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Diritto di Famiglia

Prescrizione donazione nulla: decorrenza e termini
In una disputa ereditaria tra sorelle, la Corte di Cassazione stabilisce un principio fondamentale sulla prescrizione donazione nulla. L'ordinanza chiarisce che l'azione per la restituzione di somme derivanti da una donazione invalida si prescrive in dieci anni a partire dalla data del pagamento e non dalla successiva sentenza che ne dichiara la nullità. L'erede che agisce per il recupero del credito subentra nella stessa posizione del defunto, senza che l'apertura della successione modifichi l'inizio del decorso della prescrizione.
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Accettazione eredità minore: quando è irrevocabile?
La Corte di Cassazione a Sezioni Unite stabilisce che l'accettazione dell'eredità fatta dal legale rappresentante per un minore è un atto che conferisce immediatamente la qualità di erede, anche se non seguito dalla redazione dell'inventario. Di conseguenza, una volta raggiunta la maggiore età, il soggetto non può più rinunciare all'eredità, ma ha un anno di tempo per completare l'inventario e limitare la propria responsabilità per i debiti ereditari, altrimenti diventerà erede puro e semplice. La successiva rinuncia è pertanto inefficace.
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Obbligazione naturale convivenza: quando c’è rimborso?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 11337/2025, ha stabilito che le somme versate da un convivente all'altro per il pagamento del mutuo della casa comune rientrano nell'ambito dell'obbligazione naturale convivenza e non sono rimborsabili se proporzionate alle capacità economiche del pagatore. Nel caso di specie, un uomo chiedeva la restituzione di somme versate alla compagna durante tre anni di convivenza. La Corte ha rigettato il ricorso, ritenendo che i pagamenti, assimilabili a un canone di locazione, non superassero i limiti della proporzionalità e dell'adeguatezza, e che il ricorrente non avesse fornito prova sufficiente della sproporzione rispetto al suo intero patrimonio.
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IMU casa coniugale: chi paga per l’area edificabile?
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'assegnazione giudiziale della casa coniugale a un ex coniuge non esonera automaticamente l'altro dal pagamento dell'IMU su un'area edificabile adiacente, se non viene fornita una prova specifica che anche tale area fosse inclusa nell'assegnazione. In questo caso, relativo a una richiesta di pagamento IMU, il ricorso del contribuente è stato respinto perché la sentenza di separazione menzionava l'assegnazione della villa "nella sua interezza" in modo generico, senza riferimenti catastali idonei a includere con certezza l'area tassata. La Corte ha ribadito che l'onere di fornire tale prova spetta al contribuente.
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Fondo patrimoniale: coniuge non debitore parte lesa
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 10868/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di fondo patrimoniale. In caso di azione revocatoria promossa dai creditori di uno solo dei coniugi, anche il coniuge non debitore è considerato litisconsorte necessario. La Corte ha chiarito che la funzione stessa del fondo, destinato a soddisfare i bisogni della famiglia, e gli effetti sostanziali della revoca, incidono direttamente su entrambi i coniugi. Pertanto, l'interesse del coniuge non debitore a partecipare al giudizio è in re ipsa, a prescindere dalla titolarità formale dei beni conferiti. La sentenza di merito che aveva negato la sua legittimazione passiva è stata cassata con rinvio.
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Divisione ereditaria: stima dei beni e conguaglio
In una causa di divisione ereditaria tra due fratelli, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d'Appello che aveva assegnato i beni immobili senza una preventiva stima del loro valore. La Suprema Corte ha ribadito che, per garantire una divisione equa e conforme alle quote ideali, è indispensabile procedere alla valutazione economica di ogni bene. Questa valutazione è fondamentale per determinare l'eventuale necessità di un conguaglio in denaro per compensare le differenze di valore tra le porzioni assegnate. La Corte ha anche chiarito la portata del giudicato interno formatosi su una precedente sentenza non definitiva.
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Azione revocatoria e fondo patrimoniale: la decisione
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di azione revocatoria intentata da un creditore contro un fondo patrimoniale costituito da due coniugi. I debitori sostenevano che il fondo, creato per le necessità familiari, non potesse essere attaccato e che uno dei coniugi non fosse legittimato passivo. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, confermando che l'azione revocatoria è esperibile. Ha chiarito che anche il coniuge non proprietario dei beni è parte necessaria del giudizio e che il fondo non può essere usato come scudo per pregiudicare i diritti dei creditori, essendo sufficiente la consapevolezza del danno e non necessario il dolo specifico.
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Nullità citazione: Cassazione annulla la sentenza
Un padre e un figlio citavano in giudizio la moglie di quest'ultimo per la revoca di una donazione immobiliare per ingratitudine. Le corti di merito avevano rigettato la domanda, dichiarando la nullità dell'atto di citazione iniziale e la conseguente decadenza dell'azione. La Corte di Cassazione, con la presente sentenza, ha ribaltato la decisione, affermando che la nullità citazione sussiste solo in caso di incertezza assoluta che impedisca alla controparte di difendersi. Poiché l'oggetto della domanda era sufficientemente chiaro, la citazione era valida fin dall'inizio, e la questione della decadenza è stata erroneamente valutata. La sentenza è stata cassata con rinvio alla Corte d'Appello per una nuova valutazione nel merito.
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Azione Revocatoria Fondo Patrimoniale: la decisione
La Corte di Cassazione conferma la legittimità di un'azione revocatoria su un fondo patrimoniale costituito da un debitore durante un contenzioso. Secondo l'ordinanza, per agire in revocatoria è sufficiente una semplice "ragione o aspettativa di credito", non essendo necessario un credito già accertato, liquido ed esigibile. La consapevolezza del potenziale pregiudizio per il creditore (scientia damni) è sufficiente a giustificare l'inefficacia dell'atto dispositivo, anche se il debitore è convinto delle proprie ragioni nel merito della causa.
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Litisconsorzio necessario: moglie parte del fondo
Una creditrice agisce in revocatoria contro un padre per un immobile trasferito al figlio. L'immobile proveniva da un fondo patrimoniale costituito con la moglie. La Cassazione annulla tutto: la moglie è litisconsorzio necessario e doveva essere inclusa nel processo sin dall'inizio, poiché la sua volontà è stata determinante per l'atto di disposizione.
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Fondo patrimoniale: quando può essere revocato?
La Corte di Cassazione esamina un caso complesso riguardante l'azione revocatoria contro un fondo patrimoniale. La controversia nasce da una richiesta di restituzione di ingenti somme per investimenti finanziari non andati a buon fine. Il debitore aveva costituito un fondo patrimoniale con la coniuge prima dell'insorgere formale del debito. La Corte ha rigettato il ricorso del debitore, confermando che l'azione revocatoria può colpire anche atti anteriori al sorgere del credito se vi è una dolosa preordinazione. Inoltre, ha ribadito che la nullità dei contratti di investimento è una 'nullità di protezione' che può essere fatta valere solo dal cliente e non dal promotore per sottrarsi ai propri obblighi.
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Azione revocatoria separazione: quando è revocabile
La Corte di Cassazione analizza un caso di azione revocatoria contro un trasferimento immobiliare avvenuto tramite accordi di separazione consensuale. Un creditore ha agito per dichiarare inefficace la cessione del 50% di un immobile dal marito debitore alla moglie. La Corte ha accolto parzialmente il ricorso del debitore, annullando la decisione di merito per insufficiente prova della 'scientia damni', cioè della consapevolezza di arrecare un danno al creditore. La Suprema Corte ha chiarito che il solo fatto che il debitore svolga un'attività imprenditoriale non è una prova presuntiva sufficiente a dimostrare la sua intenzione di frodare i creditori, rinviando il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Patto di famiglia: revocabilità e limiti del creditore
Un istituto di credito ha agito in revocatoria contro un patto di famiglia con cui un imprenditore, suo debitore, aveva trasferito quote societarie ai figli. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d'Appello. Il motivo è che il singolo patto era parte inscindibile di un'operazione negoziale più complessa, che includeva un patto analogo stipulato dal fratello dell'imprenditore. La Corte ha stabilito che non si può chiedere la revoca parziale di un negozio giuridico complesso e unitario, ma bisogna impugnarlo nella sua interezza, a meno che non si dimostri la sua scindibilità.
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Divisione immobile abusivo: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha annullato una decisione che disponeva la divisione di un'eredità contenente immobili con abusi edilizi. La sentenza stabilisce che la regolarità urbanistica è una condizione fondamentale per l'azione di divisione. Pertanto, il giudice ha il dovere di verificare d'ufficio la conformità degli immobili, anche in assenza di una specifica contestazione delle parti. La divisione di un immobile abusivo è giuridicamente impossibile, e la mancanza di tale verifica rende nulla la sentenza.
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Assegno alimentare: da quando decorre? Il caso
Un ex coniuge richiedeva la revoca di una donazione per ingratitudine e, in subordine, un assegno alimentare. La Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sulla decorrenza dell'assegno alimentare: esso spetta dalla data della domanda giudiziale e non dalla data della sentenza. Questo diritto non viene meno neanche se, nel frattempo, la persona bisognosa ha ricevuto aiuto da altri familiari, poiché tale circostanza non esonera l'obbligato per legge dal suo dovere.
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Azione di riduzione: l’ordine corretto da seguire
Un figlio, escluso dal testamento, intenta una causa per ridurre presunte donazioni simulate fatte dal padre. La Corte di Cassazione respinge la sua richiesta, chiarendo che l'azione di riduzione deve essere prima diretta contro le disposizioni testamentarie a favore dell'erede designato, specialmente quando il patrimonio ereditario è cospicuo. Solo se tale patrimonio è insufficiente, si possono contestare le donazioni.
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Divisione ereditaria parziale: si può fare?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9869/2025, ha stabilito che la divisione ereditaria parziale è pienamente legittima. Anche se gli eredi hanno già diviso una parte dei beni (in questo caso, gli immobili), possono successivamente procedere alla divisione dei beni rimanenti, come le somme di denaro. La Corte ha chiarito che l'omissione di beni non rende nulla la divisione, ma consente di procedere con un 'supplemento di divisione' ai sensi dell'art. 762 c.c., indipendentemente dal fatto che l'esistenza di tali beni fosse nota o meno al momento del primo accordo.
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Coobbligazione come garanzia: no regresso tra coniugi
Un marito ha richiesto alla ex moglie il rimborso del 50% delle rate di un finanziamento pagate. I tribunali di merito avevano stabilito che la firma della donna sul contratto costituiva una coobbligazione come garanzia e non un debito solidale primario. La Corte di Cassazione ha confermato questa interpretazione, dichiarando inammissibile il ricorso del marito. La Suprema Corte ha ritenuto plausibile e ben motivata la lettura del contratto effettuata dai giudici di merito, che identificava la moglie come mera garante, escludendo così il diritto di regresso del marito nei suoi confronti.
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Conto cointestato: prova della provenienza del denaro
In una causa tra coniugi separati per la restituzione di somme prelevate da un conto cointestato, la Cassazione conferma la decisione d'appello. Viene rigettata la richiesta della moglie, poiché il marito ha superato la presunzione di comproprietà dimostrando, con documenti prodotti in appello, la provenienza esclusiva dei fondi versati sul conto. Il ricorso della moglie è stato dichiarato inammissibile per motivi procedurali.
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Legato in sostituzione di legittima: effetti rinuncia
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9734/2025, chiarisce le conseguenze della rinuncia a un legato in sostituzione di legittima. La Corte stabilisce che, a seguito della rinuncia, il legittimario non acquisisce un legato in conto legittima, ma diventa un legittimario pretermesso. In questa veste, egli ha il diritto di agire in riduzione per ottenere la quota di eredità che la legge gli riserva, e la disposizione testamentaria a suo favore perde efficacia retroattivamente.
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