gli appellanti non hanno adeguatamente argomentato le presunte violazioni di legge, rendendo l'impugnazione generica e non scrutinabile nel merito.
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Revocatoria ordinaria: esclusa per garanzie in piani?
Una società aveva concesso un'ipoteca a garanzia di un mutuo erogato a un'altra società dello stesso gruppo. A seguito del fallimento della società garante, il curatore ha agito con l'azione revocatoria ordinaria per rendere inefficace l'ipoteca. La Corte di Cassazione, riformando le decisioni precedenti, ha stabilito che l'esclusione dalla revocabilità, prevista dalla legge fallimentare per le garanzie concesse in esecuzione di un piano di risanamento, si applica non solo alla revocatoria fallimentare ma anche a quella ordinaria. La decisione si fonda sulla necessità di non vanificare la finalità della norma, che è quella di incentivare i piani di salvataggio aziendale.
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Chiusura fallimento: quando è legittima? La Cassazione
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società che contestava la chiusura del fallimento di un'altra impresa, avvenuta a seguito di un concordato fallimentare. La Corte ha stabilito che la chiusura fallimento è un atto dovuto e legittimo una volta che il decreto di omologazione del concordato è definitivo e il curatore ha presentato il conto della gestione. Le attività di esecuzione del piano, come la liquidazione dei beni e il pagamento dei creditori, proseguono dopo la chiusura sotto la vigilanza degli organi fallimentari, i cui poteri si estendono a tale fase (c.d. ultrattività).
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Data certa contratto: quando è opponibile al fallimento?
Un professionista si è visto ridurre un ingente credito verso una società insolvente poiché il suo contratto di prestazione d'opera mancava di data certa. Nonostante il contratto fosse menzionato in altri atti depositati con data certificata, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Suprema Corte ha ribadito che la semplice menzione di un documento non è sufficiente a conferirgli data certa, confermando la decisione del tribunale e sottolineando l'impossibilità di riesaminare i fatti in sede di legittimità.
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Proposta di concordato fallimentare: oneri e termini
Una società ha presentato una proposta di concordato fallimentare, ma è stata dichiarata improcedibile perché il comitato dei creditori aveva già scelto un'altra offerta. La Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando l'onere del proponente di monitorare la procedura e la corretta applicazione delle norme sui termini di presentazione.
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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali
La Corte di Cassazione dichiara estinto un giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte di una società di abbigliamento di lusso. La controversia originaria riguardava un'azione revocatoria promossa dalla Curatela fallimentare di un'altra società per un presunto trasferimento di fatto di un ramo d'azienda. Nonostante l'accoglimento della domanda in appello, la rinuncia al ricorso in Cassazione ha chiuso definitivamente la questione, con condanna della parte rinunciante al pagamento delle spese legali.
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