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Diritto Fallimentare

Ricorso inammissibile: i limiti del giudizio
Una società, dichiarata fallita, ha presentato ricorso in Cassazione contestando la valutazione delle prove da parte della Corte d'Appello. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il giudizio di legittimità non consente un riesame dei fatti, compito esclusivo del giudice di merito. La ricorrente è stata anche condannata per lite temeraria a causa della manifesta infondatezza del ricorso.
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Notifica avviso udienza: rinvio per diritto difesa
La Corte di Cassazione ha disposto il rinvio di un ricorso contro una sentenza di fallimento. La decisione è scaturita dalla mancata notifica dell'avviso di udienza alla parte ricorrente e dalla scoperta del decesso del suo difensore, vizi procedurali che ledono il diritto di difesa e impongono la rinnovazione della comunicazione.
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Prova fallimento: bilanci informali non bastano
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società contro la propria dichiarazione di fallimento. La società non ha fornito una prova fallimento valida per dimostrare di essere al di sotto delle soglie dimensionali di legge. La Corte ha stabilito che bilanci informali, non approvati e non depositati, così come scritture contabili palesemente inattendibili, sono privi di valore probatorio. L'onere di fornire tale prova ricade interamente sull'imprenditore debitore.
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Onere della prova fallimento: chi deve dimostrarlo?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso del curatore fallimentare contro la revoca di una dichiarazione di fallimento. Il caso verteva sull'onere della prova fallimento a carico di una società che, pur non avendo depositato bilanci recenti, è riuscita a dimostrare di essere al di sotto delle soglie di fallibilità attraverso documentazione alternativa. La Corte ha ribadito che spetta al debitore fornire tale prova e che la valutazione dei fatti e delle prove alternative spetta insindacabilmente al giudice di merito, non potendo essere oggetto di riesame in sede di legittimità.
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Ricorso tardivo: quando l’appello è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso una sentenza di fallimento. La decisione si fonda sul mancato rispetto del termine di 30 giorni per l'impugnazione, configurando un ricorso tardivo. Il caso evidenzia l'importanza cruciale dei termini processuali nel diritto fallimentare.
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Rinvio per connessione: il caso della supersocietà
Un imprenditore, dichiarato fallito quale socio illimitatamente responsabile di una 'supersocietà di fatto', ricorre in Cassazione. La Corte, rilevando la pendenza di un altro procedimento connesso, dispone con ordinanza interlocutoria il rinvio per connessione della causa, al fine di garantire una trattazione congiunta ed evitare decisioni contrastanti.
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Azione revocatoria: ricorso inammissibile in Cassazione
La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza che aveva accolto un'azione revocatoria. La vendita di un immobile tra familiari era stata resa inefficace nei confronti di un creditore (un fallimento). Il ricorso è stato respinto per difetto di specificità, non avendo il ricorrente trascritto gli atti e i documenti essenziali a sostegno delle proprie tesi.
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Rinuncia al ricorso: estinzione del giudizio
Una società in liquidazione, dopo aver impugnato dinanzi alla Corte di Cassazione la sentenza di appello che confermava il suo fallimento, ha presentato un atto di rinuncia al ricorso. La Suprema Corte, prendendo atto della rinuncia e della mancata costituzione delle controparti, ha dichiarato l'estinzione del giudizio senza pronunciarsi sulle spese processuali.
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Simulazione assoluta: prova del pagamento non basta
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società contro la declaratoria di simulazione assoluta di un trasferimento immobiliare. Nonostante la società sostenesse di aver pagato il prezzo, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, sottolineando che il ricorso si basava su una inammissibile rivalutazione dei fatti e che le prove addotte non erano sufficienti a superare gli indizi della simulazione.
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Credito prededucibile: la Cassazione fa chiarezza
Una società di costruzioni in amministrazione straordinaria vede un credito professionale, sorto durante un precedente concordato con riserva, ammesso in prededuzione. La Corte di Cassazione cassa la decisione, stabilendo che per riconoscere un credito prededucibile è necessaria una valutazione di fatto, caso per caso, per determinare se l'atto che lo ha generato rientri nell'ordinaria o nella straordinaria amministrazione, un'analisi che il giudice di merito aveva omesso.
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Credito MBO prededucibile: sì in amministrazione
La Cassazione conferma il diritto di un dirigente a ricevere il bonus MBO come credito MBO prededucibile, maturato durante l'amministrazione straordinaria della società. La Corte ha stabilito che la prosecuzione del rapporto di lavoro implica un subentro automatico nel contratto, rendendo il credito funzionale alla continuità aziendale e quindi prededucibile.
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Onere prova fallimento: che fare se i bilanci mancano?
Una società dichiarata fallita impugna la decisione sostenendo di essere al di sotto delle soglie di fallibilità. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che l'onere della prova fallimento grava sul debitore. Se i bilanci prodotti sono ritenuti inattendibili, come in questo caso, spetta al debitore fornire prove alternative e credibili, non essendo sufficienti documenti informali come fogli di calcolo. La decisione della corte di merito sulla valutazione delle prove non è sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e non apparente.
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Norma imperativa e contratto: la Cassazione decide
Un Comune chiedeva il pagamento di canoni a una società fallita per l'uso di sue strutture, come previsto da un contratto. Il Tribunale rigettava la richiesta, ritenendo che una legge successiva (art. 202 Codice Ambiente), qualificata come norma imperativa, avesse trasformato il contratto da oneroso a gratuito (comodato), rendendo nulle le clausole di pagamento. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che la suddetta legge non è una norma imperativa e non può quindi causare la 'nullità virtuale' del contratto originario, che resta valido.
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Improcedibilità del ricorso: termini perentori
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso principale a causa del mancato deposito nei termini di legge (20 giorni dalla notifica). Di conseguenza, ha dichiarato inefficace anche il ricorso incidentale, seppur tardivo, poiché la sua esistenza dipende da quella del ricorso principale. La decisione sottolinea come il mancato rispetto delle scadenze procedurali porti all'assorbimento di tutte le questioni di merito, evidenziando il rigore formale necessario nei procedimenti giudiziari.
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Requisiti di fallibilità: la prova anche d’ufficio
Una società, dichiarata fallita in primo grado, ottiene la revoca della sentenza in appello dimostrando di non possedere i requisiti di fallibilità dimensionali. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, dichiara inammissibile il ricorso della curatela fallimentare, confermando che la prova sull'assenza di tali requisiti può essere acquisita d'ufficio dal giudice e la relativa questione può essere sollevata per la prima volta in sede di reclamo, data la natura pienamente devolutiva di tale giudizio.
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Improcedibilità ricorso: conseguenze sul tardivo
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso principale a causa del mancato deposito nei termini di legge (20 giorni dalla notifica). Un acquirente aveva impugnato il decreto che negava la prededucibilità del suo credito nel fallimento della società venditrice. A causa di questo vizio procedurale, anche il ricorso incidentale tardivo della curatela è stato dichiarato inefficace, sottolineando l'importanza cruciale del rispetto dei termini processuali per l'ammissibilità di un'impugnazione.
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Obbligo di rendicontazione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del curatore fallimentare di un'associazione sportiva, confermando l'obbligo di rendicontazione per tutti i fondi ricevuti da un'università pubblica. La Corte ha stabilito che tale obbligo deriva dalla natura pubblica dei fondi e non può essere limitato da specifiche clausole contrattuali. Ha inoltre confermato la giurisdizione del giudice ordinario per le controversie puramente patrimoniali, anche se derivanti da accordi con la pubblica amministrazione.
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Credito in prededuzione: l’utilità per la massa
Un Comune ha richiesto l'ammissione in prededuzione di un credito verso una società immobiliare fallita, relativo a opere di urbanizzazione non completate. La Corte di Cassazione, annullando la decisione del tribunale, ha stabilito che per riconoscere un credito in prededuzione non rileva la prevedibilità del fallimento al momento in cui l'obbligo è sorto. Il criterio decisivo è la funzionalità dell'obbligazione a conservare o incrementare il valore del patrimonio aziendale a beneficio della massa dei creditori, valutazione che spetta al giudice di merito.
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Estinzione del ricorso: cosa succede con la rinuncia
Una società in fallimento aveva impugnato un decreto di un Tribunale. Tuttavia, in Cassazione, ha rinunciato all'appello. Il Comune convenuto ha accettato la rinuncia. La Corte ha quindi dichiarato l'estinzione del ricorso e compensato le spese legali tra le parti, chiudendo definitivamente il caso.
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Debiti erariali: fallimento e somministrazione illecita
Una società cooperativa, dichiarata fallita per ingenti debiti erariali e contributivi, ha presentato ricorso sostenendo che tali debiti fossero imputabili a un'altra società, nell'ambito di una somministrazione illecita di manodopera. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sul fatto che la società non aveva mai impugnato gli avvisi di addebito e le cartelle esattoriali, atti che rendevano i debiti erariali certi e definitivi, legittimando così la dichiarazione di fallimento a prescindere dalla natura dei rapporti di lavoro sottostanti.
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