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Diritto di Famiglia

Patto successorio: quando un accordo è nullo?
Un fratello cita in giudizio le sorelle per revocare la donazione di quote societarie. Le sorelle si difendono sostenendo che l'atto fosse parte di un accordo familiare più ampio, volto a riequilibrare precedenti donazioni ricevute dal fratello da parte dei genitori. La Corte d'Appello aveva dichiarato nullo sia l'accordo che la donazione, qualificandoli come patto successorio vietato. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 722/2024, ha annullato tale decisione, distinguendo nettamente tra un accordo compensativo per donazioni passate, che è lecito, e un vero e proprio patto successorio, che dispone di una successione non ancora aperta.
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Annullamento testamento per dolo: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di presunto annullamento testamento per dolo. Un figlio impugnava il secondo testamento del padre, sostenendo che il fratello lo avesse indotto con l'inganno a modificare le sue volontà a proprio favore. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che per dimostrare il dolo non è sufficiente provare un mero interesse del beneficiario, ma è necessario fornire la prova concreta di mezzi fraudolenti che abbiano ingannato e deviato la volontà del testatore. La decisione conferma che le semplici supposizioni o la presunta fragilità del testatore, se non provate, non sono sufficienti per invalidare un testamento.
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Comunione legale beni: accordo non opponibile al coniuge
La Corte di Cassazione ha stabilito che un accordo (scrittura privata) relativo alla costruzione di un muro di confine, sottoscritto da un solo coniuge prima dell'acquisto effettivo dell'immobile, non è opponibile all'altro coniuge. Anche se l'immobile è stato successivamente acquistato in regime di comunione legale dei beni, l'obbligazione ha natura personale e non può essere estesa al coniuge che non ha firmato, in quanto al momento della firma il bene non era ancora parte del patrimonio comune.
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Donazione indiretta: collazione e prova in giudizio
La Corte d'Appello di Firenze chiarisce la disciplina della donazione indiretta in un caso di successione ereditaria. Un padre aveva pagato un immobile per la figlia, e dopo la sua morte, l'altro figlio ha agito in giudizio. La Corte ha stabilito che si tratta di donazione indiretta dell'immobile, soggetta a collazione. La sentenza sottolinea come l'onere della prova gravi su chi sostiene che le somme versate dal de cuius siano state restituite, riformando la decisione di primo grado.
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Caducazione sentenza definitiva: effetti del ricorso
La Corte di Cassazione chiarisce il principio della caducazione della sentenza definitiva. In una complessa causa ereditaria, i giudici hanno dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza finale, poiché la precedente sentenza non definitiva, che ne costituiva il presupposto logico-giuridico, era stata annullata in un separato giudizio di legittimità. Questo effetto automatico, previsto dall'art. 336 c.p.c., svuota di contenuto e interesse l'impugnazione successiva, che viene quindi respinta in rito.
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Controdichiarazione testamentaria: prova della donazione
In una complessa disputa ereditaria, la Cassazione stabilisce che una controdichiarazione testamentaria, anche se non consegnata in vita, è una prova valida per dimostrare la simulazione parziale di donazioni precedenti. La Corte ha rigettato il ricorso principale di una società acquirente di una quota ereditaria, confermando che la pubblicazione del testamento rende la dichiarazione conoscibile e quindi efficace. Ha inoltre accolto il ricorso incidentale degli eredi, rinviando alla Corte d'Appello il compito di ricalcolare le quote di legittima alla luce della simulazione accertata.
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Errore di fatto: quando la revocazione è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una ex coniuge che chiedeva la revocazione di una sentenza d'appello per un presunto errore di fatto. Il caso riguardava la divisione di beni aziendali in regime di comunione de residuo. La Corte ha stabilito che l'impugnazione per revocazione non può essere usata per contestare l'interpretazione giuridica del giudice, ma solo per correggere una palese e decisiva percezione errata di un fatto processuale. Nel caso specifico, gli errori lamentati non erano veri errori di fatto e, comunque, erano irrilevanti ai fini della decisione finale.
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Usucapione: la divisione ereditaria interrompe i termini
Una coppia rivendicava l'usucapione di un fondo agricolo posseduto per decenni. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che un precedente giudizio di divisione ereditaria aveva interrotto i termini necessari per l'usucapione. Inoltre, è stato accertato che il possesso non era esclusivo, ma esercitato in 'compossesso' con altri familiari, elemento che osta all'acquisto della proprietà.
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Assegnazione casa familiare e fallimento: la decisione
La Corte d'Appello di Firenze ha rigettato l'istanza di sospensione di una sentenza, chiarendo i limiti di opponibilità dell'assegnazione casa familiare al fallimento della società proprietaria. La Corte ha stabilito che un provvedimento di assegnazione non trascritto prima della dichiarazione di fallimento ha un'opponibilità limitata nel tempo. È stato inoltre ritenuto non sufficientemente provato il pregiudizio grave e irreparabile, poiché gli appellanti disponevano di altri immobili idonei a soddisfare le loro esigenze abitative, anche in presenza di una figlia con disabilità.
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Negozio fiduciario: la prova in ambito successorio
In una complessa disputa ereditaria tra fratelli, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un erede che contestava la decisione dei giudici di merito. Il caso verteva su un'azione di riduzione per lesione di legittima e sulla qualificazione di alcune operazioni patrimoniali, tra cui la presunta esistenza di un negozio fiduciario relativo a quote di una società monegasca. La Corte ha ribadito che il giudizio di legittimità non consente un riesame dei fatti e che le censure, in presenza di una "doppia conforme", devono evidenziare vizi logico-giuridici e non mere interpretazioni alternative delle prove. Il ricorrente non è riuscito a dimostrare l'esistenza del negozio fiduciario né a invalidare le valutazioni probatorie delle corti inferiori.
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Errata dichiarazione di contumacia: Cassazione annulla
Una disputa ereditaria tra due sorelle arriva in Cassazione a causa di un grave errore procedurale. La Corte di Appello aveva erroneamente dichiarato una delle parti contumace, omettendo di esaminare il suo appello incidentale. La Suprema Corte ha annullato la sentenza, stabilendo che l'errata dichiarazione di contumacia vizia la decisione quando, come in questo caso, provoca un concreto pregiudizio al diritto di difesa, e ha rinviato il caso per un nuovo giudizio.
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Improcedibilità del ricorso: errore fatale in Cassazione
Un caso di disputa ereditaria giunge in Cassazione, ma l'appello viene respinto senza esame del merito. La Corte dichiara l'improcedibilità del ricorso perché l'appellante non ha depositato la copia della sentenza impugnata entro i termini di legge, sottolineando l'importanza cruciale del rispetto delle norme procedurali.
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Patti successori: nulla la rinuncia all’eredità futura
Una sorella aveva rinunciato a pretese sull'eredità paterna, impegnandosi a non interferire nella divisione tra madre e fratello. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale rinuncia non può estendersi alla futura eredità della madre, in quanto costituirebbe patti successori vietati dalla legge e quindi nulli. La Corte ha cassato la precedente decisione, riaffermando l'impossibilità di disporre di diritti derivanti da una successione non ancora aperta.
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Testamento olografo: prova della perdita incolpevole
Una controversia ereditaria tra fratelli incentrata su un testamento olografo smarrito. La Cassazione chiarisce che per far valere una copia, non basta provare l'esistenza dell'originale, ma è essenziale dimostrare la perdita incolpevole del documento. La Corte ha rigettato il ricorso su questo punto, accogliendolo solo per un vizio procedurale relativo alle spese legali.
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Sospensione processo straniero: Cassazione annulla
In una complessa causa di successione internazionale, il Tribunale aveva disposto la sospensione del processo italiano in attesa della definizione di tre giudizi pendenti in Svizzera. La Corte di Cassazione ha annullato tale ordinanza, ritenendola illegittima. La decisione evidenzia che la sospensione del processo straniero è una misura eccezionale che richiede una motivazione rigorosa, limitata nel tempo e nell'oggetto, e basata su un serio giudizio prognostico circa la futura riconoscibilità della sentenza estera, inclusa una verifica sulla giurisdizione del giudice straniero.
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Legittimazione ad Agire: nonni non possono impugnare
Una coppia omogenitoriale femminile otteneva la trascrizione in Italia dell'atto di nascita del figlio nato da maternità surrogata all'estero. A seguito della separazione, i genitori della madre genetica avviavano un'azione per la rettifica dell'atto, al fine di rimuovere il nome della madre intenzionale. La Corte di Cassazione ha dichiarato il loro ricorso inammissibile, negando la sussistenza della loro legittimazione ad agire. La sentenza chiarisce che i nonni, avendo agito come meri interventori a sostegno del Pubblico Ministero (che non ha impugnato la decisione d'appello), non possiedono un diritto autonomo di impugnazione.
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Adozione mite: la Cassazione salva il legame coi nonni
La Corte di Cassazione ha annullato una dichiarazione di adottabilità, sottolineando l'importanza del legame con i nonni e criticando le valutazioni superficiali dei servizi sociali. Il caso riguarda una nonna che si opponeva all'adozione del nipote, i cui genitori erano tossicodipendenti. La Corte ha stabilito che prima di dichiarare l'adottabilità, misura considerata *extrema ratio*, è necessario un attento e attuale monitoraggio della capacità dei parenti, come la nonna, di accudire il minore, anche con il supporto di interventi esterni, valutando anche l'ipotesi di un'adozione mite.
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Responsabilità solidale coniuge: il debito non si estende
Una madre concede un prestito al figlio e alla nuora per l'acquisto della casa familiare. A seguito della separazione della coppia, la madre chiede la restituzione della somma a entrambi. La Corte di Cassazione, confermando la decisione d'appello, esclude la responsabilità solidale del coniuge che non ha contratto direttamente il debito. Viene chiarito che, anche in regime di comunione dei beni, il debito contratto da un solo coniuge per bisogni familiari non rende automaticamente l'altro coniuge un debitore solidale. Il creditore deve provare condizioni specifiche per poter agire contro il coniuge non stipulante.
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Assegno divorzile: la Cassazione conferma l’importo
La Cassazione ha confermato la debenza di un assegno divorzile in favore dell'ex moglie, valorizzando la funzione compensativa dell'istituto. Nonostante la diminuzione del reddito dell'ex marito, la Corte ha ritenuto decisivi la lunga durata del matrimonio (29 anni) e il sacrificio professionale della moglie, che si è dedicata interamente alla famiglia, contribuendo così alla fortuna economica del coniuge. L'assegno è stato confermato anche nell'importo, ritenuto congruo per riequilibrare le posizioni economiche.
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Patto fiduciario: la procura a vendere è una prova
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un'ex moglie, confermando che un immobile a lei intestato apparteneva in realtà all'ex marito in virtù di un patto fiduciario. La Corte ha stabilito che la prova di tale accordo non richiede la forma scritta e può essere desunta anche da una procura a vendere, irrevocabile e successiva all'acquisto, rilasciata dal fiduciario al fiduciante. Questa procura, anche se non contestuale, agisce come dichiarazione confermativa dell'obbligo di ritrasferimento.
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