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Diritto del Lavoro

Prescrizione ratei pensione: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16768/2024, ha chiarito le regole di applicazione della prescrizione ratei pensione in caso di cambio normativo. Il caso riguardava la richiesta di arretrati di una pensione di reversibilità, dove si scontravano il vecchio termine decennale e il nuovo termine quinquennale introdotto nel 2011. La Corte ha stabilito che la Corte d'Appello ha errato nel non applicare correttamente l'art. 252 disp. att. c.p.c., il quale prevede che il nuovo termine più breve decorre dall'entrata in vigore della nuova legge, ma senza superare la durata complessiva del termine precedente. La sentenza è stata cassata con rinvio.
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Mansioni superiori: la Cassazione fa chiarezza
Un autista soccorritore di un ente pubblico ha rivendicato le differenze retributive per lo svolgimento di mansioni superiori. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16766/2024, ha accolto il ricorso, cassando la decisione del Tribunale. I giudici hanno chiarito la distinzione fondamentale tra la domanda di superiore inquadramento (preclusa nel pubblico impiego) e quella per il pagamento delle differenze retributive per le mansioni superiori effettivamente svolte, che invece è un diritto del lavoratore. La causa è stata rinviata al Tribunale per una nuova valutazione basata sul cosiddetto "giudizio trifasico".
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Atto di appello: i requisiti di ammissibilità
La Corte di Cassazione ha annullato una decisione di inammissibilità di un atto di appello in una causa di lavoro. La Corte ha chiarito che, per essere valido, l'atto di appello non richiede formule sacramentali o un 'progetto alternativo di sentenza', ma deve individuare chiaramente le parti della sentenza contestate e fornire specifiche argomentazioni critiche, senza essere una mera ripetizione delle difese di primo grado. La valutazione della Corte d'Appello, che aveva ritenuto l'atto confuso e generico, è stata giudicata non coerente con i principi di diritto.
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Atto di appello: i requisiti di ammissibilità
Un lavoratore si è visto dichiarare inammissibile l'appello per presunti vizi formali. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, chiarendo i requisiti di ammissibilità dell'atto di appello. La Suprema Corte ha specificato che non sono richieste formule sacramentali, ma è essenziale individuare chiaramente i punti contestati della sentenza di primo grado e fornire argomentazioni specifiche per confutarli, garantendo così il diritto di difesa.
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Ripetibilità somme indebite: l’errore palese nel calcolo
La Corte di Cassazione ha stabilito che la ripetibilità somme indebite versate a titolo di pensione è legittima quando l'errore di calcolo è palese e riconoscibile. In questo caso, la clamorosa discrepanza tra l'ultima retribuzione e l'importo della pensione escludeva la buona fede del pensionato, il quale aveva omesso di segnalare l'anomalia, approfittando dell'errore. La Corte ha quindi rigettato il ricorso del pensionato, confermando l'obbligo di restituzione.
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Interruzione prescrizione raccomandata: la Cassazione
Un ente previdenziale ha richiesto la restituzione di indennità di disoccupazione non dovute. Il debitore sosteneva la prescrizione del credito. La Corte di Cassazione ha affermato che per l'interruzione prescrizione raccomandata è sufficiente la prova della spedizione per far scattare la presunzione di conoscenza in capo al destinatario. Spetta a quest'ultimo dimostrare di non aver potuto ricevere l'atto senza sua colpa. La sentenza è stata annullata con rinvio.
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Fondo di Garanzia INPS: No TFR se il lavoro continua
La Cassazione ha stabilito che il Fondo di Garanzia INPS non è tenuto a pagare il TFR se, al momento del fallimento del datore di lavoro originario, il rapporto di lavoro prosegue con una nuova società. Un accordo sindacale che lascia il TFR in capo al cedente non è opponibile all'INPS.
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Assegno vitalizio vittime dovere: l’importo è 500€
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16733/2024, ha stabilito che l'assegno vitalizio per le vittime del dovere deve essere di 500 euro mensili, e non di 258,23 euro. La Corte ha affermato il principio di equiparazione tra le vittime del dovere e quelle del terrorismo, sostenendo che un regolamento ministeriale (fonte secondaria) non può fissare un importo inferiore a quello già aggiornato dalla legge (fonte primaria). La decisione ribalta la pronuncia della Corte d'Appello, accogliendo il ricorso di un cittadino e affermando che l'estensione dei benefici deve includere gli importi già aumentati per le altre categorie protette.
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Prescrizione contributi: vittoria del professionista
La Corte di Cassazione conferma la non debenza dei versamenti all'Ente Previdenziale da parte di un'avvocata, dichiarando la prescrizione dei contributi della Gestione Separata. La richiesta di pagamento dell'Ente, inviata oltre cinque anni dopo la scadenza, è stata ritenuta tardiva, assorbendo le altre questioni sulla legittimità dell'iscrizione d'ufficio per redditi bassi.
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Accordo conciliativo: visita medica non è condizione
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un'azienda di trasporti condannata per ritardata assunzione di due lavoratori. Il caso verteva sull'interpretazione di un accordo conciliativo che prevedeva l'assunzione contestuale alla firma, ma anche una visita medica preassuntiva da effettuarsi entro una data specifica. La Corte ha stabilito che l'interpretazione del giudice di merito, secondo cui la visita non costituiva una condizione sospensiva ma una mera formalità, è legittima e non sindacabile in sede di legittimità, specialmente considerando il pregresso rapporto di lavoro tra le parti. L'azienda, secondo i giudici, si era assunta il rischio di eventuali ritardi nell'espletamento della visita.
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Iscrizione Gestione Separata: no se l’attività non è abituale
Una professionista è stata iscritta d'ufficio alla Gestione Separata dall'ente previdenziale per non aver versato i contributi soggettivi alla propria cassa di categoria. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell'ente, confermando che l'obbligo di iscrizione Gestione Separata sorge solo in presenza di un'attività professionale svolta con carattere di abitualità, la cui prova deve essere fornita e valutata nel merito.
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Indennità di mansione: quando spetta ai lavoratori?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni operatori del servizio antincendio che richiedevano il pagamento dell'indennità di mansione anche per i periodi in cui erano stati adibiti a compiti di manutenzione. La Suprema Corte ha confermato che tale indennità, essendo finalizzata a compensare lo specifico e più gravoso servizio di spegnimento incendi, non è dovuta se il lavoratore svolge altre attività, anche se previste dal contratto.
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Comunicazione INPS Cassa Integrazione: la guida
Una lavoratrice in Cassa Integrazione ha svolto un'attività autonoma senza darne preventiva comunicazione all'INPS. La Corte di Cassazione ha confermato che tale omissione comporta la decadenza totale dal diritto al trattamento, non limitata al solo periodo di lavoro. La mancata comunicazione INPS Cassa Integrazione è quindi un errore grave. La Corte ha però cassato la sentenza per un riesame dell'esatto importo da restituire, accogliendo un motivo di ricorso relativo a un errore di calcolo sollevato dalla lavoratrice.
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Liquidazione spese di lite: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un docente contro il Ministero dell'Istruzione, limitatamente alla questione della liquidazione spese di lite. La Corte ha stabilito che il giudice non può discostarsi dai minimi tariffari senza una specifica e adeguata motivazione. Di conseguenza, ha annullato la sentenza d'appello su questo punto e, decidendo nel merito, ha rideterminato le spese legali secondo i parametri corretti, condannando il Ministero al pagamento.
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Indennità ferie non godute: la Cassazione decide
Una docente con contratto a tempo determinato ha richiesto il pagamento per le ferie non godute. La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto all'indennità ferie non godute sussiste a meno che il datore di lavoro non dimostri di aver formalmente invitato la lavoratrice a fruire delle ferie, avvisandola della perdita del diritto. La docente non può essere considerata automaticamente in ferie durante il periodo di sospensione delle lezioni.
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Contratti a termine PA: No alla conversione del rapporto
Un lavoratore, dopo anni di contratti a termine e somministrazione presso un'azienda sanitaria pubblica, ha richiesto la stabilizzazione del suo rapporto di lavoro. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16713/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso, ribadendo un principio fondamentale per i contratti a termine PA: l'abuso nella reiterazione dei contratti non porta alla conversione in un posto a tempo indeterminato, a causa del principio costituzionale dell'accesso tramite concorso pubblico, ma garantisce al lavoratore il diritto a un risarcimento del danno.
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Contratti a termine agricoltura: i limiti per gli enti
Un lavoratore ha contestato l'abuso di contratti a termine da parte di un ente pubblico di sviluppo agricolo. La Corte di Cassazione ha stabilito che, non essendo l'ente un "imprenditore agricolo", non può beneficiare delle deroghe previste per il settore. La nozione di "stagionalità" deve essere interpretata in modo restrittivo e la prova della sua effettiva natura ricade sul datore di lavoro. La sentenza della Corte d'Appello, favorevole all'ente, è stata annullata con rinvio.
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Ricorso per cassazione: il termine di 20 giorni
Un'ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze del mancato rispetto dei termini processuali. Il caso riguarda un ricorso per cassazione in materia di pubblico impiego dichiarato improcedibile perché depositato oltre il termine perentorio di 20 giorni dalla notifica, con condanna del ricorrente alle spese e al raddoppio del contributo unificato.
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Ricostruzione carriera docenti: la Cassazione decide
L'ordinanza analizza il caso di una docente che chiedeva il pieno riconoscimento dell'anzianità di servizio maturata con contratti a tempo determinato ai fini della ricostruzione della carriera. La Corte di Cassazione, in accoglimento del ricorso, ha stabilito che la normativa nazionale (art. 485 D.Lgs. 297/1994), la quale prevede una parziale valutazione del servizio pre-ruolo, deve essere disapplicata qualora determini un trattamento discriminatorio rispetto ai docenti assunti sin da subito a tempo indeterminato, in violazione del diritto dell'Unione Europea. La Corte ha cassato la sentenza d'appello, rinviando la causa per un nuovo esame basato sul principio della piena ed integrale valutazione del servizio prestato.
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Servizio scuola paritaria: no piena valutazione mobilità
Un docente aveva richiesto il pieno riconoscimento del servizio scuola paritaria ai fini del punteggio per la mobilità nel pubblico impiego. Sebbene la Corte d'Appello avesse accolto la richiesta, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Con l'ordinanza n. 16708/2024, ha stabilito che il servizio scuola paritaria non può essere equiparato a quello svolto nelle scuole statali, a causa delle profonde differenze normative nel reclutamento e nel rapporto di lavoro, escludendone quindi la piena valutazione.
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