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Diritto del Lavoro

Disoccupazione agricola: la decadenza per ricorso tardivo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 11197/2024, ha respinto il ricorso di una lavoratrice agricola, confermando la decadenza del suo diritto ad agire in giudizio per il disconoscimento di giornate lavorative. Il caso verteva sulla validità della notifica telematica effettuata dall'INPS sul proprio sito web, come previsto dal D.L. 98/2011. La Corte ha stabilito che tale modalità di notifica è legittima anche per periodi di lavoro antecedenti all'entrata in vigore della norma e che il mancato rispetto dei rigidi termini procedurali per l'impugnazione comporta la perdita irrimediabile del diritto. La decisione sottolinea l'importanza della vigilanza e del rispetto delle scadenze per la tutela dei diritti in materia di disoccupazione agricola.
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Riallineamento retributivo: ius superveniens salva accordi
Un'azienda agricola si opponeva a una richiesta di contributi INPS, sostenendo la validità dei suoi accordi di riallineamento retributivo. La Corte d'Appello aveva dato torto all'azienda, ma la Cassazione ha ribaltato la decisione. Grazie a una nuova legge interpretativa (ius superveniens), la Suprema Corte ha stabilito che i requisiti per la validità di tali accordi, sia per i firmatari che per le tempistiche, erano stati erroneamente interpretati in secondo grado, rinviando il caso per un nuovo esame.
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Retribuzione imponibile: obbligo contributivo sempre
La Corte di Cassazione chiarisce che la retribuzione imponibile su cui calcolare i contributi previdenziali include tutto ciò che il lavoratore ha diritto di ricevere, anche se vi rinuncia. L'obbligo contributivo è autonomo e sorge con il rapporto di lavoro. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile.
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Spese legali previdenza: il limite del valore prestazione
Un ente previdenziale contesta una liquidazione di spese legali di oltre 6.600 euro per una causa relativa a un'indennità di malattia del valore di circa 1.574 euro. La Corte di Cassazione accoglie il ricorso, stabilendo che nelle controversie di questo tipo, le spese legali previdenza non possono mai superare il valore della prestazione economica riconosciuta, annullando così la precedente quantificazione.
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Remunerazione medici specializzandi: no a ricalcoli
Un gruppo di medici, specializzatisi tra il 1991 e il 2006, ha richiesto un adeguamento della loro remunerazione, sostenendo una non corretta applicazione delle direttive europee. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che la normativa italiana dell'epoca (D.Lgs. 257/1991) era conforme al diritto UE. La Corte ha stabilito che le normative successive, più favorevoli, non sono retroattive e che i meccanismi di adeguamento economico erano stati legittimamente sospesi dal legislatore per ragioni di finanza pubblica.
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Qualificazione rapporto di lavoro: limiti alla prova
Un lavoratore ha ottenuto il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato full-time, anziché part-time come formalizzato. La società datrice di lavoro ha impugnato la decisione in Cassazione, contestando la valutazione delle prove testimoniali. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la valutazione dei fatti e delle prove spetta esclusivamente al giudice di merito. La sentenza è cruciale per comprendere i limiti del giudizio di legittimità sulla qualificazione rapporto di lavoro.
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Appalto illecito: Cassazione conferma illecito
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 10012/2024, ha confermato la decisione dei giudici di merito che qualificava come appalto illecito il rapporto tra una società committente del settore cosmetico e una cooperativa. È stato accertato che la cooperativa si limitava a fornire manodopera, la quale veniva interamente organizzata e diretta dalla committente, integrata nel suo ciclo produttivo. Di conseguenza, è stato riconosciuto un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato tra le lavoratrici e la società committente.
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Indennità ferie non godute: a chi spetta la prova?
Un dipendente comunale ha citato in giudizio l'ente per ottenere l'indennità per ferie non godute accumulate in oltre un decennio. La Corte d'Appello aveva respinto la domanda, sostenendo che il lavoratore non avesse provato di aver richiesto le ferie e che gli fossero state negate. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando un principio fondamentale: l'onere della prova grava sul datore di lavoro. Spetta a quest'ultimo dimostrare di aver messo il dipendente in condizione di fruire delle ferie, invitandolo formalmente e avvisandolo del rischio di perderle. In assenza di tale prova, l'indennità ferie non godute è dovuta.
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Compensazione spese legali: appello inammissibile
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9987/2024, ha stabilito che l'inammissibilità di un appello non costituisce di per sé una 'grave ed eccezionale ragione' per giustificare la compensazione spese legali tra le parti. In assenza di motivazioni specifiche e qualificate, deve applicarsi il principio generale della soccombenza, secondo cui la parte perdente paga le spese della parte vittoriosa. La Corte ha quindi cassato la decisione di merito, condannando la parte appellante al pagamento delle spese di tutti i gradi di giudizio.
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Appalto illecito: guida alla sentenza della Cassazione
Una lavoratrice, formalmente assunta da una cooperativa ma di fatto impiegata presso un'azienda committente, ha ottenuto il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato con quest'ultima. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, qualificando il rapporto come appalto illecito. La sentenza chiarisce i criteri per distinguere un appalto genuino da una somministrazione irregolare di manodopera, specialmente nei contratti 'labour intensive', e stabilisce che l'indennità risarcitoria prevista non è riducibile per eventuali guadagni percepiti dal lavoratore ('aliunde perceptum') nel frattempo.
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Indennità ferie non godute: il ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ente regionale contro la condanna al pagamento dell'indennità ferie non godute a un suo dipendente. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso miravano a una inammissibile rivalutazione dei fatti già accertati nei gradi di merito e violavano il principio del giudicato, confermando così il diritto del lavoratore a ricevere la somma di oltre 43.000 euro per ferie e riposi non fruiti tra il 1998 e il 2005.
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Definizione agevolata: non per casse professionali
Un professionista salda un debito contributivo verso la propria cassa di previdenza pagando solo il capitale, avvalendosi della definizione agevolata del d.l. 193/2016. La Corte di Cassazione stabilisce che tale agevolazione non si applica alle casse professionali private, ma solo agli enti previdenziali pubblici. Di conseguenza, il debito non è estinto e la pensione non può essere erogata sulla base del pagamento parziale.
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Abuso contratti a termine docenti: sì al risarcimento
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Ministero dell'Istruzione, confermando il diritto al risarcimento del danno per un gruppo di docenti di religione a causa dell'abuso di contratti a termine. La Corte ha stabilito che la successiva stabilizzazione, ottenuta tramite concorso, non costituisce una misura riparatoria idonea a escludere il risarcimento, a meno che l'amministrazione non dimostri un nesso causale diretto e immediato tra l'abuso commesso e la stabilizzazione stessa. L'onere di tale prova grava interamente sul datore di lavoro.
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Ricorso per cassazione: i requisiti di ammissibilità
Una dipendente pubblica ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione dopo che la Corte d'Appello aveva ridotto il suo risarcimento per mansioni superiori. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso per cassazione inammissibile, sottolineando il mancato rispetto da parte della ricorrente dei rigidi requisiti procedurali, come il principio di autosufficienza. La decisione chiarisce che la critica alla valutazione del giudice non costituisce un valido motivo di ricorso per omesso esame di un fatto o per carenza di motivazione.
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Diritto al riposo e ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'amministrazione pubblica condannata a risarcire un dipendente per ferie e riposi non goduti. La decisione sottolinea che il ricorso in Cassazione non può essere utilizzato per una nuova valutazione dei fatti, ma solo per contestare errori di diritto, riaffermando così il fondamentale diritto al riposo del lavoratore.
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Indennità ferie non godute: onere del datore di lavoro
Un dirigente con contratti a termine successivi ha diritto all'indennità per ferie non godute se il datore di lavoro non prova di averlo invitato formalmente a goderne. La Corte di Cassazione ha chiarito che l'onere della prova grava sul datore, anche in presenza di un lavoratore con autonomia organizzativa, sottolineando come la precarietà dei contratti a breve termine renda difficile la programmazione delle ferie.
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Carta del Docente agli Educatori: Sì dalla Cassazione
Con l'ordinanza n. 9984/2024, la Corte di Cassazione ha stabilito che la Carta del Docente spetta anche agli educatori dei convitti. La Corte ha ritenuto discriminatoria la loro esclusione, affermando che, sulla base del CCNL Scuola e di specifiche norme di legge, il personale educativo rientra a pieno titolo nell'area professionale docente e condivide l'obbligo formativo. Pertanto, deve beneficiare del bonus economico di 500 euro annui per l'aggiornamento professionale.
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Riposo settimanale: no al risarcimento se compensato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9959/2024, ha stabilito che i lavoratori turnisti non hanno diritto a un risarcimento aggiuntivo per danno da usura psicofisica se la prestazione lavorativa nel settimo giorno consecutivo è già regolamentata e compensata economicamente dal contratto collettivo nazionale. Il diritto al risarcimento sorge solo in caso di totale soppressione del riposo settimanale e non per il suo semplice spostamento, come previsto dall'organizzazione del lavoro a turni.
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Indennità rischio radiologico: onere della prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9981/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni dipendenti di un'azienda ospedaliera che richiedevano l'indennità di rischio radiologico. La Corte ha stabilito che non è sufficiente affermare di lavorare in una 'zona controllata', ma è necessario allegare e provare specificamente la frequenza e la durata dell'esposizione al rischio. La genericità della domanda iniziale ha reso impossibile la valutazione nel merito.
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Trattamento retributivo docenti: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso del trattamento retributivo docenti di un'istituzione scolastica a statuto speciale. Con l'ordinanza n. 9979/2024, la Corte ha rigettato sia il ricorso principale della scuola che quello incidentale dei docenti. È stato confermato il diritto del personale all'equiparazione della retribuzione a quella delle Scuole Europee, come previsto dalla legge istitutiva, indipendentemente dal superamento di un concorso. Al contempo, è stata respinta la richiesta di straordinario dei docenti, convalidando il calcolo dell'orario di lavoro effettuato dalla Corte d'Appello, che includeva anche le attività di sorveglianza durante le pause.
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