LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto del Lavoro

Equo premio inventore: no a interessi maggiorati

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19724/2025, interviene su un caso riguardante la determinazione dell’equo premio per un inventore dipendente. La Corte ha stabilito che la nuova normativa sugli interessi legali maggiorati (art. 1284, comma 4, c.c.) non si applica retroattivamente ai procedimenti arbitrali per la quantificazione del premio iniziati prima dell’entrata in vigore della legge nel dicembre 2014. La Suprema Corte ha chiarito che il procedimento arbitrale per la liquidazione del compenso è autonomo rispetto a quello per l’accertamento del diritto, e la sua data di inizio è dirimente per l’applicazione della legge. Di conseguenza, è stata cassata la decisione d’appello che aveva applicato tali interessi maggiorati.

Continua »
Estinzione giudizio Cassazione: il silenzio vale resa

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio tra un cittadino e l’istituto previdenziale. La causa è la mancata risposta del ricorrente alla proposta di definizione del ricorso entro 40 giorni, un silenzio che la legge interpreta come rinuncia. Le spese sono state compensate perché l’orientamento giurisprudenziale citato nella proposta si è consolidato dopo la presentazione del ricorso, giustificando la decisione iniziale di impugnare.

Continua »
Contratto collettivo integrativo: Cassazione inammissibile

L’appello di una docente riguardante la mobilità per l’anno scolastico 2016/2017 è stato dichiarato inammissibile. La Corte di Cassazione ha stabilito che non può reinterpretare direttamente un contratto collettivo integrativo. Un ricorso di questo tipo è valido solo se denuncia la violazione di specifiche norme sull’interpretazione dei contratti o un conflitto con leggi di rango superiore, cosa che non è avvenuta nel caso di specie. La decisione dei giudici di merito è stata quindi confermata.

Continua »
Conciliazione giudiziale: limiti e interpretazione

Una ex lettrice universitaria ricorre in Cassazione per differenze retributive relative agli anni 1992-1993, sostenendo che una precedente conciliazione giudiziale non coprisse tale periodo. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, affermando che l’interpretazione del verbale di conciliazione giudiziale è un accertamento di fatto riservato al giudice di merito. La Corte ribadisce che la conciliazione, analogamente alla sentenza, copre non solo il dedotto ma anche il deducibile, chiudendo così l’intera controversia originaria.

Continua »
Obblighi di comunicazione Inarcassa: il dovere esiste

La Corte di Cassazione chiarisce che gli obblighi di comunicazione Inarcassa per ingegneri e architetti iscritti all’albo professionale sono inderogabili, anche in assenza totale di reddito professionale. L’ordinanza in esame ha ribaltato una decisione di merito, affermando che l’obbligo di presentare la dichiarazione annuale, anche se negativa, è un dovere autonomo e sanzionabile, funzionale ai controlli dell’ente previdenziale.

Continua »
Decadenza impugnazione elenchi agricoli e prova

Una lavoratrice agricola si è vista negare la reiscrizione negli elenchi annuali e ha impugnato la richiesta di restituzione dell’indennità di disoccupazione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello sulla base della decadenza per l’impugnazione degli elenchi agricoli. Il punto cruciale è stata la valutazione della prova documentale prodotta dall’ente previdenziale, ritenuta sufficiente a dimostrare la pubblicazione degli elenchi e, di conseguenza, il decorso del termine per l’impugnazione.

Continua »
Doppia conforme: ricorso inammissibile in Cassazione

Un lavoratore si è visto dichiarare inammissibile il ricorso in Cassazione volto a far riconoscere un rapporto di lavoro subordinato. La decisione si fonda sul principio della “doppia conforme”, secondo cui se Tribunale e Corte d’Appello giungono alla stessa conclusione sui fatti, non è possibile contestare la motivazione in Cassazione. La Corte ha inoltre ribadito che la valutazione delle prove spetta esclusivamente ai giudici di merito.

Continua »
Rinuncia al ricorso: quando è causa di inammissibilità

Un lavoratore, dopo aver impugnato in Cassazione una sentenza sfavorevole della Corte d’Appello, ha depositato un atto di rinuncia al ricorso senza notificarlo al Comune resistente. La Suprema Corte, pur non potendo dichiarare l’estinzione del processo, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La motivazione si fonda sulla sopravvenuta carenza di interesse del ricorrente a proseguire il giudizio, un principio consolidato in giurisprudenza. Le spese legali sono state compensate tra le parti.

Continua »
Impegno di spesa: quando l'avvocato comunale ha diritto?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20574/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un avvocato comunale che chiedeva il pagamento di compensi. La decisione si fonda sulla mancanza di un valido e perfezionato impegno di spesa da parte dell’ente locale. Secondo la Corte, un credito verso la Pubblica Amministrazione diventa esigibile solo in presenza di un impegno contabile formalmente valido, che nel caso specifico non era stato costituito. L’assenza di questo requisito fondamentale rende il credito inesigibile, a prescindere dal lavoro svolto.

Continua »
Prescrizione contributi: l'avviso bonario interrompe

Un ente previdenziale ha contestato una decisione di merito che dichiarava prescritti i contributi dovuti da un professionista per il 2008. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che per il calcolo della prescrizione contributi quinquennale, il termine decorre dalla data di scadenza del pagamento, anche se prorogata. Un avviso bonario ricevuto dal professionista prima della scadenza di tale termine ha interrotto efficacemente la prescrizione, rendendo il credito ancora esigibile. La causa è stata rinviata per un nuovo esame.

Continua »
Ricorso inammissibile: quando i motivi sono incongruenti

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un’azienda ospedaliera. La decisione si fonda sulla non coerenza dei motivi di ricorso rispetto alle specifiche modifiche apportate dalla Corte d’Appello, che aveva solo corretto un errore di calcolo e confermato il risarcimento integrale per l’inabilità temporanea. L’azienda cercava di rimettere in discussione questioni già decise in primo grado e non oggetto della riforma in appello.

Continua »
Eccezione di estinzione: l'ordinanza di rigetto

Un lavoratore, licenziato per giusta causa, ha visto il suo giudizio di opposizione estinguersi per un vizio di notifica. La Corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso, chiarendo un importante principio processuale: l’ordinanza che rigetta una eccezione di estinzione non ha natura di sentenza definitiva. Pertanto, è un provvedimento revocabile dal giudice e la questione può essere riproposta in appello senza necessità di una specifica riserva di gravame. La Corte ha inoltre ritenuto inammissibile il motivo relativo alla rimessione in termini per presunta impossibilità tecnica di notifica.

Continua »
Diffida accertativa: poteri ispettori e onere prova

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società contro una diffida accertativa per crediti da lavoro straordinario. La Corte ha stabilito che gli ispettori del lavoro hanno il potere di compiere accertamenti di fatto, non solo tecnici. Una volta che la diffida accertativa diventa titolo esecutivo, spetta al datore di lavoro l’onere di contestarne in giudizio la fondatezza, provando l’insussistenza del credito vantato dal lavoratore.

Continua »
Rinuncia al ricorso: conseguenze sulle spese legali

Una società di trasporti, dopo aver impugnato in Cassazione una sentenza favorevole a un suo dipendente, effettua una rinuncia al ricorso. Poiché il lavoratore non ha aderito alla rinuncia, la Corte Suprema ha dichiarato l’estinzione del processo, condannando però la società a pagare le spese legali della controparte. La Corte ha inoltre chiarito che la rinuncia non comporta il raddoppio del contributo unificato.

Continua »
Soccombenza virtuale: chi paga le spese legali?

Una società di trasporti, dopo aver impugnato una sentenza, rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione dichiara estinto il giudizio ma, applicando il principio della soccombenza virtuale, condanna la società rinunciante al pagamento delle spese legali. La decisione si basa sulla probabile sconfitta della società, desunta da precedenti decisioni sfavorevoli in casi analoghi.

Continua »
Estinzione del processo: l'accordo che chiude la causa

Una società editoriale ricorreva in Cassazione contro la sentenza che riconosceva a una giornalista il diritto all’inquadramento superiore. Durante il giudizio, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, portando alla rinuncia congiunta al ricorso. La Corte ha dichiarato l’estinzione del processo, specificando che in questi casi non è dovuto il versamento del contributo unificato raddoppiato, previsto solo in caso di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione.

Continua »
Superminimo cambio appalto: la Cassazione chiarisce

Una lavoratrice, in seguito a un cambio appalto, richiedeva alla nuova azienda il mantenimento di un superminimo percepito con il precedente datore di lavoro. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che la disciplina del cambio appalto prevista dal CCNL Multiservizi non garantisce la conservazione dei trattamenti economici di miglior favore, come il superminimo, a meno che non si configuri un trasferimento d’azienda ai sensi dell’art. 2112 c.c. Nel caso specifico, è stata accertata una discontinuità organizzativa tra le due imprese, escludendo tale ipotesi. Inoltre, il superminimo era legato a uno specifico incarico che non è stato mantenuto dalla nuova appaltatrice, rendendolo non esigibile.

Continua »
Licenziamento per recidiva: quando è illegittimo?

Un lavoratore veniva licenziato per giusta causa a seguito di plurime contestazioni disciplinari. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello che confermava il licenziamento per recidiva. La Cassazione ha riscontrato una grave contraddittorietà nella motivazione della sentenza di secondo grado, la quale da un lato lamentava la mancata ammissione di prove e dall’altro riteneva provati i fatti senza tali prove, violando il diritto di difesa del lavoratore. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

Continua »
Decorrenza benefici: vale la prima domanda giudiziale

La Corte di Cassazione affronta il tema della decorrenza benefici per una vittima del terrorismo. L’ordinanza stabilisce che, se il requisito sanitario viene raggiunto solo in corso di causa, il diritto ai benefici decorre dalla data della prima domanda giudiziale, anche se presentata a un giudice incompetente, grazie al principio della ‘translatio iudicii’. La Corte ha quindi cassato la decisione d’appello che fissava l’inizio del beneficio alla data della riassunzione della causa davanti al giudice competente, valorizzando invece il momento in cui il cittadino ha per la prima volta adito l’autorità giudiziaria.

Continua »
Assegno di sede: stop alla discriminazione docenti

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 13/07/2025, ha stabilito che negare l’assegno di sede ai docenti con contratto a tempo determinato che lavorano all’estero costituisce una discriminazione illegittima. La Corte ha accolto il ricorso di una docente, affermando che non esistono ragioni oggettive per un trattamento economico differente rispetto ai colleghi di ruolo, in linea con la direttiva europea sul lavoro a tempo determinato. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio.

Continua »