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Diritto del Lavoro

Scatti di anzianità in appalto: la Cassazione decide

Un lavoratore si è visto negare gli scatti di anzianità dalla nuova società subentrata in un appalto di servizi. I giudici di merito avevano respinto la domanda, ma la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Con l’ordinanza n. 20746/2025, ha stabilito che i contratti collettivi possono imporre al nuovo datore di lavoro il riconoscimento di tutta l’anzianità maturata in precedenza, inclusa quella accertata da una sentenza, a prescindere dalla sussistenza di un trasferimento d’azienda.

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Progressione di carriera: diritto alla promozione

Un avvocato dipendente di un ente pubblico previdenziale, pur essendosi classificato utilmente in una selezione interna, si è visto negare la promozione a causa della mancata approvazione formale della graduatoria. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’ente non può interrompere arbitrariamente una procedura legittimamente avviata, confermando il diritto del lavoratore alla progressione di carriera. La sentenza chiarisce che il ‘blocco’ normativo degli stipendi ha inciso solo sugli effetti economici, non sul diritto giuridico alla promozione. Di conseguenza, al lavoratore è stato riconosciuto l’inquadramento superiore con decorrenza giuridica retroattiva, il risarcimento del danno per il periodo intermedio e gli effetti economici a partire dalla fine del blocco.

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Danno da usura psicofisica: la pausa negata si paga

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un’azienda sanitaria a risarcire i propri dipendenti per il danno da usura psicofisica causato dalla sistematica mancata concessione della pausa di lavoro per oltre un decennio. La Corte ha stabilito che, sebbene il danno non sia automatico (in re ipsa), la sua esistenza può essere provata dal giudice tramite presunzioni, basandosi sulla gravità e sulla durata della violazione.

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Onere della prova: buste paga non firmate e contratto

La Corte di Cassazione conferma la condanna di un datore di lavoro al pagamento di differenze retributive. Il caso verte sull’onere della prova: le buste paga prodotte dal datore, ma non firmate dal lavoratore, non sono state ritenute prova sufficiente dell’avvenuto pagamento. La Corte ha stabilito che il lavoratore ha correttamente assolto al suo onere della prova dimostrando l’esistenza del rapporto di lavoro, mentre il datore di lavoro non è riuscito a provare di aver corrisposto l’intera retribuzione dovuta. Respinto anche il ricorso basato su una presunta domanda riconvenzionale per canoni di locazione, ritenuta inammissibile.

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Estinzione del giudizio di cassazione: cosa accade?

A seguito di una proposta di definizione del giudizio da parte della Corte di Cassazione, una società ricorrente non ha chiesto la decisione del ricorso entro il termine di 40 giorni. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio di cassazione, interpretando il silenzio come una rinuncia al ricorso e condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali a favore delle controparti. Questo decreto evidenzia l’importanza di rispondere tempestivamente alle comunicazioni della Corte per evitare conseguenze negative.

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Sanzione disciplinare: i limiti del ricorso in Cassazione

Una lavoratrice, direttrice di filiale, ha ricevuto una sanzione disciplinare per negligenza nella verifica di un titolo di pagamento di ingente valore, risultato poi clonato. Dopo che la Corte d’Appello ha confermato la legittimità della sanzione, la lavoratrice ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che non è possibile sollevare in sede di legittimità questioni nuove, non discusse nei precedenti gradi di giudizio, né richiedere un riesame delle prove. La decisione ribadisce i rigorosi limiti procedurali del giudizio di Cassazione.

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CCNL applicabile: quale contratto per gli enti pubblici?

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul CCNL applicabile a un gruppo di operai stagionali, transitati da una Regione a un’agenzia pubblica strumentale. I lavoratori chiedevano l’applicazione del CCNL Regioni ed Enti Locali in luogo di quello del settore irriguo e forestale. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. È stato stabilito che la normativa regionale istitutiva dell’agenzia prevedeva specificamente l’applicazione del CCNL privatistico, rendendo infondata la pretesa dei lavoratori.

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Contratto a progetto: la conversione in subordinato

La Corte di Cassazione conferma la conversione di un contratto a progetto in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Il caso riguardava un collaboratore, assunto formalmente con contratto a progetto da un istituto di credito, ma di fatto operante come Direttore Generale. La Corte ha stabilito che, quando il progetto affidato coincide con l’oggetto sociale dell’azienda e manca di un risultato specifico e autonomo, il contratto è illegittimo e scatta la conversione automatica, con diritto alle differenze retributive.

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Doppia conforme di merito: quando il ricorso è chiuso

Una lavoratrice ha fatto causa al suo datore di lavoro per differenze retributive, sostenendo che il rapporto di lavoro fosse iniziato prima della data formalizzata. I tribunali di primo e secondo grado hanno respinto la sua domanda per mancanza di prove. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile applicando il principio della “doppia conforme di merito”, ribadendo che non è possibile una nuova valutazione dei fatti in sede di legittimità quando due sentenze precedenti concordano sulla ricostruzione della vicenda.

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Licenziamento oggettivo: quando è legittimo?

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un licenziamento per giustificato motivo oggettivo di una segretaria a seguito della soppressione della posizione del suo superiore. La Corte ha ribadito che non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge, e ha ritenuto assolto l’obbligo del datore di lavoro di cercare una ricollocazione (repêchage) per la dipendente.

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Anzianità di servizio: regole non modificabili

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’azienda sanitaria che contestava il riconoscimento dell’anzianità di servizio maturata da un dipendente presso un precedente ente. La Corte ha stabilito che i criteri di valutazione di una selezione, una volta definiti, non possono essere modificati retroattivamente da nuovi accordi collettivi. Questa decisione tutela il principio del legittimo affidamento dei candidati e la stabilità delle regole concorsuali.

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Buoni pasto: diritto per turni oltre 6 ore

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di una dipendente del settore sanitario a ricevere i buoni pasto, o il loro controvalore economico, per ogni turno di lavoro superiore alle sei ore. L’ordinanza stabilisce che il diritto alla pausa, previsto dalla legge per turni lunghi, è strettamente collegato al diritto alla consumazione del pasto. Di conseguenza, se l’azienda non fornisce il servizio mensa, deve corrispondere un’indennità sostitutiva. La Corte ha rigettato il ricorso dell’azienda ospedaliera, la quale sosteneva che il diritto spettasse solo in caso di impossibilità di lasciare il luogo di lavoro, consolidando un importante principio a tutela dei lavoratori turnisti.

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Trattamento economico lettori: la Cassazione decide

Una docente universitaria ha richiesto la ricostruzione della carriera e l’adeguamento dello stipendio a quello di un ricercatore a tempo pieno. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando una precedente decisione. Ha stabilito che il corretto parametro retributivo è quello del ricercatore confermato a tempo definito, riconoscendo l’anzianità pregressa solo ai fini degli scatti di anzianità e del trattamento di fine rapporto. La distinzione tra contratti di ‘lettore di scambio’ di natura pubblicistica e contratti di diritto privato è stata decisiva per escludere l’applicazione di alcuni principi UE contro la discriminazione.

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Estinzione giudizio Cassazione: le conseguenze

La Corte di Cassazione, con decreto, ha dichiarato l’estinzione del giudizio d’appello a seguito della mancata richiesta di decisione da parte del ricorrente entro 40 giorni dalla proposta di definizione. Tale inerzia, ai sensi dell’art. 380-bis c.p.c., equivale a una rinuncia al ricorso, comportando la chiusura del processo e la condanna alle spese legali.

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Rimborso spese legali: quando il ricorso è inammissibile

Un dirigente pubblico, assolto in un giudizio di responsabilità contabile, ha richiesto al suo ex ente il rimborso integrale delle spese legali, oltre a quanto già liquidato dalla Corte dei Conti. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, poiché la precedente sentenza d’appello si basava su due motivazioni autonome e il ricorrente ne aveva contestata solo una, omettendo di censurare quella relativa alla mancata prova dell’effettivo pagamento delle somme richieste. Questo caso evidenzia l’importanza di impugnare tutte le ‘rationes decidendi’ di una sentenza per evitare l’inammissibilità.

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Aliunde Perceptum: la prova spetta al Giudice?

La Cassazione ha stabilito che, in una causa per risarcimento danni da ritardata assunzione di un’insegnante, il giudice ha il potere di acquisire d’ufficio i documenti reddituali per calcolare l’aliunde perceptum, ovvero i guadagni alternativi percepiti dal lavoratore. La Corte ha respinto il ricorso della docente, confermando che la detrazione di tali redditi è un’eccezione in senso lato e la prova può essere ricercata attivamente dal tribunale, anche in assenza di una specifica contestazione del datore di lavoro pubblico.

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Onere della prova CCNL: la Cassazione chiarisce

Un ex collaboratore ha citato in giudizio la propria datrice di lavoro, sostenendo che il rapporto fosse di natura subordinata. La Corte d’Appello gli ha dato ragione, condannando l’azienda al pagamento di cospicue differenze retributive. L’azienda ha presentato ricorso in Cassazione, eccependo, tra l’altro, che il lavoratore non aveva rispettato l’onere della prova non depositando il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) applicabile. La Corte Suprema ha rigettato il ricorso, chiarendo che il deposito del CCNL integrale non è un requisito di validità della domanda nei gradi di merito, a differenza del giudizio di cassazione, dove è obbligatorio. La condanna è stata quindi confermata.

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Riabilitazione dipendente pubblico: non per destituzione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20225/2025, ha stabilito un importante principio in materia di sanzioni disciplinari nel pubblico impiego. Il caso riguardava una docente destituita dal servizio che aveva richiesto la riabilitazione. La Corte ha respinto il ricorso, chiarendo che la riabilitazione del dipendente pubblico è un istituto applicabile solo alle sanzioni conservative (es. sospensione) e non alla destituzione, che comporta la cessazione definitiva del rapporto di lavoro. La decisione si basa sull’impossibilità di valutare la condotta ‘in servizio’ di un soggetto non più dipendente.

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Assegno ad personam: spetta anche dopo l'abrogazione?

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di due dipendenti pubblici a ricevere un assegno ad personam per compensare una riduzione dello stipendio base a seguito di una progressione verticale. La sentenza chiarisce che l’abrogazione di norme di legge simili, operata dalla Legge di Stabilità 2014, non annulla le specifiche previsioni dei contratti collettivi (CCNL), i quali conservano la loro efficacia in quanto basati su una diversa e autonoma ratio, volta a correggere le anomalie retributive del comparto.

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Prescrizione Danno Contratti a Termine: La Cassazione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito un principio fondamentale in materia di prescrizione danno contratti a termine nel pubblico impiego. In un caso di abusiva reiterazione di contratti a tempo determinato, il termine decennale di prescrizione per richiedere il risarcimento del danno non decorre da ogni singolo contratto, ma dall’ultimo rapporto di lavoro. Di conseguenza, tutti i contratti della serie, anche quelli stipulati oltre dieci anni prima, devono essere considerati per la quantificazione del danno subito dal lavoratore.

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