LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto di precedenza: quando esercitarlo? La Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19348/2024, ha stabilito che il diritto di precedenza per l’assunzione a tempo indeterminato, maturato da un lavoratore con contratti a termine, può essere esercitato non solo dopo la cessazione del rapporto, ma anche durante la vigenza di un successivo contratto a termine. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva ritenuto tardiva la manifestazione di volontà della lavoratrice, chiarendo che la legge fissa un termine finale (ad quem) per l’esercizio del diritto, ma non un termine iniziale (a quo). Pertanto, una volta maturato il requisito dei sei mesi di lavoro, il lavoratore può far valere la precedenza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Diritto di precedenza: si può esercitare anche durante il contratto?

Il diritto di precedenza rappresenta una tutela fondamentale per i lavoratori con contratti a termine, offrendo loro una corsia preferenziale per la stabilizzazione. Ma quando, esattamente, sorge e può essere esercitato questo diritto? È necessario attendere la fine del rapporto di lavoro? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 19348 del 15 luglio 2024, ha fornito un chiarimento cruciale, stabilendo che tale diritto può essere validamente esercitato anche in costanza di un successivo rapporto di lavoro a termine.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda una lavoratrice assunta da una cooperativa sociale con due contratti a tempo determinato successivi. Il primo contratto si è svolto dal giugno 2013 all’aprile 2014, mentre il secondo è iniziato nel maggio 2014 per concludersi nel settembre 2015. Durante il secondo contratto, nel dicembre 2014, la lavoratrice ha manifestato formalmente alla società la sua volontà di avvalersi del diritto di precedenza per future assunzioni a tempo indeterminato, avendo superato i sei mesi di lavoro richiesti dalla legge.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano rigettato la domanda della lavoratrice. Secondo i giudici di merito, la possibilità di esercitare il diritto di precedenza sarebbe sorta solo alla cessazione del rapporto di lavoro. Di conseguenza, la comunicazione inviata durante il secondo contratto era stata considerata inefficace o, in alternativa, tardiva rispetto alla conclusione del primo contratto.

Il diritto di precedenza secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della lavoratrice, cassando la sentenza d’appello e fornendo un’interpretazione innovativa e garantista della normativa (art. 5, commi 4-quater e 4-sexies del D.Lgs. 368/2001, applicabile ratione temporis).

Gli Ermellini hanno ribaltato la visione dei giudici di merito, affermando che la legge non impone di attendere la fine del rapporto di lavoro per poter manifestare la propria volontà. La normativa, infatti, stabilisce unicamente un requisito soggettivo e termini procedurali.

Le Motivazioni della Sentenza

Il ragionamento della Corte si fonda su una distinzione chiave tra termine iniziale (dies a quo) e termine finale (dies ad quem). La legge prevede che il lavoratore, per esercitare il diritto di precedenza, debba:
1. Aver prestato attività lavorativa per un periodo superiore a sei mesi con uno o più contratti a termine.
2. Manifestare la propria volontà al datore di lavoro entro sei mesi dalla data di cessazione del rapporto.
3. Il diritto si estingue entro un anno dalla cessazione del rapporto.

La Corte ha chiarito che la norma fissa un dies ad quem, ovvero un termine ultimo per agire, ma non un dies a quo, cioè un momento a partire dal quale il diritto può essere esercitato. Ciò significa che, una volta maturato il requisito dei sei mesi di lavoro, il lavoratore è libero di manifestare la sua volontà in qualsiasi momento, anche se si trova ancora sotto contratto con lo stesso datore di lavoro. L’esercizio del diritto durante il rapporto non è precluso, ma anzi, è pienamente valido.

Inoltre, la Cassazione ha ravvisato una palese contraddittorietà nella sentenza d’appello, che da un lato affermava la necessità di attendere la fine del contratto e, dall’altro, riconosceva come tempestivo un atto compiuto in pendenza del rapporto stesso. Questa illogicità ha contribuito a viziare la decisione, rendendola nulla.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza rappresenta una vittoria importante per i lavoratori precari. Viene sancito il principio per cui il diritto di precedenza non è un diritto ‘dormiente’ che si attiva solo al termine del rapporto, ma una facoltà esercitabile non appena se ne maturano i presupposti. I lavoratori a termine possono quindi agire con maggiore tempestività per tutelare le loro possibilità di stabilizzazione, senza dover attendere la scadenza del loro contratto. Per i datori di lavoro, ciò significa dover considerare le manifestazioni di volontà pervenute anche da dipendenti ancora in servizio, ai fini delle future assunzioni a tempo indeterminato.

Un lavoratore a termine può esercitare il diritto di precedenza mentre è ancora in servizio con un altro contratto a termine presso la stessa azienda?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto di precedenza può essere esercitato non appena si matura il requisito di anzianità lavorativa (superiore a sei mesi), anche se il lavoratore si trova ancora alle dipendenze del datore di lavoro in forza di un successivo contratto.

Quali sono i termini per esercitare il diritto di precedenza?
Il lavoratore deve manifestare la sua volontà al datore di lavoro entro sei mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro. Il diritto si estingue definitivamente dopo un anno dalla cessazione del rapporto. La sentenza chiarisce che questi sono termini finali, non iniziali.

Cosa ha ritenuto la Corte riguardo alla decisione dei giudici di merito?
La Corte di Cassazione ha ritenuto la decisione della Corte d’Appello nulla per manifesta e irriducibile contraddittorietà. I giudici di merito avevano affermato principi tra loro inconciliabili, sostenendo prima che il diritto potesse essere esercitato solo dopo la fine del contratto e poi valutando la tempestività di un atto compiuto durante il contratto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati