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Diritto Fallimentare

Compenso CTU: come si calcola? La Cassazione decide
Una società ha contestato la liquidazione del compenso CTU per una perizia in ambito fallimentare. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il calcolo del compenso si basa sulla natura dell'incarico conferito dal giudice e non sugli strumenti usati dal consulente. Ha inoltre confermato che il valore di riferimento per il calcolo può essere il patrimonio netto della società esaminata, e che nuove questioni, come il valore indeterminabile della causa, non possono essere sollevate per la prima volta in sede di legittimità.
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Rinuncia al ricorso: ecco le conseguenze sulle spese
Una procedura fallimentare aveva impugnato in Cassazione un'ordinanza del Tribunale relativa a crediti da contratti di leasing e factoring. A seguito di un accordo transattivo con l'istituto di credito, la procedura ha effettuato una rinuncia al ricorso, accettata dalla controparte. La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto il giudizio, compensando le spese e chiarendo che in caso di rinuncia non è dovuto il raddoppio del contributo unificato.
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Risoluzione concordato preventivo: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione conferma la risoluzione concordato preventivo di una società per inadempimento. La Corte ha stabilito che la mancata soddisfazione dei creditori, dovuta a una liquidità inferiore alle attese, giustifica la risoluzione a prescindere da una colpa specifica del debitore, poiché la funzione primaria del concordato è tutelare i creditori.
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Inammissibilità sopravvenuta: ricorso perso?
Un professionista ricorre in Cassazione per il mancato pagamento dei suoi compensi da parte di una società fallita. Durante il giudizio, dichiara di aver perso interesse alla causa. La Corte dichiara l'inammissibilità sopravvenuta del ricorso e compensa le spese legali tra le parti, escludendo il pagamento del doppio contributo unificato.
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Prova fallibilità: bilancio non depositato è valido?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la prova della fallibilità di un'impresa non si basa esclusivamente sui bilanci depositati. Con l'ordinanza n. 18141/2024, ha chiarito che un imprenditore può dimostrare di non superare le soglie di fallibilità anche attraverso documenti contabili interni, come un bilancio di verifica, sebbene non depositato al registro delle imprese. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva escluso tale prova a priori, imponendo ai giudici di merito una valutazione complessiva di tutta la documentazione prodotta per accertarne la veridicità.
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Credito consortile: la Cassazione sulla prova nel fallimento
La Corte di Cassazione chiarisce la natura del credito consortile derivante da premi e ristorni. In caso di fallimento, il socio deve provare non solo il rapporto, ma anche l'esistenza di un attivo di gestione, presupposto per la distribuzione. La sola documentazione contabile interna è insufficiente come prova. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile.
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Clausola penale leasing: gli oneri del creditore
Una società di leasing, dopo aver risolto due contratti per inadempimento, ha chiesto l'ammissione al passivo del fallimento dell'utilizzatore per i canoni scaduti. La Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la domanda di insinuazione basata su una clausola penale leasing è inammissibile se il creditore non indica la somma ricavata dalla riallocazione del bene o non allega una stima attendibile del suo valore di mercato. Questa omissione impedisce al giudice di valutare l'eventuale eccessività della penale, rendendo la domanda incompleta.
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Compenso consulente tecnico di parte: la Cassazione decide
Una professionista, nominata consulente tecnico dal curatore di un fallimento, ha contestato la liquidazione del suo compenso. La Corte di Cassazione ha stabilito che la sua attività, avendo natura difensiva, deve essere retribuita secondo le tariffe professionali e non quelle previste per gli ausiliari del giudice. Il compenso del consulente tecnico di parte deve essere calcolato sul valore della pratica e non sull'importo recuperato tramite transazione. La Corte ha cassato il decreto e rinviato la causa al Tribunale per un nuovo esame.
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Crediti consortili: quando il socio non ha diritto
La Corte di Cassazione ha stabilito che i crediti consortili, quali premi e ristorni, non sono un diritto automatico per il socio, ma sono subordinati ai risultati economici positivi del consorzio. In un caso di fallimento, una società consorziata si è vista negare l'ammissione al passivo del proprio credito poiché il consorzio versava in una grave situazione di perdita. La Corte ha ritenuto che lo scopo mutualistico prevale, implicando che i soci debbano contribuire al ripianamento dei disavanzi piuttosto che ricevere utili inesistenti. L'interpretazione del regolamento consortile da parte del giudice di merito è stata confermata, ritenendola plausibile e non sindacabile in sede di legittimità.
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Donazione indiretta: la forma dell’atto pubblico
La Corte di Cassazione ha chiarito che una promessa gratuita, qualificabile come donazione indiretta, non richiede la forma solenne dell'atto pubblico per la sua validità. Nel caso specifico, l'impegno di una società a estinguere i mutui di un terzo, sebbene considerato un atto di liberalità, è stato ritenuto potenzialmente valido in quanto formalizzato tramite scrittura privata, forma sufficiente per il negozio utilizzato. La Corte ha cassato la decisione del tribunale che aveva erroneamente dichiarato nullo l'impegno per vizio di forma, rinviando la causa per un nuovo esame basato sul corretto principio della donazione indiretta.
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Leasing traslativo: la Cassazione sulla risoluzione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società di leasing contro l'esclusione del proprio credito dal passivo fallimentare di una società utilizzatrice. L'ordinanza ribadisce che, per un contratto di leasing traslativo risolto prima del fallimento dell'utilizzatore e prima dell'entrata in vigore della L. 124/2017, si applica in via analogica l'art. 1526 c.c. La società concedente deve formulare una domanda completa, che includa la restituzione dei canoni e la richiesta di un equo compenso, non potendosi limitare a chiedere le rate insolute.
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Conflitto di interessi nel concordato: creditore-debitore
La Corte di Cassazione esamina un caso di concordato preventivo in cui un creditore, che è anche il principale debitore della società proponente, ha votato contro il piano. L'ordinanza interlocutoria analizza il potenziale conflitto di interessi, poiché l'esito negativo del concordato e il conseguente fallimento avrebbero liberato il creditore dal suo debito. La Corte ha ritenuto la questione di tale rilevanza da rinviare la causa a una pubblica udienza per una decisione nomofilattica.
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Silenzio giudice delegato: vale come rigetto implicito
La Corte di Cassazione chiarisce che il silenzio del giudice delegato su una domanda di ammissione al passivo fallimentare ha valore di rigetto implicito. Di conseguenza, il creditore la cui domanda è stata ignorata deve proporre formale opposizione allo stato passivo e non una semplice istanza di rettifica. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva ritenuto 'inesistente' il decreto di esecutività dello stato passivo per l'omesso esame di alcune domande, specificando che si tratta di un vizio procedurale e non di inesistenza dell'atto.
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Contestazione decreti 169 bis l.fall.: la Cassazione
La Corte di Cassazione stabilisce che i provvedimenti del giudice delegato, emessi ai sensi dell'art. 169 bis della legge fallimentare per la sospensione o lo scioglimento di contratti pendenti in un concordato preventivo, possono essere contestati in un giudizio ordinario. Tali decreti, avendo natura di meri atti di amministrazione e non decisoria, non passano in giudicato. Pertanto, la parte che si ritiene lesa, come un istituto di credito nel caso di specie, può agire in un processo a cognizione piena per far valere la nullità o l'inefficacia di tali provvedimenti, senza che ciò sia precluso dal reclamo endo-concorsuale o dall'omologazione del concordato.
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Legittimazione processuale condominio: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18003/2024, ha stabilito principi fondamentali sulla legittimazione processuale del condominio. Ha chiarito che i singoli condomini possono agire per tutelare i beni comuni in modo concorrente con l'amministratore. Inoltre, ha precisato che un giudice non può sindacare incidentalmente la validità di una delibera assembleare annullabile e che, in caso di difetto di autorizzazione, deve essere concesso un termine per la regolarizzazione.
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Scioglimento preliminare: quando è valido nel concordato?
Una famiglia di promissari acquirenti ha contestato lo scioglimento dei propri contratti preliminari, previsto nel piano di concordato preventivo di una società immobiliare. La Corte di Cassazione ha accolto il loro ricorso, annullando la decisione della Corte d'Appello. La Suprema Corte ha stabilito che i giudici di merito non avevano verificato adeguatamente se lo scioglimento fosse avvenuto tramite un valido accordo scritto (mutuo consenso) o attraverso la necessaria autorizzazione del tribunale, come richiesto dalla legge fallimentare per lo scioglimento preliminare dei contratti pendenti.
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Compenso avvocato revocatoria: il valore della causa
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17996/2024, chiarisce i criteri per la liquidazione del compenso dell'avvocato in un'azione revocatoria. La Corte stabilisce che il valore della causa non è indeterminato, ma deve essere calcolato in base al valore effettivo della controversia, permettendo al giudice di adeguare l'onorario in caso di manifesta sproporzione con il valore formale della domanda. Viene inoltre confermato che la richiesta di compensi separati per più avvocati, se non avanzata in primo grado, è inammissibile in sede di reclamo.
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Termine ricorso cassazione concordato: 30 giorni
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17995/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso presentato da un'agenzia governativa contro una società in concordato preventivo. La decisione si fonda sulla tardività del ricorso, depositato oltre il termine perentorio di trenta giorni. La Corte ha ribadito che, in materia di concordato, il termine per il ricorso per cassazione decorre dalla comunicazione del decreto della Corte d'Appello e non è soggetto a sospensione feriale, sottolineando l'esigenza di celerità che caratterizza le procedure concorsuali.
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Concordato preventivo e fallimento: cosa succede?
Una società alimentare, dopo la revoca dell'omologazione del suo concordato preventivo, ricorre in Cassazione. Tuttavia, nelle more del giudizio, viene dichiarata fallita con sentenza definitiva. La Suprema Corte dichiara l'improcedibilità del ricorso, affermando che il rapporto tra concordato preventivo e fallimento è di assorbimento: la successiva dichiarazione di fallimento assorbe l'intera controversia sulla crisi d'impresa, rendendo impossibile proseguire il giudizio separato sul concordato.
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Deposito telematico: la data che conta è la ricevuta
La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sulla tempestività del deposito telematico. Un ricorso, inizialmente dichiarato inammissibile perché ritenuto tardivo, è stato giudicato tempestivo. La Corte ha chiarito che la data che fa fede non è quella di registrazione dell'atto da parte della cancelleria, ma il momento in cui viene generata la ricevuta di avvenuta consegna (RdAC) dal sistema di posta elettronica certificata del Ministero della Giustizia. Questa decisione protegge il cittadino da ritardi non imputabili a lui.
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