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Diritto Fallimentare

Prova cessione in blocco: i limiti della Gazzetta
Una società creditrice, divenuta tale a seguito di una cessione in blocco, si è vista escludere il proprio credito dal passivo di un fallimento. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, confermando la decisione del tribunale. La ragione risiede nella tardiva produzione di documenti e nell'insufficienza della sola pubblicazione in Gazzetta Ufficiale a fornire la prova della cessione in blocco, specialmente quando la stessa esistenza del trasferimento del credito è contestata.
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Giudicato endofallimentare: no a nuovo creditore
Una banca ha presentato ricorso in Cassazione dopo il rigetto di una sua domanda di ammissione al passivo fallimentare. La corte ha respinto il ricorso basandosi sul principio del giudicato endofallimentare, poiché la stessa pretesa, avanzata dal precedente titolare del credito (cedente), era già stata respinta in via definitiva per mancanza di prova della titolarità. La Cassazione ha stabilito che la decisione negativa nei confronti del cedente si estende al cessionario, impedendogli di riproporre la domanda.
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Prova della cessione: onere e limiti in Cassazione
Una società cessionaria di crediti in blocco si è vista rigettare la domanda di ammissione al passivo di un fallimento. Il Tribunale ha ritenuto insufficiente la prova della cessione dello specifico credito vantato. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, ribadendo che la valutazione del materiale probatorio è di competenza esclusiva del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, se non per vizi gravissimi di motivazione, qui non riscontrati.
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Prova cessione crediti: la Gazzetta Ufficiale non basta
Una società veicolo non è riuscita a fornire la prova della cessione di crediti in una procedura fallimentare. La Corte di Cassazione ha confermato che la sola pubblicazione dell'avviso in Gazzetta Ufficiale ha valore indiziario e non è sufficiente quando viene contestata l'esistenza stessa del contratto di cessione, dichiarando inammissibile il ricorso.
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Notifica liquidazione giudiziale: PEC e sede legale
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26370/2025, ha rigettato il ricorso dell'ex liquidatore di una S.r.l. avverso la dichiarazione di liquidazione giudiziale. La Corte ha confermato due principi fondamentali: primo, per richiedere la liquidazione non serve un credito accertato con sentenza definitiva, ma è sufficiente una valutazione sommaria del giudice; secondo, la notifica liquidazione giudiziale è valida se eseguita all'indirizzo PEC della società, anche se cancellata dal registro imprese, poiché l'imprenditore ha l'obbligo di mantenerlo attivo per un anno.
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Integrazione contraddittorio: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione interviene su un caso di diritto fallimentare, annullando una decisione della Corte d'Appello. Quest'ultima aveva dichiarato l'improseguibilità di un giudizio di rinvio per mancata integrazione del contraddittorio nei confronti degli eredi di una parte deceduta. La Cassazione ha stabilito che il giudice di merito non può limitarsi a un invito, ma deve emettere un ordine perentorio di integrazione. Inoltre, ha sollevato dubbi sulla necessità stessa di integrare il contraddittorio, dato che la parte deceduta, un socio fallito, era già rappresentata per legge dal curatore fallimentare per le questioni patrimoniali.
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Ammissione al passivo: la domanda deve essere specifica
La Corte di Cassazione ha stabilito che una domanda di ammissione al passivo fallimentare deve indicare in modo specifico il titolo della prelazione richiesta. Una dicitura generica come "in via ipotecaria e/o privilegiata" è insufficiente, anche se alla domanda sono allegati i documenti comprovanti il diritto, come le note di iscrizione ipotecaria. L'onere di specificazione ricade interamente sul creditore e l'eventuale indeterminatezza iniziale non può essere sanata nella successiva fase di opposizione. Di conseguenza, il ricorso del creditore è stato respinto e il credito è stato ammesso solo in via chirografaria (non privilegiata).
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Inefficacia atti fallito: la difesa del curatore
La Corte di Cassazione chiarisce che il curatore fallimentare, agendo per recuperare un credito del fallito, può difendersi eccependo l'inefficacia degli atti compiuti dal fallito dopo la dichiarazione di fallimento, senza che ciò costituisca una modifica della domanda giudiziale. Nel caso specifico, un contratto preliminare stipulato dal soggetto fallito per estinguere un debito preesistente è stato considerato inefficace nei confronti dei creditori. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'eccezione di inefficacia atti fallito è una mera difesa (controeccezione) e non una nuova domanda.
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Liquidazione giudiziale: prova del credito e oneri
Una creditrice ha richiesto l'apertura della liquidazione giudiziale nei confronti di una società che aveva acquisito un ramo d'azienda dalla sua originaria debitrice. La Corte di Cassazione, dichiarando inammissibile il ricorso della società, ha confermato che per avviare la procedura non è necessario un credito definitivamente accertato e che l'onere di provare la non assoggettabilità alla liquidazione grava interamente sul debitore, il quale non può limitarsi a produrre bilanci non approvati o non depositati.
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Cessione in blocco: prova e legittimazione del creditore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, si pronuncia sulla prova richiesta al creditore in caso di cessione in blocco per dimostrare la propria legittimazione ad agire. Viene chiarito che, sebbene la sola pubblicazione in Gazzetta Ufficiale non sia sufficiente a provare l'esistenza del contratto di cessione qualora contestata, il trasferimento del credito può essere dimostrato tramite un complesso di elementi indiziari, come dichiarazioni della banca cedente e notifiche al debitore. La Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso del debitore, confermando che la valutazione delle prove è di competenza del giudice di merito.
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Liquidazione giudiziale: basta un credito non certo
Una società immobiliare, posta in liquidazione giudiziale su istanza di una promissaria acquirente, ha contestato la richiesta sostenendo l'inesistenza del credito. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che per avviare una procedura di liquidazione giudiziale non è necessario un accertamento definitivo del credito. È sufficiente una valutazione sommaria e incidentale da parte del giudice, finalizzata a verificare la legittimità del creditore a presentare l'istanza. Nel caso specifico, la pretesa creditoria derivava dalla necessità di restituire acconti eccessivi trattenuti come penale in un contratto preliminare di compravendita immobiliare non concluso.
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Liquidazione giudiziale: quando è legittima la richiesta?
La Corte di Cassazione conferma la legittimità di una richiesta di liquidazione giudiziale anche in assenza di un previo tentativo di esecuzione forzata. Con l'ordinanza in esame, viene ribadito che per avviare la procedura è sufficiente un accertamento incidentale del credito da parte del giudice, senza necessità di un titolo esecutivo. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società, confermando la decisione dei giudici di merito che ne avevano dichiarato l'insolvenza sulla base di una pesante esposizione debitoria.
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Divieto di doppia presunzione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione interviene su un caso di responsabilità degli organi sociali di una società fallita. La Corte ha cassato la sentenza di merito riguardo la quantificazione del danno, riaffermando il divieto di doppia presunzione. Secondo i giudici, il calcolo del danno non può basarsi su una presunzione che a sua volta deriva da un altro fatto non provato ma solo presunto, specialmente in relazione alla stima delle rimanenze di magazzino. La decisione chiarisce anche l'impatto delle transazioni parziali sulla responsabilità solidale dei convenuti.
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Travisamento della prova: quando il ricorso è inammissibile
Una società creditrice, tramite la sua mandataria, ha impugnato in Cassazione la sentenza della Corte d'Appello che aveva respinto la sua azione revocatoria. La ricorrente lamentava un travisamento della prova nella valutazione del patrimonio residuo del debitore. La Suprema Corte, applicando i recenti principi delle Sezioni Unite (sentenza n. 5792/2024), ha dichiarato il ricorso inammissibile. Ha chiarito che criticare la scelta del giudice di merito di valorizzare alcuni dati probatori rispetto ad altri non integra un travisamento della prova, ma un tentativo di riesame del merito, non consentito in sede di legittimità.
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Azione revocatoria amministratore: la Cassazione decide
Una ex amministratrice di società trasferisce i propri beni immobili in un fondo patrimoniale. La società, successivamente fallita, agisce con un'azione revocatoria, sostenendo di avere un credito nei suoi confronti per distrazione di fondi. La Corte di Cassazione conferma la revoca dell'atto, stabilendo che per l'azione è sufficiente un credito anche solo potenziale o litigioso. Viene inoltre affermata la piena responsabilità dell'amministratore di diritto, anche se agisce come mero prestanome, dichiarando inammissibile il suo ricorso.
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Azione revocatoria e confisca: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di una curatela fallimentare che chiedeva il controvalore di un immobile oggetto di confisca. Sebbene l'azione revocatoria sull'immobile fosse stata trascritta prima del sequestro di prevenzione, la Corte ha stabilito la prevalenza della misura ablativa. La decisione si fonda sulla competenza esclusiva del giudice della prevenzione a valutare i diritti dei terzi e sul fatto che la sentenza di revocatoria, ottenuta in un giudizio a cui gli organi della procedura di prevenzione non avevano partecipato, non è a loro opponibile. La sentenza chiarisce un importante punto di contatto tra azione revocatoria e confisca.
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Inadempimenti reciproci: come si valuta la colpa?
In un caso di compravendita immobiliare con inadempimenti reciproci, la Corte di Cassazione conferma la risoluzione del contratto per colpa della parte acquirente. La sentenza stabilisce che il mancato pagamento del prezzo costituisce un inadempimento di gravità prevalente rispetto a violazioni minori da parte del venditore, in quanto altera l'equilibrio fondamentale del contratto. Viene così ribadito il principio della valutazione comparativa e proporzionale delle condotte, basata sulla buona fede e sull'impatto sul sinallagma contrattuale.
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Legittimazione del fallito: quando agire in giudizio
Una società, prima cancellata dal registro imprese e poi dichiarata fallita, si era vista negare il diritto di impugnare avvisi fiscali. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando un principio cruciale: la legittimazione del fallito a difendersi in giudizio risorge qualora il curatore fallimentare rimanga inerte. La Suprema Corte ha chiarito che l'inerzia oggettiva del curatore, a prescindere dalle sue motivazioni, è sufficiente a radicare nuovamente in capo al soggetto fallito la capacità di agire per tutelare i propri interessi patrimoniali.
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Abuso del processo: i limiti alla condanna
Una ex lavoratrice ha richiesto un indennizzo per l'eccessiva durata di una procedura fallimentare. La Corte d'Appello ha respinto la domanda e l'ha condannata per abuso del processo, basandosi su un credito erroneamente attribuito alla donna. La Corte di Cassazione ha annullato tale condanna, chiarendo che la valutazione sull'abuso del processo deve limitarsi all'oggetto originario della causa e non può estendersi a elementi esterni. Ha inoltre specificato che le spese generali forfettarie non sono dovute all'Avvocatura dello Stato.
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Onere della prova del creditore: ricorso inammissibile
Una società creditrice si è vista respingere la richiesta di ammissione al passivo fallimentare per mancanza di prove. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, sottolineando che non è possibile chiedere in sede di legittimità una nuova valutazione delle prove. L'ordinanza ribadisce il principio fondamentale dell'onere della prova del creditore, che deve fornire documentazione chiara e completa fin dalle prime fasi della procedura.
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