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Diritto Fallimentare

Onere della prova CCNL: ricorso inammissibile
Un lavoratore ha fatto ricorso per il riconoscimento di mansioni superiori e delle relative differenze contributive nei confronti del fallimento del suo ex datore di lavoro. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: nel contenzioso del lavoro privato, l'onere della prova CCNL spetta alla parte che lo invoca. Non avendolo prodotto in giudizio, il lavoratore ha visto la sua domanda respinta per una ragione puramente procedurale, senza che la Corte potesse entrare nel merito della questione.
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Prescrizione azione responsabilità: il dies a quo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8651/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ex sindaco di una società fallita, confermando un principio chiave sulla prescrizione dell'azione di responsabilità. Il ricorrente sosteneva che il termine di prescrizione quinquennale fosse decorso prima della notifica dell'atto di citazione, individuando il 'dies a quo' nel momento in cui si erano deteriorati i rapporti con il principale creditore. La Suprema Corte ha ribadito che esiste una presunzione 'iuris tantum' secondo cui il termine di prescrizione decorre dalla data della dichiarazione di fallimento, momento in cui l'insufficienza patrimoniale diventa oggettivamente percepibile dalla generalità dei creditori. Spetta al sindaco o all'amministratore fornire la prova contraria, dimostrando con fatti di assoluta evidenza una diversa e anteriore data di percepibilità, prova che nel caso di specie non è stata fornita.
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Prescrizione azione di responsabilità: la guida completa
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8553/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni ex amministratori societari. La Corte ha ribadito che la prescrizione dell'azione di responsabilità promossa dalla curatela fallimentare decorre, in via presuntiva, dalla data della sentenza di fallimento. Spetta agli amministratori convenuti fornire la prova rigorosa di una data anteriore in cui l'insufficienza patrimoniale della società era divenuta oggettivamente percepibile dai creditori. Nel caso di specie, la semplice esistenza di accertamenti fiscali non è stata ritenuta sufficiente a superare tale presunzione.
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Termine perentorio: quando la notifica tardiva è fatale
Un'azione revocatoria fallimentare è stata respinta a causa del mancato rispetto, da parte del creditore, del termine perentorio fissato dal giudice per la rinnovazione di un atto di citazione nullo. La Corte di Cassazione ha confermato che la violazione di tale termine provoca l'estinzione automatica del giudizio, un effetto che non può essere sanato dalla successiva costituzione del convenuto se finalizzata a eccepire proprio l'estinzione. La Corte ha inoltre corretto la liquidazione delle spese legali, ritenuta errata.
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Giudicato penale: limiti in un’azione di responsabilità
La Corte di Cassazione conferma la condanna per responsabilità civile di alcuni amministratori di una società fallita per non aver recuperato crediti essenziali. La Corte stabilisce che un'assoluzione in un processo penale per fatti simili non blocca l'azione civile, se questa è stata avviata prima. Viene ribadito il principio di autonomia tra giudizio civile e penale, sottolineando come il giudicato penale abbia un'efficacia limitata in tali circostanze.
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Responsabilità processuale aggravata: no a cause separate
Una società, dopo aver ricevuto un pagamento da un Ente Pubblico, subisce un'azione revocatoria fallimentare. La società accusa l'Ente di aver ritardato il pagamento con un'opposizione infondata, chiedendogli i danni. La Cassazione chiarisce che la richiesta di danni per abuso del processo rientra nella sfera della responsabilità processuale aggravata (art. 96 c.p.c.) e non può essere oggetto di un'autonoma azione di risarcimento.
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Accettazione tacita amministratore: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione conferma che l'accettazione tacita amministratore è valida se desunta da comportamenti concludenti, come la partecipazione a un'assemblea. Viene affermata la responsabilità dell'amministratore per 'culpa in vigilando' a causa del ritardato avvio della procedura fallimentare, con conseguente condanna al risarcimento del danno liquidato in via equitativa.
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Responsabilità amministratori: prova e onere probatorio
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni amministratori condannati per mala gestio. La decisione conferma che la prova della responsabilità degli amministratori può basarsi su gravi e ingiustificate anomalie contabili, come l'azzeramento di poste di bilancio e la mancata consegna dei libri sociali, senza che ciò costituisca un'inversione dell'onere della prova. Il principio della "doppia conforme" ha inoltre precluso il riesame dei fatti.
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Credito prededucibile: limiti nel concordato
Un consorzio edile richiedeva il pagamento prioritario (credito prededucibile) da una grande società di costruzioni in amministrazione straordinaria. Il credito era sorto mentre la società si trovava in concordato "in bianco". La Corte di Cassazione ha stabilito che un credito può essere considerato prededucibile solo se gli atti del debitore sono trasparenti e finalizzati a preservare il patrimonio per tutti i creditori. Poiché tale prova mancava, la Corte ha annullato la decisione del tribunale inferiore che aveva concesso la prededuzione, riaffermando la necessità di un controllo rigoroso per evitare abusi della procedura.
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Prova nuova indispensabile: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8551/2024, ha cassato una sentenza d'appello che negava l'ammissione di documenti in un'azione revocatoria fallimentare. La Corte ha stabilito che una prova nuova indispensabile può essere ammessa in appello anche se la parte è incorsa in preclusioni nel primo grado di giudizio, poiché il criterio di indispensabilità prevale ai fini dell'accertamento della verità fattuale, a prescindere dalla negligenza della parte.
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Mutatio libelli: l’intervento dell’assicuratore
Un'ordinanza della Cassazione affronta il tema della mutatio libelli nel contesto di una causa per risarcimento danni da furto di merci. A seguito del fallimento della società danneggiata, la compagnia assicurativa, già intervenuta nel processo, riassume la causa chiedendo la condanna diretta a proprio favore. La Corte suprema rigetta il ricorso della società responsabile, stabilendo che l'intervento dell'assicuratore in surroga è autonomo e la modifica della domanda non costituisce una mutatio libelli vietata, consolidando i diritti procedurali della compagnia.
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Ricorso inammissibile: il principio di autosufficienza
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile in un caso di revocatoria fallimentare. La decisione si fonda sulla violazione del principio di autosufficienza del ricorso e sull'applicazione della regola della "doppia conforme", che si verifica quando due corti di merito giungono alla stessa conclusione. La Corte ha sottolineato che il ricorso non conteneva gli elementi necessari per essere esaminato nel merito, confermando così la condanna al pagamento emessa nei gradi precedenti.
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Responsabilità sindaci: il ricorso in Cassazione
Un sindaco revisore ricorre in Cassazione contro una condanna per i danni causati a una società, poi fallita, a seguito di un omesso controllo su operazioni contabili fittizie. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo l'importanza del principio di autosufficienza del ricorso e i limiti alla revisione dei fatti in caso di "doppia conforme". La decisione sottolinea la severità con cui viene valutata la responsabilità sindaci nel vigilare sulla corretta gestione aziendale.
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Concordato in continuità: la Cassazione riesamina
Una società in concordato in continuità si è vista respingere il piano dalla Corte d'Appello perché destinava i flussi di cassa futuri ai creditori chirografari prima di soddisfare integralmente i privilegiati. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8491/2024, non ha deciso nel merito ma ha ritenuto la questione di tale importanza da rimettere la causa in pubblica udienza, aprendo a un possibile ripensamento della giurisprudenza sul tema del concordato in continuità.
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Revocatoria fallimentare: conta il pagamento, non l’ordine
Una società creditrice, dopo aver ottenuto un pagamento tramite pignoramento presso terzi, si è vista contestare l'operazione con una revocatoria fallimentare. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che, ai fini della revocatoria, l'atto rilevante è il pagamento effettivo e non la precedente ordinanza di assegnazione del credito. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché contrario a un principio di diritto consolidato.
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Progetto di stato passivo: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8485/2024, chiarisce l'inammissibilità dell'opposizione avverso il mero 'progetto di stato passivo' in una procedura di liquidazione coatta amministrativa. La Corte ha stabilito che tale atto, essendo meramente preparatorio e non definitivo, non può essere impugnato. L'impugnazione è consentita solo contro lo stato passivo esecutivo. La decisione sottolinea la necessità di un 'interesse ad agire' concreto, che manca nel caso di un atto non ancora vincolante.
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Azione revocatoria: solvibilità coobbligati irrilevante
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8542/2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di azione revocatoria. Anche se esistono altri debitori solidali solvibili, l'atto con cui uno di essi diminuisce la propria garanzia patrimoniale, ad esempio costituendo un fondo patrimoniale, può essere revocato. La valutazione del danno per il creditore (eventus damni) va fatta esclusivamente sul patrimonio del debitore che ha compiuto l'atto, senza considerare la capacità economica degli altri coobbligati.
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Revocatoria fallimentare: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha confermato l'inefficacia di una vendita immobiliare tramite azione di revocatoria fallimentare. La corte ha ribadito che la valutazione dei presupposti, come la sproporzione del prezzo e la conoscenza dello stato di insolvenza del venditore, deve essere fatta con riferimento alla data del contratto definitivo, non del preliminare. È stato inoltre chiarito che l'esenzione dalla revocatoria per gli 'immobili da costruire' non si applica a edifici già ultimati. L'acquirente non è riuscito a superare la presunzione legale di conoscenza dello stato di insolvenza della società venditrice.
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Omessa pronuncia: la Cassazione cassa la decisione
Un Comune, dopo aver saldato i debiti verso i lavoratori della propria società in-house fallita, ha chiesto di essere ammesso al passivo fallimentare. Il Tribunale ha respinto la domanda. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione non per il merito della questione, ma per un vizio procedurale: la cosiddetta "omessa pronuncia". Il Tribunale, infatti, non aveva esaminato la domanda subordinata del Comune, basata su un accordo espromissivo, rendendo la sua decisione nulla. Il caso è stato rinviato al Tribunale per una nuova valutazione.
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Credito prededucibile: Cassazione chiarisce i criteri
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8421/2024, ha accolto il ricorso di una professionista contro il rigetto della sua domanda di ammissione di un credito prededucibile in un fallimento. La Corte ha stabilito che l'utilità della prestazione, resa in una precedente procedura di concordato poi fallita, deve essere valutata 'ex ante'. Inoltre, ha chiarito che nel giudizio di opposizione allo stato passivo è ammissibile la produzione di nuovi documenti a supporto della domanda originaria e ha censurato l'omessa motivazione del giudice di merito su una parte della richiesta.
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