LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto del Lavoro

Obbligazione retributiva e cessione di ramo d’azienda
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14265/2024, ha stabilito che le somme dovute al lavoratore a seguito di una cessione di ramo d'azienda dichiarata illegittima hanno natura di obbligazione retributiva e non risarcitoria. La Corte ha chiarito che una precedente sentenza tra le stesse parti, che qualificava diversamente le somme per periodi anteriori, non costituisce un giudicato esterno sulla qualificazione giuridica della pretesa per periodi successivi. Di conseguenza, il datore di lavoro cedente è tenuto a corrispondere le retribuzioni anche se non ha ricevuto la prestazione lavorativa, purché questa sia stata offerta dal dipendente.
Continua »
Contratti a termine agricoltura: stop agli abusi
Un lavoratore agricolo, impiegato per decenni da un ente pubblico con continui contratti a termine, ha visto riconosciuto il proprio diritto. La Cassazione, ribaltando la decisione d'appello, ha stabilito che un ente pubblico non economico non è un imprenditore agricolo e non può abusare delle deroghe sui contratti a termine agricoltura. L'eccezione della stagionalità va interpretata in modo restrittivo e la prova spetta al datore di lavoro.
Continua »
Contratti a termine agricoli: limiti e stagionalità
La Corte di Cassazione interviene sulla questione della reiterazione dei contratti a termine agricoli stipulati da un ente pubblico. Con l'ordinanza n. 14251/2024, ha stabilito che un ente pubblico non economico non può essere qualificato come "imprenditore agricolo" e, pertanto, non può beneficiare delle deroghe previste per il settore. La Corte ha inoltre fornito un'interpretazione restrittiva del concetto di "stagionalità", escludendo le attività continuative. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio per un nuovo esame.
Continua »
Rinuncia al ricorso: gli effetti sulla causa
Un dipendente pubblico, dopo aver impugnato in Cassazione il proprio licenziamento disciplinare, presenta una rinuncia al ricorso. La Corte Suprema, pur in assenza di notifica e accettazione della controparte, dichiara il ricorso inammissibile. La sentenza chiarisce che la rinuncia, sebbene non estingua formalmente il processo in questo caso, è un chiaro indicatore della sopravvenuta carenza di interesse del ricorrente, motivando così la decisione e la compensazione delle spese legali.
Continua »
Compenso lavoro festivo: la tripla retribuzione
La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'azienda sul calcolo del compenso lavoro festivo. La Corte ha confermato la corretta interpretazione del CCNL, che prevede una tripla retribuzione (paga normale, paga per il lavoro svolto e maggiorazione) per le festività lavorate, sottolineando la formazione di un giudicato interno sulla questione.
Continua »
Rapporto di lavoro subordinato: ricorso inammissibile
Un lavoratore ha impugnato la decisione della Corte d'Appello che negava l'esistenza di un rapporto di lavoro subordinato con una grande società di spedizioni. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, applicando la regola della "doppia conforme" e ribadendo che non è possibile un riesame dei fatti in sede di legittimità.
Continua »
Lavoro festivo: diritto alla tripla retribuzione
La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di un lavoratore a una tripla retribuzione per il lavoro festivo svolto. L'ordinanza chiarisce l'interpretazione del CCNL di settore, stabilendo che al lavoratore spettano tre componenti: la retribuzione per la prestazione, una maggiorazione specifica e la normale paga per la giornata festiva. Il ricorso dell'azienda, che sosteneva un'interpretazione riduttiva, è stato rigettato.
Continua »
Spese legali: onere della prova in Cassazione
Un ex dipendente ha presentato ricorso in Cassazione contro la compensazione di un suo credito con le spese legali dovute all'azienda. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché le contestazioni sulla divisione delle spese e sulla prova di un pagamento erano state sollevate per la prima volta in quella sede, violando il principio che vieta di introdurre nuove questioni nel giudizio di legittimità. La decisione sottolinea l'onere del ricorrente di dimostrare di aver già sollevato le medesime eccezioni nei gradi di merito precedenti.
Continua »
Calcolo TFR: MBO inclusi anche se incerti
Un lavoratore ha ottenuto l'inclusione dei bonus MBO (Management by Objective) nel suo calcolo TFR. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che i pagamenti erogati per diversi anni consecutivi, anche se legati a obiettivi aziendali incerti, non hanno natura 'occasionale' e devono quindi essere computati nella base di calcolo del trattamento di fine rapporto.
Continua »
Reiterazione illegittima contratti: i limiti per enti
Un lavoratore agricolo ha contestato la reiterazione illegittima contratti a termine da parte di un ente pubblico. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione d'appello, stabilendo che un ente pubblico non economico non può essere considerato imprenditore agricolo e non beneficia delle deroghe sui limiti di durata dei contratti a termine se non per attività strettamente stagionali, il cui onere della prova spetta al datore di lavoro.
Continua »
Lavoro socialmente utile: quando è subordinato?
Una lavoratrice, formalmente inquadrata in un progetto di lavoro socialmente utile, ha chiesto il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato con un ente provinciale. La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha disposto l'acquisizione degli atti del processo per valutare i presunti errori procedurali della Corte d'Appello. Quest'ultima aveva rigettato la domanda della lavoratrice, ma la sua decisione è stata contestata perché basata su fatti di una causa diversa e per non aver esaminato prove decisive che dimostravano lo svolgimento di mansioni impiegatizie anziché quelle previste dal progetto.
Continua »
Omessa pronuncia spese: non è un errore materiale
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17835/2025, ha chiarito che la totale omessa pronuncia sulle spese di lite contro una parte del processo non costituisce un errore materiale sanabile con la procedura di correzione. Si tratta, invece, di un vizio della sentenza che deve essere fatto valere esclusivamente tramite un'impugnazione formale. Di conseguenza, il provvedimento del Tribunale che aveva corretto la propria omissione è stato annullato.
Continua »
Indennità di frequenza: spese legali per ritardo Ente
Un cittadino ha citato in giudizio un ente previdenziale per il mancato pagamento dell'indennità di frequenza a favore del figlio minore, nonostante il diritto fosse stato accertato. Poiché l'ente ha pagato solo dopo l'inizio della causa, il Tribunale ha dichiarato cessata la materia del contendere, condannando però l'ente al pagamento delle spese legali per il ritardo, applicando il principio di soccombenza virtuale.
Continua »
Cessazione materia del contendere: il caso in Cassazione
Un lavoratore ricorre in Cassazione contro un fondo pensione per differenze pensionistiche. Le parti raggiungono un accordo transattivo, portando la Corte a dichiarare la cessazione materia del contendere. L'ordinanza chiarisce anche l'estinzione del giudizio per altre parti a seguito di rinuncia al ricorso.
Continua »
Responsabilità sindacato: nesso causale è cruciale
Un lavoratore ha citato in giudizio un sindacato per aver impugnato tardivamente il suo licenziamento. La Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta di risarcimento, stabilendo un principio fondamentale: la responsabilità del sindacato sorge solo se si dimostra il nesso causale tra il suo errore e il danno subito. Poiché il licenziamento era comunque legittimo per chiusura dell'attività, un'impugnazione tempestiva non avrebbe cambiato l'esito. Pertanto, nessun danno è stato causato dall'inadempimento del sindacato.
Continua »
Risarcimento medici specializzandi: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha confermato il diritto al risarcimento per i medici specializzandi anche se iscritti a corsi iniziati prima della scadenza del termine per l'attuazione delle direttive europee (31 dicembre 1982). Il risarcimento, tuttavia, decorre solo dal 1° gennaio 1983. La Corte ha rigettato il ricorso della Presidenza del Consiglio dei Ministri, allineandosi a un consolidato orientamento giurisprudenziale europeo e nazionale che riconosce la responsabilità dello Stato per il tardivo recepimento della normativa comunitaria sulla remunerazione dei medici in formazione.
Continua »
Retribuzione onnicomprensiva: no a compensi extra
Una dirigente pubblica ha ricevuto un compenso aggiuntivo per un incarico specifico. L'ente pubblico ha successivamente richiesto la restituzione della somma, invocando il principio della retribuzione onnicomprensiva. La Corte di Cassazione ha confermato il diritto dell'ente alla restituzione, stabilendo che lo stipendio del dirigente copre tutte le funzioni assegnate e che la buona fede del percipiente non è sufficiente a bloccare la richiesta di rimborso di un pagamento non dovuto.
Continua »
Indennità aggiuntiva: vale il servizio in distacco?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14139/2024, ha chiarito che un dipendente pubblico ha diritto all'indennità aggiuntiva anche per il periodo di servizio svolto in assegnazione temporanea presso un altro ente, a condizione che non vi sia stato un trasferimento definitivo. La sentenza sottolinea che, in assenza di un passaggio formale nei ruoli del nuovo ente, il rapporto di lavoro con l'amministrazione di origine persiste, garantendo così la continuità dei diritti previdenziali.
Continua »
Correzione errore materiale: spese e rinvio al ruolo
A seguito di un'istanza per la correzione di un errore materiale, relativa alla mancata distrazione delle spese legali, la Corte di Cassazione ha sospeso la decisione. Il rinvio è dovuto alla pendenza di una questione di massima importanza dinanzi alle Sezioni Unite, riguardante l'addebito delle spese processuali nel procedimento di correzione quando una delle parti si oppone. La Corte attende questa pronuncia per garantire coerenza giurisprudenziale.
Continua »
Perdita di chance: l’illegittimità non basta
Una lavoratrice del settore sanitario ha agito in giudizio contro l'azienda sanitaria per il mancato conferimento di una posizione organizzativa, lamentando l'illegittimità della procedura di selezione. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso, stabilendo un principio fondamentale in materia di risarcimento per perdita di chance: non è sufficiente dimostrare l'illegittimità del comportamento del datore di lavoro, ma è onere del lavoratore provare la concreta e non meramente ipotetica possibilità di ottenere il risultato sperato, qualora la procedura si fosse svolta regolarmente. La Corte ha confermato la decisione d'appello che negava il risarcimento per mancanza di prova sul quantum, ossia sulla reale probabilità di successo della lavoratrice.
Continua »