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Diritto del Lavoro

Decadenza impugnazione: la comunicazione deve essere chiara
Una lavoratrice ha impugnato una serie di contratti a termine, ma la Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile. La questione centrale era la decadenza impugnazione. La Corte ha stabilito che la comunicazione della lavoratrice era non solo tardiva, ma anche inadeguata nel contenuto, poiché si limitava a una generica 'riserva' di agire senza esprimere una chiara volontà di contestare la validità dei contratti. Il ricorso è stato respinto perché non ha contestato questa seconda, autonoma ragione della decisione d'appello.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia e le spese
Un dirigente pubblico impugna la revoca del suo incarico, ma il suo contratto è ritenuto nullo. In Cassazione, rinuncia al ricorso con accettazione della controparte. La Corte dichiara l'estinzione del giudizio, chiarendo le conseguenze sulle spese processuali e sul contributo unificato.
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Minimale contributivo: obbligo inderogabile per le aziende
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 29840/2025, ha ribadito un principio fondamentale in materia di diritto del lavoro: i contributi previdenziali devono essere calcolati sulla base del minimale contributivo stabilito dai contratti collettivi nazionali, e non sulla retribuzione effettivamente inferiore corrisposta al lavoratore. Nel caso specifico, un ente previdenziale aveva contestato a una società cooperativa l'omissione di contributi, poiché questa aveva versato somme basate su stipendi più bassi di quelli previsti dal CCNL di settore. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell'ente, affermando che l'obbligazione contributiva ha natura pubblicistica e non è derogabile da accordi individuali, garantendo così la sostenibilità del sistema previdenziale.
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Licenziamento condotta extra-lavorativa: la Cassazione
Un dipendente di un'azienda automobilistica è stato licenziato per la detenzione di un ingente quantitativo di sostanze stupefacenti. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento per condotta extra-lavorativa, stabilendo che un comportamento così grave rompe irrimediabilmente il rapporto di fiducia con il datore di lavoro, a prescindere dall'impatto diretto sulle mansioni lavorative.
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Cessazione materia del contendere: accordo tra parti
Una controversia legale iniziata per presunta condotta antisindacale da parte di un'azienda si conclude davanti alla Corte di Cassazione. Le parti raggiungono un accordo privato e presentano un'istanza congiunta. La Corte, prendendo atto della transazione, dichiara la cessazione della materia del contendere e compensa le spese legali, chiudendo definitivamente il caso senza una decisione di merito.
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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo unificato
Un lavoratore ha fatto ricorso in Cassazione per una causa su differenze retributive. Durante il processo, ha presentato una rinuncia al ricorso. La Corte ha quindi dichiarato l'estinzione del procedimento, chiarendo un punto fondamentale: in caso di estinzione per rinuncia, non è dovuto il versamento del raddoppio del contributo unificato, sanzione prevista solo per i ricorsi rigettati o inammissibili.
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Rappresentatività sindacale: quando un sindacato può agire?
Un sindacato ha contestato la condotta antisindacale di un'azienda di trasporti, ma la sua azione è stata bloccata per mancanza di sufficiente diffusione nazionale. La Corte di Cassazione ha ritenuto la questione sulla rappresentatività sindacale così importante da rinviare la decisione a una pubblica udienza, alla luce di recenti sviluppi giurisprudenziali.
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Appalto genuino: la Cassazione chiarisce i criteri
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un lavoratore che chiedeva il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato con l'azienda committente, pur essendo dipendente di una cooperativa di facchinaggio. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che si trattava di un appalto genuino. La decisione si fonda sulla prova che la cooperativa esercitava un effettivo potere direttivo e organizzativo sui propri dipendenti (gestione turni, ferie, potere disciplinare) e forniva gli strumenti di lavoro, elementi sufficienti a qualificare il contratto come un legittimo appalto di servizi e non come una mera fornitura di manodopera.
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Ricorso in Cassazione: i requisiti di specificità
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'azienda di trasporti contro la sentenza che la condannava a pagare un'indennità per riposi non goduti a un dipendente. La decisione si fonda su un vizio procedurale: la mancata produzione del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) su cui si basava il ricorso. La Suprema Corte ha ribadito che il ricorso in Cassazione deve essere autosufficiente, contenendo tutti gli elementi necessari per la decisione, senza che i giudici debbano reperire atti esterni.
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Revoca elezioni RSU: quando è condotta antisindacale?
Una società della grande distribuzione è stata accusata di condotta antisindacale per aver assecondato la decisione di un sindacato di revocare le elezioni RSU già indette, negando a un'altra sigla sindacale la documentazione necessaria per proseguire. La Corte d'Appello ha confermato l'antisindacalità del comportamento. La Corte di Cassazione, riconoscendo la complessità e l'importanza della questione sulla revoca elezioni RSU, ha rinviato la causa a una pubblica udienza per una decisione di principio.
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Onere della prova: buste paga non bastano a dimostrare
Una società ha impugnato una sentenza che la condannava al pagamento di differenze retributive a un ex dipendente. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che l'onere della prova del pagamento spetta al datore di lavoro. La Corte ha specificato che buste paga con firme fotocopiate e illeggibili non sono sufficienti a dimostrare l'avvenuto pagamento, ribadendo l'inammissibilità di censure che mirano a una rivalutazione dei fatti in sede di legittimità.
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Riposo settimanale: ricorso inammissibile per forma
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'azienda condannata a risarcire un dipendente per il mancato godimento del riposo settimanale. La decisione non è entrata nel merito della questione, ma si è basata su un vizio procedurale: la mancata produzione del testo integrale del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) di riferimento, violando il principio di autosufficienza del ricorso.
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Valore probatorio verbale ispettivo: la Cassazione
La richiesta di differenze retributive di un lavoratore viene respinta per mancanza di prove. La Cassazione conferma, chiarendo il limitato valore probatorio del verbale ispettivo per le dichiarazioni di terzi o della parte, che sono liberamente valutabili dal giudice. L'appello è stato ritenuto inammissibile anche per la regola della "doppia conforme".
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Indennità sostitutiva preavviso: inclusione bonus
Un dirigente di un'importante azienda automobilistica impugna il licenziamento. Due procedimenti paralleli portano a sentenze d'appello contrastanti sul calcolo delle sue spettanze. La Corte di Cassazione, riunendo i ricorsi, stabilisce che nel calcolo dell'indennità sostitutiva preavviso devono essere inclusi anche i bonus variabili erogati negli ultimi tre anni. La Corte risolve anche una questione di giudicato esterno su differenze retributive, cassando senza rinvio la sentenza sfavorevole al lavoratore.
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Condotta antisindacale: quando l’appello è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'azienda condannata per condotta antisindacale durante le elezioni delle RSU. La decisione si fonda su principi procedurali chiave, come l'irrilevanza del rigetto di un'istanza di ricusazione senza prova di un'ingiustizia sostanziale della sentenza e l'applicazione della regola della "doppia conforme", che limita il riesame dei fatti già accertati da due corti di merito.
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Lavoro subordinato: quando il rapporto è dipendente
La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che qualificava un rapporto di collaborazione come lavoro subordinato. La sentenza sottolinea che, per distinguere tra lavoro autonomo e subordinato, prevalgono gli elementi di fatto, come l'assoggettamento del lavoratore alle direttive del datore (eterodirezione) e il suo stabile inserimento nell'organizzazione aziendale, rispetto alla qualificazione formale data dalle parti al contratto. Il ricorso dell'azienda è stato respinto poiché mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.
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Condotta antisindacale: responsabilità del datore
La Corte di Cassazione ha stabilito che un'azienda è responsabile per condotta antisindacale se impedisce a un sindacato di assistere i propri iscritti durante le procedure di conciliazione. Tale responsabilità sussiste anche se l'esclusione del sindacato è stata decisa dall'associazione di categoria a cui l'azienda aderisce. Secondo la Corte, ciò che rileva è l'oggettiva lesione della libertà e dell'attività sindacale, a prescindere dall'intenzione del datore di lavoro.
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Contributi omessi: CIG fittizia e onere della prova
Una società ha utilizzato la Cassa Integrazione (CIG) per dipendenti che in realtà continuavano a lavorare, generando un contenzioso sui contributi omessi. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'azienda, confermando le sentenze dei gradi inferiori. La Corte ha precisato che il verbale dell'INPS ha valore di prova legale solo per i fatti attestati direttamente dall'ispettore, mentre le altre valutazioni sono liberamente apprezzabili dal giudice, il cui giudizio, se ben motivato, non è sindacabile in sede di legittimità.
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Incumulabilità dei benefici: no a pensione e amianto
La Corte di Cassazione ha confermato il principio di incumulabilità dei benefici previdenziali, rigettando la richiesta di un lavoratore che, avendo già ottenuto il prepensionamento, chiedeva anche la rivalutazione contributiva per esposizione ad amianto. La Corte ha chiarito che la scelta per un beneficio preclude la possibilità di richiederne un altro, e che tale questione può essere sollevata d'ufficio dal giudice in quanto fatto impeditivo del diritto stesso.
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Transazione novativa: contributi non pagati e accordo
La Corte di Cassazione ha stabilito che una transazione novativa tra lavoratore e datore di lavoro sostituisce integralmente le obbligazioni precedenti. Una lavoratrice, dopo aver firmato un accordo che prevedeva la sua riassunzione in cambio della restituzione di una somma, ha contestato tale restituzione sostenendo che l'importo corrispondesse a contributi mai versati dall'azienda. La Corte ha rigettato il ricorso, affermando che la natura novativa dell'accordo rende irrilevante l'origine della somma, che diventa un importo predeterminato e non più scindibile in quote retributive o contributive.
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