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Diritto del Lavoro

Integrazione al minimo: inammissibile il ricorso
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una vedova che richiedeva l'integrazione al minimo sulla pensione di reversibilità. La decisione si fonda sull'inammissibilità dei motivi di ricorso, che introducevano questioni di fatto (come la residenza e l'esatto ammontare dei contributi) senza rispettare il principio di autosufficienza. La sentenza della Corte d'Appello, basata su una doppia ratio decidendi (contributi insufficienti in Italia e superamento del limite di reddito con la pensione estera), è stata quindi confermata.
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Valutazione delle prove: il limite del giudice di merito
Un lavoratore impugna il suo licenziamento durante il periodo di prova, ma il suo ricorso viene respinto. La Cassazione dichiara l'appello inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: la valutazione delle prove, come l'attendibilità di un testimone, è di competenza esclusiva del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, a meno di vizi logici evidenti, che in questo caso non sono stati riscontrati.
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Lavoratori socialmente utili: diritti e differenze
La Cassazione analizza il caso di una lavoratrice impiegata come LSU da una P.A. La Corte conferma la natura subordinata del rapporto, dato che le mansioni superavano quelle previste per i lavoratori socialmente utili. Il ricorso della P.A. è dichiarato inammissibile per tardività, consolidando il diritto della lavoratrice alle differenze retributive.
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Decorrenza pensione: quando inizia con cumulo contributi?
La Corte di Cassazione stabilisce che la decorrenza pensione, in caso di esercizio della facoltà di computo dei contributi nella Gestione Separata, parte dalla data della domanda e non dal momento del raggiungimento dei requisiti. Se il lavoratore sceglie di cumulare periodi contributivi versati in altre gestioni, il trattamento pensionistico decorre dal primo giorno del mese successivo alla richiesta, poiché solo con essa i contributi pregressi entrano a far parte del montante utile alla liquidazione.
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Potere datoriale del preside: quando è legittimo?
La Corte di Cassazione ha stabilito che un dirigente scolastico esercita legittimamente il proprio potere datoriale anche senza un accordo con le organizzazioni sindacali, qualora le trattative, pur avviate, si arenino per l'intransigenza sindacale. In caso di "mancato accordo", il dirigente può adottare provvedimenti sostitutivi e provvisori per garantire il funzionamento dell'istituto, a condizione di aver rispettato gli obblighi di informazione e di esame congiunto. La Corte ha respinto il ricorso di un sindacato che denunciava una condotta antisindacale, confermando che il potere organizzativo del dirigente non è subordinato al consenso sindacale.
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Pensione reversibilità: i limiti di cumulo con altri redditi
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15453/2024, ha stabilito che i trattamenti integrativi erogati da un ente religioso al coniuge superstite di un ministro di culto devono essere considerati reddito e, come tali, sono soggetti ai limiti di cumulo con la pensione di reversibilità erogata dall'ente previdenziale. La Corte ha chiarito che, non rientrando nel sistema dell'assicurazione obbligatoria statale, tali somme concorrono alla determinazione del reddito rilevante per l'applicazione delle riduzioni previste dalla legge.
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Inquadramento segretari comunali: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15451/2024, ha respinto il ricorso di un sindacato che contestava il suo inquadramento segretari comunali. Il sindacato sosteneva che i segretari dovessero costituire un'area contrattuale autonoma o essere aggregati ai dirigenti, il che avrebbe garantito la sua rappresentatività nelle trattative del 2010. La Corte ha stabilito che, sulla base della normativa vigente all'epoca, i Contratti Collettivi Nazionali Quadro (CCNQ) avevano legittimamente collocato i segretari nel più ampio "comparto" delle Regioni ed Enti Locali, e tale collocazione determinava le regole per la misurazione della rappresentatività sindacale. L'esclusione del sindacato dalle trattative è stata quindi ritenuta legittima.
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Decadenza ricalcolo pensione: la Cassazione chiarisce
Un ente previdenziale ha contestato una sentenza che imponeva il ricalcolo di una pensione, sostenendo che il diritto fosse estinto per decadenza. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: la decadenza sul ricalcolo pensione incide unicamente sugli arretrati maturati oltre il triennio precedente alla domanda giudiziale, ma non estingue il diritto a ottenere una prestazione correttamente calcolata per il futuro. Questa decisione protegge il nucleo essenziale del diritto alla pensione, considerato irrinunciabile e imprescrittibile.
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Decadenza ricalcolo pensione: la Cassazione decide
Un gruppo di pensionati ha richiesto il ricalcolo della propria pensione. L'ente previdenziale ha eccepito la decadenza basata su una nuova normativa. La Corte di Cassazione ha stabilito che la nuova norma sulla decadenza per il ricalcolo pensione si applica anche ai diritti sorti prima della sua entrata in vigore, cassando la precedente decisione di merito e rinviando la causa alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Vittima del dovere: missione e rischio extra
La Cassazione conferma lo status di vittima del dovere a un militare per missioni svolte in condizioni ambientali estreme. Si chiarisce che il 'rischio maggiore' rispetto alle mansioni ordinarie, anche per truppe speciali, giustifica il riconoscimento. Decisive le 'particolari condizioni ambientali', come temperature a -40°C, che rappresentano un 'quid pluris' rispetto al servizio normale. Il ricorso del Ministero della Difesa è stato respinto.
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Restituzione pagamento sentenza: la Cassazione decide
Una società di servizi postali aveva versato una cospicua somma a una ex dipendente in esecuzione di una sentenza di primo grado, successivamente riformata in appello. L'intero processo si è poi estinto. Con una nuova azione legale, la società ha chiesto e ottenuto la restituzione del pagamento. La Corte di Cassazione ha confermato questa decisione, stabilendo che la sentenza originale aveva perso ogni efficacia e che il diritto alla restituzione era fondato.
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Decadenza ricalcolo pensione: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione ha stabilito che la decadenza per il ricalcolo pensione, prevista dalla legge, non elimina il diritto fondamentale a una prestazione pensionistica corretta. L'Ente Previdenziale aveva sostenuto che la richiesta tardiva del pensionato dovesse precludere totalmente il ricalcolo. La Corte ha invece confermato che la decadenza incide solo sugli arretrati maturati oltre il triennio precedente alla domanda giudiziale, salvaguardando il diritto per il futuro e per gli arretrati più recenti, in quanto diritto fondamentale e irrinunciabile.
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Decadenza ricalcolo pensione: cosa dice la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15446/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di decadenza ricalcolo pensione. Ha rigettato il ricorso di un ente previdenziale, confermando che il termine di decadenza triennale previsto dalla legge si applica esclusivamente agli arretrati maturati oltre il triennio precedente la domanda giudiziale, ma non estingue il diritto del pensionato a ottenere la corretta quantificazione della sua pensione per il futuro. Questa decisione ribadisce la natura fondamentale e irrinunciabile del diritto alla pensione.
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Terzo elemento: no al lavoratore ex formazione lavoro
Un lavoratore, assunto con contratto di formazione e lavoro e poi stabilizzato, ha richiesto il pagamento del cosiddetto 'terzo elemento', una voce retributiva che un accordo collettivo aveva soppresso, mantenendola solo per i dipendenti già a tempo indeterminato alla data dell'accordo. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15441/2024, ha respinto la richiesta. La Suprema Corte ha chiarito che il lavoratore non aveva mai percepito tale emolumento durante il contratto di formazione. Pertanto, la soppressione della voce retributiva non ledeva alcun suo diritto quesito. Il riconoscimento dell'anzianità maturata nel periodo formativo non si estende automaticamente a voci di stipendio mai ricevute in precedenza.
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Pensione a superstiti: No se il lavoro non è terapeutico
La Corte di Cassazione ha negato il diritto alla pensione a superstiti a una figlia maggiorenne, totalmente inabile e a carico del genitore defunto, a causa di un'attività lavorativa svolta. Sebbene il lavoro avesse un reddito minimo e una valenza terapeutica attestata da un medico, non rispettava i rigidi requisiti previsti dall'art. 46 del d.l. n. 248/2007. La Corte ha stabilito che, per non perdere il diritto alla pensione, l'attività lavorativa deve essere svolta esclusivamente presso datori di lavoro specifici (come cooperative sociali) e con determinate forme contrattuali (es. apprendistato), condizioni non soddisfatte nel caso di specie. Il basso reddito non è stato ritenuto sufficiente a superare il mancato rispetto di tali presupposti normativi.
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TFR e divorzio: niente quota se versato in un fondo
Con la sentenza n. 20132/2025, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale in materia di TFR e divorzio. Se un coniuge trasferisce il proprio TFR maturato in un fondo di previdenza complementare prima dell'inizio della causa di divorzio, l'altro coniuge non ha diritto alla quota del 40% prevista dalla legge. Questo atto è considerato una legittima disposizione del credito, non una percezione. Tuttavia, la rendita pensionistica derivante da tale conferimento deve essere considerata per la determinazione o la modifica dell'assegno di divorzio, come avvenuto nel caso di specie con l'aumento dell'assegno dal tribunale di merito.
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Verbale ispettivo: valore probatorio e difesa in giudizio
Una società cooperativa ha impugnato un'ordinanza ingiunzione per violazioni in materia di lavoro, basata su un verbale ispettivo. La Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che eventuali vizi procedurali della fase amministrativa, come il negato accesso agli atti, sono superati dal giudizio di opposizione, che riesamina l'intero rapporto. La Corte ha inoltre ribadito che le dichiarazioni dei lavoratori raccolte dagli ispettori, pur non avendo fede privilegiata, costituiscono materiale probatorio liberamente apprezzabile dal giudice, che può fondare su di esse la propria decisione in assenza di prove contrarie concrete.
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Lite temeraria: condanna per abuso del processo
Un lavoratore impugna il licenziamento per giusta causa basato su presunte irregolarità nei rimborsi spesa. Durante il processo, rinuncia all'azione. Il Tribunale, oltre a dichiarare cessata la materia del contendere, accoglie la domanda dell'azienda e condanna l'ex dipendente per lite temeraria, ravvisando un abuso del processo data l'evidente infondatezza delle sue pretese, smentite da prove documentali.
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Compensi professionali avvocato: minimi inderogabili
La Corte di Cassazione ha stabilito che i compensi professionali dell'avvocato, liquidati secondo i parametri del D.M. 37/2018, non possono essere ridotti dal giudice al di sotto dei minimi tabellari, poiché questi hanno carattere inderogabile. La Corte ha inoltre chiarito che la fase istruttoria deve essere sempre compensata, in quanto unita a quella di trattazione, a prescindere dall'effettivo svolgimento di attività probatorie specifiche.
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Minimale contributivo: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società cooperativa portuale, confermando che l'obbligo di versare i contributi basati sul minimale contributivo sussiste anche per le giornate di indisponibilità del lavoratore alla chiamata. La Corte ha ribadito l'autonomia dell'obbligazione contributiva rispetto a quella retributiva, stabilendo che la sospensione del versamento è ammessa solo nei casi tassativamente previsti dalla legge.
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