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Diritto del Lavoro

Prescrizione Danno Contratti a Termine: La Cassazione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito un principio fondamentale in materia di prescrizione danno contratti a termine nel pubblico impiego. In un caso di abusiva reiterazione di contratti a tempo determinato, il termine decennale di prescrizione per richiedere il risarcimento del danno non decorre da ogni singolo contratto, ma dall’ultimo rapporto di lavoro. Di conseguenza, tutti i contratti della serie, anche quelli stipulati oltre dieci anni prima, devono essere considerati per la quantificazione del danno subito dal lavoratore.

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Ricorso inammissibile: i requisiti del motivo

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile per un assegno sociale. La decisione chiarisce che non si può contestare la valutazione dei fatti mascherandola da violazione di legge, specialmente senza indicare le norme violate. Viene ribadita l’importanza dei requisiti formali dell’appello.

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Difesa funzionario PA: quando è inefficace in giudizio

Un ex detenuto ha agito in giudizio contro il Ministero della Giustizia per differenze retributive relative al lavoro svolto in carcere. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, stabilendo che la difesa del Ministero, inizialmente affidata a un proprio dipendente, era proceduralmente invalida. La normativa che consente la difesa funzionario PA non si applica al lavoro carcerario, assimilato a un rapporto di diritto privato. Di conseguenza, l’eccezione di prescrizione sollevata dal funzionario è stata dichiarata inesistente, portando alla conferma della condanna al pagamento integrale delle somme richieste dal lavoratore.

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Rinuncia al ricorso: chi paga le spese legali?

Una società di trasporti ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza favorevole a un suo dipendente. Successivamente, la società ha effettuato una rinuncia al ricorso. Poiché il lavoratore non ha accettato la rinuncia, la Corte ha dichiarato estinto il processo ma ha condannato la società ricorrente al pagamento di tutte le spese legali, avendo dato causa al procedimento poi abbandonato.

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Estinzione giudizio di cassazione: le conseguenze

Una società di trasporti ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza della Corte d’Appello. A seguito della proposta di definizione del giudizio formulata dalla Corte, la società non ha chiesto la decisione nel merito entro 40 giorni. La Cassazione ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio di cassazione, interpretando il silenzio come una rinuncia al ricorso e condannando la società ricorrente al pagamento delle spese legali.

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Mansioni superiori: no se nella stessa Area

Una dipendente pubblica, inquadrata come operatore giudiziario, ha richiesto il riconoscimento economico per lo svolgimento di mansioni superiori, tipiche del profilo di assistente giudiziario. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, stabilendo un principio chiave: se entrambi i profili professionali rientrano nella stessa ‘Area’ di classificazione prevista dal contratto collettivo, le mansioni sono considerate formalmente equivalenti. Di conseguenza, non si configurano mansioni superiori e non spetta alcuna differenza retributiva. Il giudice non può effettuare una valutazione comparativa nel merito dei compiti svolti.

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Appalto illecito: quando è genuino? La Cassazione

Una lavoratrice ha contestato un appalto illecito nel settore dei servizi assicurativi, chiedendo il riconoscimento di un rapporto di lavoro con l’azienda committente. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, confermando la genuinità dell’appalto. La decisione si fonda sulla constatazione che la società appaltatrice esercitava un reale potere organizzativo e direttivo sul personale e si assumeva un effettivo rischio d’impresa, elementi che prevalgono sul mero coordinamento operativo e sull’uso di software comuni.

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Indennità minima: 5 mesi garantiti nel Jobs Act

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di licenziamento orale illegittimo sotto il regime del Jobs Act, al lavoratore spetta un’indennità minima di cinque mensilità. Tale soglia non può essere ridotta o azzerata dalla detrazione di quanto percepito da una nuova occupazione (aliunde perceptum). La sentenza chiarisce che il diritto a questa tutela minima è incomprimibile, anche se il lavoratore trova un nuovo impiego subito dopo il licenziamento.

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Mobilità docenti sostegno: vale il pre-ruolo

Una docente di sostegno ha richiesto il trasferimento su posto comune, chiedendo di computare nel quinquennio obbligatorio anche il servizio svolto con contratti a termine (pre-ruolo). La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che, in base al principio di non discriminazione UE, il servizio pre-ruolo va conteggiato ai fini della mobilità docenti sostegno, annullando la precedente decisione della Corte d’Appello.

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Cessione ramo d'azienda: quando è legittima?

Un lavoratore ha impugnato il trasferimento del suo rapporto di lavoro, avvenuto a seguito di una cessione di ramo d’azienda, sostenendo la mancanza di autonomia del ramo ceduto. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito. La Suprema Corte ha ribadito che la valutazione sull’esistenza dei requisiti di autonomia e preesistenza del ramo è un accertamento di fatto insindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivato, come nel caso di specie, dove era stata provata la cessione di un’entità economica organizzata e funzionale.

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Retribuzione indebita: la P.A. deve recuperare

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha confermato la condanna di una segretaria comunale alla restituzione di somme percepite in eccesso a titolo di maggiorazione della retribuzione. L’errore derivava da un’errata interpretazione del contratto collettivo da parte del Comune. La Corte ha ribadito che, nel settore pubblico, la retribuzione indebita deve sempre essere restituita, non potendo il dipendente vantare un diritto quesito o invocare il legittimo affidamento, anche se in buona fede.

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Riconoscimento anzianità docente: la Cassazione decide

Una docente con contratti a tempo determinato ha agito in giudizio per ottenere la retribuzione per i mesi estivi e il riconoscimento dell’anzianità di servizio. La Corte di Cassazione, con ordinanza 20210/2025, ha respinto il ricorso. È stato chiarito che per il riconoscimento anzianità docente pre-ruolo, per i primi quattro anni, non c’è interesse ad agire in quanto già previsto dalla legge. Inoltre, la richiesta di retribuzione estiva è stata negata per mancata prova che l’incarico fosse su un posto vacante per l’intero anno (organico di diritto).

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Retribuzione di risultato: quando è un diritto?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21769/2025, ha stabilito che la retribuzione di risultato per i dirigenti pubblici non è un diritto automatico. L’erogazione è subordinata a precise condizioni: la fissazione di obiettivi, la verifica del loro raggiungimento e la definizione dei criteri di riparto tramite contrattazione integrativa. Nel caso esaminato, alcuni dirigenti ministeriali si sono visti negare il conguaglio richiesto perché questi presupposti non erano stati soddisfatti, con i fondi destinati a tale scopo che erano stati utilizzati per altri fini. La Corte ha chiarito che, in caso di inerzia della P.A., il lavoratore non può chiedere il pagamento diretto ma può agire per il risarcimento del danno.

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Gestione separata avvocati: quando si pagano le sanzioni?

Una professionista legale ha contestato una richiesta di pagamento dell’INPS per contributi dovuti alla Gestione separata per l’anno 2010. La Corte di Cassazione ha confermato l’obbligo di iscrizione e versamento dei contributi, stabilendo che il solo pagamento del contributo integrativo alla cassa di categoria non è sufficiente a esonerare il professionista. Tuttavia, la Corte ha annullato le sanzioni civili, applicando una sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la loro imposizione per i periodi anteriori alla legge di interpretazione autentica del 2011, a causa della pregressa incertezza normativa. Respinta, invece, l’eccezione di prescrizione del credito.

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Obbligo di repechage: onere della prova sul datore

Una società di forniture mediche licenzia una dipendente per un presunto conflitto di interessi. La Cassazione conferma l’illegittimità del licenziamento, ribadendo che l’azienda non ha rispettato l’obbligo di repechage, non provando l’impossibilità di ricollocare la lavoratrice in un’altra posizione.

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Lavoro festivo infrasettimanale: la decisione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’azienda ospedaliera, confermando il diritto di alcuni infermieri a un compenso specifico per il lavoro festivo infrasettimanale. La decisione si fonda sull’impossibilità di rimettere in discussione un principio di diritto già stabilito dalla stessa Corte in una fase precedente dello stesso processo, che sancisce la cumulabilità tra l’indennità di turno e la retribuzione per la festività lavorata.

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Accertamento tributario e contributi: il nesso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso di un contribuente che contestava un avviso di addebito per contributi previdenziali. La richiesta si basava su un maggior reddito derivante da un accertamento tributario, che il contribuente stava già impugnando in sede fiscale. La Corte ha stabilito che l’impugnazione dell’accertamento tributario non invalida né sospende la richiesta di contributi. I due giudizi sono autonomi e l’accertamento fiscale ha valore di presunzione. Spetta al contribuente dimostrare nel merito, davanti al giudice del lavoro, l’infondatezza della pretesa contributiva, non potendosi limitare a eccepire la pendenza del giudizio tributario.

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Estinzione giudizio Cassazione: silenzio e conseguenze

Una società di trasporti ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha formulato una proposta di definizione del giudizio, ma la società non ha chiesto la decisione del ricorso entro 40 giorni. Di conseguenza, il ricorso è stato considerato rinunciato, portando all’estinzione del giudizio Cassazione e alla condanna della società al pagamento delle spese legali.

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Estinzione giudizio cassazione: il silenzio che costa

Una società di trasporti ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte ha formulato una proposta di definizione accelerata. Poiché la società non ha richiesto una decisione sul merito entro 40 giorni, la Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio di cassazione per rinuncia presunta, condannando la ricorrente al pagamento delle spese legali.

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Mansioni superiori: diritto all'inquadramento corretto

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di un lavoratore a un inquadramento superiore per aver svolto mansioni superiori in modo continuativo e prevalente. Il caso riguardava un dipendente, formalmente inquadrato come cantoniere, che di fatto operava costantemente alla guida di mezzi speciali come sgombraneve ed escavatori. La Corte ha respinto il ricorso dell’azienda, ribadendo che la contestazione di accertamenti di fatto non è ammissibile in sede di legittimità, soprattutto in presenza di una doppia decisione conforme dei giudici di merito.

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