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Diritto del Lavoro

Scorrimento graduatoria: limiti e interpretazione bando
Una candidata, idonea in una graduatoria di un concorso pubblico, ha citato in giudizio un'università per non averla assunta tramite scorrimento graduatoria, preferendo candidati da concorsi successivi. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'interpretazione del bando di concorso, che in questo caso limitava l'uso della graduatoria a un dipartimento specifico, è di competenza del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità se non per palesi violazioni delle norme ermeneutiche.
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Mansioni superiori: quando spetta la qualifica?
Un lavoratore ha richiesto il riconoscimento delle mansioni superiori di livello dirigenziale, ma la sua domanda è stata respinta. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che, in base al regolamento aziendale applicabile, era necessario non solo svolgere compiti di alto livello, ma anche essere formalmente preposto alla direzione di un ufficio. Poiché il lavoratore non ricopriva tale ruolo, il suo ricorso è stato dichiarato inammissibile, in quanto mirava a una rivalutazione dei fatti non consentita in sede di legittimità.
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Giudicato esterno: vincolante per il trattamento economico
Una collaboratrice linguistica ha citato in giudizio un'università per ottenere differenze retributive basandosi su una precedente sentenza passata in giudicato. I tribunali di merito avevano respinto la richiesta, ritenendo che una nuova legge avesse superato il precedente giudicato. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, affermando che il giudicato esterno formatosi su un rapporto di durata è vincolante anche per il futuro, a meno che non intervengano fatti o norme *successive* alla sua formazione. Poiché la legge in questione era preesistente alla formazione del giudicato, quest'ultimo mantiene la sua piena efficacia.
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Incarico extraistituzionale: obbligo autorizzazione
Un infermiere del servizio sanitario pubblico è stato licenziato per aver svolto un incarico extraistituzionale come presidente di una cooperativa senza autorizzazione, oltre che per un'assenza ingiustificata e un debito orario. La Corte di Cassazione ha confermato il licenziamento, stabilendo che anche se l'attività in cooperativa non rientra nell'incompatibilità assoluta, essa richiede sempre una preventiva autorizzazione formale da parte dell'amministrazione. La mancata richiesta costituisce un grave illecito disciplinare.
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Scorrimento graduatoria: chi decide? Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9829/2024, ha stabilito che le controversie relative allo scorrimento graduatoria nei concorsi pubblici rientrano nella giurisdizione del giudice ordinario. La Corte ha chiarito che, una volta conclusa la procedura concorsuale, la pretesa del candidato idoneo all'assunzione costituisce un diritto soggettivo, poiché l'amministrazione agisce con la capacità di un datore di lavoro privato e non esercita più un potere autoritativo. Di conseguenza, è stato annullato il verdetto della Corte d'Appello che aveva erroneamente declinato la giurisdizione in favore del giudice amministrativo.
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Mansioni superiori: qualifica di inviato speciale
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d'Appello, riconoscendo le mansioni superiori di 'inviato speciale' a una giornalista, nonostante la mancanza di una nomina scritta. La Suprema Corte ha stabilito che lo svolgimento effettivo delle mansioni prevale sui requisiti formali. Il ricorso dell'azienda radiotelevisiva, basato sulla necessità di un atto scritto e sulla natura del programma televisivo, è stato respinto. La sentenza sottolinea che l'interpretazione dei requisiti contrattuali, come il periodo di 'biennio solare', rientra nella competenza del giudice di merito se logicamente motivata.
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Indennità terapia intensiva: non per gli autisti
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'indennità di terapia intensiva non spetta all'autista di ambulanza, anche se svolge compiti di supporto al personale medico. Con l'ordinanza n. 9781/2024, la Suprema Corte ha chiarito che tale emolumento è strettamente legato all'assegnazione stabile e formale a specifiche unità operative (come rianimazione o terapie intensive), come previsto dalla contrattazione collettiva. Viene così ribaltata la decisione dei giudici di merito, che avevano riconosciuto il diritto del lavoratore basandosi sulle mansioni di fatto svolte e sul principio di equa retribuzione. La Corte ha invece affermato il primato della fonte contrattuale collettiva nella determinazione dei trattamenti economici nel pubblico impiego, escludendo estensioni analogiche per mansioni non esplicitamente contemplate.
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Personale Ambasciate: Leggi Speciali per Licenziamento
Una dipendente di un'ambasciata italiana, licenziata per un presunto schema di 'legalizzazioni rapide', ha impugnato il provvedimento sostenendo l'errata applicazione delle norme disciplinari. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che al personale delle ambasciate assunto localmente si applica la disciplina speciale prevista dal d.P.R. 18/1967 e non le norme generali sul pubblico impiego, confermando la legittimità del licenziamento.
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Lavoro subordinato convivente: quando è retribuito?
La Corte di Cassazione ha confermato che l'attività lavorativa svolta da una donna per l'impresa del proprio compagno costituisce un rapporto di lavoro subordinato convivente. Nonostante il legame affettivo, la natura continuativa, stabile e assorbente delle mansioni, essenziali per l'attività commerciale, ha prevalso sulla presunzione di gratuità, giustificando il diritto alla retribuzione.
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Mantenimento trattamento economico nel pubblico impiego
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'Amministrazione pubblica, confermando il diritto di una dipendente, trasferita da un ente partecipato tramite una procedura speciale di reclutamento, al mantenimento del trattamento economico complessivo goduto in precedenza. La decisione si fonda sull'interpretazione del termine 'corrispondente' usato dal legislatore, che impone un'equiparazione non solo della retribuzione base ma dell'intero assetto economico, respingendo la tesi restrittiva dell'Amministrazione.
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Interposizione illecita: quando il contratto è nullo
Un lavoratore, formalmente assunto come apprendista da un'impresa individuale, ha lavorato di fatto per una grande società di servizi. I tribunali hanno riconosciuto questa situazione come un caso di interposizione illecita di manodopera, dichiarando nullo il contratto di apprendistato e stabilendo un rapporto di lavoro a tempo indeterminato direttamente con la società utilizzatrice. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni precedenti, dichiarando inammissibile il ricorso della società e consolidando la tutela del lavoratore.
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Onere della prova: incentivo negato per prove generiche
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una dipendente pubblica che chiedeva un incentivo economico. La decisione si fonda sulla violazione dell'onere della prova da parte della lavoratrice, le cui richieste sono state ritenute troppo generiche. La Corte ha chiarito che la tardiva costituzione in giudizio dell'ente pubblico non impediva a quest'ultimo di contestare i fatti, trattandosi di 'mere difese' non soggette a preclusioni.
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Trattamento economico lettori: ricorso inammissibile
Una lettrice di lingua straniera ha presentato ricorso in Cassazione dopo che la Corte d'Appello le ha negato il diritto al trattamento economico di ricercatore confermato per il periodo 2007-2013, diritto che riteneva derivasse da un precedente giudicato. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, rilevando che la ricorrente aveva interpretato erroneamente la decisione d'appello e invocato un giudicato basato su una sentenza precedentemente annullata dalla stessa Cassazione. La questione centrale è il complesso quadro normativo sul trattamento economico dei lettori.
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Responsabilità erariale: i limiti del sindacato
Un dipendente pubblico, condannato per responsabilità erariale, ricorre in Cassazione lamentando un difetto di giurisdizione della Corte dei Conti. Sostiene di aver svolto mere mansioni esecutive. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, specificando che la valutazione delle mansioni e del grado di colpa del dipendente rientra nel merito della causa, di competenza esclusiva della Corte dei Conti, e non in una questione di giurisdizione.
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Obbligo di repêchage: licenziamento illegittimo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9770/2024, ha stabilito che il licenziamento di alcuni lavoratori di un call center, a seguito di un cambio appalto, è illegittimo se l'azienda non ha adempiuto all'obbligo di repêchage. La Corte ha chiarito che la tutela offerta dalla "clausola sociale" non esclude, ma si aggiunge, a quella generale contro i licenziamenti ingiustificati. Il datore di lavoro uscente rimane tenuto a verificare la possibilità di ricollocare i dipendenti, anche se questi hanno rifiutato il passaggio alla nuova società appaltatrice a condizioni ritenute peggiorative.
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Impugnazione licenziamento interposizione: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9783/2024, ha stabilito un principio cruciale in materia di impugnazione del licenziamento in caso di interposizione fittizia di manodopera. Un lavoratore, formalmente dipendente di una società ma di fatto impiegato presso un'altra, aveva impugnato il licenziamento intimatogli dalla prima. I giudici di merito avevano dichiarato il ricorso inammissibile per tardività. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che il licenziamento comunicato dal datore di lavoro formale (interposto) non è idoneo a far decorrere il termine di decadenza per agire contro il datore di lavoro effettivo (interponente). L'atto che fa scattare i termini deve provenire necessariamente da quest'ultimo.
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Onere della prova incentivo: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9775/2024, ha rigettato il ricorso di una dipendente pubblica che chiedeva il pagamento di un incentivo. La Corte ha stabilito che l'onere della prova incentivo grava interamente sulla lavoratrice, che deve dimostrare di aver svolto le attività specifiche che danno diritto al compenso. Secondo la Corte, la genericità delle allegazioni iniziali non può essere superata né da una presunta non contestazione del datore di lavoro, né da atti interni dell'azienda poi revocati. La decisione sottolinea l'importanza di formulare domande giudiziali precise e supportate da prove concrete.
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Inammissibilità ricorso Cassazione: oneri formali
Un dipendente pubblico si opponeva alla restituzione di somme percepite per un incarico superiore, successivamente annullato. Sosteneva di aver comunque svolto mansioni superiori che giustificavano la retribuzione. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del suo ricorso per il mancato rispetto degli oneri formali di specificità e autosufficienza, non potendo quindi esaminare il merito della questione. La decisione sottolinea l'importanza cruciale della corretta redazione degli atti processuali.
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Integrazione del contraddittorio: il caso del TFS
Un lavoratore ha citato in giudizio un ente previdenziale e una banca a seguito della modifica unilaterale delle scadenze del suo TFS, che ha causato l'inadempimento di un finanziamento collegato. Il tribunale di primo grado si è dichiarato incompetente. La Corte di Cassazione, investita della questione, ha emesso un'ordinanza interlocutoria con cui non decide nel merito ma ordina l'integrazione del contraddittorio, poiché l'ente previdenziale, parte originaria del giudizio, non era stato notificato del ricorso per regolamento di competenza.
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Prescrizione crediti lavoro: stop alla decorrenza
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9698/2024, chiarisce un punto cruciale sulla prescrizione crediti lavoro. Viene stabilito che la domanda giudiziale volta ad accertare l'esistenza di un rapporto di lavoro subordinato (in caso di interposizione illecita di manodopera) interrompe la prescrizione per tutti i diritti che ne derivano, inclusi quelli retributivi. L'effetto interruttivo dura fino al passaggio in giudicato della sentenza, rendendo tempestiva la successiva richiesta di pagamento delle differenze retributive.
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