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Diritto del Lavoro

Contraddittorio processo cartolare: la Cassazione decide

Una lavoratrice si è vista rigettare l’appello dopo che la controparte si è costituita in giudizio il giorno stesso dell’udienza virtuale, senza che le fosse data la possibilità di replica. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione per violazione del principio del contraddittorio nel processo cartolare, stabilendo che il giudice deve sempre garantire il diritto di difesa, anche concedendo nuovi termini per le repliche.

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Vizio di nullità della sentenza: la Cassazione decide

Un ente previdenziale si oppone a una sentenza di primo grado che annullava parzialmente un avviso di addebito. La Corte d’Appello, però, commette un errore e dichiara inefficace la parte dell’avviso che invece era dovuta. La Corte di Cassazione ha rilevato il vizio di nullità della sentenza per violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato, cassando la decisione e rinviando il caso a un nuovo giudizio.

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Qualifica dirigenziale: contano le mansioni, non la forma

La Corte di Cassazione ha stabilito che per il riconoscimento della qualifica dirigenziale contano le mansioni effettivamente svolte e non il riconoscimento formale da parte del datore di lavoro. In un caso riguardante un dipendente di un istituto bancario, la Corte ha confermato il suo diritto alla qualifica superiore e alle relative differenze retributive, basandosi sulla natura e complessità delle sue responsabilità. È stato inoltre chiarito che il termine di prescrizione per tali rivendicazioni non decorre in costanza di rapporto se la qualifica rivendicata non è assistita da stabilità reale.

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Soccombenza virtuale e rinuncia: le spese legali

Una società di trasporti ha rinunciato al proprio ricorso in Cassazione contro alcuni ex dipendenti. La Corte ha dichiarato estinto il giudizio ma ha condannato la società a pagare le spese legali applicando il principio della soccombenza virtuale, poiché avrebbe probabilmente perso la causa. La decisione chiarisce che la rinuncia agli atti non esonera dal pagamento delle spese di lite.

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Critica dipendente datore di lavoro: i limiti online

Un dirigente medico ha pubblicato su Facebook una critica alle politiche sanitarie di risparmio, ricevendo una sanzione disciplinare dalla sua Azienda Sanitaria. La Corte d’Appello ha annullato la sanzione, ritenendo il post una generica disquisizione politica non direttamente riferibile al datore di lavoro. La Corte di Cassazione ha confermato questa visione, dichiarando inammissibile il ricorso dell’azienda. Il caso definisce i confini del diritto di critica del dipendente verso il datore di lavoro, distinguendo tra legittima espressione di pensiero e offesa sanzionabile.

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Inammissibilità ricorso cassazione: i nuovi motivi

Un lavoratore, dopo aver perso in primo e secondo grado la causa per il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato con una compagnia assicurativa, ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte Suprema ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso cassazione perché basato su argomenti e questioni giuridiche nuove, introdotte tardivamente nel giudizio d’appello e non riproposte correttamente in sede di legittimità come vizi procedurali. La Corte ha sottolineato che non si possono introdurre nuove allegazioni in fatto e in diritto a giudizio avanzato, e che il ricorso deve contestare specificamente le ragioni della decisione impugnata, non introdurre nuove prospettive.

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Restituzione ruolo docente: la Cassazione decide

Una docente, dopo il passaggio dalla scuola primaria alla secondaria, ha affrontato un periodo di prova con esito negativo. Il dirigente scolastico ha disposto la sua restituzione al ruolo di provenienza. La docente ha impugnato il provvedimento, ma sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto le sue richieste. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni precedenti, rigettando il ricorso. L’ordinanza chiarisce che il passaggio di ruolo tra diversi ordini di scuola richiede un nuovo periodo di prova e che il dirigente scolastico è competente a emettere il provvedimento di restituzione, escludendo violazioni procedurali e del diritto di difesa.

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Equivalenza delle mansioni: cosa dice la Cassazione?

La Corte di Cassazione chiarisce il principio di equivalenza delle mansioni nel pubblico impiego. Un dipendente che svolge compiti di un profilo diverso, ma inquadrato nella stessa area contrattuale, non ha diritto a una retribuzione superiore. La Corte ha stabilito che tutte le mansioni all’interno della medesima area sono da considerarsi legalmente equivalenti, ribaltando una precedente decisione di merito che aveva riconosciuto differenze retributive a una lavoratrice.

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Coesistenza RSA e RSU: la Cassazione decide

Una sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato il tema della coesistenza RSA e RSU. Un sindacato, già titolare di una Rappresentanza Sindacale Aziendale (RSA), ha contestato la legittimità delle elezioni per una Rappresentanza Sindacale Unitaria (RSU) indette da un’altra sigla. La Corte ha stabilito che la preesistenza di una RSA non impedisce l’elezione di una RSU, poiché la partecipazione di un sindacato a tale elezione comporta una rinuncia implicita alla propria RSA, risolvendo così ogni potenziale conflitto.

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Fondo di Garanzia INPS: titolo esecutivo necessario

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18970/2025, ha stabilito un principio fondamentale per l’accesso al Fondo di Garanzia INPS. Tre lavoratori, a seguito del fallimento e della successiva cancellazione della società datrice di lavoro, avevano chiesto al Fondo il pagamento del TFR e delle ultime mensilità. La Corte ha respinto la loro richiesta, affermando che è indispensabile ottenere preventivamente un titolo esecutivo che accerti il credito nei confronti del datore di lavoro (o dei suoi soci successori). Non è sufficiente un accertamento del credito effettuato ‘incidenter tantum’ nel corso della causa contro l’INPS.

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Opzione sistema contributivo: la forma è essenziale

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’opzione per il sistema contributivo integrale deve essere esercitata dal lavoratore con una dichiarazione scritta e inviata direttamente all’Ente previdenziale. Una semplice comunicazione verbale al datore di lavoro, anche se seguita dalla corretta compilazione dei flussi UniEmens, non è sufficiente e non produce effetti. Di conseguenza, il datore di lavoro che applica il massimale contributivo senza una valida opzione commette un’illegittima autoriduzione del carico contributivo ed è tenuto a versare le differenze.

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Estinzione del giudizio: la guida completa

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio promosso da una società di trasporti. La decisione si fonda sulla mancata richiesta di una decisione sul ricorso entro 40 giorni dalla comunicazione di una proposta di definizione, configurando una rinuncia tacita secondo l’art. 380-bis c.p.c. Di conseguenza, la parte ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese legali.

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Accordo di prossimità: efficacia per tutti i lavoratori

Un ex dipendente ha contestato la riduzione della sua quattordicesima mensilità, basata su accordi aziendali. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che un accordo di prossimità, se sottoscritto da sindacati maggioritari, ha efficacia vincolante per tutti i lavoratori, inclusi quelli iscritti a sigle sindacali non firmatarie. La sentenza chiarisce anche come un accordo successivo alla cessazione del rapporto possa validamente accertare condizioni preesistenti.

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Indennità perequativa: CCNL protegge lo stipendio

Una università ha contestato il diritto di due suoi dipendenti a mantenere una indennità perequativa a seguito di un nuovo inquadramento contrattuale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la clausola di salvaguardia presente nel Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) protegge i diritti economici già acquisiti dai lavoratori. La Corte ha chiarito che, anche in presenza di un nuovo accordo sull’inquadramento, l’indennità non viene meno ma si trasforma in un assegno personale riassorbibile, garantendo così la stabilità retributiva.

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Licenziamento per video social: quando è illegittimo?

La Corte di Cassazione ha stabilito l’illegittimità di un licenziamento per video social ai danni di una commessa. Il video, pubblicato su una nota piattaforma, esprimeva noia e insofferenza per il lavoro con espressioni colloquiali, ma secondo la Corte non costituiva una violazione così grave da rompere il vincolo fiduciario e giustificare il licenziamento. La sanzione è stata giudicata sproporzionata, in quanto la condotta non integrava un disprezzo per l’azienda ma una generica insoddisfazione, punibile al massimo con una sanzione conservativa.

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Estinzione del giudizio: la Cassazione chiarisce

Un decreto della Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio poiché il ricorrente non ha chiesto la decisione entro 40 giorni dalla proposta di definizione. La mancata risposta equivale a una rinuncia, comportando la condanna alle spese. Questa decisione conferma il meccanismo di estinzione del giudizio per inattività processuale.

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Retribuzione variabile: quando è dovuta ai dipendenti

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di alcuni autisti di una società di trasporto pubblico, confermando che la loro richiesta di una retribuzione variabile non era fondata. Il pagamento era subordinato a due condizioni non soddisfatte: l’effettivo finanziamento da parte della Regione e il raggiungimento di specifici obiettivi di produttività. La Corte ha stabilito che, per le società a partecipazione pubblica, i premi di risultato devono essere sempre legati a performance concrete, in linea con i principi di contenimento della spesa pubblica.

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Prescrizione presuntiva: no con contratto scritto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso di un’azienda, confermando che la prescrizione presuntiva per i crediti di lavoro non è applicabile quando il rapporto è formalizzato da un contratto scritto. La Corte ha ribadito che tale istituto opera solo nei rapporti informali, dove il pagamento avviene solitamente senza dilazioni o quietanze scritte. Di conseguenza, l’azienda è stata condannata al pagamento delle retribuzioni e del TFR non corrisposti alla lavoratrice.

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Ricorso per cassazione: inammissibile senza specifica

Un dipendente pubblico si è visto respingere in appello la richiesta di riconoscimento di mansioni superiori. Ha proposto ricorso per cassazione, ma la Suprema Corte lo ha dichiarato inammissibile per violazione del principio di autosufficienza. Il ricorso, infatti, non specificava in modo adeguato i motivi dell’appello originario né localizzava gli atti necessari alla valutazione, rendendo impossibile per la Corte esaminare il merito della questione.

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Fondo di Garanzia TFR: quando non serve il fallimento

La Corte di Cassazione interviene sul tema del Fondo di Garanzia TFR, gestito dall’ente previdenziale. Un’ex dipendente aveva ottenuto il pagamento del TFR dal Fondo dopo un pignoramento infruttuoso verso il datore di lavoro. La Corte d’Appello aveva confermato il suo diritto, ritenendo che si potesse accertare in via incidentale la non fallibilità del datore, il cui debito verso la sola lavoratrice era inferiore alla soglia legale. La Cassazione, pur confermando la possibilità di un accertamento incidentale, ha cassato la sentenza per un errore di valutazione: ai fini della fallibilità, non si deve considerare il singolo credito del lavoratore, ma l’ammontare complessivo dei debiti scaduti dell’impresa. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione.

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