LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto Fallimentare

Fascicolo di parte mancante: rinvio della causa
Un'ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione affronta il problema del fascicolo di parte mancante. La Corte, impossibilitata a decidere nel merito a causa dell'assenza del fascicolo del ricorrente, ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo, ordinando alla Cancelleria di effettuare le necessarie ricerche per ritrovare la documentazione essenziale per la prosecuzione del giudizio.
Continua »
Ricorso per cassazione sovraindebitamento: quando è inammissibile
Una famiglia di debitori si rivolge alla Corte di Cassazione dopo che il Tribunale ha revocato l'apertura della loro procedura di liquidazione del patrimonio, a seguito del reclamo di una banca. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, specificando che il provvedimento di revoca non ha carattere decisorio e non preclude la riproposizione della domanda. Questo chiarisce i limiti del ricorso per cassazione sovraindebitamento in fasi non definitive della procedura.
Continua »
Opposizione stato passivo: termine per il deposito
Una creditrice ha impugnato l'esclusione del suo credito dallo stato passivo di una banca. La Cassazione ha confermato l'inammissibilità dell'azione, ribadendo che nell'opposizione stato passivo termine e formalità sono cruciali. Il mancato deposito del ricorso notificato almeno cinque giorni prima dell'udienza costituisce un errore procedurale insanabile, che comporta l'abbandono dell'opposizione, a prescindere dalla costituzione della controparte.
Continua »
Recupero aiuti di Stato: la Cassazione e i termini
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'obbligo di recupero aiuti di Stato, imposto da una decisione della Commissione Europea, prevale sulle norme procedurali nazionali. In un caso di fallimento, la domanda di ammissione al passivo presentata da un ente pubblico oltre il termine di un anno non può essere dichiarata inammissibile. Il giudice nazionale deve disapplicare la norma interna che ostacola l'effettiva applicazione del diritto comunitario, garantendo così il primato del diritto dell'Unione Europea e la tutela della concorrenza nel mercato interno.
Continua »
Errore di fatto in Cassazione: ordinanza revocata
La Corte di Cassazione revoca una propria ordinanza a causa di un errore di fatto. Inizialmente, aveva dichiarato un ricorso improcedibile per il presunto mancato deposito della relata di notifica della sentenza impugnata. Il ricorrente ha però dimostrato, tramite una copia conforme rilasciata dalla stessa cancelleria della Corte, che il documento era stato regolarmente depositato. La Corte, riconosciuto l'errore, ha revocato la precedente decisione e ha riesaminato il ricorso nel merito, rigettandolo.
Continua »
Competenza territoriale crisi d’impresa: sede legale
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in materia di competenza territoriale crisi d'impresa, il trasferimento della sede legale di una società nell'anno antecedente il deposito della domanda di accesso a una procedura concorsuale non è rilevante. La giurisdizione rimane radicata presso il tribunale della sede precedente, in applicazione della norma anti-abuso (c.d. forum shopping) prevista dal Codice della Crisi. La Corte ha inoltre chiarito che il tribunale può dichiarare la propria incompetenza anche dopo aver emesso provvedimenti iniziali, non appena riceve la documentazione completa per decidere sull'ammissione alla procedura.
Continua »
Bancarotta fraudolenta e nullità dei contratti
La Corte di Cassazione chiarisce che un contratto stipulato per realizzare una bancarotta fraudolenta è nullo per violazione di norme imperative. Tuttavia, nel caso di specie, il ricorso di una società in amministrazione straordinaria è stato rigettato. La Corte ha ritenuto che la valutazione del tribunale di merito, secondo cui i contratti di locazione non erano funzionalmente collegati all'operazione distrattiva, costituisce un accertamento di fatto non sindacabile in sede di legittimità. Di conseguenza, è stata confermata l'ammissione al passivo del credito per i canoni non pagati.
Continua »
Contratto e bancarotta: quando è nullo l’accordo?
Una società in amministrazione straordinaria ha contestato la validità di contratti di locazione, sostenendo che facessero parte di un'operazione di bancarotta fraudolenta. La Corte di Cassazione, pur ribadendo che gli atti costitutivi del reato di bancarotta per distrazione sono civilmente nulli, ha rigettato il ricorso. La Corte ha chiarito che l'accertamento del collegamento fattuale tra il singolo contratto e l'operazione distrattiva è una valutazione di merito, non sindacabile in sede di legittimità, confermando la decisione del tribunale che aveva escluso tale collegamento nel caso specifico.
Continua »
Nullità del contratto: quando è reato? Spiegato
Una società in amministrazione straordinaria ha contestato la validità di un contratto di locazione, sostenendo che fosse parte di uno schema fraudolento e quindi nullo. La Corte di Cassazione, pur correggendo il ragionamento giuridico del tribunale di merito e affermando che un contratto che integra un reato (come la bancarotta fraudolenta) è effettivamente soggetto alla nullità del contratto, ha tuttavia respinto il ricorso. La decisione si è fondata sull'accertamento di fatto del giudice di merito — insindacabile in sede di legittimità — secondo cui il contratto di locazione era un atto indipendente e non funzionalmente collegato all'operazione fraudolenta contestata.
Continua »
Leasing traslativo: riduzione penale anche se non chiesta
In una causa relativa a un contratto di leasing traslativo, una società utilizzatrice, poi fallita, aveva chiesto la restituzione dei canoni versati. Il Tribunale aveva ridotto la penale contrattuale, ma la Corte d'Appello aveva annullato la decisione per ultrapetizione, non essendo stata chiesta esplicitamente la riduzione. La Corte di Cassazione ha ribaltato la sentenza d'appello, stabilendo che la richiesta di applicazione dell'art. 1526 c.c. include implicitamente il potere del giudice di ridurre una penale manifestamente eccessiva, senza necessità di una domanda specifica.
Continua »
Condanna alle spese: quando l’erede paga in giudizio
La Corte di Cassazione ha stabilito che la condanna alle spese processuali è legittima nei confronti dell'erede che, pur essendo stato chiamato in giudizio da terzi, si costituisce e prende una posizione processuale risultata poi perdente. Nel caso specifico, l'erede del liquidatore di una società aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado, che è stata poi riformata in appello. La Suprema Corte ha chiarito che tale condotta, a prescindere dalle modalità di ingresso nel processo, qualifica l'erede come parte soccombente, giustificando l'addebito dei costi legali.
Continua »
Inammissibilità del ricorso: motivi fattuali e confusi
La Corte di Cassazione dichiara l'inammissibilità del ricorso presentato da un ex liquidatore contro una società cooperativa. La decisione si fonda sulla presentazione confusa e indistinta dei motivi, che mescolavano questioni di diritto a valutazioni di mero fatto, non riesaminabili in sede di legittimità. La Corte ha inoltre confermato il rigetto della domanda di compensazione del professionista, poiché il suo credito non era né liquido né di pronta liquidazione.
Continua »
Nullità contratto distrazione patrimoniale: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sulla nullità del contratto per distrazione patrimoniale. Un contratto che integra il reato di bancarotta fraudolenta è nullo per violazione di norme imperative. Nel caso specifico, una società in amministrazione straordinaria contestava la validità di un contratto di locazione, ritenendolo parte di una più ampia operazione distrattiva. Sebbene la Corte abbia corretto la motivazione del giudice di merito, ha rigettato il ricorso perché non è stato provato il collegamento funzionale tra la distrazione degli immobili e il successivo contratto di locazione, il quale è stato ritenuto un atto separato e non uno strumento della distrazione stessa.
Continua »
Subentro del commissario: basta la non-rinuncia?
La Corte di Cassazione ha stabilito che per il subentro del commissario in un contratto pendente non sono necessarie formule sacramentali. Una dichiarazione di non voler esercitare la facoltà di recesso, se chiara e inequivocabile nel contesto, è sufficiente a manifestare la volontà di proseguire il rapporto, garantendo così il credito in prededuzione. La Corte ha inoltre chiarito che anche un contratto d'appalto per manutenzioni programmate può rientrare tra i contratti ad esecuzione continuata o periodica.
Continua »
Domanda di risoluzione: limiti e preclusioni fallimento
Una società acquirente, dopo aver inviato una lettera per la risoluzione di un contratto preliminare per inadempimento della venditrice, si è vista rigettare la domanda di insinuazione al passivo del fallimento di quest'ultima. La Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo che nel giudizio di opposizione allo stato passivo non è possibile modificare la domanda (neanche a titolo di 'emendatio libelli'). Inoltre, una semplice comunicazione stragiudiziale di risoluzione, non seguita da un'azione giudiziaria prima del fallimento, non è opponibile alla curatela, rendendo la domanda di risoluzione improponibile.
Continua »
Diritto di difesa: sentenza nulla se decisa in anticipo
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d'Appello che confermava una dichiarazione di fallimento. Il motivo è una grave violazione procedurale: la decisione è stata presa prima della scadenza dei termini concessi alle parti per il deposito delle memorie conclusive. Questo agire, secondo la Suprema Corte, lede in modo insanabile il diritto di difesa e il principio del contraddittorio, comportando la nullità della sentenza, a prescindere da quali argomenti le parti avrebbero potuto esporre. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione nel pieno rispetto delle regole processuali.
Continua »
TFR non versato: chi può chiederlo in caso di fallimento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9028/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di TFR non versato al fondo pensione in caso di fallimento del datore di lavoro. Se l'azienda insolvente trattiene le quote di TFR destinate alla previdenza complementare senza versarle, il diritto di richiederle nel passivo fallimentare spetta, di regola, al lavoratore e non al fondo pensione. Questo perché il conferimento del TFR si configura come una delegazione di pagamento che si estingue con il fallimento, ripristinando la piena titolarità del credito in capo al dipendente. Solo in presenza di una specifica e provata cessione del credito, la legittimazione spetterebbe al fondo.
Continua »
TFR non versato: chi può chiederlo in caso di fallimento?
La Corte di Cassazione stabilisce che, in caso di fallimento del datore di lavoro, il lavoratore ha il diritto di richiedere il TFR non versato al fondo pensione complementare. L'operazione non è una cessione di credito, ma una delegazione di pagamento che si risolve con l'inadempimento, restituendo al lavoratore la piena titolarità delle somme.
Continua »
Legittimazione del fallito: quando può agire in giudizio?
Un socio di una società fallita impugna una sentenza tributaria sfavorevole alla società, dopo che il curatore aveva deciso di non appellare. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la legittimazione del fallito a agire in giudizio sussiste solo in caso di provata inerzia del curatore, non quando vi sia una scelta processuale consapevole.
Continua »
Prededuzione del credito: esclusa senza subentro formale
La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di uno studio legale che richiedeva il riconoscimento della prededuzione e del privilegio per un credito professionale nei confronti di una società in amministrazione straordinaria. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che la semplice prosecuzione dell'attività professionale dopo l'apertura della procedura non è sufficiente a garantire la prededuzione del credito. È necessaria un'espressa e formale dichiarazione di subentro nel contratto da parte del commissario straordinario. In sua assenza, i crediti sorti prima della procedura restano chirografari. Anche il privilegio è stato negato, poiché non è stato provato il carattere personale e prevalente della prestazione svolta.
Continua »