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Diritto del Lavoro

Tempo vestizione: quando è orario di lavoro?
La Corte di Cassazione conferma che il tempo vestizione, necessario per indossare la divisa aziendale prima del turno, costituisce orario di lavoro retribuito. L'ordinanza analizza il caso di alcuni infermieri, stabilendo che quando la vestizione è obbligatoria, funzionale alla prestazione e soggetta al potere direttivo del datore di lavoro, deve essere computata e pagata come tale. La Corte ha respinto il ricorso di un'azienda sanitaria, che contestava la decisione per vizi procedurali, confermando il diritto dei lavoratori alla retribuzione aggiuntiva.
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Prescrizione buonuscita: decorrenza e assegno ad personam
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13825/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla prescrizione buonuscita. Il termine per richiedere l'inclusione di un assegno ad personam, il cui diritto è stato accertato con una sentenza successiva al pensionamento, non decorre dalla data di cessazione del servizio, ma dalla data in cui la sentenza è passata in giudicato. La Corte ha chiarito che il diritto al corretto calcolo della buonuscita sorge solo nel momento in cui viene legalmente riconosciuta la componente retributiva da includere, respingendo così il ricorso dell'ente previdenziale.
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Interpretazione contratto di lavoro: volontà vs testo
Un lavoratore lamentava un demansionamento a seguito di un errore materiale nel suo contratto, che indicava una mansione superiore a quella effettivamente svolta. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 13799/2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio chiave sull'interpretazione contratto di lavoro: la volontà comune delle parti, desumibile dal loro comportamento concreto fin dall'inizio del rapporto, prevale sul testo letterale del contratto, se questo è frutto di un palese e riconoscibile errore.
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Estinzione del processo: rinuncia e accordo tra parti
La Corte di Cassazione dichiara l'estinzione del processo in una controversia di lavoro a seguito di una transazione e della conseguente rinuncia al ricorso da parte della società ricorrente. L'accordo prevedeva la compensazione delle spese legali, decisione confermata dalla Corte. Viene inoltre chiarito che la rinuncia al ricorso non comporta il versamento del doppio contributo unificato.
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Clausola di salvaguardia: onere della prova pensionato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13839/2024, ha respinto il ricorso di un pensionato che chiedeva il ricalcolo della pensione. Il caso riguardava l'applicazione della clausola di salvaguardia per i lavoratori transitati da un ente previdenziale soppresso all'INPS. La Corte ha stabilito che, per invocare tale clausola, il pensionato ha l'onere di dimostrare concretamente, attraverso un giudizio comparativo "a parità di condizioni", che il trattamento pensionistico ricevuto è deteriore rispetto a quello che avrebbe ottenuto con l'applicazione integrale del regime generale, considerando tutti i parametri contributivi e retributivi. La semplice affermazione o la presentazione di conteggi non argomentati non è sufficiente.
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Onere prova lavoratore agricolo: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13818/2024, ha rigettato il ricorso di una lavoratrice agricola contro la cancellazione dagli elenchi INPS. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: in caso di disconoscimento da parte dell'ente previdenziale, l'onere della prova lavoratore agricolo si sposta su quest'ultimo. Deve essere il lavoratore a dimostrare l'effettiva esistenza, durata e natura del rapporto di lavoro, non potendo fare affidamento su presunte irregolarità procedurali dell'atto di cancellazione dell'INPS, poiché le norme della L. 241/1990 non si applicano in questo contesto.
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Lavoro subordinato: quando il medico è dipendente?
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una dottoressa che chiedeva il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato con una clinica. La Corte ha stabilito che la facoltà del medico di scegliere se e quando prestare la propria attività, pur coordinandosi con le esigenze della struttura, è un elemento decisivo che indica un rapporto di lavoro autonomo, escludendo l'applicazione delle tutele tipiche del lavoro dipendente, come quella sulla retribuzione proporzionata ex art. 36 Cost.
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Errore revocatorio: quando è inammissibile il ricorso?
Un gruppo di ex dipendenti ha presentato un ricorso per revocazione contro una sentenza della Cassazione relativa alla cancellazione di uno sconto sulla tariffa energetica. Sostenevano un errore revocatorio, ossia che la Corte avesse trascurato un fatto storico decisivo. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che la doglianza riguardava un errore di giudizio (una valutazione errata) e non un errore di fatto (una svista materiale), ribadendo che solo quest'ultimo può giustificare la revocazione di una sentenza.
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Premio di rendimento: quando l’azienda può negarlo?
Un istituto di credito ha contestato il diritto di un dipendente a ricevere un bonus aziendale. I giudici di merito avevano dato ragione al lavoratore, ma la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Con l'ordinanza n. 13822/2024, è stato stabilito che il premio di rendimento non è un diritto automatico basato sulla sola esistenza di un budget, ma è strettamente legato al raggiungimento di obiettivi specifici e prefissati dall'azienda, come previsto dalla contrattazione collettiva.
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Onere della prova: Cassazione su lavoro subordinato
Un lavoratore ha richiesto l'ammissione al passivo fallimentare di una società per crediti di lavoro, ma la sua domanda è stata respinta. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che l'onere della prova sull'esistenza di un rapporto di lavoro subordinato grava sul lavoratore. In assenza di prove documentali e con testimonianze generiche, il credito non può essere riconosciuto.
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Appalto di manodopera: quando è illecito?
La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi di un istituto bancario e di una società di servizi, confermando l'illegittimità di un appalto di manodopera. La Suprema Corte ha ribadito che, per essere genuino, l'appalto richiede che l'appaltatore eserciti un effettivo potere direttivo sui propri dipendenti e possegga una propria organizzazione con assunzione del rischio d'impresa. In assenza di questi elementi, si configura un'interposizione illecita di manodopera, con conseguente costituzione del rapporto di lavoro in capo al committente.
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Piccola colonia: validità e tutele previdenziali
Un lavoratore agricolo si è visto negare l'indennità di disoccupazione perché il suo contratto di piccola colonia era stato stipulato con un affittuario, in violazione del divieto di subaffitto. I giudici di merito hanno ritenuto nullo il contratto. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che, ai fini previdenziali, ciò che conta è l'effettivo svolgimento del lavoro. La validità civilistica del contratto è secondaria rispetto alla tutela del lavoratore. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione basata sull'effettività del rapporto di lavoro.
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Inquadramento superiore: onere della prova e CCNL
Un lavoratore del settore alimentare ha richiesto un inquadramento superiore, dal 4° al 3° livello, sostenendo di svolgere mansioni complesse e autonome. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per due motivi principali: primo, il ricorrente non ha depositato il testo integrale del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), un adempimento necessario per permettere alla Corte di interpretarne correttamente le clausole. Secondo, nel merito, le mansioni descritte, pur richiedendo esperienza e autonomia, rientravano pienamente nella declaratoria del 4° livello già attribuito, che prevede esplicitamente attività di manutenzione, anche su macchinari complessi.
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Inquadramento contrattuale: CCNL Turismo o domestico?
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito sull'inquadramento contrattuale di una lavoratrice impiegata presso una struttura ricettiva gestita da un ente religioso. È stato stabilito che, data la natura imprenditoriale dell'attività (pensione con servizi di ristorazione e alloggio), il parametro corretto per la retribuzione è il CCNL Turismo e non quello del lavoro domestico, anche se l'affluenza di ospiti è stagionale. La Corte ha rigettato il ricorso dell'ente, sottolineando l'impossibilità di rivalutare i fatti in sede di legittimità.
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Scorrimento graduatoria: no al diritto soggettivo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13757/2024, ha stabilito che lo scorrimento graduatoria non costituisce un diritto soggettivo per i candidati idonei di un concorso pubblico. Il caso riguardava alcuni dipendenti pubblici che, risultati idonei in un concorso interno per la progressione di carriera, avevano chiesto l'assunzione per coprire posti vacanti. La Corte ha respinto il ricorso, affermando che la decisione di utilizzare la graduatoria è una scelta discrezionale della Pubblica Amministrazione, la quale deve operare nel rispetto delle leggi vigenti al momento della decisione, anche se successive al bando di concorso (ius superveniens). Nel caso specifico, una nuova legge aveva introdotto limiti ai concorsi interni, legittimando il diniego dell'amministrazione.
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Ripetizione di indebito: onere della prova del pagamento
Una società ferroviaria ha chiesto la restituzione di una somma versata a un lavoratore, a seguito della riforma di una sentenza. La Cassazione ha respinto il ricorso della società per mancata prova del pagamento, confermando le decisioni dei gradi inferiori. La Corte ha chiarito che le buste paga non quietanzate non sono sufficienti a dimostrare l'effettiva corresponsione della somma. Ha inoltre dichiarato inammissibile il ricorso incidentale del lavoratore sui costi legali perché presentato fuori termine, ribadendo l'importanza del rispetto dei termini processuali per la ripetizione di indebito.
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Trasferimento d’azienda: no scatti se lo stipendio sale
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13791/2024, ha stabilito un principio chiave in materia di trasferimento d'azienda. Un lavoratore, dopo essere passato a una nuova società a seguito di incorporazione, aveva richiesto il pagamento di differenze retributive, inclusi gli scatti di anzianità maturati, e un inquadramento superiore. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che la tutela del lavoratore deve essere valutata considerando il trattamento economico globale e non le singole voci retributive. Se la nuova retribuzione complessiva è migliorativa, le singole componenti precedenti, come gli scatti, possono essere legittimamente assorbite, senza che ciò costituisca un peggioramento della condizione del dipendente. Inoltre, è stato ribadito che l'onere di provare i presupposti per un inquadramento superiore spetta interamente al lavoratore.
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Accordi di prossimità: non modificano la retribuzione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13772/2024, ha stabilito che gli accordi di prossimità non possono peggiorare la retribuzione prevista nei contratti individuali dei lavoratori. Il caso riguardava un 'premio di collaborazione' che un'azienda aveva tentato di condizionare tramite un accordo collettivo. La Corte ha confermato che la retribuzione non rientra tra le materie che tali accordi possono modificare direttamente, proteggendo così il trattamento più favorevole del contratto individuale.
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Indennità una tantum: decisivo il sistema contributivo
La Corte di Cassazione ha confermato il diniego dell'indennità una tantum alla vedova di un assicurato. La Corte ha stabilito che, per ottenere il beneficio, è necessario che la pensione del defunto fosse calcolata con il sistema contributivo, come previsto dalla l. 335/95, interpretata sistematicamente.
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Licenziamento disciplinare per fatti extra-lavorativi
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento disciplinare di un collaboratore scolastico coinvolto in un'indagine penale per la formazione di referti medici falsi, conclusasi con un patteggiamento. La Suprema Corte ha stabilito che la condotta, sebbene extra-lavorativa, era idonea a ledere irrimediabilmente il vincolo di fiducia con l'Amministrazione. Sono stati inoltre respinti i motivi di ricorso relativi a vizi procedurali, chiarendo che il termine per la riapertura del procedimento decorre dalla comunicazione della sentenza penale integrale e che la terzietà dell'organo giudicante è garantita anche se monocratico.
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