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Diritto del Lavoro

Lavoro discontinuo badante: quando spetta lo straordinario
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14438/2024, ha chiarito le condizioni per il riconoscimento dello straordinario nel caso di lavoro discontinuo badante notturno. Una lavoratrice, impiegata con orario 20:30-8:30 a settimane alterne, chiedeva differenze retributive sostenendo di essere stata pagata solo per 40 ore settimanali a fronte di 84 ore di presenza. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione d'appello. È stato stabilito che la paga mensile forfettizzata prevista dal CCNL per l'assistenza notturna discontinua compensa l'intera disponibilità e non le singole ore. Per ottenere il pagamento dello straordinario, la lavoratrice avrebbe dovuto provare che le ore di lavoro *effettivo* superavano i limiti contrattuali o che la prestazione era particolarmente gravosa, senza le pause tipiche del lavoro discontinuo, prova che nel caso di specie non è stata fornita.
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Appalto di servizi: quando è genuino? La Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14437/2024, ha chiarito i criteri per distinguere un appalto di servizi legittimo da un'illecita interposizione di manodopera. Nel caso esaminato, un lavoratore, licenziato dalla società appaltatrice, sosteneva di essere di fatto un dipendente della società committente. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando la genuinità dell'appalto di servizi. Ha stabilito che, per la validità del contratto, sono determinanti l'assunzione del rischio d'impresa e l'esercizio del potere direttivo e organizzativo da parte dell'appaltatore, mentre il solo collegamento societario tra le due aziende non è sufficiente a dimostrare la non genuinità dell'operazione.
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Risarcimento danno pubblico impiego: no prova, no indennizzo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14419/2024, ha negato il risarcimento del danno a una dipendente pubblica a tempo indeterminato che aveva ricevuto una serie di incarichi dirigenziali temporanei illegittimi. La Corte ha stabilito che, non essendoci una situazione di precarietà lavorativa (la dipendente non ha mai rischiato il posto), non si applica l'indennità forfettaria prevista per l'abuso di contratti a termine. In assenza di una prova specifica del danno subito, la richiesta di risarcimento danno nel pubblico impiego è stata respinta, distinguendo tra l'illecito per violazione delle norme sul precariato e quello per violazione delle regole di accesso ai pubblici uffici.
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Mansioni superiori: quando il ricorso è inammissibile
Una lavoratrice ha richiesto il riconoscimento di mansioni superiori e della relativa categoria contrattuale. Dopo il rigetto nei primi due gradi di giudizio, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha chiarito che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di merito per rivalutare le prove, ma deve limitarsi a censure su errori di diritto. La decisione sottolinea come la valutazione dei fatti e delle prove spetti esclusivamente al giudice di merito, se la sua motivazione è logica e adeguata.
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Valutazione delle prove: limiti del ricorso Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un'azienda contro la sentenza che riconosceva a un ex dipendente differenze retributive per lavoro subordinato non regolarizzato e straordinari. La Corte ribadisce che la valutazione delle prove è di competenza esclusiva dei giudici di merito e il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per riesaminare i fatti.
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Lavoro Subordinato: Prova e Indici Rivelatori
Un lavoratore si è visto rigettare la richiesta di riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito, stabilendo che, in assenza di prova della soggezione del lavoratore al potere direttivo, disciplinare e di controllo del datore, il rapporto non può essere qualificato come subordinato. La Corte ha ritenuto che la relazione tra le parti avesse natura di accordo commerciale, respingendo i motivi di ricorso del lavoratore in quanto inammissibili.
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Licenziamento motivo oggettivo: inammissibile ricorso
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un lavoratore contro il licenziamento per motivo oggettivo disposto da una società in liquidazione. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso non erano conformi ai requisiti procedurali, in quanto miravano a una nuova valutazione dei fatti anziché a denunciare specifici errori di diritto, confermando la legittimità della decisione della Corte d'Appello.
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Iscrizione Gestione Commercianti: quando non è dovuta
Una socia di S.r.l. è stata iscritta d'ufficio alla Gestione Commercianti dall'ente previdenziale, che le ha poi richiesto il pagamento di contributi. La socia ha impugnato l'atto, sostenendo di non svolgere attività lavorativa abituale e prevalente nell'azienda. Il Tribunale di Roma ha accolto il ricorso, annullando l'avviso di addebito perché l'ente non ha fornito alcuna prova dei requisiti necessari per l'obbligo di Iscrizione Gestione Commercianti.
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Carta Docente Precari: Sì al bonus di 500 euro
Il Tribunale di Roma ha riconosciuto il diritto di una docente precaria a ricevere la Carta Elettronica del valore di 500 euro per l'anno scolastico 2024/2025. La decisione si fonda sul principio di non discriminazione sancito dalla giurisprudenza europea e nazionale, equiparando gli obblighi formativi dei docenti a tempo determinato a quelli dei docenti di ruolo. Il giudice ha condannato l'amministrazione scolastica all'attribuzione del beneficio, sottolineando che la natura temporanea del rapporto di lavoro non giustifica un trattamento diverso.
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Contratto a progetto: nullo se è attività ordinaria
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società, confermando la decisione della Corte d'Appello di trasformare un contratto a progetto in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. La Corte ha stabilito che un contratto a progetto è nullo se il suo oggetto coincide con l'ordinaria attività aziendale del committente, come nel caso di un'operatrice di call center incaricata della promozione pubblicitaria, che rappresenta il core business dell'azienda.
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Assegno ad personam: bonus esclusi dal calcolo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14327/2024, ha stabilito che le voci retributive variabili, come i premi di produttività, non possono essere incluse nel calcolo dell'assegno ad personam. Questo assegno, garantito ai dipendenti pubblici in caso di trasferimento tra amministrazioni, serve a proteggere solo le componenti fisse e continuative dello stipendio. La controversia nasceva dalla richiesta di un gruppo di dipendenti, transitati da un ente soppresso a un ministero, di includere nell'assegno il "trattamento migliorativo dei servizi". La Corte ha chiarito che tale emolumento, essendo legato al raggiungimento di obiettivi e quindi incerto sia nell'esistenza che nell'importo, non possiede i requisiti di fissità e continuità richiesti dalla legge.
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Rinuncia al ricorso: quando il processo si estingue
Un'azienda di trasporti ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza che riconosceva a un dipendente il diritto di computare l'apprendistato ai fini dell'anzianità. Successivamente, l'azienda ha presentato una formale rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione, preso atto della regolarità della rinuncia, ha dichiarato l'estinzione del processo, rendendo definitiva la sentenza d'appello favorevole al lavoratore.
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Assegno ad personam: cosa non rientra nel calcolo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14322/2024, ha stabilito che nel calcolo dell'assegno ad personam, erogato ai dipendenti pubblici in caso di passaggio ad altra amministrazione per garantire l'irriducibilità della retribuzione, non possono essere incluse le voci variabili e aleatorie come i premi di produttività. Il caso riguardava ex dipendenti di un ente soppresso transitati in un Ministero. La Corte ha chiarito che solo le componenti retributive fisse e continuative, certe sia nell'esistenza che nell'importo, concorrono a formare la base di calcolo di tale assegno, escludendo emolumenti legati al raggiungimento di obiettivi e alla performance.
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Estinzione del processo: rinuncia e spese legali
Un'associazione nazionale di assistenza ha impugnato in Cassazione una sentenza che riconosceva un rapporto di lavoro subordinato con due ex collaboratori. A seguito di una rinuncia reciproca al ricorso principale e a quello incidentale, la Corte Suprema ha dichiarato l'estinzione del processo. La decisione chiarisce che tale esito esonera le parti dal versamento del doppio contributo unificato e neutralizza la condanna alle spese legali, data la reciproca adesione alla rinuncia.
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Indennità aggiuntiva: servizio valido senza trasferimento
La Corte di Cassazione ha stabilito che un ex dipendente dell'amministrazione pubblica ha diritto al calcolo dell'indennità aggiuntiva anche per il periodo di servizio svolto presso un altro ente, a condizione che non vi sia stato un trasferimento definitivo. La Corte ha chiarito che la semplice assegnazione temporanea non interrompe il rapporto con l'amministrazione di appartenenza, che rimane responsabile per le conseguenze economiche, inclusa l'indennità di fine servizio. La decisione si fonda sulla distinzione cruciale tra assegnazione provvisoria e trasferimento definitivo.
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Licenziamento ritorsivo: quando l’appello è inammissibile
Un lavoratore con ruolo dirigenziale è stato licenziato per giustificato motivo oggettivo a seguito della separazione dalla moglie, socia di minoranza dell'azienda. Il lavoratore ha impugnato il licenziamento sostenendo la sua natura ritorsiva. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, non per il merito della questione, ma per un errore procedurale fondamentale: il ricorrente ha impropriamente mescolato la denuncia di violazione di legge con una richiesta di riesame dei fatti, attività preclusa al giudice di legittimità. La Corte ha inoltre evidenziato l'applicazione della regola della "doppia conforme", che impedisce la rivalutazione dei fatti quando due corti di merito hanno già deciso in modo analogo.
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Pensione di reversibilità: quota e decesso dell’ex
La Corte di Cassazione ha stabilito che il decesso dell'ex coniuge, avvenuto durante il giudizio, costituisce un fatto sopravvenuto che modifica il diritto alla pensione di reversibilità del coniuge superstite. Anche se i motivi iniziali del ricorso sono stati respinti, la Corte ha cassato la precedente sentenza, disponendo il ricalcolo della pensione senza il concorso dell'ex coniuge a partire dalla data del suo decesso.
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Indennità aggiuntiva: spetta per servizio in ETI
La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di un ex dipendente pubblico a ricevere l'indennità aggiuntiva di fine servizio anche per il periodo in cui ha lavorato presso un altro ente, l'Ente Tabacchi Italiani (ETI). La Corte ha stabilito che, non essendoci stato un trasferimento definitivo ma solo un'assegnazione temporanea, il rapporto di lavoro con l'amministrazione originaria e l'iscrizione al relativo fondo di previdenza non si sono mai interrotti. Di conseguenza, quel periodo di servizio deve essere computato ai fini del calcolo dell'indennità.
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Indennità aggiuntiva: sì a ex AAMS assegnati a ETI
La Corte di Cassazione ha confermato il diritto all'indennità aggiuntiva di fine servizio per un ex dipendente dell'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS) che era stato temporaneamente assegnato all'Ente Tabacchi Italiani (ETI) senza mai essere trasferito in via definitiva. La Corte ha chiarito che, a differenza dei colleghi transitati stabilmente in ETI, il lavoratore rimasto nel ruolo provvisorio del Ministero ha diritto al computo di tale periodo per il calcolo del beneficio, poiché il rapporto di lavoro con l'amministrazione di origine non si è mai interrotto.
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Indennità aggiuntiva: spetta al dipendente distaccato
Un ex dipendente statale, assegnato temporaneamente a un ente poi privatizzato senza un trasferimento definitivo, ha diritto a vedersi riconosciuta l'indennità aggiuntiva di fine servizio per quel periodo. La Cassazione ha rigettato il ricorso del Fondo di Previdenza, confermando che il rapporto di lavoro resta in capo all'amministrazione di origine, rendendo computabile ai fini del beneficio anche il servizio prestato presso l'altro ente.
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