LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto del Lavoro

Indennità di risoluzione agente: quando è dovuta?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13946/2024, ha stabilito che l'indennità di risoluzione agente spetta anche in caso di recesso non motivato da giusta causa, se un accordo collettivo prevede condizioni più favorevoli rispetto alla legge. La Corte ha inoltre dichiarato nullo un patto di non concorrenza perché troppo generico e non conforme ai requisiti dell'art. 1751 bis c.c., accogliendo così le ragioni dei subagenti contro l'agenzia generale preponente.
Continua »
Retribuzione feriale: sì alle indennità accessorie
La Corte di Cassazione ha stabilito che la retribuzione feriale deve includere tutte le indennità accessorie intrinsecamente collegate alle mansioni, come l'indennità di assenza dalla residenza e il premio irregolarità. Escluderle crea un deterrente illegittimo alla fruizione delle ferie, violando la normativa europea. La decisione conferma che lo stipendio durante le vacanze deve essere paragonabile a quello dei periodi lavorativi.
Continua »
Giurisdizione scorrimento graduatoria: chi decide?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la controversia sull'assunzione da una graduatoria esistente rientra nella giurisdizione del giudice amministrativo, e non di quello ordinario, quando la Pubblica Amministrazione decide di indire un nuovo concorso invece di procedere allo scorrimento. Questa scelta, essendo espressione di potere discrezionale organizzativo, configura in capo al candidato un interesse legittimo e non un diritto soggettivo. L'ordinanza chiarisce un punto fondamentale sulla giurisdizione scorrimento graduatoria nel pubblico impiego.
Continua »
Riscatto pensione: quando matura il diritto?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13925/2024, ha respinto il ricorso di un ex dipendente che chiedeva un ricalcolo del riscatto della pensione complementare. La Corte ha stabilito che il diritto al riscatto pensione sorge al momento della cessazione del rapporto di lavoro, e non quando si maturano i requisiti per la pensione statale. Di conseguenza, il calcolo della somma da liquidare deve basarsi sui dati certi al momento della cessazione del lavoro, come il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia, e non su requisiti contributivi futuri e incerti.
Continua »
Rinuncia TFR: la Cassazione chiarisce gli accordi
La Corte di Cassazione ha stabilito che la rinuncia al TFR da parte di un lavoratore deve essere esplicita e non può essere desunta da un accordo transattivo generico, specialmente se lo stesso accordo contiene clausole che fanno salvo tale diritto. In un caso riguardante una dirigente e un'azienda municipalizzata, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, rigettando il ricorso dell'azienda. È stato inoltre ribadito che le buste paga non firmate non costituiscono prova del pagamento di anticipi sul TFR, confermando l'onere della prova a carico del datore di lavoro. La sentenza sottolinea che l'interpretazione degli accordi è di competenza del giudice di merito e non può essere ridiscussa in Cassazione se la motivazione è logica e coerente.
Continua »
Contratto a progetto illegittimo: quale risarcimento?
Una lavoratrice, assunta con una serie di contratti atipici, ottiene il riconoscimento di un unico rapporto di lavoro subordinato. La Corte di Cassazione, pur confermando la natura subordinata del rapporto, interviene per correggere il calcolo del danno. Viene stabilito che, in caso di conversione di un contratto a progetto illegittimo, al lavoratore spetta un'indennità onnicomprensiva predeterminata dalla legge, e non l'intero ammontare delle retribuzioni maturate dalla cessazione del rapporto. La decisione chiarisce l'ambito di applicazione della tutela indennitaria, estendendola anche a questa tipologia contrattuale.
Continua »
Calcolo TFS: valido il servizio pre-ruolo in convenzione
La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini del calcolo TFS (Trattamento di Fine Servizio), deve essere considerato anche il periodo di lavoro svolto da un dipendente del settore sanitario in regime di convenzione, prima della sua immissione formale nei ruoli dell'Azienda Sanitaria. La decisione si fonda sul principio della continuità del rapporto di lavoro e sull'automatismo delle prestazioni previdenziali, respingendo la tesi dell'istituto previdenziale che voleva escludere tale periodo dal conteggio.
Continua »
Minimale contributivo: quale CCNL applicare?
Una società che gestisce una struttura per anziani ha contestato un avviso di accertamento dell'ente previdenziale per contributi non versati, legati all'applicazione del minimale contributivo. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d'Appello, la quale aveva scelto il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) da applicare basandosi su un criterio di "specificità soggettiva". La Suprema Corte ha invece stabilito che, in presenza di più CCNL applicabili, il criterio corretto è quello della "maggiore rappresentatività" delle associazioni datoriali firmatarie, rinviando il caso per una nuova valutazione basata su questo principio.
Continua »
TFS servizio in convenzione: diritto al ricalcolo
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un ente previdenziale, confermando il diritto degli eredi di un lavoratore del settore sanitario al ricalcolo del Trattamento di Fine Servizio (TFS) includendo l'intero periodo lavorativo, anche quello prestato in regime di convenzione presso un policlinico universitario prima dell'immissione in ruolo. La decisione si fonda sul principio di automatismo delle prestazioni previdenziali e sulla continuità del rapporto di lavoro, stabilendo che il TFS matura sull'intera carriera del dipendente.
Continua »
Clausola di salvaguardia: quando si applica al pro rata
Un pensionato ha richiesto la riliquidazione della propria pensione, calcolata con il sistema pro rata tra due diversi regimi, invocando una clausola di salvaguardia. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che l'applicazione di tale clausola non è automatica. È necessario un giudizio comparativo che dimostri, a parità di condizioni (retribuzioni, contributi, massimali), che il trattamento pensionistico sarebbe effettivamente deteriore. L'onere di fornire tale prova specifica ricade sul ricorrente, onere che in questo caso non è stato soddisfatto.
Continua »
Lavoro agricolo e onere della prova: la Cassazione
Una lavoratrice agricola si è vista negare il riconoscimento di 101 giornate lavorative. La Corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso, stabilendo un principio chiave sul lavoro agricolo e onere della prova: se l'ente previdenziale cancella l'iscrizione dagli elenchi, spetta interamente al lavoratore dimostrare l'esistenza, la durata e l'onerosità del rapporto di lavoro. La Corte ha inoltre chiarito che le norme sul procedimento amministrativo (L. 241/1990), inclusi l'obbligo di motivazione e i limiti temporali all'autotutela, non si applicano a questi atti, poiché i diritti previdenziali sorgono direttamente dalla legge in base a presupposti di fatto.
Continua »
Sospensione concordata lavoro: obbligo contributivo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13843/2024, ha stabilito che la sospensione concordata lavoro tra datore e dipendente non esonera dal versamento dei contributi previdenziali. Il caso riguardava un'impresa edile che si opponeva a un avviso di addebito INPS per contributi non versati durante periodi di inattività. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che l'obbligo contributivo sussiste sempre, salvo i casi tassativamente previsti dalla legge, e ha ribadito il valore probatorio della mancata contestazione delle accuse mosse dall'ente previdenziale.
Continua »
Tempo vestizione: quando è orario di lavoro?
La Corte di Cassazione conferma che il tempo vestizione, necessario per indossare la divisa aziendale prima del turno, costituisce orario di lavoro retribuito. L'ordinanza analizza il caso di alcuni infermieri, stabilendo che quando la vestizione è obbligatoria, funzionale alla prestazione e soggetta al potere direttivo del datore di lavoro, deve essere computata e pagata come tale. La Corte ha respinto il ricorso di un'azienda sanitaria, che contestava la decisione per vizi procedurali, confermando il diritto dei lavoratori alla retribuzione aggiuntiva.
Continua »
Prescrizione buonuscita: decorrenza e assegno ad personam
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13825/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla prescrizione buonuscita. Il termine per richiedere l'inclusione di un assegno ad personam, il cui diritto è stato accertato con una sentenza successiva al pensionamento, non decorre dalla data di cessazione del servizio, ma dalla data in cui la sentenza è passata in giudicato. La Corte ha chiarito che il diritto al corretto calcolo della buonuscita sorge solo nel momento in cui viene legalmente riconosciuta la componente retributiva da includere, respingendo così il ricorso dell'ente previdenziale.
Continua »
Interpretazione contratto di lavoro: volontà vs testo
Un lavoratore lamentava un demansionamento a seguito di un errore materiale nel suo contratto, che indicava una mansione superiore a quella effettivamente svolta. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 13799/2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio chiave sull'interpretazione contratto di lavoro: la volontà comune delle parti, desumibile dal loro comportamento concreto fin dall'inizio del rapporto, prevale sul testo letterale del contratto, se questo è frutto di un palese e riconoscibile errore.
Continua »
Estinzione del processo: rinuncia e accordo tra parti
La Corte di Cassazione dichiara l'estinzione del processo in una controversia di lavoro a seguito di una transazione e della conseguente rinuncia al ricorso da parte della società ricorrente. L'accordo prevedeva la compensazione delle spese legali, decisione confermata dalla Corte. Viene inoltre chiarito che la rinuncia al ricorso non comporta il versamento del doppio contributo unificato.
Continua »
Clausola di salvaguardia: onere della prova pensionato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13839/2024, ha respinto il ricorso di un pensionato che chiedeva il ricalcolo della pensione. Il caso riguardava l'applicazione della clausola di salvaguardia per i lavoratori transitati da un ente previdenziale soppresso all'INPS. La Corte ha stabilito che, per invocare tale clausola, il pensionato ha l'onere di dimostrare concretamente, attraverso un giudizio comparativo "a parità di condizioni", che il trattamento pensionistico ricevuto è deteriore rispetto a quello che avrebbe ottenuto con l'applicazione integrale del regime generale, considerando tutti i parametri contributivi e retributivi. La semplice affermazione o la presentazione di conteggi non argomentati non è sufficiente.
Continua »
Onere prova lavoratore agricolo: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13818/2024, ha rigettato il ricorso di una lavoratrice agricola contro la cancellazione dagli elenchi INPS. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: in caso di disconoscimento da parte dell'ente previdenziale, l'onere della prova lavoratore agricolo si sposta su quest'ultimo. Deve essere il lavoratore a dimostrare l'effettiva esistenza, durata e natura del rapporto di lavoro, non potendo fare affidamento su presunte irregolarità procedurali dell'atto di cancellazione dell'INPS, poiché le norme della L. 241/1990 non si applicano in questo contesto.
Continua »
Lavoro subordinato: quando il medico è dipendente?
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una dottoressa che chiedeva il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato con una clinica. La Corte ha stabilito che la facoltà del medico di scegliere se e quando prestare la propria attività, pur coordinandosi con le esigenze della struttura, è un elemento decisivo che indica un rapporto di lavoro autonomo, escludendo l'applicazione delle tutele tipiche del lavoro dipendente, come quella sulla retribuzione proporzionata ex art. 36 Cost.
Continua »
Errore revocatorio: quando è inammissibile il ricorso?
Un gruppo di ex dipendenti ha presentato un ricorso per revocazione contro una sentenza della Cassazione relativa alla cancellazione di uno sconto sulla tariffa energetica. Sostenevano un errore revocatorio, ossia che la Corte avesse trascurato un fatto storico decisivo. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che la doglianza riguardava un errore di giudizio (una valutazione errata) e non un errore di fatto (una svista materiale), ribadendo che solo quest'ultimo può giustificare la revocazione di una sentenza.
Continua »