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Diritto del Lavoro

Prescrizione crediti retributivi: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18738/2024, interviene sulla questione della prescrizione dei crediti retributivi per i dipendenti pubblici a tempo determinato. Riformando la decisione della Corte d'Appello, ha stabilito che si applica la prescrizione quinquennale, e non decennale. Crucialmente, la Corte ha affermato che il termine di prescrizione decorre anche in corso di rapporto, rigettando la tesi secondo cui il timore del mancato rinnovo del contratto potesse sospenderne la decorrenza. La sentenza è stata cassata con rinvio.
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Indennità di bilinguismo: no se l’ente è privato
Un docente impiegato presso una fondazione di diritto privato ha richiesto l'indennità di bilinguismo, prevista da una legge regionale per il personale delle scuole "dipendenti dalla Regione". La Corte di Cassazione ha respinto la domanda, chiarendo che una scuola gestita da un ente privato, sebbene con legami e finanziamenti pubblici, non rientra nella nozione di "scuola dipendente". Pertanto, in assenza di una previsione nel contratto individuale o collettivo, l'indennità non è dovuta.
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Eccesso di potere giurisdizionale: limiti e Cassazione
Un professore, condannato dalla Corte dei Conti per attività esterne non autorizzate, ha fatto ricorso in Cassazione lamentando un eccesso di potere giurisdizionale. Sosteneva che i giudici contabili avessero ignorato una nuova legge interpretativa a lui favorevole. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che l'errata o mancata applicazione di una legge costituisce un errore di giudizio e non un eccesso di potere, vizio che non rientra nella sua giurisdizione sulle decisioni della Corte dei Conti.
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Demansionamento: ricorso inammissibile senza vizi di legge
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un dipendente pubblico che lamentava un presunto demansionamento. La Corte ha stabilito che il ricorso, pur denunciando violazioni di legge, mirava in realtà a una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta al giudice di legittimità. La decisione della Corte d'Appello, che aveva escluso il demansionamento e il mobbing pur riconoscendo un danno all'immagine, è stata quindi confermata in quanto basata su un'analisi fattuale non sindacabile in Cassazione.
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Contratti a termine agricoltura: la Cassazione dubita
Due operai agricoli hanno contestato la legittimità della reiterazione dei loro contratti a termine, sostenendo una violazione della normativa UE. La Corte di Appello ha respinto il ricorso, ritenendo la disciplina collettiva nazionale un'adeguata misura anti-abuso. La Cassazione, rilevando la delicatezza e novità della questione sulla compatibilità dei contratti a termine in agricoltura con il diritto europeo, ha rinviato il caso a una pubblica udienza per un esame più approfondito.
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Sanzione disciplinare: quando il ricorso è inammissibile
Un dipendente pubblico ha ricevuto una sanzione disciplinare di sospensione per una grave lite con un collega. Dopo la conferma della sanzione in primo grado e in appello, il lavoratore ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile a causa della regola della "doppia conforme" e ha ritenuto completa e logica la motivazione della corte d'appello, confermando così in via definitiva la sanzione disciplinare.
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Licenziamento accessi abusivi: onere della prova
La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un ente pubblico contro l'annullamento di un licenziamento per accessi abusivi ai database. Decisiva la mancata prova da parte del datore di lavoro della illiceità delle condotte e della loro riferibilità al dipendente, confermando che il riesame dei fatti è precluso in sede di legittimità.
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Retribuzione di posizione: illegittima la riduzione
Una Azienda Sanitaria Locale riduceva unilateralmente la retribuzione di posizione variabile di alcuni dirigenti medici, i quali ottenevano decreti ingiuntivi per il pagamento delle differenze. La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, ha rigettato il ricorso dell'Azienda, confermando che tale riduzione è un atto di gestione del rapporto di lavoro privato e non un atto di macro-organizzazione. È stato stabilito che la retribuzione di posizione variabile è irriducibile e non può mai scendere al di sotto del minimo contrattuale, escludendo così anche la possibilità di compensazione per presunti pagamenti in eccesso.
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Prescrizione differenze retributive: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che la prescrizione per le differenze retributive dei dipendenti pubblici a tempo determinato è di cinque anni, non dieci. Il caso riguardava una dipendente del Ministero dell'Istruzione che chiedeva il riconoscimento degli scatti di anzianità. La Corte ha chiarito che, sebbene il diritto derivi da una normativa europea anti-discriminazione, la natura della pretesa rimane retributiva e soggetta alla prescrizione quinquennale prevista per i pagamenti periodici, al fine di evitare una "discriminazione alla rovescia" rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato.
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Prescrizione crediti retributivi: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18695/2024, ha stabilito che la prescrizione dei crediti retributivi nel pubblico impiego contrattualizzato è quinquennale e decorre in costanza di rapporto. Questa decisione, in linea con le Sezioni Unite, riforma una sentenza di merito che aveva applicato il termine decennale, accogliendo il ricorso di un'amministrazione pubblica. La Corte ha anche ribadito i principi sul risarcimento del danno da abuso di contratti a termine.
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Sostituzione dirigente scolastico: la paga superiore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18682/2024, chiarisce le condizioni per il diritto alla retribuzione superiore in caso di sostituzione del dirigente scolastico. Viene stabilito che il compenso è dovuto solo se la sostituzione è piena e prevalente, ma è escluso per legge quando avviene per coprire le ferie del titolare. L'ordinanza distingue nettamente tra la collaborazione e la sostituzione effettiva, definendo i criteri per il riconoscimento dell'indennità di funzioni superiori.
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Fondo di Garanzia TFR: il diritto al pagamento
Una lavoratrice, non pagata dal suo ex datore di lavoro insolvente, si rivolge al Fondo di Garanzia per ottenere il TFR. L'ente nega il pagamento eccependo la prescrizione del diritto. Il Tribunale di Torino accoglie il ricorso della lavoratrice, condannando il Fondo al pagamento. La decisione sottolinea come le azioni esecutive contro il datore di lavoro interrompano la prescrizione e come una documentazione completa sia cruciale per l'accoglimento della domanda per il Fondo di Garanzia TFR.
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Licenziamento per giusta causa: lite tra colleghi
Il Tribunale di Torino ha confermato il licenziamento per giusta causa di un lavoratore che ha aggredito fisicamente un collega durante una lite per l'uso di un carrello elevatore. La violenza sul lavoro è stata ritenuta una grave violazione degli obblighi contrattuali, tale da ledere irrimediabilmente il rapporto di fiducia con il datore di lavoro.
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Giurisdizione concorsi pubblici: la parola alla Cassazione
Un professionista impugna gli atti di una selezione pubblica indetta da un'Azienda Sanitaria per il conferimento di incarichi a tempo determinato, lamentando un'errata valutazione dei titoli. A seguito di un conflitto tra giudice ordinario e amministrativo, la Corte di Cassazione, con ordinanza n. 18653/2024, ha risolto la questione sulla giurisdizione concorsi pubblici. La Corte ha stabilito che la competenza spetta al giudice amministrativo, poiché la procedura, caratterizzata da un bando, una valutazione comparativa dei candidati da parte di una commissione e la formazione di una graduatoria di merito, costituisce una vera e propria procedura concorsuale. L'elemento decisivo è la presenza di una discrezionalità amministrativa nella valutazione, in particolare del colloquio, che esula dalla mera verifica di requisiti e rientra nella sfera di competenza della giustizia amministrativa.
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Giurisdizione contributi previdenziali: decide il Lavoro
Una società si è opposta a delle cartelle di pagamento per contributi previdenziali. Ne è nato un conflitto tra il Giudice del Lavoro e quello Tributario. La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha risolto la questione, stabilendo che la giurisdizione per contributi previdenziali spetta al Giudice del Lavoro. La Corte ha chiarito che, per determinare la competenza, si deve guardare alla natura del credito (in questo caso previdenziale) e non allo strumento usato per la riscossione (la cartella esattoriale).
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Tetti retributivi dirigenti: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha rinviato a una pubblica udienza la decisione sulla controversia riguardante l'applicazione dei tetti retributivi ai dirigenti di società a partecipazione pubblica. Il caso nasce dalla richiesta degli eredi di un dirigente defunto per il pagamento di emolumenti, contrastata dalla società datrice di lavoro che invocava il limite di 240.000 euro annui introdotto dal D.L. 66/2014. La Corte ha ritenuto la questione di tale novità e importanza nomofilattica da richiedere una trattazione approfondita, senza quindi decidere nel merito ma preparando il terreno per una sentenza di principio.
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Lavoro subordinato: la continuità di fatto lo prova
Una società ha contestato la natura di lavoro subordinato di una collaborazione pluriennale, formalizzata solo in un secondo momento. La Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la continuità sostanziale delle mansioni e l'inserimento nell'organizzazione aziendale sono prove sufficienti a qualificare l'intero periodo come rapporto di lavoro subordinato, anche in assenza di un contratto iniziale.
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Carenza di Interesse: Ricorso Inammissibile in Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso a seguito di un accordo tra le parti. La decisione chiarisce che la sopravvenuta carenza di interesse estingue il giudizio, compensando le spese legali e senza applicare sanzioni per liti temerarie, poiché l'inammissibilità deriva da un evento successivo alla presentazione del ricorso.
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Sopravvenuta carenza di interesse: ricorso inamissibile
Un'azienda sanitaria regionale ricorreva in Cassazione contro una sentenza che l'aveva condannata a risarcire un'ex dipendente per l'illegittimo utilizzo di contratti a termine. Nelle more del giudizio, le parti hanno trovato un accordo, chiedendo congiuntamente la cessazione della materia del contendere. La Corte Suprema ha quindi dichiarato il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, compensando le spese legali e chiarendo che in questi casi non si applica la sanzione del doppio contributo unificato.
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Stabilizzazione pubblico impiego: quando nasce il diritto?
Un'impiegata, inclusa in una graduatoria di stabilizzazione nel settore sanitario, si è vista negare l'assunzione a tempo indeterminato a causa della sospensione della procedura prima della firma del contratto. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, affermando che nella stabilizzazione pubblico impiego il diritto all'assunzione si perfeziona solo con la sottoscrizione del contratto individuale. L'amministrazione può legittimamente bloccare o revocare la procedura per valide ragioni, come la mancanza di copertura finanziaria, fino a quel momento.
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