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Diritto di Famiglia

Motivazione apparente: ricorso in Cassazione respinto
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un erede in una causa di successione, chiarendo i limiti del concetto di 'motivazione apparente' della sentenza d'appello. La Corte ha stabilito che una motivazione sintetica e con rinvii non è necessariamente apparente. Inoltre, ha dichiarato inammissibili i motivi di ricorso che criticavano direttamente la sentenza di primo grado, ribadendo che la Cassazione è giudice della decisione d'appello.
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Divisione conto cointestato: la Cassazione decide
In una causa di divisione conto cointestato tra fratelli, la Cassazione interviene su una decisione della Corte d'Appello. La disputa nasce dalle somme prelevate da una sorella da un conto cointestato con il defunto padre, che i fratelli rivendicano come parte dell'asse ereditario. La Suprema Corte cassa la sentenza di merito per due motivi principali: primo, la divisione era stata erroneamente calcolata in tre quote senza considerare la successione della madre, deceduta durante la causa, che ha generato una nuova e distinta comunione ereditaria. Secondo, la Corte d'Appello non ha adeguatamente verificato se i prelievi della sorella fossero giustificati dalle spese per la cura dei genitori, non potendo presumere un'appropriazione illecita. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Donazione indiretta: l’azione è imprescrittibile
In una complessa controversia ereditaria tra fratelli, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sulla donazione indiretta. La Corte ha chiarito che l'azione volta ad accertare una donazione indiretta è imprescrittibile, diversamente dall'azione di simulazione. Questa decisione è cruciale quando un erede deve difendersi dall'azione di riduzione promossa da un altro, potendo far valere in qualsiasi momento le liberalità ricevute dalla controparte per paralizzarne le pretese.
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Conflitto di interessi avvocato: la sanzione è certa
La Cassazione conferma la sanzione disciplinare a un avvocato per conflitto di interessi. Il legale, dopo aver assistito entrambi i coniugi in una separazione, ha poi difeso uno di essi contro l'altro in procedimenti successivi. La Corte ha ritenuto la condotta una grave violazione dei doveri di lealtà e probità, respingendo sia le censure sulla motivazione della sanzione sia l'eccezione di prescrizione.
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Improcedibilità ricorso: onere deposito sentenza
La Corte di Cassazione dichiara l'improcedibilità di un ricorso in un caso di disputa immobiliare tra ex coniugi. La decisione si fonda su un vizio procedurale: il ricorrente, pur avendo dichiarato di aver ricevuto notifica della sentenza d'appello, non ha depositato la copia notificata del provvedimento. Tale adempimento è essenziale per permettere alla Corte di verificare la tempestività dell'impugnazione secondo il termine breve. Questa sentenza ribadisce il rigore delle norme processuali e le conseguenze fatali della loro inosservanza.
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Fondo patrimoniale e fallimento: la tutela del terzo
La Corte di Cassazione ha stabilito il corretto strumento processuale per tutelare un bene conferito in un fondo patrimoniale dall'illegittima apprensione in una procedura fallimentare. Contrariamente a quanto deciso nei primi due gradi di giudizio, che avevano ritenuto inammissibile l'azione per mancata proposizione del reclamo endofallimentare, la Suprema Corte ha chiarito che quando viene leso un diritto soggettivo di un terzo estraneo alla procedura, il rimedio corretto è l'azione ordinaria. La mancata proposizione del reclamo non preclude quindi la possibilità di difendere la proprietà del bene.
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Onere della prova mutuo: non basta la dazione di denaro
Una madre ha citato in giudizio l'ex genero per la restituzione di una somma di denaro, sostenendo si trattasse di un prestito. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ribadendo che in un contratto di mutuo, l'onere della prova incombe su chi agisce. Non è sufficiente dimostrare la consegna del denaro, ma è necessario provare anche il titolo che obbliga alla restituzione. In questo caso, il contesto familiare e le testimonianze contraddittorie hanno fatto propendere i giudici per l'ipotesi di una liberalità, ovvero un regalo fatto per solidarietà.
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Costruzione su suolo del coniuge: il lavoro casalingo
Una coppia costruisce la casa familiare sul terreno di proprietà esclusiva di uno dei due. Al momento della separazione, la Corte d'Appello nega al coniuge non proprietario il rimborso per i contributi non monetari. La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, rimette la questione a una pubblica udienza, ritenendo di particolare rilevanza stabilire se il lavoro casalingo e i sacrifici familiari possano essere considerati una valida prova del contributo nella costruzione su suolo del coniuge, aprendo a una valutazione più ampia rispetto ai soli esborsi economici.
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Impugnazione tardiva: la Cassazione chiarisce i limiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 5783/2025, ha rigettato il ricorso di una erede in una causa di divisione ereditaria. La ricorrente lamentava nullità procedurali successive a una sentenza non definitiva del 2008. La Corte ha stabilito che la mancata e tempestiva impugnazione di tale sentenza l'ha resa definitiva (passata in giudicato), sanando ogni vizio precedente e precludendo la contestazione di atti successivi che da essa dipendevano. Questa decisione sottolinea l'importanza di contestare tempestivamente ogni provvedimento giudiziario per non incorrere in una impugnazione tardiva.
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Divisione ereditaria: la Cassazione e le quote per stirpi
In una complessa vicenda di divisione ereditaria iniziata nel 1951, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso principale di un erede, che lamentava vizi procedurali e di motivazione. La Corte ha chiarito che le richieste istruttorie non rientrano nel vizio di omessa pronuncia e che la valutazione dei fatti spetta ai giudici di merito. È stato invece accolto il ricorso incidentale degli altri coeredi, stabilendo che la loro quota doveva essere suddivisa per stirpi e non per capi, correggendo la sentenza d'appello su questo punto cruciale della divisione ereditaria.
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Usucapione immobile ereditario: la parola alla Cassazione
Un figlio impugna i testamenti della madre che favorivano la sorella e la nipote. Queste ultime propongono domanda di usucapione immobile ereditario. La Cassazione accoglie il loro ricorso, stabilendo che l'avvenuta usucapione dell'intero bene lo sottrae all'asse ereditario, rendendo inefficaci le pretese successorie su di esso.
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Legittimazione degli eredi: prova e ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso presentato da alcuni soggetti qualificatisi come eredi di un avvocato. La decisione si fonda sulla mancata prova della loro effettiva qualità di eredi, essendosi limitati a produrre un certificato di stato di famiglia, ritenuto insufficiente. La Corte sottolinea che la legittimazione degli eredi a proseguire un giudizio richiede la prova documentale dell'accettazione dell'eredità, non essendo sufficiente la mera qualifica di 'chiamati all'eredità'.
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Azione revocatoria fondo patrimoniale: la guida
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9355/2025, ha rigettato il ricorso di una coppia che aveva costituito un fondo patrimoniale per sottrarre i propri beni alla garanzia dei creditori. La Corte ha chiarito che l'azione revocatoria fondo patrimoniale è esperibile anche per atti anteriori al sorgere del credito, a condizione che sia provata la 'dolosa preordinazione' del debitore. Inoltre, ha stabilito che la mancata annotazione del fondo a margine dell'atto di matrimonio non impedisce al creditore di agire, in quanto tale pubblicità serve a rendere l'atto opponibile ai terzi, ma non è un presupposto dell'azione revocatoria.
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Azienda ereditaria: come si divide tra coeredi?
La Corte di Cassazione chiarisce i criteri di divisione di un'azienda ereditaria. Se dopo l'apertura della successione solo alcuni coeredi gestiscono e incrementano il valore dell'impresa, il loro apporto non va a beneficio degli altri eredi. La valutazione della quota spettante all'erede non gestionario deve basarsi sul valore dell'azienda al momento della morte del de cuius, e non al momento della divisione. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio per non aver distinto tra il patrimonio ereditato e gli incrementi successivi dovuti alla gestione di parte degli eredi.
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Arricchimento senza causa: limiti della prova in appello
Un uomo ha citato in giudizio la sua ex convivente per ottenere la restituzione di un immobile o, in subordine, un indennizzo per arricchimento senza causa per le spese sostenute. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la valutazione delle prove, come i messaggi WhatsApp, spetta al giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità. Inoltre, ha confermato che non è possibile modificare la qualificazione giuridica della domanda in corso di causa.
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Appello sentenza non definitiva: termini e modalità
In un caso di divisione ereditaria, la Cassazione ha chiarito le regole per l'impugnazione di una sentenza non definitiva. La Corte ha dichiarato inammissibile un appello sentenza non definitiva perché non è stato proposto congiuntamente all'appello contro la sentenza finale che dichiarava l'estinzione del giudizio. La decisione sottolinea che la riserva d'appello non congela i termini sine die, ma impone un'impugnazione simultanea per concentrare il giudizio di secondo grado.
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Successione ereditaria: onere della prova e danni
In una complessa causa di successione ereditaria, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso degli eredi riguardante la restituzione di frutti immobiliari e la simulazione di una donazione, a causa della mancata fornitura di prove adeguate. La Corte ha invece accolto il ricorso incidentale della controparte, riconoscendo il diritto agli interessi legali sui danni liquidati per l'occupazione illegittima di un immobile. La sentenza sottolinea il principio fondamentale dell'onere della prova nelle dispute successorie.
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Assegno sociale e rinuncia al mantenimento: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha stabilito che la rinuncia all'assegno di mantenimento da parte dell'ex coniuge non preclude il diritto a percepire l'assegno sociale. Il diritto si basa sullo stato di bisogno effettivo, calcolato sui redditi reali e non su quelli potenziali o non percepiti. La Corte ha cassato la decisione di merito che negava la prestazione, affermando che un intento fraudolento ai danni dell'ente previdenziale deve essere concretamente provato e non può essere presunto dalla sola rinuncia.
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Sospensione sentenza: la disabilità non prova il danno
La Corte d'Appello di Roma ha rigettato la richiesta di sospensione sentenza di primo grado. L'appellante, condannato in una causa di successione, aveva addotto uno stato di invalidità e insolvenza come 'periculum in mora'. La Corte ha ritenuto la prova insufficiente, poiché non supportata da documentazione reddituale e patrimoniale, a fronte di una visura immobiliare prodotta dalla controparte che attestava la titolarità di numerosi immobili in capo all'appellante.
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Azione di riduzione: chi può agire in giudizio?
Un nipote agiva in giudizio per tutelare i propri diritti ereditari, sostenendo di essere erede della zia defunta. La Corte di Cassazione, pur riconoscendogli la qualità di erede legittimo, ha respinto la sua azione di riduzione poiché non rivestiva la qualifica di legittimario, status indispensabile per tale azione. Il caso chiarisce la distinzione cruciale tra le due figure nelle controversie successorie.
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