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Diritto Fallimentare

Valore probatorio fatture: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società fornitrice che chiedeva il riconoscimento di un credito verso un'azienda fallita. La Corte ha confermato la decisione di merito, ribadendo che il valore probatorio delle fatture è limitato se il credito viene contestato. In questo caso, la presenza di testimonianze che indicavano l'esistenza di operazioni fittizie e di documenti di trasporto non confermati dal destinatario ha giustificato il rigetto della pretesa, in quanto il giudice di merito ha il potere di valutare liberamente le prove.
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Clausola penale appalto: quando perde efficacia?
Una società committente chiedeva l'ammissione al passivo fallimentare della sua subappaltatrice per un credito derivante da una clausola penale per ritardi nell'esecuzione dei lavori. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la stipula di un successivo atto integrativo, avvenuta ben oltre il termine di consegna originario e senza fissare una nuova scadenza, è incompatibile con la volontà di avvalersi della penale. Tale comportamento indica l'intenzione di proseguire il rapporto contrattuale, facendo venir meno l'efficacia della clausola penale originaria.
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Risarcimento appalti pubblici: la prova non è dovuta
Un'impresa edile si opponeva allo stato passivo del fallimento della società committente, chiedendo un cospicuo risarcimento per la risoluzione di un contratto d'appalto. Il tribunale aveva concesso solo una minima parte, negando il risarcimento per spese generali e mancato utile per assenza di prove. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che nel contesto degli appalti pubblici, il risarcimento per l'illegittima sospensione dei lavori e per il mancato utile non richiede una prova specifica del danno. Questo perché la normativa di settore prevede una quantificazione presuntiva, basata su percentuali fisse (come il 10% dell'importo dei lavori non eseguiti per il mancato utile), sollevando l'impresa dall'onere di dimostrare il pregiudizio subito.
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Data Certa: Prova del credito con assegno bancario
Una risparmiatrice si è vista negare un credito verso una cooperativa in liquidazione perché i contratti non avevano 'data certa'. La Corte di Cassazione ha parzialmente accolto il suo ricorso, stabilendo che il tribunale avrebbe dovuto valutare se la documentazione relativa a un assegno bancario incassato potesse, di per sé, costituire prova sufficiente con data certa dell'esistenza del credito, indipendentemente dal contratto. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame su questo specifico punto.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio a seguito della rinuncia formale al ricorso da parte di una società ospedaliera. La controparte, una curatela fallimentare, ha accettato la rinuncia. La Corte ha stabilito che nessuna spesa legale dovesse essere liquidata, applicando l'articolo 391 del codice di procedura civile. La decisione sottolinea come la rinuncia accettata ponga fine al procedimento senza una pronuncia nel merito.
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Inquadramento autista soccorritore: la Cassazione decide
Una lavoratrice, assunta come autista ma di fatto operante come "autista soccorritore", ha richiesto le differenze retributive. La Cassazione, con Ordinanza 7759/2024, ha chiarito che l'inquadramento autista soccorritore in un'area superiore è corretto se le mansioni svolte sono integrate nel servizio sanitario, distinguendosi dal mero ruolo di autista. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia chiude il caso
Una società in procedura fallimentare, dopo aver presentato ricorso in Cassazione contro un decreto, ha dichiarato di rinunciare all'impugnazione. La società controparte ha accettato la rinuncia. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio, specificando che, data l'adesione di entrambe le parti, non vi è condanna al pagamento delle spese legali.
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Prededucibilità crediti concordato: la Cassazione riesamina
Un ente fiscale ha impugnato la decisione di un tribunale che negava la prededucibilità ai crediti sorti dopo l'omologazione di un concordato preventivo, poi sfociato in fallimento. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione di tale rilevanza da rimetterla alla pubblica udienza. L'obiettivo è riesaminare l'orientamento consolidato sulla prededucibilità crediti concordato alla luce dei più recenti principi, in particolare quelli sulla 'funzionalità' del credito rispetto alla procedura concorsuale.
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Improcedibilità ricorso: onere della prova notifica
La Corte di Cassazione dichiara l'improcedibilità del ricorso presentato da un imprenditore contro l'esclusione dallo stato passivo di un fallimento. La causa dell'inammissibilità risiede nella mancata produzione, da parte del ricorrente, della prova della comunicazione del decreto impugnato, un adempimento essenziale per consentire alla Corte di verificare la tempestività dell'impugnazione. La sentenza sottolinea il principio di auto-responsabilità della parte che impugna.
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Privilegio studio associato: no senza prova personale
Uno studio professionale associato ha richiesto il riconoscimento di un privilegio per i propri crediti nell'ambito di una procedura fallimentare. La Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta, stabilendo che il privilegio studio associato spetta solo se viene fornita la prova rigorosa che la prestazione sia stata eseguita personalmente da un singolo professionista e che il compenso sia di sua pertinenza, anche se richiesto formalmente dall'associazione. La natura collettiva dell'incarico, in assenza di tale prova, esclude il diritto di prelazione.
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Privilegio studio associato: Cassazione rinvia il caso
Uno studio professionale associato ha richiesto l'ammissione privilegiata di un proprio credito nel passivo di un fallimento, ma il Tribunale ha concesso solo l'ammissione in via chirografaria. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, non ha deciso il merito ma ha rinviato la causa a pubblica udienza, ritenendo necessario approfondire la questione giuridica su quando spetti il privilegio allo studio associato, in particolare sul requisito della 'pertinenza' del credito al singolo professionista che ha svolto la prestazione.
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Credito prededucibile: quando le spese non spettano
Una società di trasporti ha richiesto l'ammissione di un credito prededucibile per le spese di recupero di propri vagoni dalla sede di un'azienda fallita. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che i costi derivanti da una scelta discrezionale del creditore, e non da un'azione diretta della curatela, non costituiscono un credito prededucibile. Tali spese, originate dall'inadempimento della società poi fallita, avrebbero potuto al massimo essere ammesse come credito chirografario, domanda che però non è stata correttamente formulata.
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Privilegio studio associato: la Cassazione fa chiarezza
In un caso riguardante la richiesta di ammissione privilegiata di un credito professionale da parte di uno studio associato, la Corte di Cassazione ha emesso un'ordinanza interlocutoria. Pur ribadendo il principio secondo cui il privilegio è legato alla prestazione personale, la Corte ha ritenuto necessario un approfondimento in pubblica udienza sul significato del requisito della "pertinenza del credito" al singolo professionista, sospendendo la decisione finale per chiarire questo aspetto cruciale per il riconoscimento del privilegio studio associato.
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Espromissione nulla: no al credito nel fallimento
Un professionista chiede l'ammissione al passivo fallimentare di un suo credito, basato su un accordo di espromissione. La Cassazione rigetta il ricorso, confermando la nullità dell'accordo a causa di una condizione meramente potestativa, come già stabilito da una precedente sentenza passata in giudicato. Viene inoltre respinta la domanda subordinata per ingiustificato arricchimento, in quanto non esperibile quando la pretesa contrattuale principale è rigettata per nullità del titolo.
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Opposizione stato passivo: termini per i documenti
Un professionista ha presentato opposizione allo stato passivo di un consorzio in liquidazione per vedersi riconoscere un credito. La sua domanda è stata rigettata in primo grado e la Corte di Cassazione ha confermato la decisione. L'ordinanza sottolinea un principio fondamentale: nell'opposizione allo stato passivo, i documenti a sostegno della domanda devono essere depositati contestualmente al ricorso introduttivo, a pena di inammissibilità. La produzione successiva di prove documentali non è consentita, neanche per replicare alle difese della procedura.
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Danno da occupazione illegittima: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7553/2024, ha affrontato il caso di un danno da occupazione illegittima di un immobile. Una curatela fallimentare contestava la condanna al risarcimento in favore della proprietaria dell'immobile, occupato da beni mobili del soggetto fallito dopo la risoluzione del contratto di locazione. La Corte ha rigettato il ricorso, qualificando la responsabilità come extracontrattuale e non contrattuale. Ha inoltre stabilito che, per ottenere il risarcimento, il proprietario deve allegare la concreta possibilità di sfruttamento economico del bene persa a causa dell'occupazione, non essendo sufficiente la mera indisponibilità. Il valore locativo del bene è stato ritenuto un criterio valido per la liquidazione del danno.
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Privilegio associazione professionale: la Cassazione
Un'associazione professionale ha richiesto il riconoscimento del privilegio per un credito derivante da un incarico di progettazione nell'ambito del fallimento di una S.p.A. Il tribunale di primo grado aveva negato il privilegio, ammettendo il credito solo in via chirografaria. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, affermando che il privilegio per associazione professionale spetta se si fornisce la prova rigorosa che la prestazione sia stata svolta personalmente e prevalentemente da un professionista specifico, anche se il rapporto è formalmente intestato all'associazione. La Corte ha cassato il decreto per motivazione contraddittoria e ha rinviato la causa al tribunale per una nuova valutazione.
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Prova del credito: onere probatorio del professionista
Un ex amministratore di una società in amministrazione straordinaria ha chiesto di essere ammesso al passivo per compensi professionali. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la decisione del tribunale. La corte ha ribadito che la prova del credito spetta interamente al creditore, che deve dimostrare non solo il titolo dell'incarico, ma anche l'effettivo svolgimento delle prestazioni e il diritto al compenso, specialmente quando l'incarico è conferito a sé stesso. La valutazione delle prove da parte del giudice di merito è insindacabile in Cassazione se non per vizi specifici.
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Privilegio professionista: sì allo studio associato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7531/2024, ha stabilito che un credito vantato da uno studio professionale associato può godere del privilegio professionista in un fallimento. È necessario, però, fornire una prova rigorosa che la prestazione sia stata svolta in modo personale e prevalente da un singolo associato. La Corte ha cassato la decisione del tribunale di merito che aveva negato il privilegio basandosi su una motivazione apparente e senza valutare adeguatamente le prove fornite, rinviando il caso per un nuovo esame.
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Omessa pronuncia del giudice: il caso in Cassazione
Un professionista si oppone allo stato passivo di un fallimento per due distinti crediti. Il Tribunale si pronuncia solo su uno, ignorando l'altro. La Cassazione rileva l'errore di omessa pronuncia, cassa il decreto e rinvia il caso per un nuovo esame che valuti entrambe le domande.
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