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Diritto del Lavoro

Termine impugnazione lavoro: il ricorso è tardivo
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un Ente Pubblico contro una lavoratrice socialmente utile. La decisione si fonda sulla tardività dell'impugnazione, presentata oltre il termine semestrale. L'ordinanza ribadisce un principio cruciale: il termine impugnazione lavoro non è soggetto alla sospensione feriale dei termini, rendendo perentori i tempi per appellare le sentenze in materia di diritto del lavoro.
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Restituzione somme indebite: la Cassazione decide
Un dirigente di un ente locale è stato condannato alla restituzione di emolumenti accessori (retribuzione di posizione e di risultato) percepiti per anni, ma ritenuti illegittimi per vizi procedurali. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14762/2024, ha rigettato il ricorso del dirigente, confermando l'obbligo di restituzione delle somme indebite. La Suprema Corte ha stabilito che la tutela prevista per la retribuzione a fronte di una prestazione lavorativa di fatto (art. 2126 c.c.) non si estende agli emolumenti accessori erogati in assenza dei presupposti legali e contrattuali, come la contrattazione integrativa e la costituzione del relativo fondo. La buona fede del dipendente è stata considerata irrilevante ai fini della restituzione.
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Assunzione senza concorso: quando è valida?
Una società di trasporti pubblici dichiarava nullo il contratto di un dirigente per assunzione senza concorso. La Cassazione ha confermato la validità del contratto, poiché la legge che impone le procedure selettive è entrata in vigore dopo la data di assunzione, condannando l'azienda al pagamento di tutte le retribuzioni maturate.
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Giudicato esterno: limiti alla riproposizione della domanda
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un lavoratore che chiedeva un inquadramento superiore, già negato in un precedente giudizio. La decisione si fonda sul principio del giudicato esterno, che impedisce di ridiscutere questioni già decise con sentenza definitiva tra le stesse parti, anche se la nuova domanda si riferisce a un periodo lavorativo successivo ma basato sulla medesima causa petendi (le stesse mansioni).
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Rapporto di lavoro subordinato: la Cassazione decide
Un lavoratore ha richiesto il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato per una collaborazione di lunga data con un'istituzione pubblica. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti che qualificavano il rapporto come collaborazione autonoma. La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché mirava a un riesame dei fatti e non presentava argomentazioni specifiche sulla presunta errata interpretazione del contratto.
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Scorrimento graduatoria: stop con nuova legge
La Corte di Cassazione ha stabilito che lo scorrimento graduatoria di un concorso interno non è più possibile se una nuova legge (ius superveniens) modifica le modalità di progressione di carriera, imponendo concorsi pubblici. Nel caso di specie, il D.Lgs. 150/2009 ha impedito a un'amministrazione pubblica di promuovere dipendenti attingendo da una graduatoria di un concorso puramente interno bandito prima del 2010, annullando la decisione favorevole della Corte d'Appello.
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Scorrimento graduatoria: nuove regole e ius superveniens
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14732/2024, ha stabilito che lo scorrimento graduatoria di un concorso interno non è un diritto soggettivo dei candidati. La normativa applicabile è quella vigente al momento della decisione di coprire i posti vacanti (ius superveniens), non quella del bando. Pertanto, l'entrata in vigore del d.lgs. n. 150/2009 ha legittimamente impedito la promozione di dipendenti pubblici idonei in una graduatoria precedente, in quanto la nuova legge ha modificato le modalità di progressione verticale, richiedendo concorsi pubblici.
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Contestazione disciplinare tardiva: quando è nulla?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14728/2024, ha confermato la nullità di una sanzione disciplinare a causa di una contestazione disciplinare tardiva. La Corte ha stabilito che un ritardo di oltre quattro mesi tra la piena conoscenza dei fatti da parte del datore di lavoro, ottenuta tramite l'ammissione del dipendente, e la notifica della contestazione, viola il principio di immediatezza e buona fede, rendendo illegittima la sanzione.
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Contestazione disciplinare tardiva: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato l'annullamento di una sanzione disciplinare perché la contestazione disciplinare è stata ritenuta tardiva. L'istituto di credito ha atteso oltre un anno dalla piena conoscenza dei fatti prima di agire, violando il principio di immediatezza richiesto dalla legge. La complessità aziendale non è stata considerata una giustificazione valida per tale ritardo.
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Diligenza del lavoratore: la responsabilità allo sportello
Un'ordinanza della Cassazione affronta il tema della diligenza del lavoratore e della responsabilità disciplinare. Il caso riguarda un'operatrice di sportello sanzionata per aver emesso vaglia a beneficiari errati. I giudici hanno annullato la sanzione, poiché la dipendente aveva agito sulla base di una richiesta predisposta da una collega, eseguendo correttamente le disposizioni per la sua specifica mansione. La Suprema Corte ha confermato la decisione, ritenendo che la responsabilità dell'operazione ricadesse su chi aveva preparato la documentazione a monte, escludendo l'obbligo per l'operatrice di riesaminare l'intero processo.
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Inquadramento lavorativo: ricorso inammissibile
Un dipendente pubblico ha contestato il suo inquadramento lavorativo, chiedendo il passaggio a una posizione superiore e il risarcimento. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei giudici di merito e sottolineando i limiti procedurali per la contestazione delle valutazioni di fatto.
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Doppia retribuzione: sì al doppio stipendio
In un caso di cessione di ramo d'azienda dichiarata inefficace, la Corte di Cassazione ha stabilito il diritto del lavoratore a una doppia retribuzione. Il lavoratore, pur avendo prestato servizio per la società acquirente, ha diritto a ricevere lo stipendio anche dalla società cedente, la quale aveva illegittimamente rifiutato la sua prestazione lavorativa. La Corte ha chiarito che si configurano due distinti rapporti di lavoro, uno di diritto con il cedente e uno di fatto con il cessionario, giustificando così il doppio compenso senza possibilità di detrazione.
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Ricorso inammissibile: i motivi della Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un dipendente pubblico che chiedeva il riconoscimento di mansioni superiori e le relative differenze retributive. La domanda era già stata respinta in primo e secondo grado. La Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile per una pluralità di vizi procedurali, tra cui la mescolanza di diversi motivi di impugnazione, la violazione del principio della 'doppia conforme' e la richiesta di un riesame del merito dei fatti, non consentito in sede di legittimità. La decisione sottolinea l'importanza del rigore formale nella redazione dei ricorsi per Cassazione.
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Remunerazione medici specializzandi: Cassazione cambia rotta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14708/2024, ha accolto il ricorso di alcuni medici specializzandi, ribaltando le precedenti decisioni di merito. I giudici avevano negato loro il diritto a un'adeguata remunerazione perché iscritti ai corsi di specializzazione prima dell'anno accademico 1982-1983. La Suprema Corte, allineandosi alla più recente giurisprudenza europea e nazionale, ha stabilito che ciò che conta non è la data di iscrizione, ma la prosecuzione del corso dopo il 1° gennaio 1983. Pertanto, i medici hanno diritto alla remunerazione per il periodo di formazione svolto a partire da tale data. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione basata su questo principio.
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Riduzione clausola penale: i criteri della Cassazione
Un dirigente, a seguito di demansionamento, ottiene in appello il pagamento di una cospicua clausola penale prevista da accordi aziendali. La società datrice di lavoro ricorre in Cassazione, lamentando la mancata riduzione della penale manifestamente eccessiva. La Suprema Corte accoglie il motivo, cassando la sentenza e chiarendo che la valutazione sulla riduzione della clausola penale non deve basarsi solo sull'interesse del creditore al momento della stipula, ma deve considerare tutte le circostanze concrete emerse durante il rapporto, in un'ottica di correttezza e buona fede.
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Notifica a cura della cancelleria: l’errore del giudice
Un imprenditore si oppone a sanzioni per lavoro irregolare. Il Tribunale dichiara l'opposizione improcedibile per mancata rinotifica. La Cassazione annulla la decisione, stabilendo che la notifica a cura della cancelleria, come previsto dall'art. 6 d.lgs. 150/2011, non può gravare sul ricorrente. L'errore del giudice non può penalizzare la parte.
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Compenso incentivante: limiti temporali e esclusioni
La Corte di Cassazione ha stabilito che il compenso incentivante previsto dalla Legge 109/1994 non è dovuto per progetti la cui approvazione è anteriore ai limiti temporali fissati dalla disciplina transitoria (D.L. 101/1995). La Corte ha inoltre escluso il diritto all'incentivo per opere realizzate tramite "concessione di committenza", poiché la ratio della norma è premiare l'uso di risorse interne all'amministrazione, non l'affidamento a terzi. La sentenza della Corte d'Appello, che aveva riconosciuto il compenso, è stata cassata con rinvio.
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Contratto a tempo determinato: onere della prova
La Corte di Cassazione ha confermato l'illegittimità di un contratto a tempo determinato stipulato da un'azienda della grande distribuzione. L'azienda non è riuscita a provare in giudizio le 'punte di più intensa attività' addotte come causale nel contratto, sebbene la causale stessa fosse stata ritenuta sufficientemente specifica. La Corte ha ribadito che l'onere della prova spetta interamente al datore di lavoro. L'ordinanza ha inoltre dichiarato inammissibile il motivo di ricorso relativo alla quantificazione dell'indennità risarcitoria per genericità.
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Appalto illegittimo: la Cassazione sul finto appalto
La Cassazione conferma la condanna di una società committente per appalto illegittimo. Se il committente organizza e dirige i dipendenti dell'appaltatore, si configura un'interposizione illecita di manodopera e il rapporto di lavoro viene imputato direttamente al committente, anche se i mezzi (es. furgoni) sono dell'appaltatore.
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Appalto illegittimo: inammissibile il ricorso in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili sia il ricorso principale di una società che quello incidentale di un gruppo di lavoratori in un caso di appalto illegittimo. La Corte d'Appello aveva precedentemente riconosciuto l'esistenza di un rapporto di lavoro subordinato tra i lavoratori e la società committente. I ricorsi in Cassazione sono stati respinti per gravi vizi procedurali, tra cui la non pertinenza dei motivi rispetto alla sentenza impugnata e la violazione del principio di autosufficienza, impedendo un esame nel merito della questione.
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