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Diritto del Lavoro

Remunerazione medici specializzandi: il diritto al risarcimento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13438/2024, ha respinto il ricorso della Presidenza del Consiglio dei Ministri, confermando il diritto al risarcimento per la mancata adeguata remunerazione dei medici specializzandi. La Corte ha stabilito che anche i medici che hanno iniziato il corso di specializzazione prima del 1° gennaio 1983 hanno diritto a un indennizzo per il periodo di formazione successivo a tale data, in conformità con le direttive europee e una precedente sentenza della Corte di Giustizia UE.
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Decadenza ricalcolo pensione: la Cassazione chiarisce
L'Ente Previdenziale ricorre in Cassazione contro la decisione della Corte d'Appello che aveva accolto la domanda di un pensionato per il ricalcolo della pensione. L'Ente eccepiva la decadenza triennale dell'azione. La Cassazione ha rigettato il ricorso, specificando che la decadenza per il ricalcolo pensione, introdotta nel 2011, si applica solo ai ratei maturati oltre il triennio precedente la domanda giudiziale e non estingue il diritto in sé. La nuova norma non è retroattiva.
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Decadenza ricalcolo pensione: la Cassazione decide
Un pensionato ha richiesto il ricalcolo della propria pensione. L'ente previdenziale ha eccepito la decadenza triennale, introdotta da una legge successiva all'inizio della pensione. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13429/2024, ha stabilito che la decadenza per il ricalcolo pensione si applica anche ai trattamenti già in essere, ma il termine decorre dalla data di entrata in vigore della nuova legge e non retroattivamente. La decadenza, inoltre, riguarda solo i ratei arretrati maturati oltre il triennio precedente la domanda giudiziale, non il diritto al ricalcolo stesso.
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Licenziamento disciplinare: la Cassazione decide
Una cassiera di banca viene licenziata per gravi irregolarità in operazioni bancarie, incluse violazioni della normativa antiriciclaggio e transazioni non autorizzate su conti di clienti. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento disciplinare, respingendo il ricorso della lavoratrice. La Corte ha chiarito che i principi di tempestività e specificità della contestazione sono stati rispettati, dato il tempo necessario per le indagini, e ha ribadito la propria impossibilità di riesaminare i fatti già accertati dai tribunali di merito.
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Ferie non godute: il diritto all’indennità
Alcuni insegnanti a tempo determinato hanno richiesto il pagamento per le loro ferie non godute alla scadenza del contratto. La Corte d'Appello aveva negato tale diritto. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che il diritto all'indennità per le ferie non godute si perde solo se il datore di lavoro dimostra di aver formalmente invitato il dipendente a usufruirne, avvisandolo della loro perdita in caso contrario. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Licenziamento ritorsivo: quando è inammissibile il ricorso
La Corte di Cassazione ha confermato la nullità di un licenziamento ritorsivo, dichiarando inammissibile il ricorso dell'azienda. La Corte ha applicato il principio della 'doppia conforme', poiché la decisione d'appello confermava pienamente quella di primo grado, impedendo un nuovo esame dei fatti. Il licenziamento era stato giudicato una reazione illegittima alle richieste economiche del dipendente.
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Contribuzione obbligatoria: non si rinuncia con accordo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13432/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di diritti previdenziali. Un lavoratore aveva contestato il calcolo dei contributi per il suo prepensionamento. La Corte d'Appello aveva respinto la sua richiesta basandosi su un accordo transattivo in cui il lavoratore sembrava rinunciare a ulteriori pretese. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che la contribuzione obbligatoria, derivante dalla legge e non dalla volontà delle parti, è un diritto indisponibile. Di conseguenza, qualsiasi accordo di rinuncia a tali contributi è da considerarsi nullo e non può estinguere il diritto del lavoratore a veder regolarizzata la propria posizione.
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Decadenza ricalcolo pensione: la Cassazione decide
Un pensionato ha richiesto il ricalcolo del suo assegno pensionistico. L'ente previdenziale ha eccepito la decadenza triennale. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13436/2024, ha stabilito che il termine di decadenza introdotto nel 2011 si applica anche alle pensioni con decorrenza anteriore a tale data, ma il termine decorre dall'entrata in vigore della nuova legge. La decadenza ricalcolo pensione riguarda solo i ratei arretrati maturati oltre il triennio, non il diritto all'adeguamento della pensione per il futuro.
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Abuso contratti a termine: la stabilizzazione basta?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13424/2024, chiarisce che la stabilizzazione di un lavoratore pubblico non elimina automaticamente il diritto al risarcimento per l'abuso di contratti a termine. La Corte ha stabilito che la stabilizzazione è una misura riparatoria solo se è una conseguenza diretta dell'abuso e volta a superare il precariato. Inoltre, inverte l'onere della prova per le differenze retributive: spetta al datore di lavoro dimostrare di aver trattato economicamente il lavoratore in modo non discriminatorio, e non al lavoratore provare il contrario.
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Inquadramento superiore: quando è un diritto del lavoratore
Un lavoratore ha citato in giudizio il suo datore di lavoro, una società di trasporti, per ottenere un inquadramento superiore a livello quadro, ottenendo ragione sia in primo grado che in appello. La società ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la valutazione delle prove e l'attendibilità di un testimone. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, confermando il diritto del dipendente all'inquadramento superiore. La sentenza ribadisce che la valutazione della complessità delle mansioni e della credibilità dei testimoni spetta esclusivamente al giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità.
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Specificità del ricorso: Cassazione su oneri formali
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso degli eredi di un datore di lavoro contro la sentenza che li condannava a pagare differenze retributive a una lavoratrice. Il motivo principale è la violazione del principio di specificità del ricorso: i ricorrenti non hanno trascritto né allegato l'atto processuale (la riassunzione) di cui lamentavano la nullità, impedendo alla Corte di valutare la fondatezza della loro censura. La decisione sottolinea l'importanza degli oneri formali nel processo civile.
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Cessione ramo d’azienda: i requisiti di autonomia
La Corte di Cassazione conferma che una cessione ramo d'azienda è inefficace se il ramo trasferito non possiede i requisiti di autonomia funzionale e preesistenza rispetto al trasferimento. La Corte ha respinto i ricorsi di un istituto bancario e di una società di servizi, ribadendo un principio consolidato a tutela dei lavoratori. Per i dipendenti che nel frattempo avevano raggiunto una conciliazione, è stata dichiarata la cessazione della materia del contendere.
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Domanda giudiziale TFR: come formularla bene
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un lavoratore che chiedeva il pagamento del TFR maturato in un rapporto di lavoro proseguito con due diversi datori di lavoro. La Corte ha chiarito che se la richiesta di TFR è inserita in un'unica domanda giudiziale fondata esclusivamente sull'applicazione di un diverso contratto collettivo, il rigetto di tale presupposto travolge anche la pretesa sul TFR. La sentenza sottolinea l'importanza di formulare domande distinte e autonome per evitare il rigetto dell'intera pretesa.
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Recesso per giusta causa: limiti del ricorso in Cassazione
Un'associazione ha impugnato in Cassazione la sentenza che negava il recesso per giusta causa da un contratto a progetto. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che non è possibile utilizzare il giudizio di legittimità per ottenere una nuova valutazione dei fatti. La decisione sottolinea i rigorosi limiti del ricorso in Cassazione, che non può trasformarsi in un terzo grado di merito.
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Estinzione processo per rinuncia: il caso in Cassazione
Un'ordinanza della Corte di Cassazione dichiara l'estinzione del processo per rinuncia da parte della società ricorrente. Il caso originava dal licenziamento di un dipendente per presunto abuso dei permessi Legge 104, annullato dalla Corte d'Appello che aveva disposto la reintegra. La rinuncia al ricorso in Cassazione rende definitiva la sentenza di secondo grado, chiudendo il contenzioso.
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Licenziamento giusta causa per soste ingiustificate
Una guardia giurata è stata licenziata dopo che un'agenzia investigativa ha scoperto ripetute soste ingiustificate durante il turno, finalizzate a ottenere il pagamento di straordinari non necessari. La Corte di Cassazione ha confermato il licenziamento per giusta causa, ritenendo legittimi i controlli difensivi del datore di lavoro e la condotta del lavoratore sufficientemente grave da ledere il vincolo fiduciario.
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Iscrizione Gestione separata: no sanzioni pre-2011
Un professionista ha contestato la sua iscrizione d'ufficio alla Gestione separata dell'ente previdenziale. La Corte di Cassazione ha confermato l'obbligo di iscrizione basato sulla natura abituale dell'attività professionale, ma ha annullato le sanzioni civili per l'anno 2005. La decisione si fonda su una recente sentenza della Corte Costituzionale che ha esonerato ingegneri e architetti dal pagamento di tali sanzioni per i periodi antecedenti all'entrata in vigore della legge di riferimento del 2011.
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Pregiudizialità necessaria: no alla sospensione
La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 13333/2024, ha stabilito che non sussiste un rapporto di pregiudizialità necessaria tra un giudizio tributario per l'accertamento di un maggior reddito e il giudizio relativo ai contributi previdenziali dovuti su quello stesso reddito. Un contribuente aveva impugnato un avviso di addebito dell'ente previdenziale e il tribunale aveva sospeso il processo in attesa della definizione della causa fiscale. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, affermando che la sospensione non è obbligatoria poiché le cause, sebbene logicamente connesse, coinvolgono soggetti e rapporti giuridici diversi, escludendo così il rischio di un contrasto di giudicati.
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Collocamento a riposo illegittimo: la Cassazione
Un lavoratore del settore scolastico ha impugnato il suo collocamento a riposo, ritenendolo illegittimo. I giudici di primo e secondo grado, pur riconoscendo l'illegittimità, hanno limitato il risarcimento a quattro mensilità. Il lavoratore ha quindi presentato ricorso alla Corte di Cassazione per ottenere un risarcimento integrale del danno subito. La Corte è ora chiamata a decidere sulla quantificazione del danno.
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Astensione del giudice: il rinvio della causa
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha disposto il rinvio di una causa a una successiva udienza pubblica a seguito dell'astensione di un giudice del collegio. La decisione, presa per garantire l'imparzialità del giudizio, riguarda una controversia tra l'erede di un cittadino e il Ministero della Difesa. Il provvedimento non entra nel merito della lite ma si limita a gestire l'aspetto procedurale derivante dalla necessità di ricomporre il collegio giudicante.
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