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Diritto Fallimentare

Contributi previdenziali lavoratore: quando sono dovuti?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 10084/2025, ha chiarito che in caso di fallimento, il lavoratore ha diritto di insinuarsi al passivo per la retribuzione lorda, comprensiva della quota dei contributi previdenziali lavoratore che il datore di lavoro ha trattenuto ma non versato. La Corte ha stabilito che la mancata corresponsione dei contributi all'ente previdenziale rende il datore di lavoro debitore dell'intera somma verso il dipendente. Il ricorso della società fallita è stato quindi rigettato.
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Insinuazione al passivo: TFR e crediti futuri
Una società che, in seguito a una retrocessione di ramo d'azienda, si era fatta carico di debiti lavorativi (ferie, TFR) di un'altra impresa, poi fallita, ha tentato l'insinuazione al passivo per recuperare tali somme. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo principi chiari: per l'azione surrogatoria è necessaria la prova rigorosa del pagamento, e i crediti futuri come il TFR non ancora maturato non possono essere ammessi al passivo fallimentare, neppure con riserva.
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TFR datore di lavoro fallito: il diritto del lavoratore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 10082/2025, ha stabilito che il lavoratore ha il diritto di richiedere l'intero ammontare del suo TFR al datore di lavoro fallito, anche per le quote che l'azienda avrebbe dovuto versare al Fondo di Tesoreria dell'INPS. La sentenza chiarisce che il TFR mantiene sempre la sua natura di credito retributivo e l'inadempimento del datore di lavoro non trasferisce il debito all'INPS, legittimando pienamente l'azione del dipendente nell'ambito della procedura fallimentare.
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Equa riparazione: quando una pretesa è irrisoria?
La Corte di Cassazione ha stabilito che per negare l'equa riparazione per irragionevole durata del processo, la pretesa non può essere definita irrisoria solo in base al suo valore economico. È necessaria una valutazione combinata che consideri anche le condizioni personali e patrimoniali del richiedente. Nel caso di specie, una richiesta di circa 6.200 euro da parte di una società non è stata ritenuta automaticamente irrisoria, rigettando il ricorso del Ministero della Giustizia. La presunzione di insussistenza del pregiudizio per pretese di valore esiguo è relativa e spetta all'amministrazione fornire la prova contraria.
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Appalti settori speciali: obblighi di progettazione
La Cassazione chiarisce la disciplina degli appalti settori speciali, confermando che l'appaltatore può essere contrattualmente obbligato a redigere una parte della progettazione esecutiva. Nel caso di specie, la mancata elaborazione del progetto per trivellazioni specialistiche ha legittimato la risoluzione del contratto per inadempimento e l'azzeramento del credito dell'impresa tramite compensazione con i danni subiti dalla committente.
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Insinuazione al passivo TFR: quando è escluso il credito
La Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta di una società di ammettere al passivo del fallimento di un'altra impresa un credito per TFR e ferie dei dipendenti trasferiti. La Corte ha chiarito che l'insinuazione al passivo TFR è inammissibile se il rapporto di lavoro prosegue con il nuovo datore, poiché il credito non è ancora esigibile al momento della dichiarazione di fallimento, configurandosi come un credito futuro. La domanda relativa alle ferie è stata respinta per mancanza di prova del pagamento.
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Rinuncia al ricorso: estinzione e condanna alle spese
Una società in liquidazione, dopo aver presentato ricorso in Cassazione, vi rinuncia a causa di una procedura di concordato preventivo. La controparte non accetta formalmente la rinuncia. La Corte Suprema dichiara estinto il giudizio per rinuncia al ricorso, ma condanna la società rinunciante al pagamento di tutte le spese processuali, quantificate in oltre 18.000 euro, proprio a causa della mancata accettazione.
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Estinzione del giudizio per rinuncia: guida pratica
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio per rinuncia a seguito di un accordo transattivo tra le parti. Una società aveva impugnato una sentenza della Corte d'Appello, ma ha successivamente rinunciato al ricorso. La Corte ha formalizzato la fine del processo senza pronunciarsi sulle spese, dato che la controparte non si era costituita per difendersi.
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Responsabilità solidale: venditore e agenzia pagano
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9969/2025, ha stabilito il principio di responsabilità solidale tra una società venditrice, poi fallita, e l'agenzia immobiliare mediatrice. Una promissaria acquirente aveva versato una cospicua somma per un immobile da costruire, scoprendo poi che la venditrice non era proprietaria del terreno. La Corte ha chiarito che, nonostante la diversa natura delle responsabilità (contrattuale per la venditrice, extracontrattuale per il mediatore), entrambe le parti hanno concorso a causare un unico danno patrimoniale all'acquirente. Di conseguenza, l'agenzia può essere condannata a risarcire l'intero danno, inclusa la somma versata alla venditrice insolvente, a causa della sua violazione dei doveri di corretta informazione.
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Revocatoria fallimentare: il momento del pagamento
La Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale in materia di revocatoria fallimentare. In caso di escussione di un pegno, il momento rilevante per il calcolo del periodo sospetto non è quello dell'imputazione contabile della somma, ma quello della 'monetizzazione del pegno', ovvero della vendita del bene. Nel caso esaminato, una curatela fallimentare aveva agito contro una banca per revocare un pagamento, ma la Corte ha stabilito che la vendita dei titoli in pegno, avvenuta fuori dal periodo sospetto, costituiva il pagamento effettivo, rendendo l'azione inefficace.
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Pegno irregolare: quando è revocabile in fallimento?
La Corte di Cassazione conferma la revoca di un pagamento eseguito in favore di una banca. La Corte chiarisce che un pegno su somme di denaro è 'regolare' se la banca non può disporre liberamente della somma prima dell'inadempimento del debitore. Di conseguenza, l'incameramento della somma costituisce un pagamento, soggetto ad azione revocatoria fallimentare se la banca era a conoscenza dello stato di insolvenza del cliente, provato in questo caso dall'aver classificato il rapporto 'a sofferenza'.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso
Un Organismo di Composizione della Crisi (OCC) impugnava un decreto che confermava un compenso unitario per il liquidatore. Durante il giudizio in Cassazione, l'OCC rinunciava al ricorso a seguito di un accordo. La Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio, specificando che in caso di rinuncia non si applica il raddoppio del contributo unificato.
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Nullità contratti distrazione: spin-off e tutele
Una società in amministrazione straordinaria si opponeva all'ammissione al passivo di crediti per canoni di locazione, sostenendo la nullità dei contratti perché parte di un'operazione di distrazione patrimoniale. La Corte di Cassazione, pur correggendo la motivazione del giudice di merito e affermando il principio della nullità del "reato-contratto", ha rigettato il ricorso. La decisione si fonda sull'insindacabilità dell'accertamento di fatto del tribunale, secondo cui i contratti di locazione erano indipendenti dalla precedente operazione distrattiva, evidenziando i limiti del giudizio di legittimità sulla valutazione delle prove.
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Contratti in frode alla legge: la Cassazione decide
Una società in amministrazione straordinaria contestava la validità di alcuni contratti di locazione, sostenendo che fossero parte di un'operazione illecita volta a sottrarre patrimonio ai creditori, configurando così dei contratti in frode alla legge. La Corte di Cassazione, pur correggendo la motivazione del tribunale e affermando che un contratto può essere nullo se integra una fattispecie di reato (come la bancarotta), ha rigettato il ricorso. La decisione si fonda sul fatto che la valutazione del tribunale, secondo cui i contratti di locazione erano di fatto scollegati dall'operazione distrattiva, costituisce un apprezzamento di merito non sindacabile in sede di legittimità.
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Liquidazione succursale UE: i poteri del liquidatore
La Corte di Cassazione esamina un caso di rilevanza nomofilattica sulla liquidazione succursale UE. La questione centrale riguarda la titolarità del commissario liquidatore della filiale italiana di un'impresa europea ad avviare un'azione di inefficacia. Data l'assenza di precedenti e di normative specifiche sul coordinamento tra procedure concorsuali transfrontaliere, la Corte ha rinviato la causa a pubblica udienza per una decisione approfondita.
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Pagamento anticipato: quando è inefficace?
Una società fornitrice ha ricevuto un pagamento anticipato da un'impresa poi finita in amministrazione straordinaria. Le corti hanno dichiarato inefficace il pagamento, poiché il contratto lo legava all'emissione di stati di avanzamento lavori (S.A.L.) non ancora avvenuta. La Cassazione ha confermato, respingendo le censure sulla motivazione, sulla presunta violazione della buona fede e sul travisamento della prova.
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Pagamento anticipato debito: inefficacia nel fallimento
La Corte di Cassazione ha confermato che il pagamento anticipato debito, effettuato da una società poi fallita entro i due anni antecedenti la dichiarazione di fallimento, è inefficace nei confronti dei creditori. Anche se il contratto di finanziamento prevedeva la facoltà di estinzione anticipata, tale clausola non prevale sulla norma fallimentare (art. 65 L. Fall.), posta a tutela della parità di trattamento dei creditori (par condicio creditorum). La Corte ha ritenuto irrilevante la tesi difensiva dell'istituto di credito, ribadendo l'oggettività del presupposto dell'anticipazione del pagamento.
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Accertamento induttivo: onere della prova del fallito
Una società omette la dichiarazione dei redditi, subendo un accertamento induttivo. Dichiarata fallita, il suo ex legale rappresentante ottiene una riduzione del debito in appello. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9710/2025, ribalta la decisione, chiarendo che in caso di accertamento induttivo, le sole scritture contabili non bastano a vincere le presunzioni dell'Amministrazione Finanziaria. L'onere di provare l'effettiva esistenza dei costi e delle operazioni ricade interamente sul contribuente, anche se fallito.
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Azione revocatoria locazione: quando è inefficace
Una società debitrice concede in locazione un immobile ipotecato, rendendo più difficile l'espropriazione da parte del creditore. Il creditore agisce con un'azione revocatoria locazione. La Corte di Cassazione conferma l'inefficacia del contratto, chiarendo che sono revocabili anche gli atti che semplicemente complicano il recupero del credito e che la nullità per mancata interruzione del processo a seguito di fallimento di una parte può essere eccepita solo dal curatore fallimentare.
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Errore materiale spese legali: la Cassazione corregge
La Corte di Cassazione corregge un proprio precedente provvedimento affetto da errore materiale. L'ordinanza originale aveva erroneamente condannato la parte soccombente a pagare le spese legali alla controparte, nonostante quest'ultima, una procedura fallimentare, fosse stata ammessa al patrocinio a spese dello Stato. Su istanza del difensore, la Corte ha rettificato il dispositivo, stabilendo che il pagamento delle spese deve essere effettuato in favore dell'Erario e non della parte privata.
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