LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto Fallimentare

Irrisorietà della pretesa: la Cassazione chiarisce
Una società ha richiesto un'equa riparazione per la durata irragionevole di una procedura fallimentare. Il Ministero della Giustizia si è opposto, sostenendo l'irrisorietà della pretesa creditoria, pari a 24.000 euro. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 11442/2025, ha respinto il ricorso del Ministero. Ha chiarito che la valutazione sull'irrisorietà della pretesa deve considerare sia il valore oggettivo della causa sia le condizioni soggettive del richiedente. Inoltre, ha ribadito che il danno da ritardo si presume, e spetta all'Amministrazione fornire la prova contraria per escludere il diritto al risarcimento.
Continua »
Omesso esame di fatti decisivi: Cassazione inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una curatela fallimentare in un'azione revocatoria. La decisione si fonda sull'errata formulazione del motivo di ricorso per omesso esame di fatti decisivi, in violazione sia del principio della 'doppia conforme' sia dei requisiti di specificità richiesti per censurare le sentenze di merito. La Corte ha ribadito che il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul fatto.
Continua »
Azione revocatoria fallimentare: onere della prova
La Corte di Cassazione si pronuncia su un caso di azione revocatoria fallimentare relativa alla vendita di un immobile da parte dei soci di una società di persone poi fallita. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva dichiarato l'inefficacia della vendita, chiarendo che, per valutare il pregiudizio ai creditori (eventus damni), è necessario considerare non solo il patrimonio sociale, ma anche quello personale dei soci illimitatamente responsabili al momento dell'atto. Inoltre, la valutazione deve limitarsi ai crediti sorti anteriormente all'atto impugnato.
Continua »
Credito da evizione e fallimento: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha stabilito che il credito per la restituzione del prezzo, derivante dall'evizione di un immobile a causa di abusi edilizi, non è prededucibile nel fallimento della società venditrice. Anche se l'evizione si è perfezionata dopo la dichiarazione di fallimento, l'effetto risolutivo del contratto di vendita retroagisce al momento della stipula. Pertanto, il credito da evizione è considerato anteriore al fallimento e deve essere ammesso al passivo come chirografario.
Continua »
Improcedibilità del ricorso: termini per il deposito
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso presentato da una società immobiliare contro una curatela fallimentare. La decisione si fonda sul mancato rispetto del termine perentorio di venti giorni per il deposito del ricorso dopo la sua notificazione, come previsto dal codice di procedura civile. Nonostante il merito della controversia riguardasse la revoca di alcune compravendite immobiliari, il vizio procedurale ha precluso l'esame della questione, confermando l'importanza cruciale del rispetto dei termini processuali.
Continua »
Credito prededucibile: no per evizione post-fallimento
Un acquirente subisce l'evizione di un immobile a causa di abusi edilizi pregressi, dopo che la società venditrice è fallita. La Corte di Cassazione nega la natura di credito prededucibile alla sua richiesta di rimborso del prezzo. La motivazione risiede nell'effetto retroattivo della risoluzione del contratto, che fa risalire l'origine del credito a un momento antecedente alla dichiarazione di fallimento, escludendolo così dai crediti sorti per la procedura.
Continua »
Credito in prededuzione: sì alle penali post-fallimento
Un Comune ha richiesto l'ammissione al passivo fallimentare di una società di servizi per penali contrattuali. La Cassazione ha stabilito che le penali per inadempienze avvenute dopo l'apertura del fallimento, durante la prosecuzione del contratto, costituiscono un credito in prededuzione. Questa decisione si fonda sul principio che la procedura fallimentare, continuando il rapporto per trarne vantaggio, deve anche assumerne gli oneri, comprese le responsabilità per inadempimenti successivi.
Continua »
Prova presuntiva nel fallimento: la Cassazione chiarisce
Una società fornitrice si oppone all'esclusione del proprio credito dal passivo fallimentare di un'azienda cliente. La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso, affermando che la valutazione della prova presuntiva e dei singoli indizi spetta al giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, se non per vizi logici macroscopici del ragionamento. La decisione sottolinea l'importanza della 'data certa' dei documenti per la loro opponibilità alla procedura fallimentare.
Continua »
Compensazione impropria: quando la banca può trattenere?
Una società in procedura di concordato preventivo ha citato in giudizio un istituto di credito per la presunta indebita ritenzione di somme incassate per suo conto. La banca aveva utilizzato tali somme per estinguere debiti pregressi della società, invocando la cosiddetta 'compensazione impropria'. La Corte di Cassazione ha dato ragione alla banca, rigettando il ricorso della società. La Corte ha stabilito che, in presenza di un collegamento funzionale tra il finanziamento concesso e il mandato a incassare i crediti (come nei finanziamenti 'autoliquidanti'), le operazioni costituiscono un rapporto unitario. Pertanto, la banca è autorizzata a trattenere le somme incassate a saldo del proprio credito, configurando un'operazione di mero dare-avere contabile non soggetta alle limitazioni previste dalla legge fallimentare per la compensazione ordinaria.
Continua »
Periodo sospetto: quando inizia in caso di fallimenti?
Una società viene dichiarata fallita, ma la sentenza è revocata per applicare l'amministrazione straordinaria. Fallita nuovamente, sorge un dubbio: da quando si calcola il periodo sospetto per le azioni revocatorie? La Corte di Cassazione stabilisce che il calcolo deve partire dalla data della prima dichiarazione di fallimento, affermando il principio di continuità tra le procedure concorsuali basate sullo stesso stato di insolvenza, al fine di garantire la massima tutela dei creditori.
Continua »
Consecuzione procedure concorsuali: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 11226/2025, ha stabilito che l'intervallo temporale tra due domande di concordato preventivo non impedisce di applicare il principio di consecuzione procedure concorsuali. Ai fini della retrodatazione del periodo sospetto per l'azione revocatoria, è decisiva la continuità della crisi aziendale e non la mera successione cronologica. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva negato la consecuzione solo a causa di un lasso di tempo di alcuni mesi tra le procedure, ritenendo tale approccio riduttivo.
Continua »
Azione revocatoria: la Cassazione sui termini
Una società fornitrice ha ricevuto pagamenti da un'azienda poi dichiarata insolvente. L'amministratore straordinario ha agito con un'azione revocatoria per recuperare le somme. La questione centrale riguardava la data di inizio del termine di tre anni per l'azione. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale termine decorre dalla data della dichiarazione di insolvenza, non da una precedente domanda di concordato preventivo, rigettando il ricorso della società fornitrice.
Continua »
Fattibilità del concordato: limiti del giudice
Una società ha presentato ricorso in Cassazione dopo che la sua domanda di concordato preventivo era stata respinta per mancanza di fattibilità economica. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il tribunale ha il dovere di valutare la fattibilità del concordato, limitatamente alla manifesta inettitudine del piano a raggiungere i suoi obiettivi. Il ricorso è stato inoltre respinto per la sua genericità e perché mirava a un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità.
Continua »
Perfezionamento mutuo: quando si conclude il contratto?
Un'azienda in crisi riceve un finanziamento sotto forma di assegni circolari intestati a un ente previdenziale. Prima del fallimento, restituisce gli assegni non utilizzati alla società finanziaria. La Cassazione stabilisce che, non avendo l'azienda mai avuto la disponibilità giuridica delle somme (poiché gli assegni erano per un terzo che non li ha incassati), non si è mai verificato il perfezionamento mutuo per quella parte. Di conseguenza, la restituzione non è un pagamento revocabile in sede fallimentare.
Continua »
Concordato con continuità indiretta: quando è valido?
Una società in liquidazione propone un concordato con continuità indiretta basato su un affitto d'azienda. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 11220/2025, ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: questa procedura è valida solo se garantisce un "miglior soddisfacimento dei creditori" rispetto al fallimento. Questo significa che deve esserci un "surplus" tangibile di attivo, e non basta la mera prosecuzione dell'attività o l'affermazione generica che la vendita in sede concordataria sia più vantaggiosa.
Continua »
Accordo di ristrutturazione: la pubblicazione è decisiva
La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di fallimento di una società, respingendo il suo ricorso. La decisione si fonda sull'inammissibilità dell'accordo di ristrutturazione presentato dalla società, a causa della mancata pubblicazione nel registro delle imprese entro i termini stabiliti. La Corte ha ribadito che tale adempimento è un requisito fondamentale per la procedibilità e l'efficacia dell'accordo, non una mera formalità. Sono stati rigettati anche gli altri motivi di ricorso, inclusi quelli sulla valutazione dello stato di insolvenza e su presunti vizi procedurali.
Continua »
Ricorso inammissibile: i requisiti in Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una sentenza di fallimento. Il ricorso del liquidatore di una società è stato respinto per motivi di forma, come la genericità delle censure e la mancata allegazione di documenti essenziali. La Corte ha ribadito che una società cancellata dal registro delle imprese non può accedere al concordato preventivo, e ha sottolineato i rigorosi requisiti di specificità e autosufficienza necessari per un ricorso in Cassazione.
Continua »
Consecuzione delle procedure: quando inizia il periodo
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di fallimento preceduto da più domande di concordato, il principio di consecuzione delle procedure impone di retrodatare l'inizio del periodo sospetto per la revocatoria alla data della prima domanda, anche se dichiarata inammissibile. La Corte ha rigettato il ricorso di un creditore, confermando l'inefficacia di pagamenti ricevuti nel semestre antecedente la prima istanza, poiché l'intera sequenza di procedure origina da un unico stato di crisi.
Continua »
Pegno irregolare: la contestazione in primo grado
Una società bancaria sosteneva che un pagamento ricevuto non fosse revocabile in quanto derivante da un pegno irregolare. La società debitrice, in amministrazione straordinaria, ha contestato tale qualificazione. La Corte di Cassazione ha stabilito che anche una contestazione sintetica ma chiara in primo grado è sufficiente per poter discutere la natura del pegno in appello, respingendo il ricorso della banca e condannandola per lite temeraria.
Continua »
Scientia decoctionis: prova e oneri del giudice
Una società in amministrazione straordinaria agisce in revocatoria contro un fornitore per pagamenti ricevuti nel periodo sospetto. La Corte d'Appello respinge la domanda per mancanza di prova della scientia decoctionis. La Cassazione cassa la sentenza, affermando che il giudice di merito ha errato nel non valutare complessivamente gli indizi (decreti ingiuntivi, notizie di stampa, etc.) e nel rifiutarsi di esaminare documenti cruciali per una ragione meramente formale. Il caso viene rinviato per un nuovo esame.
Continua »