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Diritto di Famiglia

Divisione ereditaria: i beni devono essere in comunione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5920/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di divisione ereditaria: i beni da dividere devono appartenere alla comunione non solo all'inizio della causa, ma fino al momento della sua definizione. Nel caso specifico, alcuni beni erano stati trasferiti a due coeredi con una sentenza passata in giudicato, in esecuzione di un contratto preliminare stipulato dal defunto. La Corte ha chiarito che tale trasferimento è pienamente efficace tra i coeredi, rendendo impossibile includere detti beni nella divisione, indipendentemente dalla data di trascrizione della domanda giudiziale.
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Petizione ereditaria: buona fede e doveri dell’erede
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di petizione ereditaria avanzata da una figlia riconosciuta giudizialmente dopo la morte del padre. La Corte ha stabilito che la buona fede degli altri eredi, che nel frattempo avevano venduto parte dei beni, si presume fino alla notifica della domanda di petizione ereditaria, e non dalla precedente azione per il riconoscimento di paternità. Di conseguenza, gli eredi sono tenuti a restituire solo il prezzo ricavato dalla vendita dei beni e non il loro valore oggettivo al momento della stessa, confermando un principio a tutela dell'erede apparente.
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Azione Revocatoria: il vincolo familiare è prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5328/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di due coniugi avverso una sentenza che rendeva inefficace un trasferimento immobiliare tra loro. Al centro del caso un'azione revocatoria promossa da un istituto di credito. La Corte ha ribadito un principio consolidato: nell'ambito dell'azione revocatoria, il vincolo di coniugio e la convivenza costituiscono una presunzione grave, precisa e concordante della conoscenza, da parte del coniuge acquirente, della situazione debitoria dell'altro coniuge, integrando il requisito della 'scientia damni'.
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Accessione su fondi confinanti: la Cassazione decide
Una recente ordinanza della Cassazione affronta il caso di due ex coniugi che avevano costruito un immobile su due lotti di terreno adiacenti, di proprietà esclusiva di ciascuno. La Corte ha stabilito che, in assenza di un accordo contrario, il principio di accessione su fondi confinanti prevale: ciascuno diventa proprietario della porzione di edificio che insiste sul proprio terreno. Viene così respinto il ricorso della ex moglie che rivendicava la comproprietà basandosi sulla legislazione post-sisma e sul contributo comune alla costruzione.
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Improcedibilità ricorso Cassazione: onere della prova
La Corte di Cassazione dichiara l'improcedibilità del ricorso in un caso di impugnazione di testamento. La causa di improcedibilità ricorso Cassazione risiede nella mancata produzione, da parte della ricorrente, della relata di notifica della sentenza d'appello, nonostante ne avesse dichiarato l'avvenuta notifica. La Corte ribadisce che tale adempimento è un onere inderogabile a carico della parte che impugna, la cui omissione rende il ricorso inammissibile senza possibilità di sanatoria.
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Comunione legale: immobile escluso se bene personale
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4917/2024, ha stabilito che per escludere un immobile dalla comunione legale non è sufficiente una generica dichiarazione nell'atto di acquisto sull'uso di "denaro personale". È necessario che l'atto specifichi che i fondi derivano dal trasferimento di altri beni personali, come previsto dall'art. 179 c.c. La dichiarazione del coniuge non acquirente non ha valore di confessione e non preclude una successiva azione di accertamento per verificare la sussistenza dei presupposti di legge.
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Comunione legale: guida alla divisione dei beni
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un ex coniuge che chiedeva la restituzione alla comunione legale di somme prelevate dall'ex moglie e l'aggiornamento del valore di un immobile. La Corte ha chiarito che non c'è obbligo di restituzione se le somme sono state usate per bisogni familiari e la circostanza non è stata contestata. Ha inoltre specificato che per ottenere la rivalutazione di un bene è necessario allegare e provare un significativo mutamento di valore.
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Patrocinio a spese dello Stato: limiti inderogabili
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 4880/2024, ha stabilito principi cruciali sul patrocinio a spese dello Stato. Ha confermato che solo l'avvocato, e non il cliente, ha la legittimazione a impugnare il decreto di liquidazione del compenso. Soprattutto, ha ribadito l'inderogabilità dei parametri forensi, affermando che il giudice non può liquidare un compenso inferiore ai minimi tabellari, neppure applicando le massime riduzioni consentite. La Corte ha anche chiarito che le norme ordinarie sulla compensazione delle spese di lite non si applicano ai procedimenti relativi all'ammissione al gratuito patrocinio.
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Fondo Patrimoniale: non sempre è uno scudo dai debiti
La Corte d'Appello di Ancona ha esaminato un caso di opposizione a pignoramento immobiliare da parte di due coniugi che avevano costituito un fondo patrimoniale. La Corte ha rigettato l'appello, confermando che il fondo patrimoniale non è opponibile ai creditori che avevano iscritto ipoteca sui beni prima della sua costituzione. Inoltre, ha dichiarato validi i contratti di mutuo contestati, escludendo profili di nullità per indeterminatezza del tasso o per l'applicazione del piano di ammortamento 'alla francese', e ha negato la presenza di usura.
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Impresa familiare: no al convivente se l’aiuto è saltuario
Una donna ha richiesto il riconoscimento del suo status di collaboratrice nell'impresa familiare del suo defunto partner. La Corte di Appello ha respinto la sua domanda, stabilendo che il suo contributo era occasionale e basato su un legame affettivo, non su un'attività lavorativa continuativa come richiesto dalla legge per l'impresa familiare. La presenza di contratti di lavoro stagionali retribuiti ha ulteriormente indebolito la sua posizione, dimostrando che non aveva soddisfatto l'onere della prova necessario.
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Ricorso improcedibile: l’appello è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso improcedibile a causa del mancato deposito della copia notificata della sentenza impugnata. Il caso verteva su una complessa lite tra ex coniugi riguardo la proprietà e la gestione di un'azienda. La Corte sottolinea come l'omissione di questo adempimento formale precluda l'esame nel merito, rendendo definitiva la decisione della Corte d'Appello e condannando il ricorrente al pagamento delle spese.
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Matrimonio fittizio: visto negato, Cassazione decide
L'appello di un cittadino contro il diniego del visto per la coniuge straniera è stato respinto. La Corte di Cassazione ha confermato che un matrimonio fittizio, identificato attraverso indizi come grande divario d'età, assenza di lingua comune e documenti falsi, giustifica il rifiuto del visto senza che sia necessaria una precedente dichiarazione giudiziale di nullità del matrimonio.
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Assegno nullo e presunzione di pagamento: la Cassazione
La Corte di Cassazione stabilisce che la restituzione volontaria di un assegno nullo al debitore non costituisce prova definitiva del pagamento. La nullità del titolo, dovuta alla mancanza di requisiti essenziali come data e firma, rappresenta un'eccezione "in senso lato" che il giudice d'appello può rilevare d'ufficio. Di conseguenza, la presunzione di liberazione del debitore può essere vinta se il creditore dimostra che la restituzione è avvenuta per altri motivi. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Fondo patrimoniale: coniuge è litisconsorte necessario
La Cassazione annulla una sentenza di revocatoria sulla vendita di un immobile in fondo patrimoniale. La ragione è la mancata partecipazione al giudizio del coniuge consenziente, ritenuto litisconsorte necessario. La sua presenza è indispensabile per la validità del processo.
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Ripartizione mutuo cointestato: la Cassazione decide
In un caso di separazione, la Cassazione ha chiarito i principi sulla ripartizione mutuo cointestato. La Corte ha stabilito che la divisione interna del debito si basa sull'effettivo beneficiario delle somme, rigettando il ricorso di una ex coniuge che contestava la valutazione delle prove. L'ordinanza sottolinea come il giudizio di Cassazione non possa riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge.
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Ricorso inammissibile: la Cassazione conferma condanna
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato in appello al risarcimento dei danni per calunnia. L'uomo aveva anche presentato una domanda riconvenzionale, respinta nei gradi di merito, lamentando di essere stato ostacolato nelle visite ai propri familiari dalla tutrice degli stessi. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso giudicandolo infondato e intrinsecamente contraddittorio, poiché il ricorrente lamentava sia l'omessa pronuncia sulla sua domanda, sia l'infondatezza del rigetto della stessa. L'impugnazione è stata inoltre qualificata come un tentativo di riesaminare il merito dei fatti, non consentito in sede di legittimità, portando alla conferma della sentenza d'appello e alla condanna del ricorrente alle spese.
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Revoca donazione per infedeltà: la Cassazione decide
Un marito ha richiesto la revoca della donazione indiretta di un immobile alla moglie a causa della sua infedeltà. La Corte di Cassazione ha stabilito che la semplice infedeltà coniugale non è sufficiente per giustificare la revoca donazione per infedeltà. È necessario che tale comportamento si traduca in una 'ingiuria grave', ovvero in una manifestazione di disistima e avversione verso il donante, circostanza non provata nel caso di specie. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile.
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Revoca donazione per ingratitudine: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3811/2024, ha chiarito i presupposti per la revoca donazione per ingratitudine. Il caso riguardava una sorella che, dopo aver ricevuto un immobile in donazione dal fratello, non solo non gli ha prestato l'assistenza pattuita, ma lo ha anche indotto a contrarre un finanziamento per proprie necessità. La Corte d'Appello aveva revocato la donazione, ma la Cassazione ha annullato tale decisione. Secondo i giudici supremi, il semplice inadempimento degli oneri o l'aver causato un pregiudizio patrimoniale non integrano di per sé l' 'ingiuria grave' richiesta dalla legge. È necessario dimostrare un comportamento che esprima un sentimento durevole di disistima e avversione verso il donante, tale da ledere la sua sfera morale e ripugnare alla coscienza comune.
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Fondo patrimoniale: ipoteca volontaria vince tutela
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 3742/2024, ha chiarito un punto cruciale sul fondo patrimoniale. Se i coniugi concedono volontariamente un'ipoteca su un bene del fondo per garantire un debito, il creditore ipotecario può pignorare quel bene, anche se il debito non è stato contratto per i bisogni della famiglia. L'atto di concedere l'ipoteca, secondo la Corte, prevale sulla generale impignorabilità dei beni del fondo, rappresentando una rinuncia specifica a quella tutela nei confronti del creditore garantito.
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Competenza sezioni: lite ereditaria alla sezione giusta
Una complessa lite familiare tra due fratelli per l'eredità paterna, iniziata come richiesta di restituzione di beni e contestazioni sulla gestione dell'amministrazione di sostegno, giunge in Cassazione. La Corte, con ordinanza interlocutoria, riqualifica la controversia come materia puramente successoria, nonostante le sue diverse sfaccettature. Di conseguenza, basandosi sulle ripartizioni tabellari interne, ha stabilito la competenza della Seconda Sezione Civile, specializzata in successioni, rimettendo a quest'ultima la decisione nel merito.
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