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Diritto del Lavoro

Verbale di conciliazione: quando è valido e inattaccabile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19302/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un lavoratore che contestava la validità di un verbale di conciliazione. Il caso era iniziato con una richiesta di differenze retributive e l’impugnazione di un licenziamento. Sebbene il Tribunale avesse dato ragione al lavoratore, la Corte d’Appello aveva drasticamente ridotto le somme dovute proprio in virtù del precedente accordo. La Cassazione ha confermato che l’interpretazione del verbale di conciliazione è un’attività riservata ai giudici di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, ribadendo la stabilità degli accordi raggiunti in sede protetta.

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Sviamento clientela: risarcimento e prova in giudizio

Un’azienda di logistica cita in giudizio un suo ex dirigente e la società concorrente presso cui è stato assunto, accusandoli di concorrenza sleale per storno di dipendenti e sviamento di clientela. Il Tribunale accoglie parzialmente la domanda, escludendo lo storno ma riconoscendo lo sviamento clientela. I convenuti sono stati condannati in solido a un risarcimento di 550.000 euro, calcolato sulla base del margine di contribuzione perso dall’azienda a causa della clientela illecitamente sottratta.

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Estinzione giudizio Cassazione: il silenzio costa

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio promosso da una società di trasporti contro alcuni ex dipendenti. La decisione si basa sull’inerzia della società ricorrente, la quale, dopo aver ricevuto una proposta di definizione del giudizio ai sensi dell’art. 380-bis c.p.c., non ha chiesto una decisione sul ricorso entro il termine di quaranta giorni. Tale silenzio è stato interpretato dalla legge come una rinuncia al ricorso, portando alla inevitabile estinzione del giudizio in Cassazione e alla condanna della società al pagamento delle spese legali.

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Lavoro straordinario: pagamento anche senza autorizzazione

Dei dipendenti pubblici chiedevano il pagamento delle ore di lavoro straordinario accumulate nella “Banca ore”. Le corti di merito avevano respinto la richiesta per assenza di autorizzazione formale. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che il lavoro straordinario va retribuito se svolto con il consenso, anche implicito, del datore di lavoro, come dimostrato dalla stessa contabilizzazione delle ore. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Conciliazione sindacale: validità e valore probatorio

In un caso di differenze retributive, la Cassazione ha stabilito che una conciliazione sindacale presentata in appello non può essere considerata solo come prova di un pagamento parziale. Il giudice di merito deve valutare a fondo la sua natura transattiva, che potrebbe estinguere tutte le pretese del lavoratore, e le questioni relative alla sua validità, come il disconoscimento della firma. La Corte ha cassato la sentenza d’appello per non aver condotto questa analisi approfondita, rinviando la causa per un nuovo esame.

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Estinzione del processo: cosa succede se si rinuncia?

Il caso analizza le conseguenze giuridiche della rinuncia a un ricorso per Cassazione. Una società di trasporti, dopo aver impugnato una sentenza della Corte d’Appello, ha ritirato il proprio ricorso. La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia, ha dichiarato l’estinzione del processo e ha condannato la società rinunciante al pagamento di tutte le spese legali sostenute dalla controparte.

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Qualifica dirigenziale: quando spetta al lavoratore?

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di un dipendente alla qualifica dirigenziale, respingendo il ricorso dell’azienda. La decisione si fonda sull’interpretazione del contratto collettivo, valorizzando l’elevata autonomia, professionalità e potere decisionale del lavoratore, anche in presenza di una struttura gerarchica. L’ordinanza chiarisce che per la qualifica dirigenziale contano le mansioni effettivamente svolte e non è necessario un rapporto diretto ed esclusivo con i vertici aziendali. È stato inoltre confermato che un superminimo può non essere assorbibile se una prassi aziendale consolidata lo dimostra.

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Procacciamento d'affari: no agenzia senza stabilità

La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che qualificava un rapporto come procacciamento d’affari e non come agenzia. La Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso di un ente previdenziale, sottolineando che l’elemento distintivo fondamentale è la stabilità dell’incarico, la quale mancava nel caso di specie, come dimostrato dall’assenza di esclusiva e dalla discontinuità delle prestazioni.

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Contributi istruttori sportivi: quando sono dovuti?

Una società sportiva dilettantistica ha contestato la richiesta di versamento dei contributi per i propri istruttori, sostenendo di averne diritto all’esenzione. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la semplice iscrizione al registro del CONI non è sufficiente a garantire l’esonero. La Corte ha chiarito che l’onere di dimostrare la natura effettivamente dilettantistica e non commerciale dell’attività ricade sulla società stessa. In assenza di tale prova, l’obbligo di versare i contributi istruttori sportivi rimane valido.

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Contratti PA: No ACN per rapporti irregolari

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un veterinario che, dopo anni di lavoro per un’Azienda Sanitaria con contratti di progetto, chiedeva il trattamento economico previsto dall’Accordo Collettivo Nazionale (ACN) per i medici convenzionati. La Corte d’Appello aveva accolto la richiesta, riqualificando il rapporto. La Cassazione, invece, ha ribaltato la decisione, stabilendo che nei contratti con la Pubblica Amministrazione la forma prevale sulla sostanza. Pertanto, l’ACN, previsto per specifici rapporti convenzionati formali, non può essere esteso a contratti nati in modo irregolare, anche se di fatto simili. La richiesta di differenze retributive è stata quindi respinta.

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Estinzione del processo per rinuncia: le conseguenze

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del processo per rinuncia al ricorso da parte di una società di trasporti in una causa di lavoro. La società, che aveva impugnato una sentenza favorevole a un dipendente sul calcolo di alcune indennità, ha successivamente ritirato l’appello. Di conseguenza, la Corte ha archiviato il caso e condannato la società ricorrente al pagamento delle spese legali, escludendo però l’obbligo del versamento del doppio contributo unificato.

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Estinzione del giudizio: il silenzio in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio a seguito del mancato riscontro della parte ricorrente alla proposta di definizione del giudizio formulata ai sensi dell’art. 380-bis c.p.c. Il silenzio protratto per oltre quaranta giorni è stato interpretato come una rinuncia al ricorso, con conseguente condanna alle spese processuali.

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Sanzione disciplinare: i limiti del ricorso

Un dipendente bancario ha ricevuto una sanzione disciplinare di 10 giorni di sospensione per aver partecipato a una società esterna senza autorizzazione e per aver utilizzato in modo improprio i sistemi informatici aziendali. La Corte d’Appello ha confermato la legittimità della sanzione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del lavoratore inammissibile, stabilendo che le sue censure miravano a una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta al giudice di legittimità, confermando così la decisione precedente.

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Estinzione del giudizio: Cassazione e spese legali

Una società di trasporti, dopo aver perso in appello contro i propri dipendenti su questioni retributive, ricorre in Cassazione ma poi rinuncia all’impugnazione. La Corte Suprema dichiara l’estinzione del giudizio e, applicando il principio della soccombenza virtuale, condanna la società a pagare le spese legali, ritenendo che il suo ricorso sarebbe stato molto probabilmente respinto.

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Clausola sociale: limiti al diritto di assunzione

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti di applicazione della clausola sociale nei cambi di appalto. Un lavoratore, assunto dall’azienda uscente senza sostituire personale preesistente, non ha un diritto automatico all’assunzione presso l’azienda subentrante. Secondo la Corte, la clausola sociale mira a proteggere la stabilità occupazionale del personale già impiegato nel cantiere, non a convalidare ampliamenti dell’organico che potrebbero gravare ingiustamente sulla nuova azienda. La sentenza ha inoltre corretto la decisione sulle spese legali, stabilendo che non sono dovute alle parti non direttamente coinvolte nel merito del ricorso.

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Estinzione del processo: guida alla rinuncia in appello

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze della rinuncia al ricorso. A seguito di un accordo tra le parti, la Corte ha dichiarato l’estinzione del processo, specificando che in questi casi non si applica la sanzione del raddoppio del contributo unificato, prevista solo per rigetto o inammissibilità. La decisione conferma inoltre che, in caso di rinuncia, non vi è pronuncia sulle spese processuali.

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Legittimazione passiva: INPS unico convenuto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso di una società contro un’intimazione di pagamento per crediti INPS. La Corte ha stabilito che ogni contestazione sul merito del debito (come l’inesistenza o la prescrizione) deve essere rivolta esclusivamente contro l’ente creditore (INPS), e non contro l’Agente della Riscossione, che non ha la legittimazione passiva per difendersi su tali questioni.

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Estinzione del giudizio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio in un caso di diritto del lavoro. Le società ricorrenti, dopo aver ricevuto la proposta di definizione del giudizio ai sensi dell’art. 380-bis c.p.c., non hanno chiesto la decisione del ricorso entro il termine di 40 giorni. Tale inerzia è stata interpretata come una rinuncia al ricorso, comportando la chiusura del processo e la condanna delle ricorrenti al pagamento delle spese legali.

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Incarico dirigenziale medico: la scelta è fiduciaria

Un dirigente medico ha impugnato la sua esclusione dalla selezione per un incarico dirigenziale medico di vertice. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che tale procedura non è un concorso pubblico, bensì un processo che si conclude con una scelta fiduciaria del direttore generale da una rosa di candidati idonei. Una violazione dei principi di buona fede non invalida l’atto, ma può al massimo fondare una richiesta di risarcimento per perdita di chance.

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Punteggio aggiuntivo ASL: non vale per la scuola

La Corte di Cassazione ha stabilito che il servizio prestato alle dipendenze di un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) non dà diritto al punteggio aggiuntivo previsto per il personale scolastico. L’ordinanza chiarisce che le ASL, secondo il D.Lgs. 165/2001, non rientrano nella categoria delle ‘amministrazioni statali’, ma costituiscono un’entità distinta. Pertanto, la richiesta di una lavoratrice di vedersi riconosciuto tale punteggio è stata definitivamente respinta, confermando le decisioni dei gradi di giudizio precedenti.

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