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Diritto del Lavoro

Domanda di ricongiunzione: la rinuncia è irrevocabile?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14857/2024, ha stabilito che una volta presentata e accettata dall'ente previdenziale una domanda di ricongiunzione dei contributi, il procedimento si considera perfezionato. Una successiva rinuncia da parte del lavoratore è irrilevante e non consente di presentare una nuova domanda al di fuori delle specifiche e restrittive condizioni di legge. La Corte ha quindi cassato la sentenza d'appello che aveva accolto la seconda istanza della lavoratrice, rigettando la sua domanda originaria.
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Tempo tuta: quando va pagato? La Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14848/2024, ha stabilito che il tempo impiegato da un lavoratore tra la timbratura del cartellino all'ingresso e il login alla propria postazione, così come il percorso inverso a fine turno, deve essere considerato orario di lavoro effettivo e quindi retribuito. Il caso riguardava alcuni dipendenti di una società di telecomunicazioni. La Corte ha rigettato il ricorso dell'azienda, affermando che questo lasso di tempo, definito 'tempo tuta', rientra nell'orario di lavoro quando le attività preparatorie sono necessarie, obbligatorie e soggette al potere direttivo del datore di lavoro, che decide l'organizzazione della sede e le procedure da seguire.
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Orario di lavoro effettivo: il tempo per il login vale
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha stabilito che il tempo impiegato da un lavoratore tra la timbratura del cartellino all'ingresso e il login alla postazione di lavoro deve essere considerato orario di lavoro effettivo e, di conseguenza, retribuito. La Corte ha respinto il ricorso di una grande società di telecomunicazioni, la quale sosteneva che tale periodo non fosse sotto il suo diretto potere di controllo. Secondo i giudici, tutte le attività preparatorie, necessarie e obbligatorie per l'inizio della prestazione, rientrano a pieno titolo nell'orario di lavoro, poiché il dipendente è già a disposizione dell'azienda.
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Orario di lavoro: il tempo per log-in è retribuito
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14843/2024, ha stabilito che il tempo impiegato dal lavoratore per spostarsi dall'ingresso aziendale alla postazione e per avviare i sistemi informatici rientra a pieno titolo nell'orario di lavoro e deve essere retribuito. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso di una grande società di telecomunicazioni, confermando la nullità della clausola del contratto aziendale che escludeva tale periodo dal computo delle ore lavorate. Si tratta di attività preparatorie essenziali, svolte sotto la direzione del datore di lavoro, e quindi da considerarsi prestazione lavorativa effettiva.
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Cessione del ramo d’azienda: i requisiti essenziali
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 14840/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società tecnologica contro la sentenza che aveva giudicato inefficace la cessione del ramo d'azienda ad un'altra impresa. Al centro della decisione vi è il principio secondo cui, per una valida cessione del ramo d'azienda ai sensi dell'art. 2112 c.c., il ramo trasferito deve possedere i requisiti di autonomia funzionale e preesistenza al momento della cessione, senza i quali è necessario il consenso del lavoratore.
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Retribuzione dirigenziale: quando va restituita?
La Cassazione chiarisce che la retribuzione dirigenziale accessoria, se erogata da un ente pubblico senza rispettare i presupposti di legge (come l'istituzione di un apposito fondo), deve essere restituita. Tuttavia, ha accolto i motivi procedurali di un dirigente, annullando la sentenza d'appello per omessa pronuncia su questioni cruciali come il minimo contrattuale e un precedente giudicato.
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Indennità di amministrazione: sì all’estero (Cass.)
La Corte di Cassazione si è pronunciata sul diritto all'indennità di amministrazione per i dipendenti pubblici in servizio all'estero. Pur dichiarando inammissibili la maggior parte dei ricorsi per un vizio di procura, la Corte ha accolto la domanda nel merito per le parti ritualmente costituite. Ha stabilito che, per i periodi precedenti alla legge interpretativa del 2011 (poi dichiarata parzialmente incostituzionale), tale indennità va considerata un emolumento fisso e continuativo e quindi corrisposta, cumulandosi con l'assegno di sede. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione basata su questo principio.
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Retribuzione di posizione: la Cassazione decide
Un ex dirigente di un ente locale si è opposto alla richiesta di restituzione di una parte della retribuzione di posizione, ritenuta illegittima dal Comune. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del dirigente, confermando la giurisdizione del giudice ordinario e l'obbligo di restituire le somme. La Corte ha chiarito che la nullità delle delibere che assegnano una retribuzione non conforme alla contrattazione collettiva impone la restituzione, e che tale controversia rientra nel rapporto di lavoro e non nella giurisdizione della Corte dei Conti per danno erariale.
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Retribuzione illegittima: la PA deve recuperare le somme
Un Comune ha agito per il recupero di una retribuzione illegittima, specificamente le componenti accessorie, versata a un ex dirigente. La Cassazione ha confermato il diritto/dovere dell'ente di recuperare le somme, applicando la prescrizione decennale e chiarendo che la mancanza dei presupposti legali, come la contrattazione decentrata, rende il pagamento indebito e soggetto a restituzione.
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Termine impugnazione lavoro: il ricorso è tardivo
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un Ente Pubblico contro una lavoratrice socialmente utile. La decisione si fonda sulla tardività dell'impugnazione, presentata oltre il termine semestrale. L'ordinanza ribadisce un principio cruciale: il termine impugnazione lavoro non è soggetto alla sospensione feriale dei termini, rendendo perentori i tempi per appellare le sentenze in materia di diritto del lavoro.
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Restituzione somme indebite: la Cassazione decide
Un dirigente di un ente locale è stato condannato alla restituzione di emolumenti accessori (retribuzione di posizione e di risultato) percepiti per anni, ma ritenuti illegittimi per vizi procedurali. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14762/2024, ha rigettato il ricorso del dirigente, confermando l'obbligo di restituzione delle somme indebite. La Suprema Corte ha stabilito che la tutela prevista per la retribuzione a fronte di una prestazione lavorativa di fatto (art. 2126 c.c.) non si estende agli emolumenti accessori erogati in assenza dei presupposti legali e contrattuali, come la contrattazione integrativa e la costituzione del relativo fondo. La buona fede del dipendente è stata considerata irrilevante ai fini della restituzione.
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Assunzione senza concorso: quando è valida?
Una società di trasporti pubblici dichiarava nullo il contratto di un dirigente per assunzione senza concorso. La Cassazione ha confermato la validità del contratto, poiché la legge che impone le procedure selettive è entrata in vigore dopo la data di assunzione, condannando l'azienda al pagamento di tutte le retribuzioni maturate.
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Giudicato esterno: limiti alla riproposizione della domanda
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un lavoratore che chiedeva un inquadramento superiore, già negato in un precedente giudizio. La decisione si fonda sul principio del giudicato esterno, che impedisce di ridiscutere questioni già decise con sentenza definitiva tra le stesse parti, anche se la nuova domanda si riferisce a un periodo lavorativo successivo ma basato sulla medesima causa petendi (le stesse mansioni).
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Rapporto di lavoro subordinato: la Cassazione decide
Un lavoratore ha richiesto il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato per una collaborazione di lunga data con un'istituzione pubblica. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti che qualificavano il rapporto come collaborazione autonoma. La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché mirava a un riesame dei fatti e non presentava argomentazioni specifiche sulla presunta errata interpretazione del contratto.
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Scorrimento graduatoria: stop con nuova legge
La Corte di Cassazione ha stabilito che lo scorrimento graduatoria di un concorso interno non è più possibile se una nuova legge (ius superveniens) modifica le modalità di progressione di carriera, imponendo concorsi pubblici. Nel caso di specie, il D.Lgs. 150/2009 ha impedito a un'amministrazione pubblica di promuovere dipendenti attingendo da una graduatoria di un concorso puramente interno bandito prima del 2010, annullando la decisione favorevole della Corte d'Appello.
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Scorrimento graduatoria: nuove regole e ius superveniens
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14732/2024, ha stabilito che lo scorrimento graduatoria di un concorso interno non è un diritto soggettivo dei candidati. La normativa applicabile è quella vigente al momento della decisione di coprire i posti vacanti (ius superveniens), non quella del bando. Pertanto, l'entrata in vigore del d.lgs. n. 150/2009 ha legittimamente impedito la promozione di dipendenti pubblici idonei in una graduatoria precedente, in quanto la nuova legge ha modificato le modalità di progressione verticale, richiedendo concorsi pubblici.
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Contestazione disciplinare tardiva: quando è nulla?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14728/2024, ha confermato la nullità di una sanzione disciplinare a causa di una contestazione disciplinare tardiva. La Corte ha stabilito che un ritardo di oltre quattro mesi tra la piena conoscenza dei fatti da parte del datore di lavoro, ottenuta tramite l'ammissione del dipendente, e la notifica della contestazione, viola il principio di immediatezza e buona fede, rendendo illegittima la sanzione.
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Contestazione disciplinare tardiva: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato l'annullamento di una sanzione disciplinare perché la contestazione disciplinare è stata ritenuta tardiva. L'istituto di credito ha atteso oltre un anno dalla piena conoscenza dei fatti prima di agire, violando il principio di immediatezza richiesto dalla legge. La complessità aziendale non è stata considerata una giustificazione valida per tale ritardo.
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Diligenza del lavoratore: la responsabilità allo sportello
Un'ordinanza della Cassazione affronta il tema della diligenza del lavoratore e della responsabilità disciplinare. Il caso riguarda un'operatrice di sportello sanzionata per aver emesso vaglia a beneficiari errati. I giudici hanno annullato la sanzione, poiché la dipendente aveva agito sulla base di una richiesta predisposta da una collega, eseguendo correttamente le disposizioni per la sua specifica mansione. La Suprema Corte ha confermato la decisione, ritenendo che la responsabilità dell'operazione ricadesse su chi aveva preparato la documentazione a monte, escludendo l'obbligo per l'operatrice di riesaminare l'intero processo.
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Inquadramento lavorativo: ricorso inammissibile
Un dipendente pubblico ha contestato il suo inquadramento lavorativo, chiedendo il passaggio a una posizione superiore e il risarcimento. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei giudici di merito e sottolineando i limiti procedurali per la contestazione delle valutazioni di fatto.
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