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Diritto del Lavoro

Ricostruzione carriera lettori: la Cassazione decide

L’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione affronta la pluriennale controversia sulla ricostruzione carriera lettori di madrelingua straniera presso un’università statale. I docenti rivendicano il diritto al trattamento economico e previdenziale parificato a quello dei ricercatori confermati, basandosi su precedenti sentenze e sul diritto dell’Unione Europea. Data la complessità delle questioni, in particolare sulla natura del rapporto di lavoro e sul corretto regime previdenziale, la Corte ha ritenuto necessario rinviare la causa a una pubblica udienza per una decisione di rilievo nomofilattico, senza ancora definire il merito della vicenda.

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Somministrazione abusiva: no decadenza per frode

Un lavoratore impiegato per 7 anni con oltre 300 contratti di somministrazione ha chiesto il riconoscimento di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. I giudici di merito avevano respinto la domanda per la scadenza dei termini di impugnazione (decadenza). La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che la decadenza sui singoli contratti non impedisce di valutare l’intera sequenza per accertare una possibile somministrazione abusiva e una frode alla legge, in conformità con la normativa europea.

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Secondo licenziamento: annulla la reintegrazione?

La Corte di Cassazione stabilisce che un secondo licenziamento, se non impugnato, interrompe il rapporto di lavoro e limita il diritto al risarcimento, anche se il primo licenziamento era stato dichiarato illegittimo con ordine di reintegrazione. La sentenza chiarisce che il giudicato sul primo licenziamento non crea un “giudicato implicito” sull’inesistenza di altre cause di estinzione del rapporto, come un secondo licenziamento.

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Conflitto di competenza: la residenza determina il foro

La Corte di Cassazione interviene per risolvere un conflitto di competenza sorto tra due tribunali. Un cittadino aveva avviato una causa contro un ente previdenziale, ma il primo giudice ha erroneamente indicato come competente il Tribunale di Latina. Quest’ultimo ha sollevato d’ufficio il conflitto, sostenendo che la competenza, basata sulla residenza del cittadino in Gaeta, spettasse al Tribunale di Cassino. La Cassazione ha dato ragione al secondo giudice, stabilendo che il tribunale competente è effettivamente quello nella cui circoscrizione rientra il comune di residenza dell’attore.

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Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso

Una società di trasporti ha presentato ricorso in Cassazione. A seguito della proposta di definizione del giudizio, la società non ha richiesto un’udienza entro il termine previsto. La Corte ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio, equiparando il silenzio della ricorrente a una rinuncia, e l’ha condannata al pagamento delle spese legali.

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Indennità perequativa: Cassazione su medici universitari

Un gruppo di medici universitari ha richiesto l’adeguamento della loro indennità perequativa, basata su una normativa datata, per allinearla a quella dei dirigenti medici del Servizio Sanitario Nazionale. La Corte d’Appello aveva respinto la richiesta, sostenendo che una nuova legge avesse superato la precedente. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dei medici, stabilendo un principio fondamentale: la vecchia normativa resta valida (principio di ultrattività) fino a quando la nuova disciplina non viene completamente e concretamente attuata dall’Azienda Ospedaliera. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione basata su questo principio.

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Inquadramento superiore: quando le mansioni contano

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di due lavoratrici a un inquadramento superiore, stabilendo che la valutazione deve basarsi sulle mansioni effettivamente svolte secondo le declaratorie del contratto collettivo, e non sulla denominazione o presunta semplicità della struttura organizzativa in cui operano. La Corte ha rigettato l’argomento della società datrice di lavoro, secondo cui una distinzione non formalizzata tra diverse tipologie di sale operative potesse giustificare un inquadramento inferiore. È stato inoltre confermato che la prescrizione dei crediti retributivi decorre dalla cessazione del rapporto.

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Rinuncia al ricorso: no al doppio contributo unificato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato l’estinzione di un giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte dei ricorrenti, accettata dalle controparti. Il punto chiave della decisione è la chiara affermazione che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato (il cosiddetto “raddoppio”) non si applica in caso di rinuncia. La Corte ha motivato questa scelta sottolineando la natura eccezionale e sanzionatoria della norma, che ne impone un’interpretazione restrittiva ai soli casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

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Ricorso per revocazione: quando è inammissibile?

Il ricorso per revocazione di un lavoratore contro un’università è dichiarato inammissibile. La Cassazione chiarisce che se una decisione si basa su una ‘duplice ratio decidendi’ (doppia motivazione), impugnarne solo una parte è insufficiente. Inoltre, i documenti presentati per la revocazione devono provare un fatto con certezza, non mera probabilità, per poter ribaltare un giudizio precedente.

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Cambio appalto: il superminimo non è garantito

Una lavoratrice, trasferita a una nuova società a seguito di un cambio appalto, ha chiesto il mantenimento di un superminimo percepito dal precedente datore. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la disciplina del cambio appalto, a differenza del trasferimento d’azienda, non garantisce la conservazione delle condizioni retributive di miglior favore, ma solo quelle previste dal CCNL. Il superminimo, inoltre, era legato a un ruolo specifico venuto meno con il nuovo appaltatore.

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Onere probatorio: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione conferma la decisione d’appello che riduceva le differenze retributive dovute agli eredi di un lavoratore. La sentenza sottolinea che, in caso di incertezza probatoria sull’orario di lavoro, l’onere probatorio grava su chi agisce in giudizio. La Corte ha respinto i motivi di ricorso basati su presunte confessioni, errata applicazione dell’onere della prova e vizi di calcolo, ribadendo i limiti del proprio sindacato di legittimità.

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Inammissibilità ricorso per cassazione: guida pratica

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso perché redatto in modo generico e confuso, mescolando diverse censure senza rispettare i requisiti di specificità richiesti dalla legge. La decisione sottolinea che l’appello alla Suprema Corte non può essere una critica generica, ma deve articolarsi in motivi chiari e pertinenti, senza chiedere un riesame dei fatti della causa. Il caso in esame ha origine da una controversia di lavoro in cui il giudizio di primo grado era stato dichiarato estinto per mancata riassunzione nei termini.

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Inquadramento contrattuale: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che un’azienda, pur potendo cambiare il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) applicato, non può modificare unilateralmente l’inquadramento contrattuale acquisito dal dipendente. Il lavoratore ha diritto a mantenere il proprio livello professionale, che deve essere trasposto in una categoria equivalente nel nuovo CCNL. La sentenza rigetta il ricorso di una società che aveva tentato di declassare un dipendente a seguito di un cambio di contratto collettivo, riaffermando la tutela dello status professionale del lavoratore.

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Transazione TFR: quando copre anche il non detto

Un ex dipendente, dopo aver firmato un accordo di conciliazione giudiziale con il suo ex datore di lavoro, ha agito in giudizio per ottenere il pagamento del trattamento di fine rapporto (TFR). La Corte d’Appello ha dichiarato la sua domanda improponibile, ritenendo che la transazione TFR, definita “omnicomprensiva”, precludesse qualsiasi ulteriore pretesa, anche se non esplicitamente menzionata. La Corte di Cassazione ha confermato questa decisione, rigettando il ricorso del lavoratore. La Suprema Corte ha sottolineato che l’interpretazione del giudice di merito, basata sulla volontà delle parti di chiudere ogni pendenza legata al rapporto di lavoro, era corretta e non sindacabile, evidenziando inoltre numerosi profili di inammissibilità nel ricorso presentato.

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Punteggio graduatorie ATA: il servizio in ASL non vale

La Corte di Cassazione ha stabilito che il servizio prestato presso Aziende Sanitarie Locali (ASL) e Istituti Pubblici di Assistenza e Beneficenza (IPAB) non può essere equiparato a quello svolto nelle amministrazioni statali. Di conseguenza, tale servizio non è valido ai fini dell’attribuzione del punteggio nelle graduatorie di III fascia del personale ATA. La decisione chiarisce la distinzione tra la nozione ampia di ‘amministrazione pubblica’ e quella più ristretta di ‘amministrazione statale’, rilevante per la normativa di settore.

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Mansioni superiori: ricorso inammissibile, le regole

Un dipendente di un ente locale ha ottenuto in Appello il riconoscimento del diritto a differenze retributive per lo svolgimento di mansioni superiori. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili sia il ricorso principale del lavoratore, relativo ai criteri di calcolo delle somme, sia quello incidentale dell’ente, che contestava lo svolgimento stesso delle mansioni superiori. L’inammissibilità è derivata principalmente dal mancato rispetto del principio di autosufficienza del ricorso, che impone una specifica indicazione degli atti e dei documenti su cui si fonda l’impugnazione.

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Estinzione giudizio Cassazione: analisi del decreto

Il decreto analizza un caso di estinzione giudizio Cassazione. Un cittadino ha impugnato una sentenza della Corte d’Appello. La Cassazione, applicando l’art. 380-bis c.p.c., ha proposto una definizione del giudizio. A causa della mancata richiesta di decisione da parte del ricorrente entro 40 giorni, il ricorso è stato considerato rinunciato e il giudizio dichiarato estinto, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese legali.

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Trattamento economico lettori: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul trattamento economico dei lettori universitari, stabilendo i criteri per il calcolo della retribuzione equiparata a quella dei ricercatori. L’ordinanza chiarisce la natura riassorbibile dell’assegno ‘ad personam’ e i parametri di calcolo per i periodi antecedenti al 1987, accogliendo anche la richiesta di considerare l’impegno orario effettivamente svolto dal lavoratore.

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Differenze retributive: l'onere della prova del lavoratore

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18886/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un lavoratore che chiedeva le differenze retributive. Nonostante fosse stata riconosciuta la natura subordinata del suo rapporto di lavoro, mascherato da contratti di collaborazione, la Corte ha sottolineato che il lavoratore non aveva fornito prove sufficientemente precise e attendibili sulla quantità e qualità del lavoro svolto, onere indispensabile per accogliere la richiesta economica.

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Estinzione del giudizio: il silenzio vale rinuncia

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio a carico di una società di trasporti. La causa è stata la sua inerzia nel non richiedere una decisione sul ricorso entro 40 giorni dalla proposta della Corte, come previsto dalla legge. Tale silenzio è stato interpretato come una rinuncia all’impugnazione, con conseguente condanna al pagamento delle spese legali.

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