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Diritto Fallimentare

Interruzione prescrizione: vale la nota di rateizzo?
La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini dell'interruzione prescrizione di un debito fiscale, la nota di accoglimento di un'istanza di rateizzazione costituisce una prova presuntiva sufficiente dell'avvenuto riconoscimento del debito da parte del debitore. Il giudice di merito aveva errato nel pretendere la produzione dell'istanza originale, incorrendo in un vizio di 'motivazione apparente'. La Corte ha cassato la decisione, affermando che dal fatto noto (l'accoglimento della rateizzazione) si può logicamente desumere il fatto ignoto (l'istanza del debitore che interrompe i termini).
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Cartella di pagamento a fallito: quando è impugnabile?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il curatore fallimentare non ha un interesse giuridico a impugnare una cartella di pagamento per tardività della notifica. Una volta dichiarato il fallimento, il credito tributario deve essere fatto valere esclusivamente tramite insinuazione al passivo. Di conseguenza, l'eventuale annullamento della cartella non impedirebbe all'ente di riscossione di presentare la domanda al passivo, rendendo l'impugnazione della cartella di pagamento un'azione priva di utilità pratica per la procedura fallimentare. La Corte ha quindi cassato la sentenza di merito senza rinvio, dichiarando la causa improponibile.
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Revocatoria fallimentare: quando si applica?
La Corte di Cassazione ha stabilito che un pagamento ricevuto da un professionista, effettuato da una società dopo la presentazione di una domanda di concordato preventivo poi dichiarata inammissibile, non può essere automaticamente dichiarato inefficace ai sensi dell'art. 167 della legge fallimentare. La Corte ha chiarito che, in assenza di ammissione alla procedura di concordato, l'unica azione esperibile dal curatore fallimentare è la revocatoria fallimentare, disciplinata dall'art. 67 l. fall., che consente al convenuto di sollevare specifiche eccezioni di irrevocabilità. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione alla luce di questo principio.
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Relazione attestatore: quando è insufficiente?
La Corte di Cassazione ha confermato il fallimento di una società, respingendo il suo ricorso. La decisione si fonda sull'inadeguatezza della relazione attestatore presentata a supporto della domanda di concordato preventivo. I giudici hanno ritenuto il documento vago, generico e privo di un'analisi approfondita sulla concreta fattibilità del piano, considerandolo una ragione sufficiente e autonoma per rigettare le doglianze dell'impresa.
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Ricorso inammissibile: gli errori da non fare
L'appello di una società di trasporti alla Corte di Cassazione è stato dichiarato un ricorso inammissibile. L'azienda cercava il riconoscimento di un credito privilegiato nei confronti di una società in concordato preventivo. La Corte ha riscontrato che il ricorso era proceduralmente viziato, in quanto criticava la sentenza di primo grado anziché quella d'appello e sollevava questioni di fatto impropriamente formulate come violazioni di legge, impedendo qualsiasi esame nel merito.
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Responsabilità committente: quando la prova non basta
Una società fallita ha citato in giudizio l'acquirente dei suoi beni per i danni subiti al capannone durante le operazioni di asporto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione d'appello. La Corte ha stabilito che, a causa della negligenza della stessa curatela fallimentare nel supervisionare le operazioni, non era possibile raggiungere la prova certa della colpevolezza dell'incaricato all'asporto. Di conseguenza, è venuta meno anche la responsabilità committente della società acquirente.
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Scientia decoctionis: quando il creditore sa dell’insolvenza
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8954/2024, conferma la revoca di pagamenti ricevuti da una società fornitrice, ritenendo provata la sua scientia decoctionis. La decisione si basa su una serie di indizi, come ritardi nei pagamenti e piani di rientro, che, nel loro complesso, dimostravano la consapevolezza dello stato di insolvenza del debitore. Il ricorso della fornitrice è stato dichiarato inammissibile.
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Usucapione tra coniugi: è possibile? La Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8931/2024, ha stabilito che l'usucapione tra coniugi non può maturare durante il matrimonio. La legge, infatti, prevede una causa di sospensione dei termini necessari per l'acquisto della proprietà per usucapione, a tutela del rapporto coniugale. Il caso riguardava una moglie che, a seguito del fallimento del marito, rivendicava la metà dei beni immobili aziendali e della casa familiare, sostenendo di averli posseduti ininterrottamente. La Corte ha respinto il ricorso, confermando che il termine per l'usucapione non decorre tra i coniugi.
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Pagamento del terzo revocatoria: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato la revoca di pagamenti effettuati da una società terza (controllante) in favore di un creditore della società poi fallita (controllata). La decisione si fonda sul principio che, ai fini della revocatoria fallimentare, rileva la provenienza sostanziale dei fondi. In questo caso, i pagamenti sono stati considerati un'anticipazione sul prezzo di una successiva cessione di ramo d'azienda, e quindi gravanti sul patrimonio della società fallita. La Suprema Corte ha chiarito che il pagamento del terzo revocatoria è possibile quando si dimostra che l'operazione ha, di fatto, sottratto risorse ai creditori.
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Fattibilità del piano: quando un ricorso è inammissibile
Una società immobiliare, dichiarata fallita dopo la bocciatura della sua proposta di concordato, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un difetto di motivazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che la valutazione sulla fattibilità del piano spetta al giudice di merito. In questo caso, la Corte d'Appello aveva ampiamente e logicamente motivato l'irrealizzabilità del piano, basandosi su dati incompleti, una rappresentazione inesatta del passivo e un'evidente sopravvalutazione dell'attivo.
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Competenza concordato preventivo: pendenza e sede legale
Una società in liquidazione, dopo aver ricevuto una richiesta di fallimento dal Pubblico Ministero presso un tribunale, trasferiva la propria sede legale e presentava domanda di concordato preventivo presso il nuovo tribunale competente per territorio. La Corte di Cassazione ha stabilito la competenza del primo tribunale, quello dove era stata originariamente depositata l'istanza di fallimento, applicando il principio di continenza. Secondo la Corte, la pendenza di un procedimento prefallimentare attrae la competenza per la successiva domanda di concordato, per garantire l'unità e la coerenza della gestione della crisi d'impresa, rigettando il ricorso della società.
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Giudicato decreto ingiuntivo: la sua forza nel fallimento
La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudicato formatosi su un decreto ingiuntivo non opposto prima del fallimento impedisce al giudice fallimentare di dichiarare la nullità del contratto sottostante. Il credito, basato su un titolo divenuto definitivo, copre sia il dedotto che il deducibile, cristallizzando la validità del rapporto e rendendolo opponibile alla massa dei creditori. Di conseguenza, la pretesa del creditore, anche per il riconoscimento di un privilegio, non può essere respinta sulla base di una presunta invalidità del titolo contrattuale.
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Revocatoria compenso avvocato: quando è a rischio?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8900/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un legale contro la revocatoria del compenso ricevuto da una società poi fallita. La Corte ha chiarito che il pagamento non rientra né tra le prestazioni di collaboratori esenti da revocatoria, né tra gli atti di normale esercizio d'impresa, confermando la piena applicabilità dell'azione di revocatoria del compenso avvocato in questi contesti.
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Revocatoria pagamento terzo garante: la Cassazione
Una società creditrice riceve pagamenti da un fideiussore per un debito di una società poi fallita. Il fideiussore si rivale sulla società, depauperandone il patrimonio. La Cassazione, confermando la decisione di merito, ha chiarito che tale operazione rientra nell'ambito della revocatoria pagamento terzo garante, rendendo il pagamento inefficace nei confronti del fallimento. Il ricorso della creditrice è stato dichiarato inammissibile perché, pur con una errata classificazione giuridica da parte della Corte d'Appello, la sostanza della decisione era corretta: la creditrice era a conoscenza dello stato di insolvenza del debitore.
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Interruzione processo: cosa succede se non si dichiara?
Un imprenditore, dichiarato fallito nel corso di una causa per inadempimento contrattuale, non comunica l'evento al giudice. I giudici di merito ritengono validi gli atti successivi, poiché la parte non può beneficiare della propria omissione. La Cassazione, prima di decidere, emette un'ordinanza interlocutoria per acquisire i fascicoli e ricostruire l'intera vicenda, sottolineando la complessità della questione sull'interruzione del processo.
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Pegno irregolare su polizze: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo a un pegno irregolare su una polizza assicurativa di tipo "unit linked". Una società fallita aveva contestato dei pagamenti effettuati a favore di un istituto di credito. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che la polizza, priva di garanzia di restituzione del capitale, è uno strumento finanziario e il pegno su di essa è di natura irregolare, rendendo inapplicabile la normativa fallimentare invocata dal ricorrente.
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Inefficacia pagamenti: la regola dell’ora zero
Una grande compagnia aerea in amministrazione straordinaria aveva effettuato un pagamento a una società di servizi aeroportuali. La Corte di Cassazione ha confermato il principio di 'inefficacia dei pagamenti' noto come 'regola dell'ora zero', stabilendo che i pagamenti eseguiti dal debitore nello stesso giorno di emissione del decreto di amministrazione sono inefficaci a partire dalla mezzanotte di quel giorno. La decisione della Corte d'Appello, che richiedeva la prova dell'orario esatto del pagamento rispetto al decreto, è stata annullata. Questa sentenza consolida la certezza del diritto sugli effetti delle procedure concorsuali e chiarisce l'ambito dell'inefficacia pagamenti amministrazione straordinaria.
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Ripetizione indebito banca: assegni del fallito
Un istituto di credito paga assegni emessi da un'impresa dopo la sua dichiarazione di fallimento. La Corte di Cassazione, riformando le decisioni precedenti, stabilisce che la banca ha pieno diritto alla ripetizione dell'indebito nei confronti dei terzi beneficiari. Il pagamento, basato su un mandato inefficace a causa del fallimento, costituisce un versamento privo di causa e, come tale, è recuperabile.
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Irrisorietà della pretesa: no indennizzo per lungaggine
La Corte di Appello di Ancona ha respinto una richiesta di indennizzo per l'eccessiva durata di una procedura fallimentare (oltre 10 anni). Sebbene la durata fosse irragionevole, la Corte ha negato il risarcimento a causa dell'irrisorietà della pretesa della società creditrice, un credito chirografario di soli 676,32 euro. La decisione si fonda sul principio 'de minimis non curat praetor', stabilendo che un pregiudizio, per essere indennizzabile, deve superare una soglia minima di gravità, che in questo caso non è stata raggiunta.
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Prelazione conduttore: esclusa in vendita fallimentare
Una fondazione sanitaria, conduttrice di un immobile di proprietà di una società fallita, rivendicava il proprio diritto di prelazione del conduttore dopo la vendita del bene in un'asta fallimentare. Il contratto di locazione era stato stipulato direttamente dal curatore dopo la dichiarazione di fallimento. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la prelazione legale non si applica automaticamente in questi casi. A differenza dei contratti preesistenti in cui il curatore subentra, un contratto stipulato dal curatore è un atto di 'gestione processuale' finalizzato a tutelare i creditori. Pertanto, il diritto di prelazione deve essere espressamente pattuito nel contratto con l'autorizzazione degli organi della procedura.
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