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Diritto del Lavoro

Cambio appalto: obbligo di assunzione e tutele
Una lavoratrice è stata illegittimamente esclusa dalla riassunzione da parte di una nuova società in seguito a un cambio appalto per servizi di pulizia. La Corte di Cassazione ha confermato l'obbligo della nuova azienda di assumere la lavoratrice alle medesime condizioni contrattuali precedenti (mansioni, livello e retribuzione). Il rifiuto è stato qualificato come inadempimento contrattuale, comportando il diritto della lavoratrice al risarcimento integrale del danno, pari alle retribuzioni perse. La sentenza chiarisce che la clausola del CCNL Multiservizi crea un vero e proprio diritto soggettivo all'assunzione per il lavoratore.
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Straordinario base pensionabile: no al ricalcolo pensione
Un ex dipendente di un'azienda di trasporto pubblico ha richiesto il ricalcolo della propria pensione, sostenendo che il compenso per lavoro straordinario dovesse essere incluso nella base pensionabile. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che, per questo specifico settore, la normativa di riferimento (L. 889/1971) esclude categoricamente e in toto il compenso per straordinario dalla retribuzione utile ai fini pensionistici. La Corte ha chiarito che tale compenso è un concetto unitario e non può essere scisso in una quota base e una maggiorazione, confermando l'orientamento consolidato sul tema dello straordinario base pensionabile.
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Incarichi dirigenziali PA: no abuso a termine
La Corte di Cassazione ha stabilito che gli incarichi dirigenziali nella Pubblica Amministrazione, conferiti a funzionari già assunti con contratto a tempo indeterminato, non costituiscono contratti a termine. Di conseguenza, non si applica la disciplina sull'abuso dei contratti a termine e non è dovuto il relativo risarcimento del danno. La Corte ha qualificato tale situazione come una semplice assegnazione di mansioni superiori all'interno di un unico e continuativo rapporto di lavoro permanente.
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Indebito previdenziale: la dichiarazione falsa e il dolo
La Corte di Cassazione conferma la condanna alla restituzione di somme percepite a titolo di pensione a causa di una falsa dichiarazione sulla data di ripresa dell'attività lavorativa. L'ordinanza stabilisce che una dichiarazione non veritiera all'ente previdenziale integra una presunzione di dolo a carico del pensionato, legittimando la richiesta di rimborso dell'indebito previdenziale. La Corte ha ritenuto irrilevante il ritardo nei controlli da parte dell'ente.
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Decorrenza pensione: la domanda di computo è decisiva
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 12882/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla decorrenza pensione in caso di computo di contributi versati in gestioni diverse. La Corte ha chiarito che, qualora un lavoratore eserciti la facoltà di computare la contribuzione pregressa per ottenere una pensione a carico della Gestione Separata, il trattamento pensionistico decorre dal primo giorno del mese successivo alla data di presentazione della domanda di computo, e non dalla precedente data di maturazione del diritto. Questa decisione ribalta le sentenze di merito che avevano concesso una decorrenza retroattiva, sottolineando la natura opzionale e costitutiva della domanda di computo.
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Decadenza pensione: l’azione legale tardiva è nulla
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che riconosceva il requisito sanitario per una pensione di inabilità. La Corte ha stabilito che l'azione legale, intentata dall'erede oltre dieci anni dopo la domanda amministrativa, era inammissibile per intervenuta decadenza del diritto. Anche se il requisito sanitario sussisteva, la tardività dell'azione ha comportato la carenza di interesse ad agire, estinguendo ogni possibile pretesa economica e rendendo inutile l'accertamento tecnico.
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Prescrizione lavoro pubblico: decorre durante il rapporto
Una lavoratrice ha citato in giudizio un ente pubblico, sostenendo che una serie di contratti di collaborazione e a tempo determinato costituissero in realtà un unico rapporto di lavoro subordinato. La Corte d'Appello le aveva dato ragione. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha ribaltato la decisione, stabilendo un principio fondamentale sulla prescrizione nel lavoro pubblico: ogni contratto è autonomo e il termine di prescrizione quinquennale per i crediti retributivi decorre durante lo svolgimento di ciascun singolo rapporto, non dalla fine dell'intero periodo di collaborazione. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Perdita di chance: no risarcimento se l’assenza è scelta
Un funzionario pubblico chiede il risarcimento per la perdita di chance professionale, non avendo potuto frequentare un corso per mancata autorizzazione alla missione. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, confermando le decisioni di merito. I giudici hanno stabilito che l'autorizzazione non era indispensabile e il dipendente avrebbe potuto partecipare a proprie spese o assentandosi dal servizio, escludendo così una responsabilità risarcibile dell'amministrazione.
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Indennità di preavviso agenti: la guida completa
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 12860/2024, ha affrontato il caso di un'agente di commercio licenziata per un presunto storno di clienti. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito sull'insussistenza della giusta causa, ma ha accolto il ricorso dell'agente riguardo al calcolo dell'indennità di preavviso. È stato stabilito che tale indennità deve essere calcolata su una base diversa rispetto a quella di fine rapporto (ex art. 1751 c.c.), correggendo così un errore della Corte d'Appello e rinviando per la corretta quantificazione.
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Assunzione art. 110 TUEL: No al limite dei 36 mesi
Un funzionario assunto da un Comune con contratti a termine per alta specializzazione ha chiesto la conversione del rapporto in tempo indeterminato, lamentando il superamento del limite di 36 mesi. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che per l'assunzione art. 110 TUEL, comma 2, si applica una disciplina speciale che lega la durata del contratto al mandato del Sindaco, derogando così alla normativa generale sul pubblico impiego e prevenendo l'abuso.
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Pensione lavoratori spettacolo: il calcolo corretto
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12864/2024, ha stabilito un importante principio sul calcolo della pensione lavoratori spettacolo. La Corte ha chiarito che le norme sui gruppi contributivi introdotte nel 1997 non sono retroattive. Pertanto, per determinare il gruppo di appartenenza prevalente ai fini del calcolo della pensione, si deve considerare solo l'anzianità contributiva maturata dopo l'entrata in vigore della riforma, senza applicare retroattivamente le nuove categorie ai periodi precedenti.
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Sgravi contributivi: quando spetta il beneficio?
Un'azienda ha assunto un lavoratore da una lista di mobilità, trasformando il contratto da tempo determinato a indeterminato prima della sua scadenza. L'INPS ha negato gli sgravi contributivi, sostenendo una discontinuità. La Corte di Cassazione ha confermato il diritto dell'azienda a beneficiare degli sgravi contributivi, chiarendo che la firma del nuovo contratto prima della scadenza del precedente assicura la continuità del rapporto, anche se gli effetti giuridici decorrono dal giorno successivo. La Corte ha anche accolto il ricorso dell'azienda sulla compensazione delle spese legali, ritenendo che la questione non fosse di "assoluta novità".
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Collaboratori fissi: quando scatta l’obbligo INPGI?
Una società editoriale ricorre in Cassazione contro la condanna al pagamento di contributi per tre giornalisti, ritenuti collaboratori fissi e non autonomi. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile a causa della "doppia conforme", ovvero la piena coincidenza tra la sentenza di primo grado e quella d'appello, ribadendo che non è possibile un nuovo esame dei fatti in sede di legittimità.
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Pensione di anzianità: requisiti al momento domanda
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 12822/2024, ha stabilito un principio fondamentale per la pensione di anzianità. Un lavoratore si era visto negare la pensione perché, al momento della domanda, non aveva raggiunto il requisito contributivo, maturato solo in un secondo momento. La Corte d'Appello aveva dato ragione al lavoratore, ma la Cassazione ha ribaltato la decisione. Ha chiarito che, a differenza delle pensioni di invalidità, per la pensione di anzianità tutti i requisiti devono essere perfezionati alla data esatta in cui si presenta la domanda amministrativa. Se i requisiti maturano dopo, è necessario presentare una nuova istanza.
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Rendita vitalizia: prova del rapporto di lavoro
Un lavoratore si è visto negare la costituzione di una rendita vitalizia per contributi omessi perché, secondo i giudici di merito, non aveva provato l'effettivo svolgimento del lavoro. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che la prova documentale dell'esistenza e della durata del rapporto di lavoro è sufficiente. L'obbligo contributivo, infatti, è legato al vincolo giuridico del rapporto, non alla prestazione materiale.
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Contratti di collaborazione: quando non c’è subordinazione
Una lavoratrice con plurimi contratti di collaborazione con un ente pubblico sanitario ha richiesto la conversione del rapporto in lavoro subordinato a tempo indeterminato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi precedenti. È stato ribadito che, nel pubblico impiego, la conversione del contratto è preclusa dalla legge e l'eventuale risarcimento del danno presuppone la prova rigorosa della subordinazione di fatto, che in questo caso non è stata fornita.
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Riclassificazione INPS: no effetto retroattivo
La Corte di Cassazione ha stabilito che la riclassificazione INPS di un'azienda dal settore agricolo a quello industriale non ha efficacia retroattiva se non deriva da dichiarazioni iniziali false del datore di lavoro. Anche l'omessa comunicazione di un cambiamento nell'attività prevalente non giustifica la retroattività, proteggendo così i diritti previdenziali acquisiti dalla lavoratrice.
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Risoluzione anticipata: obbligo di motivazione per la PA
Un dirigente pubblico ha subito la risoluzione anticipata del suo contratto biennale a causa del raggiungimento dell'anzianità contributiva massima. La Corte di Cassazione ha stabilito l'illegittimità del provvedimento per mancanza di motivazione. La sentenza sottolinea che, specialmente per i casi antecedenti alla riforma del 2011, la Pubblica Amministrazione ha l'obbligo di spiegare le ragioni organizzative alla base della risoluzione anticipata rapporto di lavoro, a tutela dei principi di buona fede e correttezza.
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Recesso anticipato incarico dirigenziale: stop della PA
La Corte di Cassazione ha stabilito che la Pubblica Amministrazione non può applicare il recesso anticipato per raggiungimento dell'anzianità contributiva massima a un incarico dirigenziale a tempo determinato. La sentenza chiarisce che tale facoltà, prevista dall'art. 72 del D.L. 112/2008, è riservata ai soli rapporti di lavoro a tempo indeterminato, data la diversa natura e finalità degli incarichi a termine, che si fondano su una durata e su valutazioni fiduciarie specifiche che devono essere rispettate fino alla scadenza.
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Riclassificazione INAIL: decorrenza non retroattiva
Una curatela fallimentare ha contestato una riclassificazione retroattiva operata dall'istituto assicurativo nazionale, che aveva generato un ingente debito per premi pregressi. Dopo due sentenze sfavorevoli nei gradi di merito, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso. La Suprema Corte ha stabilito che la **riclassificazione INAIL** disposta d'ufficio non ha efficacia retroattiva, salvo che l'errore iniziale sia imputabile a una dichiarazione inesatta del datore di lavoro. Gli effetti decorrono dal mese successivo alla comunicazione del provvedimento.
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