LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto del Lavoro

Licenziamento motivo oggettivo: prova generica e onere
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18072/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società di vigilanza, confermando l'illegittimità di un licenziamento per motivo oggettivo. La Corte ha stabilito che le allegazioni generiche del datore di lavoro sulla 'scarsità di commesse' non sono sufficienti a soddisfare l'onere della prova. L'azienda non ha specificato quali contratti fossero stati persi né ha dimostrato il nesso causale tra la presunta crisi e la soppressione del posto di lavoro, rendendo il recesso ingiustificato.
Continua »
Sospensione del processo: carenza di interesse
Un lavoratore impugna la sospensione del processo relativo al suo licenziamento, disposta in attesa della definizione di un'altra causa sulle sue mansioni. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, poiché nel frattempo la causa pregiudicante è stata decisa con sentenza definitiva, rendendo inutile la pronuncia sulla sospensione del processo.
Continua »
Licenziamento collettivo dirigente: la Cassazione decide
Un dirigente impugna il proprio licenziamento collettivo, sostenendo vizi procedurali e l'esistenza di un unico gruppo societario. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. L'ordinanza chiarisce l'inammissibilità di censure su questioni procedurali discrezionali, come la riunione dei giudizi, e ribadisce i limiti del sindacato di legittimità sui fatti, soprattutto in caso di 'doppia conforme'. La Corte ha ritenuto legittima la procedura di licenziamento seguita dall'azienda, inclusa la comunicazione sindacale.
Continua »
Onere della prova pagamento: chi deve dimostrare?
Un ex dipendente ha citato in giudizio il suo datore di lavoro per differenze retributive non pagate. L'azienda si è difesa sostenendo di aver già pagato tali somme tramite versamenti effettuati in anni precedenti. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell'azienda, ribadendo che l'onere della prova del pagamento spetta al debitore. Quest'ultimo deve dimostrare non solo di aver versato delle somme, ma anche che tali versamenti erano specificamente destinati a estinguere il debito oggetto della causa. In assenza di tale prova, il pagamento non può essere considerato liberatorio.
Continua »
Giustificato motivo oggettivo: quando è legittimo
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un licenziamento per giustificato motivo oggettivo, basato su una riorganizzazione aziendale che ha reso superflua la posizione di un quadro. La Corte ha ritenuto che la motivazione del recesso fosse complessa, includendo sia la nuova strategia di mercato sia le difficoltà economiche dell'azienda, e che l'onere della prova del repêchage fosse stato assolto.
Continua »
Criteri di scelta licenziamento: no a punteggi opachi
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18046/2024, ha dichiarato illegittimo un licenziamento collettivo in cui i criteri di scelta erano applicati tramite un punteggio numerico soggettivo e discrezionale. La Corte ha ribadito che le modalità applicative dei criteri di scelta licenziamento devono basarsi su elementi oggettivi, preesistenti e verificabili, per garantire trasparenza e permettere al lavoratore di contestare la decisione.
Continua »
Rifiuto rientro al lavoro: quando è legittimo?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il rifiuto rientro al lavoro da parte di un dipendente, a seguito di una sentenza di reintegro provvisoriamente esecutiva, costituisce assenza ingiustificata e legittima il licenziamento. I lavoratori, dopo aver ottenuto una sentenza che dichiarava illegittimo il loro trasferimento e ordinava il ripristino del rapporto, si erano rifiutati di riprendere servizio sostenendo che la pronuncia non fosse ancora definitiva. La Corte ha chiarito che le sentenze di condanna al reintegro sono immediatamente esecutive, anche se impugnate, e il rifiuto del lavoratore è contrario a buona fede.
Continua »
Estinzione del giudizio: la guida completa
Un'ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze della rinuncia al ricorso accettata dalla controparte. Il caso riguarda un lavoratore che, dopo aver impugnato una sentenza d'appello sfavorevole, ha rinunciato al proprio ricorso. La controparte, un'azienda, ha accettato la rinuncia. La Corte ha quindi dichiarato l'estinzione del giudizio, stabilendo che, in questi casi, non vi è condanna alle spese e il ricorrente è esonerato dal pagamento del doppio del contributo unificato.
Continua »
Ripristino rapporto di lavoro: quando è effettivo?
La Corte di Cassazione chiarisce che il ripristino rapporto di lavoro, dopo una sentenza che ne accerta l'esistenza, si perfeziona solo con la comunicazione al lavoratore di tutti gli elementi essenziali del contratto (luogo, orario, mansioni), non essendo sufficiente un generico invito a presentarsi in azienda. Di conseguenza, il licenziamento per assenza ingiustificata intimato prima di tale comunicazione è illegittimo. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'azienda, confermando la decisione dei giudici di merito.
Continua »
Licenziamento per giusta causa e bonifici indebiti
Una lavoratrice è stata licenziata per aver trattenuto pagamenti indebiti, ricevuti sul proprio conto corrente, per un importo superiore al suo stipendio annuale. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento per giusta causa, sottolineando che la condotta dolosa della dipendente ha irrimediabilmente compromesso il rapporto di fiducia con il datore di lavoro. La successiva restituzione delle somme non è stata ritenuta sufficiente a sanare la gravità del comportamento.
Continua »
Tempo di viaggio: quando è orario di lavoro retribuito?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18008/2024, ha stabilito che il tempo di viaggio impiegato da un lavoratore per recarsi dal deposito aziendale al primo cliente e dall'ultimo cliente al deposito, utilizzando un mezzo aziendale, costituisce a tutti gli effetti orario di lavoro e deve essere retribuito. La Corte ha chiarito che un accordo sindacale che preveda una franchigia non retribuita per tale spostamento è nullo. Inoltre, ha precisato che, una volta accertato il diritto alla retribuzione, il giudice deve procedere alla quantificazione delle somme dovute, anche utilizzando i dati di geolocalizzazione aziendali, senza poter rigettare la domanda solo perché il lavoratore non ha fornito una prova specifica e dettagliata dei minuti esatti.
Continua »
Licenziamento collettivo ente pubblico: la Cassazione rinvia
Un'azienda pubblica per la promozione turistica, in liquidazione, avvia una procedura di licenziamento collettivo. Gli ex dipendenti impugnano i licenziamenti, sostenendo che l'ente, per sua natura, non avrebbe potuto applicare la normativa prevista per le imprese private. La Corte d'Appello dà ragione all'ente sulla sua natura 'economica', ma rileva un vizio di procedura per un dirigente. La Corte di Cassazione, investita della questione da entrambe le parti, ritiene la definizione della natura giuridica dell'ente un punto di diritto di particolare rilevanza e, con ordinanza interlocutoria, rinvia la causa alla pubblica udienza per una trattazione approfondita, senza ancora decidere nel merito.
Continua »
Notifica telematica nulla: quando è sanabile l’errore
La Cassazione stabilisce che una notifica telematica nulla, a causa dell'invio di un allegato sbagliato, è considerata sanabile e non inesistente. Se il messaggio PEC contiene gli elementi essenziali per identificare l'impugnazione e la controparte si costituisce e si difende nel merito, il vizio si sana, garantendo il principio di strumentalità delle forme processuali.
Continua »
Compensazione spese legali: quando è illegittima?
Un lavoratore vince una causa per differenze retributive. La società datrice di lavoro perde anche in appello, ma la Corte territoriale dispone la compensazione delle spese legali. La Cassazione interviene, cassando la sentenza d'appello su questo punto. Viene ribadito che la compensazione spese legali è un'eccezione applicabile solo in casi tassativi e gravi, come la novità della questione o un mutamento giurisprudenziale, e non può basarsi su motivazioni generiche come la "particolarità della controversia".
Continua »
Principio di non contestazione nel processo del lavoro
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 17964/2024, ha rigettato il ricorso di una datrice di lavoro, sottolineando l'importanza del principio di non contestazione. La Corte ha stabilito che la negazione generica delle affermazioni del lavoratore non è sufficiente. Il datore di lavoro ha l'onere di contestare in modo specifico e dettagliato i fatti posti a fondamento della domanda, altrimenti tali fatti si considerano provati.
Continua »
Lavoro straordinario: pagamento dovuto anche senza ok
Una infermiera ha richiesto il pagamento per ore di lavoro aggiuntive svolte in un servizio di 'dialisi estiva'. L'Azienda Sanitaria si opponeva per la mancanza delle autorizzazioni specifiche per le 'prestazioni aggiuntive'. La Corte di Cassazione ha stabilito che, anche in assenza dei requisiti per le 'prestazioni aggiuntive', il lavoro svolto oltre l'orario ordinario con il consenso del datore di lavoro deve essere comunque retribuito come lavoro straordinario, in applicazione dei principi costituzionali di giusta retribuzione.
Continua »
Lavoro straordinario pubblico impiego: il diritto al pago
Un infermiere ha richiesto il pagamento per prestazioni svolte in un servizio di 'dialisi estiva'. Inizialmente la richiesta è stata respinta per mancanza delle autorizzazioni specifiche per le 'prestazioni aggiuntive'. La Corte di Cassazione ha però ribaltato la decisione, stabilendo che il lavoro svolto oltre l'orario normale con il consenso del datore di lavoro costituisce lavoro straordinario e deve essere retribuito ai sensi dell'art. 2126 c.c., indipendentemente da vizi formali e nel rispetto del diritto a una giusta retribuzione sancito dalla Costituzione.
Continua »
Diritti di segreteria: no se non lavori in Comune
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17930/2024, ha stabilito che un segretario comunale, sebbene 'utilizzato' presso altre amministrazioni pubbliche, non ha diritto a percepire i diritti di segreteria. Tale emolumento è strettamente legato all'effettivo svolgimento delle funzioni di ufficiale rogante presso l'ente locale. La Corte ha inoltre dichiarato nullo qualsiasi accordo individuale che riconosca tale diritto in assenza di una previsione della contrattazione collettiva, ribadendo che la determinazione della retribuzione nel pubblico impiego è materia riservata esclusivamente al CCNL.
Continua »
Compenso prestazioni aggiuntive: quando è dovuto?
Un dipendente di un'azienda sanitaria pubblica ha svolto prestazioni lavorative extra per un progetto di 'dialisi estiva'. La Corte d'Appello aveva negato il pagamento per la mancanza dei requisiti formali previsti per le 'prestazioni aggiuntive'. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che il lavoro svolto con il consenso, anche implicito, del datore di lavoro deve essere retribuito come straordinario ai sensi dell'art. 2126 c.c., garantendo così il diritto al compenso per prestazioni aggiuntive.
Continua »
Adeguamento triennale: Cassazione attende le Sezioni Unite
La Corte di Cassazione ha sospeso la decisione su un ricorso riguardante il diritto all'adeguamento triennale per alcuni dipendenti pubblici. La causa è stata rinviata in attesa di una pronuncia delle Sezioni Unite sulla medesima questione, già sollevata in un altro procedimento, per garantire uniformità interpretativa.
Continua »