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Diritto del Lavoro

Liquidazione spese legali: calcolo per cause riunite
Un cittadino ha contestato la liquidazione forfettaria delle spese legali dopo la riunione di due distinti ricorsi previdenziali. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la riunione di più cause non ne pregiudica l'autonomia. Pertanto, la liquidazione spese legali deve avvenire separatamente per ciascun procedimento, rispettando i minimi tabellari. La decisione del tribunale, che aveva liquidato un importo inferiore alla somma dei minimi, è stata annullata con rinvio.
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Contratti a termine fondazioni liriche: la Cassazione
La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di una lavoratrice assunta da un ente lirico con una serie di contratti a termine. La Corte ha stabilito che, anche nei periodi in cui la legge italiana non prevedeva un limite massimo di durata per i contratti a termine fondazioni liriche, questi devono comunque rispondere a esigenze effettivamente temporanee e provvisorie per non violare la normativa europea contro l'abuso. La sentenza della Corte d'Appello, che aveva considerato legittimi i contratti in quanto acausali e senza limiti di durata, è stata annullata con rinvio per una nuova valutazione basata su questo principio.
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Mansioni superiori: il diritto alla retribuzione nel pubblico
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un dipendente di un ente pubblico di ricerca che chiedeva il riconoscimento di mansioni superiori. La Corte ha stabilito che, per ottenere la relativa retribuzione, il lavoratore deve dimostrare di aver svolto in modo prevalente e continuativo la totalità dei compiti caratterizzanti la qualifica superiore, non solo una parte di essi. La prova fornita è stata ritenuta insufficiente e generica.
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Errore di fatto: la Cassazione revoca la sua decisione
La Corte di Cassazione ha revocato una propria precedente ordinanza a causa di un palese errore di fatto. La Corte aveva erroneamente ritenuto che un ricorrente non avesse specificato dove aveva riproposto una certa domanda in appello. Riconosciuto l'errore, ha accolto il ricorso per revocazione, ha cassato la sentenza d'appello per omessa pronuncia sulla richiesta di cumulo giuridico delle sanzioni e ha rinviato il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Terzo elemento salariale: no se mai percepito
Un gruppo di lavoratori del settore trasporti, assunti con contratto di formazione, ha rivendicato il diritto al "terzo elemento salariale", una voce retributiva soppressa da un accordo collettivo del 1997 ma mantenuta per i soli dipendenti già a tempo indeterminato. I lavoratori sostenevano che il loro periodo di formazione dovesse essere considerato ai fini dell'anzianità, garantendo loro il diritto a tale emolumento. Dopo due sentenze favorevoli nei primi gradi di giudizio, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Ha stabilito che, non avendo i lavoratori mai percepito tale somma prima della sua abolizione, non potevano vantare un diritto acquisito. Di conseguenza, la clausola del contratto collettivo che li escludeva dal beneficio è stata giudicata legittima, respingendo le loro domande.
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Domanda di restituzione: quando si può agire in giudizio
Un lavoratore aveva ricevuto una cospicua somma in esecuzione di una sentenza d'appello, successivamente annullata dalla Corte di Cassazione. La società datrice di lavoro ha quindi avviato una nuova causa per ottenere la restituzione delle somme. La Suprema Corte ha confermato la legittimità di questa azione, stabilendo che la mancata pronuncia sulla domanda di restituzione nel precedente giudizio non impedisce di agire in un procedimento separato, in quanto non si forma un giudicato sul punto.
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Stabilizzazione nullo: no a risarcimento senza fondi
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un gruppo di lavoratori la cui stabilizzazione era stata annullata in autotutela da un consorzio pubblico. La Corte ha stabilito che la procedura di assunzione, avvenuta senza la necessaria copertura finanziaria, era affetta da un vizio genetico che la rendeva nulla fin dall'inizio. Di conseguenza, nessun contratto di lavoro valido è mai sorto. La sentenza esclude il diritto dei lavoratori a qualsiasi forma di risarcimento per la mancata stabilizzazione, confermando che l'annullamento di un atto illegittimo non genera responsabilità per l'ente. L'unico diritto riconosciuto è la retribuzione per il lavoro effettivamente prestato.
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Perdita di chance: onere della prova del dipendente
Un gruppo di dipendenti pubblici ha citato in giudizio il Ministero di appartenenza per ottenere un risarcimento danni da perdita di chance, a causa della mancata conclusione delle procedure per la progressione di carriera. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d'Appello. È stato ribadito che spetta al lavoratore l'onere di provare l'esistenza di una probabilità concreta ed elevata di successo, prova che nel caso di specie non è stata fornita. La norma contrattuale che prevedeva le procedure è stata inoltre considerata di natura meramente programmatica, non tale da creare un diritto soggettivo alla progressione.
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Indennità ferie docenti: sì al pagamento senza richiesta
Un docente a tempo determinato ha richiesto il pagamento delle ferie non godute. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15415/2024, ha stabilito che il diritto all'indennità ferie docenti non si perde automaticamente se il lavoratore non ne chiede la fruizione. Spetta al datore di lavoro dimostrare di aver invitato formalmente il docente a godere delle ferie, avvisandolo della loro perdita in caso contrario. La decisione allinea la normativa nazionale al diritto dell'Unione Europea, ponendo l'onere della prova a carico dell'amministrazione scolastica.
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Appalto non genuino: quando è illecito? Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un'Azienda Sanitaria, confermando la qualifica di appalto non genuino per un contratto di servizi con una cooperativa sociale. La decisione si fonda sulla mancanza di autonomia organizzativa e di assunzione del rischio d'impresa da parte della cooperativa, elementi essenziali per un appalto legittimo. La Corte ribadisce che il suo ruolo non è rivalutare i fatti, ma verificare la corretta applicazione della legge.
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Appalto non genuino: quando è illecito? Analisi Cass.
Una lavoratrice ha citato in giudizio un'azienda sanitaria, sostenendo che il contratto di servizio con il suo datore di lavoro, una cooperativa sociale, fosse un appalto non genuino. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei tribunali inferiori, stabilendo che la cooperativa non possedeva un'organizzazione autonoma né si assumeva il rischio d'impresa, configurando così una fornitura illecita di manodopera. Il ricorso è stato respinto perché mirava a una rivalutazione dei fatti, non a contestare un errore di diritto.
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Appalto non genuino: quando è somministrazione?
La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un'Azienda Sanitaria, confermando la condanna per un appalto non genuino. Il contratto con una cooperativa era una mera somministrazione di manodopera, mancando l'autonoma organizzazione del fornitore. La lavoratrice ha diritto alle differenze retributive.
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Notifica PEC nulla: l’indirizzo deve essere Reginde
La Corte di Cassazione ha dichiarato la nullità della notifica di un ricorso effettuata tramite PEC a un indirizzo non istituzionale, ovvero non presente nel registro ufficiale Reginde. Poiché la notifica PEC nulla ha impedito alla controparte di difendersi, la Corte ha concesso al ricorrente un nuovo termine per rinnovare correttamente la comunicazione, sottolineando l'obbligo di utilizzare esclusivamente gli indirizzi presenti nei registri pubblici.
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Procedimento disciplinare: quando è nullo per tardività
La Corte di Cassazione esamina un caso di sanzioni disciplinari annullate a due dirigenti medici. L'ordinanza interlocutoria affronta la complessa questione della tardività del procedimento disciplinare, interrogandosi su quale sia il momento esatto da cui far decorrere i termini per la contestazione e se il responsabile di una struttura, dopo aver avviato l'azione, possa ancora trasmettere gli atti all'Ufficio competente per sanzioni più gravi. Data la rilevanza della questione, la Corte ha rinviato la causa alla pubblica udienza per una decisione approfondita.
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Rinuncia al ricorso: effetti sulla memoria tardiva
Un dipendente pubblico presenta una rinuncia al ricorso in Cassazione contro un Comune. Il Comune non deposita un controricorso nei termini, ma solo una memoria tardiva. La Corte dichiara la memoria inammissibile e, di conseguenza, estingue il processo per effetto della rinuncia al ricorso, anche se non notificata. Le spese legali vengono compensate e non si applica il raddoppio del contributo unificato.
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Privilegio società cooperativa: onere della prova
Un consorzio si è opposto all'esclusione del proprio credito dal rango privilegiato nello stato passivo di una liquidazione giudiziale. Il Tribunale ha rigettato l'opposizione, affermando che il creditore non ha fornito la prova necessaria a sostegno della sua richiesta di privilegio società cooperativa, in particolare riguardo alla natura mutualistica e alla prevalenza del lavoro dei soci nell'esecuzione del servizio.
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Controllo a distanza lavoratore: il Telepass è illecito?
Un lavoratore è stato licenziato sulla base di dati provenienti da un dispositivo di telepedaggio aziendale e da un palmare. La Corte di Cassazione ha confermato l'illegittimità del licenziamento, stabilendo che il datore di lavoro non aveva fornito l'adeguata informativa preventiva sull'uso del dispositivo di telepedaggio per il controllo a distanza del lavoratore. Di conseguenza, i dati raccolti sono stati ritenuti inutilizzabili a fini disciplinari e le restanti contestazioni non erano sufficienti a giustificare il recesso.
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Orario di lavoro: il tragitto casa-lavoro conta?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il tempo di spostamento casa-lavoro per dei macchinisti non rientra nell'orario di lavoro. La decisione si basa sul fatto che i lavoratori, pur operando in più sedi, si recavano presso una "base operativa" con un numero predeterminato di impianti, non trovandosi quindi in una situazione di assenza di un luogo di lavoro fisso e non essendo sotto il pieno potere direttivo del datore durante il tragitto.
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Termine deposito note scritte: ordinatorio, non perentorio
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15331/2024, ha stabilito un principio cruciale riguardo al processo civile durante l'emergenza Covid-19. La Corte ha chiarito che il termine per il deposito delle note scritte, previsto per sostituire l'udienza in presenza, è da considerarsi ordinatorio e non perentorio. Di conseguenza, il deposito tardivo delle note non può essere equiparato alla loro totale omissione e non comporta l'estinzione del processo, la quale si verifica solo se nessuna delle parti deposita alcunché. La sentenza ha annullato la decisione della Corte d'Appello che aveva erroneamente dichiarato estinto il giudizio per un tardivo deposito.
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Decorrenza pensione cumulo: quando inizia il diritto?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15329/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla decorrenza pensione cumulo. Un pensionato, iscritto alla Gestione Separata, aveva chiesto il ricalcolo della pensione includendo contributi versati in un'altra gestione. La Corte ha chiarito che il diritto alla pensione unificata non decorre dal momento in cui si maturano i requisiti anagrafici e contributivi, ma dal momento della presentazione della domanda di cumulo. Questo perché solo con tale domanda si forma il montante contributivo unico su cui calcolare l'assegno.
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