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Diritto Fallimentare

Opposizione stato passivo: onere della prova del creditore
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un professionista la cui richiesta di compenso in un fallimento era stata parzialmente respinta. La decisione si fonda su un principio procedurale cruciale: nell'opposizione allo stato passivo, il creditore ha l'onere di indicare specificamente tutti i documenti a sostegno della sua tesi, anche se già depositati nella fase precedente. La mancata indicazione di un documento chiave (una procura alle liti) è stata fatale, confermando la decisione del giudice che aveva ritenuto l'accordo originario sui compensi superato (novato).
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Compenso avvocato fallimento: la guida completa
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17965/2024, chiarisce le regole per la liquidazione del compenso dell'avvocato che assiste un fallimento. Se l'accordo transattivo con la controparte prevede un importo per le spese legali superiore a quello poi liquidato dal giudice delegato, il difensore ha diritto a recuperare la differenza a titolo di ingiustificato arricchimento. Tale diritto, però, è condizionato all'effettivo incasso della somma da parte della curatela fallimentare. La Corte ha inoltre specificato che il valore della controversia deve tenere conto di tutte le domande proposte, inclusa quella di risarcimento danni.
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Cessazione materia del contendere: il caso del concordato
Un creditore aveva impugnato in Cassazione il decreto del Tribunale relativo alla sua opposizione allo stato passivo di una società fallita. Nelle more del giudizio, è intervenuta l'omologazione di un concordato fallimentare proposto da un terzo, che prevedeva il pagamento integrale dei crediti oggetto di opposizione. Le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, portando la Corte a dichiarare la cessazione della materia del contendere, essendo venuto meno ogni motivo di contrasto.
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Credito prededucibile: quando non è ammesso
La Corte di Cassazione ha negato il riconoscimento di un credito prededucibile a un professionista per l'assistenza in una procedura di concordato preventivo. La Corte ha stabilito che la rinuncia alla domanda di concordato da parte della società, prima del decreto di ammissione, interrompe il nesso di funzionalità necessario, rendendo il credito non prededucibile nel successivo fallimento.
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Estinzione del giudizio: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio in un caso riguardante un'opposizione allo stato passivo di un fallimento. La decisione è stata presa a seguito della rinuncia formale al ricorso da parte del creditore ricorrente, alla quale ha aderito anche la società fallita. La controversia, originata dal rigetto di una domanda di insinuazione per un credito di notevole importo, si conclude quindi senza una pronuncia nel merito da parte della Suprema Corte, ma con la terminazione del processo.
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Eccezione di inadempimento: il curatore può usarla?
Un professionista ha richiesto il pagamento del proprio compenso a una società fallita per l'assistenza prestata in una procedura concorsuale. La curatela ha sollevato un'eccezione di inadempimento, sostenendo che la prestazione del professionista fosse stata negligente e dannosa. La Corte di Cassazione ha confermato che il curatore può legittimamente sollevare nuove eccezioni in sede di opposizione allo stato passivo, respingendo il ricorso del professionista e negandogli il compenso a causa della sua grave negligenza professionale.
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Finanziamento enti pubblici: limiti per società multiutility
La Cassazione chiarisce i limiti del finanziamento a enti pubblici, stabilendo che le società di capitali multiutility non sono soggette al divieto di indebitamento per spese correnti previsto per gli enti territoriali. La Corte ha cassato la decisione che dichiarava nullo un contratto di finanziamento, affermando che tali società godono di autonomia negoziale secondo il codice civile, anche se partecipate da enti pubblici.
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Reclamo Endofallimentare: Unica Via Contro il Decreto
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'unico rimedio per impugnare un decreto di liquidazione compensi emesso dal Giudice delegato in ambito fallimentare è il reclamo endofallimentare, ai sensi dell'art. 26 della Legge Fallimentare. Questa regola prevale anche quando le spese sono a carico dello Stato. L'errore nella scelta del rito processuale non è considerato scusabile ai fini della rimessione in termini.
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Bancarotta semplice: quando il ritardo è colpa grave
La Corte di Cassazione conferma la condanna per bancarotta semplice di un amministratore che ha ritardato la dichiarazione di fallimento, aggravando il dissesto della società. Secondo la Corte, i finanziamenti dei soci, se a titolo di mutuo, non escludono la responsabilità penale né l'aggravamento del dissesto, in quanto creano un nuovo debito di restituzione per la società. La colpa grave è stata desunta dalla piena consapevolezza della crisi irreversibile.
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Fallimento in estensione: soci e creditori
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17546/2024, ha stabilito che i creditori istanti per il fallimento di una società non sono parti necessarie nel successivo procedimento di fallimento in estensione a carico del socio illimitatamente responsabile. La Corte ha chiarito che l'oggetto dei due giudizi è distinto, riguardando il primo l'insolvenza della società e il secondo la responsabilità personale del socio. La decisione si fonda sull'evoluzione della normativa fallimentare, che ha superato il precedente carattere ufficioso del procedimento di estensione. Viene inoltre ribadito che l'ingerenza del socio accomandante nella gestione, anche attraverso atti isolati, ne determina la responsabilità illimitata.
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Domanda ultratardiva: quando è troppo tardi?
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti per la presentazione di una domanda ultratardiva di ammissione al passivo fallimentare. Un creditore, dopo un primo rigetto, aveva tentato di giustificare il ritardo con una nuova motivazione in sede di opposizione. La Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che le cause di non imputabilità del ritardo devono essere allegate sin dall'inizio e non possono essere modificate nel corso del procedimento, poiché ciò altererebbe l'oggetto del giudizio.
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Domanda tardiva LCA: la Cassazione chiarisce la procedura
Una società agricola ha presentato una domanda tardiva di risarcimento danni nell'ambito di una Liquidazione Coatta Amministrativa (LCA). Il Tribunale ha respinto la domanda decidendo direttamente in composizione collegiale. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, chiarendo che la domanda tardiva LCA deve seguire un iter giudiziale specifico, con una prima decisione da parte di un giudice istruttore monocratico, e non di un collegio. L'errore ha privato la società di un grado di giudizio, pertanto il caso è stato rinviato al Tribunale per un nuovo esame secondo la procedura corretta.
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Giudicato endofallimentare: limiti alla nuova domanda
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti alla riproposizione di una domanda di ammissione al passivo fallimentare. Se una prima domanda tempestiva è stata accolta e lo stato passivo è divenuto definitivo, si forma un giudicato endofallimentare. Questo preclude la possibilità di presentare una successiva domanda tardiva per lo stesso credito, anche se si rinuncia alla prima. Tuttavia, il giudicato non si estende ai crediti maturati successivamente alla prima domanda, per i quali è possibile presentare una nuova istanza di ammissione.
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Rinvio udienza: la Cassazione per mancato avviso
La Corte di Cassazione ha disposto il rinvio udienza in una causa fallimentare. La decisione è stata presa a causa del mancato avviso di fissazione dell'udienza ai difensori della parte resistente, violando il principio del contraddittorio. La Corte ha quindi fissato una nuova data, ordinando alla cancelleria di effettuare correttamente le comunicazioni a tutte le parti.
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Insinuazione al passivo: come modificare la domanda
Una società creditrice ha presentato una domanda di insinuazione al passivo per un importo errato a causa di un errore di calcolo. Il Tribunale aveva respinto la successiva correzione, ritenendola una domanda nuova non ammissibile. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che la rettifica del quantum, basata sui medesimi fatti e contratti originariamente prodotti, costituisce una semplice e lecita 'emendatio' della domanda di insinuazione al passivo, non una 'mutatio' vietata.
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Responsabilità banca bonifico: il dovere di cautela
Un'ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema della responsabilità della banca per un bonifico errato, eseguito sulla base di un IBAN non corrispondente al beneficiario indicato. La Corte ha stabilito che, quando il beneficiario non è cliente della banca intermediaria, si applicano le regole del diritto comune basate sul "contatto sociale qualificato". Di conseguenza, la banca ha un obbligo di protezione e deve dimostrare di aver adottato tutte le cautele necessarie per evitare il danno o per consentire il recupero delle somme, superando anche le obiezioni basate sulla privacy.
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Rinuncia al ricorso: l’estinzione del giudizio
Un istituto di credito ha rinunciato al proprio ricorso in Cassazione contro un provvedimento del Tribunale relativo all'ammissione al passivo di un fallimento. A seguito dell'accettazione della rinuncia da parte della curatela fallimentare, la Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio, rendendo definitiva la decisione impugnata.
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Competenza territoriale fallimento: sede effettiva
La Corte di Cassazione esamina un ricorso in cui si discute la competenza territoriale per la dichiarazione di fallimento. Una società e la sua amministratrice, dichiarate fallite da un tribunale locale, sostengono che la competenza spetti a un altro foro, quello dove si troverebbe la sede effettiva dell'attività. La Corte d'Appello aveva respinto tale tesi, confermando la decisione di primo grado. Il caso si concentra sulla corretta individuazione del tribunale competente, elemento cruciale per la validità della procedura fallimentare.
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Onere del creditore: inammissibile il ricorso vago
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da due garanti contro la decisione della Corte d'Appello. Il caso verteva sul presunto mancato rispetto dell'onere del creditore di agire tempestivamente. La Cassazione ha basato la sua decisione sulla violazione del principio di autosufficienza, poiché il ricorso era formulato in modo generico e disorganico, impedendo alla Corte di valutare la fondatezza delle censure senza dover consultare altri atti processuali.
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Legittimazione Pubblico Ministero: quando può agire?
Una società dichiarata fallita ha contestato in Cassazione la legittimazione del Pubblico Ministero a richiederne il fallimento. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo il principio consolidato secondo cui il P.M. può agire ogni volta che acquisisce la notizia di un'insolvenza (notitia decoctionis) nell'esercizio delle sue funzioni, non essendo necessaria la pendenza di un procedimento penale. La Corte ha inoltre respinto la richiesta di riesame nel merito dello stato di insolvenza, confermando i limiti del giudizio di legittimità.
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