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Diritto del Lavoro

Prescrizione differenze retributive: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che la prescrizione per le differenze retributive dei dipendenti pubblici a tempo determinato è di cinque anni, non dieci. Il caso riguardava una dipendente del Ministero dell'Istruzione che chiedeva il riconoscimento degli scatti di anzianità. La Corte ha chiarito che, sebbene il diritto derivi da una normativa europea anti-discriminazione, la natura della pretesa rimane retributiva e soggetta alla prescrizione quinquennale prevista per i pagamenti periodici, al fine di evitare una "discriminazione alla rovescia" rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato.
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Prescrizione crediti retributivi: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18695/2024, ha stabilito che la prescrizione dei crediti retributivi nel pubblico impiego contrattualizzato è quinquennale e decorre in costanza di rapporto. Questa decisione, in linea con le Sezioni Unite, riforma una sentenza di merito che aveva applicato il termine decennale, accogliendo il ricorso di un'amministrazione pubblica. La Corte ha anche ribadito i principi sul risarcimento del danno da abuso di contratti a termine.
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Sostituzione dirigente scolastico: la paga superiore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18682/2024, chiarisce le condizioni per il diritto alla retribuzione superiore in caso di sostituzione del dirigente scolastico. Viene stabilito che il compenso è dovuto solo se la sostituzione è piena e prevalente, ma è escluso per legge quando avviene per coprire le ferie del titolare. L'ordinanza distingue nettamente tra la collaborazione e la sostituzione effettiva, definendo i criteri per il riconoscimento dell'indennità di funzioni superiori.
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Fondo di Garanzia TFR: il diritto al pagamento
Una lavoratrice, non pagata dal suo ex datore di lavoro insolvente, si rivolge al Fondo di Garanzia per ottenere il TFR. L'ente nega il pagamento eccependo la prescrizione del diritto. Il Tribunale di Torino accoglie il ricorso della lavoratrice, condannando il Fondo al pagamento. La decisione sottolinea come le azioni esecutive contro il datore di lavoro interrompano la prescrizione e come una documentazione completa sia cruciale per l'accoglimento della domanda per il Fondo di Garanzia TFR.
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Licenziamento per giusta causa: lite tra colleghi
Il Tribunale di Torino ha confermato il licenziamento per giusta causa di un lavoratore che ha aggredito fisicamente un collega durante una lite per l'uso di un carrello elevatore. La violenza sul lavoro è stata ritenuta una grave violazione degli obblighi contrattuali, tale da ledere irrimediabilmente il rapporto di fiducia con il datore di lavoro.
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Giurisdizione concorsi pubblici: la parola alla Cassazione
Un professionista impugna gli atti di una selezione pubblica indetta da un'Azienda Sanitaria per il conferimento di incarichi a tempo determinato, lamentando un'errata valutazione dei titoli. A seguito di un conflitto tra giudice ordinario e amministrativo, la Corte di Cassazione, con ordinanza n. 18653/2024, ha risolto la questione sulla giurisdizione concorsi pubblici. La Corte ha stabilito che la competenza spetta al giudice amministrativo, poiché la procedura, caratterizzata da un bando, una valutazione comparativa dei candidati da parte di una commissione e la formazione di una graduatoria di merito, costituisce una vera e propria procedura concorsuale. L'elemento decisivo è la presenza di una discrezionalità amministrativa nella valutazione, in particolare del colloquio, che esula dalla mera verifica di requisiti e rientra nella sfera di competenza della giustizia amministrativa.
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Giurisdizione contributi previdenziali: decide il Lavoro
Una società si è opposta a delle cartelle di pagamento per contributi previdenziali. Ne è nato un conflitto tra il Giudice del Lavoro e quello Tributario. La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha risolto la questione, stabilendo che la giurisdizione per contributi previdenziali spetta al Giudice del Lavoro. La Corte ha chiarito che, per determinare la competenza, si deve guardare alla natura del credito (in questo caso previdenziale) e non allo strumento usato per la riscossione (la cartella esattoriale).
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Tetti retributivi dirigenti: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha rinviato a una pubblica udienza la decisione sulla controversia riguardante l'applicazione dei tetti retributivi ai dirigenti di società a partecipazione pubblica. Il caso nasce dalla richiesta degli eredi di un dirigente defunto per il pagamento di emolumenti, contrastata dalla società datrice di lavoro che invocava il limite di 240.000 euro annui introdotto dal D.L. 66/2014. La Corte ha ritenuto la questione di tale novità e importanza nomofilattica da richiedere una trattazione approfondita, senza quindi decidere nel merito ma preparando il terreno per una sentenza di principio.
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Lavoro subordinato: la continuità di fatto lo prova
Una società ha contestato la natura di lavoro subordinato di una collaborazione pluriennale, formalizzata solo in un secondo momento. La Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la continuità sostanziale delle mansioni e l'inserimento nell'organizzazione aziendale sono prove sufficienti a qualificare l'intero periodo come rapporto di lavoro subordinato, anche in assenza di un contratto iniziale.
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Carenza di Interesse: Ricorso Inammissibile in Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso a seguito di un accordo tra le parti. La decisione chiarisce che la sopravvenuta carenza di interesse estingue il giudizio, compensando le spese legali e senza applicare sanzioni per liti temerarie, poiché l'inammissibilità deriva da un evento successivo alla presentazione del ricorso.
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Sopravvenuta carenza di interesse: ricorso inamissibile
Un'azienda sanitaria regionale ricorreva in Cassazione contro una sentenza che l'aveva condannata a risarcire un'ex dipendente per l'illegittimo utilizzo di contratti a termine. Nelle more del giudizio, le parti hanno trovato un accordo, chiedendo congiuntamente la cessazione della materia del contendere. La Corte Suprema ha quindi dichiarato il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, compensando le spese legali e chiarendo che in questi casi non si applica la sanzione del doppio contributo unificato.
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Stabilizzazione pubblico impiego: quando nasce il diritto?
Un'impiegata, inclusa in una graduatoria di stabilizzazione nel settore sanitario, si è vista negare l'assunzione a tempo indeterminato a causa della sospensione della procedura prima della firma del contratto. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, affermando che nella stabilizzazione pubblico impiego il diritto all'assunzione si perfeziona solo con la sottoscrizione del contratto individuale. L'amministrazione può legittimamente bloccare o revocare la procedura per valide ragioni, come la mancanza di copertura finanziaria, fino a quel momento.
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Tempo vestizione: quando va pagato? La Cassazione.
La Corte di Cassazione ha confermato che il tempo vestizione del personale sanitario deve essere retribuito, considerandolo orario di lavoro. La sentenza chiarisce che l'obbligo di indossare una divisa per motivi igienico-sanitari e di riconoscibilità costituisce una direttiva implicita del datore di lavoro (eterodirezione). Pertanto, il tempo impiegato per indossare e togliere la divisa, anche se avviene prima di timbrare l'inizio del turno e dopo la fine, rientra a pieno titolo nell'orario di lavoro e deve essere pagato.
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Estinzione del processo: rinuncia al ricorso e spese
Una lavoratrice del settore sanitario, dopo aver perso in appello una causa per la stabilizzazione del suo impiego, ha rinunciato al ricorso in Cassazione. La Corte Suprema, prendendo atto della rinuncia accettata dalla controparte, ha dichiarato l'estinzione del processo, senza pronunciarsi sulle spese e chiarendo che non è dovuto il raddoppio del contributo unificato in questi casi.
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Supplenze scolastiche: no al risarcimento danni
Un docente, dopo aver ottenuto un contratto a tempo indeterminato, ha richiesto il risarcimento per l'abuso di contratti a termine nel periodo delle supplenze scolastiche. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18614/2024, ha respinto il ricorso. Ha stabilito che, una volta stabilizzato, il lavoratore deve fornire la prova concreta di danni specifici per ottenere un risarcimento. Inoltre, ha dichiarato inammissibili le censure generiche e quelle che non contestavano tutte le autonome ragioni della decisione del giudice d'appello, confermando che il diritto al risarcimento non è automatico.
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Remunerazione medici: inammissibile il ricorso
La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un gruppo di medici specializzandi in medicina generale che chiedevano una remunerazione adeguata, equiparata ad altre specializzazioni. Il ricorso è stato respinto perché erroneamente diretto contro l'ordinanza di inammissibilità d'appello e non contro la sentenza di primo grado. La Corte ha inoltre sottolineato la netta distinzione normativa tra la formazione in medicina generale e le altre specializzazioni mediche, escludendo la possibilità di una comparazione retributiva.
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Danno da perdita di chance: come si calcola il risarcimento
Una lavoratrice socialmente utile, esclusa da una procedura di stabilizzazione a causa di un'illegittima sospensione dalle liste, ha chiesto il risarcimento del danno. La Corte d'Appello le ha riconosciuto l'intero importo delle retribuzioni mancate. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso del Ministero, ha chiarito che il risarcimento per il danno da perdita di chance non può coincidere con il vantaggio totale sperato. Deve, invece, essere calcolato quantificando il vantaggio economico potenziale e poi riducendolo in base alla probabilità statistica che la lavoratrice aveva di ottenere la stabilizzazione. La sentenza è stata cassata con rinvio per un nuovo calcolo.
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Valutazione CTU: limiti al sindacato in Cassazione
La Cassazione ha respinto il ricorso di una società contro la condanna al pagamento di differenze retributive. La Corte ha stabilito che la critica alla valutazione CTU da parte del giudice di merito non è ammissibile in sede di legittimità se si traduce in una richiesta di riesame dei fatti. Il giudice può legittimamente basare la sua decisione sulle conclusioni del consulente tecnico d'ufficio.
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Danno comunitario: quando la stabilizzazione lo esclude?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18553/2024, ha stabilito principi cruciali in materia di risarcimento del danno comunitario per l'abuso di contratti a termine nel pubblico impiego. La Corte ha chiarito che il diritto al risarcimento non viene meno se il lavoratore viene assunto a tempo indeterminato da una Pubblica Amministrazione diversa da quella che ha commesso l'abuso. Inoltre, ha ribadito che la stabilizzazione, per avere efficacia 'sanante', deve essere una misura riparatoria diretta attuata dallo stesso datore di lavoro responsabile. Infine, fatti come la stabilizzazione avvenuti dopo la sentenza di appello non possono essere valutati nel giudizio di Cassazione.
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Licenziamento nullo: è possibile la rinnovazione?
Un lavoratore contesta un licenziamento orale seguito da uno scritto. La Cassazione, confermando la decisione di merito, stabilisce che un licenziamento nullo per vizio di forma può essere validamente rinnovato. Il risarcimento del danno per il lavoratore è limitato al solo periodo intercorrente tra i due atti. La Corte dichiara inoltre inammissibili i motivi di ricorso volti a una nuova valutazione dei fatti, come le richieste di differenze retributive e la contestazione di una compensazione con crediti vantati dall'azienda.
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