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Diritto Fallimentare

Difetto di rappresentanza: il potere del giudice
Una società finanziaria si è vista respingere il ricorso per un difetto di rappresentanza processuale. La Cassazione ha confermato che il giudice può sempre richiedere la prova dei poteri rappresentativi, anche senza contestazione della controparte. Inoltre, ha stabilito che la casella PEC piena è una responsabilità del difensore, e la mancata regolarizzazione entro i termini comporta l'inammissibilità dell'atto.
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Garanzia cessione credito: esclusa se c’è conoscenza
Una società immobiliare acquistava un credito da una procedura fallimentare, che si rivelava inesistente. La Corte di Cassazione ha stabilito che la garanzia cessione credito, prevista dall'art. 1266 c.c., non è operante se l'acquirente (cessionario) era a conoscenza dell'inesistenza del credito al momento dell'acquisto. Di conseguenza, il cessionario non può richiedere il risarcimento per il mancato guadagno (lucro cessante), ma solo la restituzione del prezzo pagato.
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Revocazione credito fallimentare: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si pronuncia su un caso di revocazione di un credito ammesso al passivo di un fallimento. Un curatore scopre, dopo l'ammissione, documenti che provano l'avvenuto pagamento del debito da parte di un terzo. La Corte rigetta il ricorso del creditore, stabilendo che il termine per la revocazione decorre non dalla mera conoscenza dell'esistenza dei documenti, ma dal momento in cui se ne comprende appieno la portata decisiva. Viene inoltre confermato che il pagamento estingue il debito, a prescindere da chi lo abbia effettuato, rendendo legittima la revocazione del credito fallimentare.
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Privilegio del garante: si estende al fideiussore?
La Corte di Cassazione esamina se il privilegio speciale su crediti derivanti da finanziamenti pubblici si applichi solo al debitore principale o anche al garante. Il caso nasce dall'istanza di un ente finanziario pubblico di essere ammesso in via privilegiata al passivo del fallimento di una società garante. Data la novità e l'importanza della questione, la Corte ha rinviato la causa a una pubblica udienza per la decisione, evidenziando il notevole "rilievo nomofilattico" della materia del privilegio del garante.
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Credito privilegiato per TEE: la Cassazione decide
Un gestore di servizi energetici ha richiesto l'ammissione in via privilegiata di un credito derivante dalla revoca di Titoli di Efficienza Energetica (TEE) nel fallimento di una società. I tribunali di merito avevano negato il privilegio, classificando il credito come chirografario. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione sulla natura pubblica dei fondi TEE sufficientemente complessa da richiedere una trattazione in pubblica udienza, rinviando la decisione finale.
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Cessione contenzioso bancario: i rapporti estinti
Una società in amministrazione straordinaria ha citato in giudizio una banca, successivamente posta in liquidazione coatta amministrativa. Le attività e passività della banca sono state trasferite a un grande gruppo bancario. La questione centrale era se la causa, relativa a un rapporto contrattuale già concluso, fosse inclusa nel trasferimento. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni precedenti, ha stabilito che la cessione del contenzioso bancario non comprende le liti su rapporti estinti. La motivazione si basa sull'interpretazione degli accordi di cessione, che escludevano le passività non funzionali alla continuità dell'impresa acquirente. Di conseguenza, quest'ultima è stata ritenuta priva di legittimazione passiva.
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Cessione banche venete: esclusi i rapporti estinti
Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale riguardo la cessione delle banche venete. La Corte ha chiarito che la banca acquirente non è responsabile per i debiti derivanti da contenziosi legali relativi a rapporti bancari già estinti al momento del trasferimento. Il criterio decisivo non è la semplice pendenza della causa, ma la funzionalità del rapporto sottostante all'attività della banca cessionaria. Poiché un rapporto estinto non è funzionale, le relative passività non sono state trasferite, restando in capo alla procedura di liquidazione della banca originaria.
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Dies a quo interruzione processo: guida alla riassunzione
Una società aveva promosso un'azione revocatoria contro una banca, ma il processo è stato interrotto a causa della liquidazione coatta di quest'ultima. La questione centrale riguardava il 'dies a quo interruzione processo', ovvero il momento da cui far decorrere il termine per la riassunzione. La Corte d'Appello aveva ritenuto la riassunzione tardiva, legando la scadenza alla comunicazione PEC dell'evento interruttivo. La Corte di Cassazione, invece, ha annullato tale decisione, stabilendo che il termine decorre non dalla conoscenza dell'evento, ma dalla data in cui il giudice dichiara formalmente l'interruzione, rendendo così tempestiva la riassunzione effettuata dalla società.
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Cessione azienda bancaria: i debiti esclusi
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22563/2025, affronta il tema della cessione azienda bancaria in un contesto di liquidazione. Viene chiarito che i contenziosi relativi a rapporti bancari già estinti al momento della cessione non vengono trasferiti all'istituto acquirente. La Corte sottolinea che il criterio determinante non è la pendenza della lite, ma la funzionalità del rapporto all'esercizio futuro dell'impresa bancaria del cessionario, come definito nel contratto di cessione. Di conseguenza, la banca acquirente è stata dichiarata priva di legittimazione passiva.
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Cram down: ricorso inammissibile per questioni nuove
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ente previdenziale contro l'omologa di un concordato preventivo. La decisione si fonda su un vizio procedurale: l'ente ha sollevato per la prima volta in sede di legittimità una complessa questione interpretativa sul meccanismo del cram down e la sua compatibilità con la normativa UE. Tale questione, non essendo stata dibattuta nei precedenti gradi di giudizio, è stata considerata 'nuova' e, pertanto, non esaminabile nel merito dalla Suprema Corte.
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Postergazione finanziamento soci: fornitura è prestito?
La Corte di Cassazione ha confermato che una fornitura di beni da parte di un socio di maggioranza a una società controllata in crisi finanziaria può essere riqualificata come un finanziamento. Di conseguenza, il credito derivante da tale fornitura è soggetto a postergazione finanziamento soci, ovvero viene rimborsato solo dopo tutti gli altri creditori. La Corte ha ritenuto che continuare a fornire merci senza richiedere il pagamento di debiti pregressi significativi equivale a sostenere finanziariamente la società, alterando la natura commerciale del rapporto.
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Compenso commissario: calcolo su attivo inventariato
Un commissario giudiziale ha contestato il calcolo del suo compenso, basato dal Tribunale sull'attivo realizzato anziché su quello inventariato. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che il compenso commissario deve essere sempre calcolato sull'attivo inventariato. La Corte ha inoltre annullato la decisione per violazione del diritto di difesa, in quanto il commissario non era stato convocato per discutere la ripartizione del compenso con il suo successore.
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Cram down concordato: voto ente pubblico e omologa
La Corte di Cassazione chiarisce l'applicazione del meccanismo del cram down concordato. In un caso riguardante l'opposizione di un ente previdenziale al piano di ristrutturazione di una società, la Corte ha stabilito che il voto contrario dell'ente, se decisivo per il raggiungimento delle maggioranze, non viene neutralizzato, ma consente al tribunale di sostituire la propria valutazione di convenienza a quella dell'ente, procedendo all'omologazione del concordato. Questa interpretazione favorisce la soluzione concordataria per superare la crisi d'impresa.
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Lodo non definitivo: quando è impugnabile in appello?
Una società cooperativa ha impugnato un lodo non definitivo che rigettava le sue eccezioni preliminari in una causa contro ex soci. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che un lodo non definitivo è immediatamente impugnabile solo se decide parzialmente nel merito, e non se si limita a risolvere questioni procedurali, rinviando la causa per l'istruttoria.
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Responsabilità del sindaco: il principio di non contestazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un sindaco di una società fallita, condannato per non aver vigilato sulla gestione. La Corte ha ribadito che la qualità di sindaco, se non contestata in primo grado, non può essere messa in discussione in appello. Questa decisione sottolinea l'importanza del principio di non contestazione, anche per le cause iniziate prima della riforma del 2009, e conferma la responsabilità del sindaco per i danni derivanti dalla mancata vigilanza che ha permesso la prosecuzione dell'attività in perdita.
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Ammissione al passivo: interpretazione della domanda
Una società in amministrazione straordinaria si oppone allo stato passivo del fallimento di un'altra società, da cui aveva acquistato un ramo d'azienda, rivendicando la titolarità di alcuni conti correnti. Il tribunale interpreta la domanda di restituzione come una richiesta di ammissione al passivo per il credito corrispondente al saldo di un conto, accogliendola solo in parte. La Suprema Corte dichiara inammissibile il ricorso della società, poiché non ha contestato correttamente, secondo le rigide regole processuali, l'interpretazione della domanda fornita dal giudice di merito, violando il principio di autosufficienza del ricorso.
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Responsabilità dei soci: quando rispondono dei danni?
La Corte di Cassazione chiarisce i confini della responsabilità dei soci di S.r.l. in caso di perdite aziendali. Nel caso esaminato, i soci hanno intenzionalmente ritardato la messa in liquidazione di una società in grave perdita per tentare di cedere le proprie quote, aggravando il danno. La Corte ha confermato la loro condanna, stabilendo che la responsabilità dei soci scatta quando decidono o autorizzano 'intenzionalmente' atti gestori dannosi, anche se detentori di quote di minoranza e anche attraverso condotte omissive ma consapevoli.
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Rinuncia al ricorso: no al doppio contributo
La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto un processo per intervenuta rinuncia al ricorso da parte di tutte le parti coinvolte in un'azione di responsabilità societaria. La decisione chiarisce un punto fondamentale: in caso di rinuncia, non è dovuto il raddoppio del contributo unificato, poiché tale misura ha natura sanzionatoria e si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell'impugnazione.
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Prova cessione crediti: la Cassazione chiarisce
Una società cessionaria di crediti ha agito contro un fallimento per l'ammissione al passivo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la sola pubblicazione dell'avviso di cessione in Gazzetta Ufficiale non costituisce prova della cessione dei crediti. Se il debitore contesta l'esistenza del contratto, il cessionario deve fornire la prova documentale dell'atto di cessione stesso per dimostrare la propria titolarità.
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Postergazione finanziamenti soci: quando si applica?
Una società creditrice, cessionaria di un finanziamento erogato da una capogruppo alla sua controllata poi fallita, ha contestato la subordinazione del proprio credito. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che la postergazione finanziamenti soci si applica a ogni forma di finanziamento proveniente da chi esercita direzione e coordinamento e che, per beneficiare delle deroghe temporanee, è necessaria una prova con data certa, non essendo sufficienti le date valuta degli estratti conto.
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