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Diritto Fallimentare

Danno patrimoniale durata processo: quando è risarcito?
Una società ha richiesto al Ministero della Giustizia un risarcimento per danno patrimoniale a causa dell'eccessiva durata di un processo contro un'azienda sua debitrice, poi fallita. La Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta, stabilendo che non è sufficiente dimostrare la lunga durata del processo e la perdita economica. È necessario provare un nesso di causalità diretto e immediato tra il ritardo e il danno. In questo caso, la perdita è stata attribuita alla grave insolvenza preesistente del debitore e all'inerzia del creditore, non al ritardo del processo.
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Accordo di ristrutturazione e fallimento: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale riguardo la sorte dell'accordo di ristrutturazione dei debiti in caso di successivo fallimento dell'impresa debitrice. Secondo la Corte, la dichiarazione di fallimento rende impossibile l'attuazione del piano di risanamento, determinando la risoluzione automatica dell'accordo per impossibilità sopravvenuta. Di conseguenza, l'originaria obbligazione del creditore si riespande, e il suo credito deve essere ammesso al passivo fallimentare per l'intero importo, detratti solo gli acconti già ricevuti e non più revocabili.
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Domanda di insinuazione tardiva: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un lavoratore, stabilendo che una domanda di insinuazione tardiva al passivo fallimentare è inammissibile se il credito richiesto era già stato oggetto di una precedente domanda tempestiva. La decisione su quest'ultima, anche se implicita, forma un giudicato interno alla procedura che preclude la riproposizione della stessa pretesa.
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Accordo di ristrutturazione e fallimento: cosa succede
Un'impresa creditrice aveva accettato una riduzione del proprio credito tramite un accordo di ristrutturazione. Successivamente, l'impresa debitrice è fallita. I giudici di merito avevano ammesso al passivo fallimentare solo il credito ridotto. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che la dichiarazione di fallimento provoca la risoluzione automatica dell'accordo di ristrutturazione per impossibilità sopravvenuta. Di conseguenza, il creditore ha diritto a veder ripristinato il suo credito nella sua interezza originaria, al netto degli acconti già ricevuti.
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Cram Down Fiscale: no senza accordo con altri creditori
Una società in crisi ha tentato di imporre un piano di ristrutturazione esclusivamente all'Amministrazione Finanziaria, che deteneva l'89% dei crediti, attraverso il meccanismo del cram down fiscale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il cram down non è una procedura autonoma, ma richiede la preesistenza di un accordo di ristrutturazione, seppur parziale, con altri creditori. Senza il coinvolgimento di una pluralità di creditori, lo strumento perde la sua natura concorsuale e non può essere utilizzato per forzare la mano al solo Fisco.
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Credito privilegiato: basta la causa, non la norma
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 32951/2024, chiarisce i requisiti per l'ammissione di un credito privilegiato al passivo fallimentare. Un Comune aveva chiesto l'ammissione in via privilegiata di un credito verso una società di riscossione fallita, ma il Tribunale lo aveva ammesso solo come chirografario per mancata 'specificazione del titolo del privilegio'. La Cassazione ha cassato la decisione, affermando che è sufficiente indicare la causa del credito (es. tributi non versati), spettando poi al giudice individuare la norma applicabile in base al principio 'iura novit curia'. Indicare la causa del credito è essenziale per il riconoscimento del credito privilegiato.
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Privilegio tassa automobilistica: sì dalla Cassazione
Una Regione si oppone allo stato passivo di un fallimento, chiedendo il riconoscimento del privilegio per crediti da tassa automobilistica non versata. Il Tribunale nega il privilegio, ma la Corte di Cassazione accoglie il ricorso. La Suprema Corte stabilisce che il privilegio tassa automobilistica si applica anche ai tributi regionali, interpretando estensivamente la nozione di 'legge per la finanza locale' ex art. 2752 c.c., per garantire agli enti i mezzi per le loro funzioni istituzionali.
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Privilegio crediti regionali: Cassazione su tassa auto
Una Regione si opponeva al mancato riconoscimento del privilegio per il suo credito relativo alla tassa automobilistica non pagata da una società fallita. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione del Tribunale, ha affermato che il privilegio crediti regionali si applica anche a tale imposta, basandosi su un'interpretazione estensiva dell'art. 2752 c.c. volta a garantire agli enti locali le risorse necessarie per le loro funzioni.
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Privilegio tassa automobilistica: sì dalla Cassazione
Una Regione aveva richiesto il riconoscimento del privilegio per un credito derivante dal mancato pagamento della tassa automobilistica nel fallimento di una società. Il Tribunale aveva negato tale privilegio, ma la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Con l'ordinanza n. 32893/2024, ha stabilito che il privilegio per la tassa automobilistica si applica anche ai crediti regionali, basandosi su un'interpretazione estensiva della nozione di "legge per la finanza locale" contenuta nel Codice Civile.
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Estratto di ruolo: sufficiente per insinuarsi al passivo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 32864/2024, ha stabilito che l'estratto di ruolo è un documento sufficiente per l'Agente della Riscossione per chiedere l'ammissione del proprio credito al passivo di un fallimento. La Corte ha chiarito che, in caso di eccezione di prescrizione sollevata dal curatore fallimentare, spetta a quest'ultimo, e non all'ente creditore, l'onere di provare la data di notifica delle cartelle di pagamento per dimostrare l'effettivo decorso del termine prescrizionale.
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Opposizione stato passivo: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un agente della riscossione contro l'esclusione di un credito dallo stato passivo di un fallimento. La decisione si fonda sull'impossibilità di contestare in sede di legittimità la valutazione delle prove documentali effettuata dal tribunale. La Corte ha stabilito che la doglianza del ricorrente, basata su un presunto omesso esame di un documento, costituiva in realtà un tentativo di ottenere un riesame dei fatti, non consentito in Cassazione. Il caso evidenzia l'importanza di fornire prove chiare e inequivocabili nell'ambito di una opposizione stato passivo.
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Prova del credito: l’estratto di ruolo è decisivo
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un agente della riscossione contro la decisione di un Tribunale che ne aveva respinto l'istanza di ammissione al passivo fallimentare. La causa verteva sulla corretta prova del credito, che secondo i giudici non era stata fornita in modo adeguato. L'agente aveva depositato un prospetto riepilogativo invece del necessario estratto di ruolo. La Suprema Corte ha chiarito che contestare la valutazione delle prove documentali da parte del giudice di merito non costituisce un motivo valido per un ricorso per cassazione, confermando l'importanza di una documentazione precisa per la prova del credito.
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Ammissione al passivo con riserva: il coobbligato
Una società, coobbligata per debiti tributari di un'altra società poi fallita, si oppone al diniego di ammissione del proprio credito di regresso allo stato passivo. Il Tribunale aveva respinto la richiesta per mancata prova del pagamento integrale. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato la decisione, in attesa di definire questioni fondamentali sull'ammissione al passivo con riserva del credito del coobbligato, anche prima del pagamento integrale, e sulla natura di tale credito come condizionale.
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Privilegio sanzioni tributarie: è esteso sempre?
L'Amministrazione Finanziaria ha impugnato un decreto del Tribunale che negava il privilegio sanzioni tributarie per una sanzione pecuniaria legata all'uso di fatture fittizie. Il Tribunale riteneva la sanzione non accessoria a un tributo specifico. La Corte di Cassazione, rilevando la novità e la complessità della questione sull'estensione del privilegio ex art. 2752 c.c., ha rinviato il caso a una pubblica udienza per una decisione approfondita, senza ancora pronunciarsi nel merito.
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Ammissione con riserva: crediti fiscali e fallimento
Una società in liquidazione coatta amministrativa si opponeva all'ammissione di un debito fiscale nel suo stato passivo. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in presenza di una contestazione del credito, la sua ammissione con riserva è un obbligo di legge, indipendentemente da eventuali ritardi procedurali nella produzione di documenti. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio al tribunale per una nuova valutazione.
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Cartella non impugnata: il curatore non può eccepire
La Corte di Cassazione ha stabilito che una cartella di pagamento non impugnata dal debitore prima della dichiarazione di fallimento rende il credito definitivo. Di conseguenza, il curatore fallimentare non può successivamente eccepire la prescrizione del credito maturata prima della notifica della cartella stessa. L'omessa impugnazione consolida la pretesa creditoria, precludendo contestazioni successive nella procedura concorsuale.
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Opponibilità cessione crediti: la Cassazione chiarisce
Una banca aveva acquistato crediti tramite factoring, notificando l'operazione al debitore. Successivamente, la società cedente è fallita. I tribunali di merito hanno dichiarato l'inefficacia della cessione. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 32782/2024, ha ribaltato la decisione, chiarendo che l'opponibilità della cessione dei crediti può essere ottenuta alternativamente tramite pagamento con data certa (secondo la legge sul factoring) o tramite notifica al debitore (secondo il codice civile). La speciale azione di inefficacia prevista dalla legge sul factoring si applica solo al primo caso. Nel secondo, il curatore deve esperire l'azione revocatoria ordinaria.
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Privilegio professionista: no se l’incarico è alla società
La Corte di Cassazione ha negato il riconoscimento del privilegio del professionista a una società cooperativa di ingegneria. La sentenza chiarisce che, per ottenere la prelazione, è necessario dimostrare che l'incarico sia stato conferito 'intuitus personae', ovvero a un singolo professionista scelto dal cliente, anche se formalmente il contratto è con la società. In assenza di questa prova, il credito è considerato chirografario e non privilegiato.
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Improcedibilità ricorsi fallimentari: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha annullato una dichiarazione di fallimento, stabilendo che la norma sull'improcedibilità dei ricorsi fallimentari, introdotta durante l'emergenza pandemica, deve essere interpretata restrittivamente. L'eccezione prevista per le istanze del Pubblico Ministero non poteva essere applicata per analogia a casi non espressamente contemplati, rendendo il ricorso originario improcedibile fin dall'inizio.
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Revocatoria fallimentare: la Cassazione nega la compensazione
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di revocatoria fallimentare riguardante una cessione di crediti qualificata come mezzo anomalo di pagamento. L'ordinanza conferma che il debito sorto a seguito dell'accoglimento dell'azione revocatoria non può essere estinto tramite compensazione con crediti preesistenti vantati verso l'impresa fallita. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, ribadendo che il credito da revocatoria è dovuto alla massa dei creditori e non alla società in bonis, impedendo così l'operatività della compensazione.
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