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Diritto del Lavoro

Prescrizione provvigioni agente: quando è decennale?
Un agente ha citato in giudizio la sua compagnia preponente per il mancato pagamento di provvigioni indirette e dell'indennità di risoluzione. Le corti di merito avevano respinto le richieste applicando la prescrizione breve di cinque anni. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che sia la richiesta di risarcimento per la violazione del patto di esclusiva, sia il credito per l'indennità di risoluzione, sono soggette alla prescrizione ordinaria di dieci anni. La sentenza chiarisce un punto fondamentale sulla prescrizione delle provvigioni dell'agente in caso di inadempimento contrattuale del preponente.
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Contratto a progetto: quando è illegittimo? Cassazione
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di un giudice di merito che ha riqualificato un contratto a progetto in un rapporto di lavoro subordinato. La sentenza stabilisce che un contratto a progetto è illegittimo se il progetto è generico, non specifico, e coincide con le normali attività commerciali dell'azienda committente, anche se tali attività sono svolte per adempiere a un contratto di appalto con un cliente terzo.
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Inquadramento previdenziale: quando ha effetto la variazione?
La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di una lavoratrice alle prestazioni previdenziali, stabilendo che la variazione dell'inquadramento previdenziale del datore di lavoro, da agricolo a industriale, non ha efficacia retroattiva. La Corte ha chiarito che la retroattività si applica solo in caso di errato inquadramento iniziale dovuto a dichiarazioni inesatte dell'azienda, e non per variazioni di attività successive, tutelando così la certezza dei rapporti contributivi passati.
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Licenziamento per attività privata: la Cassazione decide
Una lavoratrice del settore sanitario è stata licenziata per aver svolto un'attività privata non autorizzata di assistenza ad anziani. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del provvedimento, ritenendo che il licenziamento per attività privata fosse giustificato dalla natura continuativa, organizzata e retribuita dell'attività secondaria, che costituiva un grave inadempimento degli obblighi contrattuali previsti dal CCNL.
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Disoccupazione agricola: decadenza e diritto
La Corte di Cassazione ha stabilito che un lavoratore agricolo perde definitivamente il diritto all'indennità di disoccupazione agricola se non impugna tempestivamente il provvedimento di cancellazione dagli elenchi anagrafici. L'iscrizione, sebbene non costitutiva del rapporto di lavoro, è un presupposto indispensabile per l'accesso alla prestazione, e la decadenza dal termine per l'impugnazione ha natura sostanziale, estinguendo il diritto.
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Notifica ordinanza ingiunzione: quando è valida?
Un lavoratore ha impugnato una cartella di pagamento relativa a una sanzione amministrativa, eccependo la prescrizione e vizi di notifica. Il Tribunale di Brescia ha respinto il ricorso, stabilendo che la precedente e corretta notifica dell'ordinanza ingiunzione, non opposta nei termini, aveva validamente interrotto la prescrizione. La sentenza sottolinea come le contestazioni generiche sulla notifica siano inefficaci e come la mancata impugnazione tempestiva dell'atto originario renda definitive le sanzioni.
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Gestione Separata avvocati: reddito e abitualità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 12880/2024, ha stabilito un principio fondamentale per la Gestione Separata avvocati. Un professionista è tenuto all'iscrizione e al versamento dei contributi se la sua attività è abituale, anche se il reddito annuo è inferiore a 5.000 euro. La Corte ha chiarito che il basso reddito non esclude di per sé l'abitualità, la quale deve essere valutata dal giudice di merito sulla base di una serie di indizi (iscrizione all'albo, partita IVA, organizzazione). L'onere della prova dell'abitualità spetta all'ente previdenziale.
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Posizione organizzativa: revoca e demansionamento
Una dipendente del Ministero della Giustizia ha impugnato la revoca del suo incarico di 'Capo Area', sostenendo di aver subito un demansionamento. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che un incarico temporaneo, non formalmente istituito come posizione organizzativa, può essere revocato senza che ciò costituisca demansionamento, in quanto non altera l'inquadramento contrattuale del lavoratore.
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Licenziamento dopo reintegra: quando è illegittimo?
La Corte di Cassazione ha confermato l'illegittimità di un licenziamento per motivo oggettivo basato su una riorganizzazione aziendale preesistente all'ordine di reintegra del lavoratore. Il caso riguarda un dipendente, reintegrato per ordine del giudice a seguito del riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato, che era stato licenziato poco dopo. La società aveva motivato il recesso con l'esternalizzazione del reparto, avvenuta però anni prima della reintegra. La Corte ha stabilito che il motivo oggettivo deve essere sopravvenuto rispetto alla costituzione del rapporto, altrimenti si elude l'ordine giudiziale. Anche il ricorso del lavoratore, che lamentava la natura ritorsiva del licenziamento, è stato respinto.
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Stabilizzazione precari PA: diritto all’assunzione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12871/2024, ha affrontato il caso di una lavoratrice precaria di un ente pubblico. Dopo aver completato con successo un percorso di stabilizzazione, l'ente le ha negato l'assunzione a tempo indeterminato. La Corte ha confermato il diritto soggettivo della lavoratrice all'assunzione, avendo essa soddisfatto tutti i requisiti previsti. Tuttavia, ha negato il diritto al pagamento delle retribuzioni per il periodo di mancata assunzione, chiarendo che la lavoratrice avrebbe dovuto chiedere il risarcimento del danno, non le retribuzioni, poiché non vi era stata prestazione lavorativa.
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Accertamento subordinazione: non si prescrive l’azione
Una lavoratrice ottiene il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato dopo 34 anni di collaborazioni fittizie. Il datore di lavoro ricorre in Cassazione eccependo la prescrizione dell'azione di accertamento subordinazione. La Suprema Corte rigetta il ricorso, stabilendo che l'azione per qualificare un rapporto è imprescrittibile, mentre i diritti economici che ne derivano si prescrivono a partire dalla cessazione del rapporto stesso, confermando la condanna al pagamento di tutte le indennità dovute.
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Cambio appalto: obbligo di assunzione e tutele
Una lavoratrice è stata illegittimamente esclusa dalla riassunzione da parte di una nuova società in seguito a un cambio appalto per servizi di pulizia. La Corte di Cassazione ha confermato l'obbligo della nuova azienda di assumere la lavoratrice alle medesime condizioni contrattuali precedenti (mansioni, livello e retribuzione). Il rifiuto è stato qualificato come inadempimento contrattuale, comportando il diritto della lavoratrice al risarcimento integrale del danno, pari alle retribuzioni perse. La sentenza chiarisce che la clausola del CCNL Multiservizi crea un vero e proprio diritto soggettivo all'assunzione per il lavoratore.
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Straordinario base pensionabile: no al ricalcolo pensione
Un ex dipendente di un'azienda di trasporto pubblico ha richiesto il ricalcolo della propria pensione, sostenendo che il compenso per lavoro straordinario dovesse essere incluso nella base pensionabile. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che, per questo specifico settore, la normativa di riferimento (L. 889/1971) esclude categoricamente e in toto il compenso per straordinario dalla retribuzione utile ai fini pensionistici. La Corte ha chiarito che tale compenso è un concetto unitario e non può essere scisso in una quota base e una maggiorazione, confermando l'orientamento consolidato sul tema dello straordinario base pensionabile.
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Incarichi dirigenziali PA: no abuso a termine
La Corte di Cassazione ha stabilito che gli incarichi dirigenziali nella Pubblica Amministrazione, conferiti a funzionari già assunti con contratto a tempo indeterminato, non costituiscono contratti a termine. Di conseguenza, non si applica la disciplina sull'abuso dei contratti a termine e non è dovuto il relativo risarcimento del danno. La Corte ha qualificato tale situazione come una semplice assegnazione di mansioni superiori all'interno di un unico e continuativo rapporto di lavoro permanente.
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Indebito previdenziale: la dichiarazione falsa e il dolo
La Corte di Cassazione conferma la condanna alla restituzione di somme percepite a titolo di pensione a causa di una falsa dichiarazione sulla data di ripresa dell'attività lavorativa. L'ordinanza stabilisce che una dichiarazione non veritiera all'ente previdenziale integra una presunzione di dolo a carico del pensionato, legittimando la richiesta di rimborso dell'indebito previdenziale. La Corte ha ritenuto irrilevante il ritardo nei controlli da parte dell'ente.
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Decorrenza pensione: la domanda di computo è decisiva
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 12882/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla decorrenza pensione in caso di computo di contributi versati in gestioni diverse. La Corte ha chiarito che, qualora un lavoratore eserciti la facoltà di computare la contribuzione pregressa per ottenere una pensione a carico della Gestione Separata, il trattamento pensionistico decorre dal primo giorno del mese successivo alla data di presentazione della domanda di computo, e non dalla precedente data di maturazione del diritto. Questa decisione ribalta le sentenze di merito che avevano concesso una decorrenza retroattiva, sottolineando la natura opzionale e costitutiva della domanda di computo.
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Decadenza pensione: l’azione legale tardiva è nulla
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che riconosceva il requisito sanitario per una pensione di inabilità. La Corte ha stabilito che l'azione legale, intentata dall'erede oltre dieci anni dopo la domanda amministrativa, era inammissibile per intervenuta decadenza del diritto. Anche se il requisito sanitario sussisteva, la tardività dell'azione ha comportato la carenza di interesse ad agire, estinguendo ogni possibile pretesa economica e rendendo inutile l'accertamento tecnico.
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Prescrizione lavoro pubblico: decorre durante il rapporto
Una lavoratrice ha citato in giudizio un ente pubblico, sostenendo che una serie di contratti di collaborazione e a tempo determinato costituissero in realtà un unico rapporto di lavoro subordinato. La Corte d'Appello le aveva dato ragione. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha ribaltato la decisione, stabilendo un principio fondamentale sulla prescrizione nel lavoro pubblico: ogni contratto è autonomo e il termine di prescrizione quinquennale per i crediti retributivi decorre durante lo svolgimento di ciascun singolo rapporto, non dalla fine dell'intero periodo di collaborazione. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Perdita di chance: no risarcimento se l’assenza è scelta
Un funzionario pubblico chiede il risarcimento per la perdita di chance professionale, non avendo potuto frequentare un corso per mancata autorizzazione alla missione. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, confermando le decisioni di merito. I giudici hanno stabilito che l'autorizzazione non era indispensabile e il dipendente avrebbe potuto partecipare a proprie spese o assentandosi dal servizio, escludendo così una responsabilità risarcibile dell'amministrazione.
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Indennità di preavviso agenti: la guida completa
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 12860/2024, ha affrontato il caso di un'agente di commercio licenziata per un presunto storno di clienti. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito sull'insussistenza della giusta causa, ma ha accolto il ricorso dell'agente riguardo al calcolo dell'indennità di preavviso. È stato stabilito che tale indennità deve essere calcolata su una base diversa rispetto a quella di fine rapporto (ex art. 1751 c.c.), correggendo così un errore della Corte d'Appello e rinviando per la corretta quantificazione.
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