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Diritto del Lavoro

Contributo di solidarietà: illegittimo se senza legge

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Ente Previdenziale, confermando l’illegittimità del prelievo a titolo di contributo di solidarietà sulla pensione di un professionista. Il prelievo è illegittimo perché imposto senza una specifica base legale, violando la riserva di legge stabilita dalla Costituzione. La Corte ha anche confermato la prescrizione decennale per la richiesta di restituzione delle somme.

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Estinzione del giudizio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio in un caso promosso da una cassa di previdenza contro due professionisti. La decisione è scaturita dalla mancata richiesta di decisione sul ricorso da parte della ricorrente entro il termine di 40 giorni dalla comunicazione della proposta di definizione, configurando una rinuncia tacita all’impugnazione. La cassa è stata condannata al pagamento delle spese processuali.

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Compensazione spese legali: quando è legittima?

Un dirigente medico vince una causa per danno da usura fisica ma la Corte d’Appello dispone la compensazione delle spese legali a causa di un contrasto giurisprudenziale. Il medico ricorre in Cassazione, che però dichiara il ricorso inammissibile. La Suprema Corte stabilisce che il contrasto giurisprudenziale costituisce una valida ragione per la compensazione spese legali, rientrando nella discrezionalità del giudice di merito la cui valutazione non è illogica.

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Giudicato retributivo: una nuova legge può superarlo?

La Corte di Cassazione stabilisce che un precedente giudicato retributivo, formatosi prima dell’entrata in vigore di una nuova normativa più favorevole, non impedisce al lavoratore di agire in giudizio per ottenere i benefici previsti dalla nuova legge. Il caso riguarda una ex lettrice universitaria che, nonostante una precedente sentenza, ha richiesto l’adeguamento del proprio stipendio sulla base di una legge successiva. La Corte ha accolto il ricorso, affermando che la sopravvenienza normativa costituisce un limite all’efficacia del giudicato, dando vita a un’azione legale autonoma e distinta dalla precedente.

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Uso aziendale: come revocarlo? La Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che un’azienda non può revocare unilateralmente un uso aziendale favorevole ai dipendenti, come la prassi di non assorbire i superminimi, semplicemente adottando un comportamento contrario. La revoca, sebbene possibile, richiede un atto formale, giustificato da un mutamento delle circostanze e comunicato in modo trasparente a tutti i lavoratori. La sentenza di appello, che aveva permesso la revoca implicita, è stata annullata con rinvio.

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Ferie non godute società pubblica: il diritto prevale

La Corte di Cassazione ha stabilito che una società a partecipazione pubblica, sebbene operi come ente “in house”, è soggetta alle regole del diritto privato per i rapporti di lavoro. Di conseguenza, non può applicare il divieto di monetizzazione delle ferie non godute previsto per la pubblica amministrazione. La sentenza ribadisce che il diritto all’indennità per ferie non godute è fondamentale e può essere negato solo se il datore di lavoro dimostra che il dipendente ha deliberatamente rifiutato di usufruirne dopo essere stato formalmente invitato a farlo.

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Liquidazione spese legali: il ricorso inammissibile

Una lavoratrice ha impugnato la decisione della Corte d’Appello riguardo la liquidazione delle spese legali, sostenendo che gli importi fossero inferiori ai minimi tariffari. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che per contestare la liquidazione delle spese legali è necessario dimostrare un pregiudizio concreto e specifico, basando la censura sul corretto scaglione di valore della causa. La ricorrente, invece, aveva fondato le sue lamentele su un parametro errato, rendendo la sua impugnazione non scrutinabile nel merito.

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Estinzione del processo: rinuncia e spese legali

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del processo a seguito della rinuncia al ricorso da parte di una società di trasporti. Il decreto analizza le conseguenze di tale atto, ponendo a carico della parte rinunciante la totalità delle spese legali sostenute dalla controparte, un ex dipendente. La decisione si fonda sull’applicazione degli articoli 390 e 391 del Codice di Procedura Civile, che regolamentano appunto la rinuncia e la conseguente estinzione del processo.

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Estinzione giudizio Cassazione: analisi decreto

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio di Cassazione in una controversia di lavoro. La decisione si basa sulla mancata richiesta di decisione del ricorso da parte del ricorrente entro il termine di quaranta giorni dalla comunicazione della proposta di definizione semplificata, come previsto dall’art. 380-bis c.p.c. Questo silenzio viene interpretato dalla legge come una rinuncia al ricorso.

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Obbligo di repêchage: limiti alla formazione del lavoratore

Una lavoratrice, licenziata per giustificato motivo oggettivo a seguito della soppressione della sua mansione di centralinista, ha impugnato il licenziamento sostenendo la violazione dell’obbligo di repêchage. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l’obbligo di repêchage non si estende a mansioni di livello superiore e non comporta un dovere per il datore di lavoro di fornire una formazione aggiuntiva per adeguare il lavoratore a tali posizioni. La Corte ha inoltre confermato che la valutazione dell’impossibilità di ricollocamento può basarsi anche su presunzioni derivanti dalle mansioni pregresse del dipendente.

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Competenza sanzioni lavoro nero: chi decide?

Una società è stata sanzionata per lavoro irregolare. Per le violazioni commesse prima del 12 agosto 2006, la sanzione è stata emessa dall’Ispettorato del Lavoro nel 2015. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in base a una legge del 2010, la competenza per queste vecchie violazioni spetta all’Agenzia delle Entrate. La Corte ha chiarito che per la competenza sanzioni lavoro nero, il fattore decisivo è la data di commissione. L’ordinanza di ingiunzione per quelle specifiche violazioni è stata quindi annullata per incompetenza.

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Orario di lavoro: inammissibile il ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una lavoratrice che contestava il suo licenziamento e richiedeva differenze retributive per un orario di lavoro supplementare. L’appello mirava a una rivalutazione delle prove, un’attività che esula dalle competenze della Suprema Corte. Quest’ultima ha confermato la decisione della Corte d’Appello, la cui motivazione sulla mancata prova delle ore extra è stata ritenuta un valido accertamento di fatto, non sindacabile in sede di legittimità.

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Costituzione posizione assicurativa: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che per un ex pilota militare, transitato al settore privato senza aver maturato il diritto a pensione, si applica la costituzione della posizione assicurativa e non la ricongiunzione. Questa ordinanza chiarisce che il trasferimento dei contributi previdenziali dalla gestione pubblica a quella privata avviene d’ufficio e senza interessi a carico dell’ente di provenienza, respingendo il ricorso del lavoratore.

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Uso aziendale: quando diventa un diritto per il lavoratore

La Corte di Cassazione ha stabilito che un’azienda non può interrompere unilateralmente benefici concessi ai dipendenti per un lungo periodo, come una pausa pranzo retribuita. Tale comportamento, protratto per circa quindici anni, si configura come un “uso aziendale”, che acquisisce forza vincolante al pari di un contratto collettivo. La società ricorrente sosteneva di aver concesso i benefici per un errore interpretativo del contratto nazionale, ma non è riuscita a fornire prova di tale errore. La Corte ha quindi respinto il ricorso, confermando che la prassi consolidata era diventata un diritto acquisito per i lavoratori, modificabile solo tramite un nuovo accordo collettivo e non con un atto unilaterale.

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Incompatibilità pubblico impiego: no a punti servizio

Un docente a tempo determinato, dopo aver accettato un incarico a tempo indeterminato presso un’altra amministrazione pubblica, è stato dichiarato decaduto dal servizio scolastico. La sua successiva richiesta di riconoscimento del punteggio per il servizio non prestato è stata respinta. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo che le norme sulla incompatibilità nel pubblico impiego si applicano a tutti i dipendenti, inclusi i precari, e che la decadenza era giustificata dall’assenza ingiustificata e dalla palese incompatibilità tra i due ruoli.

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Estinzione giudizio Cassazione: rinuncia e spese legali

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte dei ricorrenti. La rinuncia è stata prima desunta dalla mancata opposizione alla proposta di definizione del giudizio e poi confermata da un atto formale. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali in favore della controparte, in applicazione del principio secondo cui chi rinuncia sopporta i costi del procedimento.

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Stabilizzazione precari: no alla rilettura dei fatti

Una lavoratrice del settore pubblico ha contestato le modalità della sua stabilizzazione, chiedendo il riconoscimento di un profilo professionale superiore basato sulle mansioni di fatto svolte. La Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile, ribadendo che non è possibile chiedere in sede di legittimità una nuova valutazione dei fatti già esaminati dai giudici di merito. La decisione sottolinea che la violazione di circolari ministeriali non costituisce motivo di ricorso e che l’appello deve rispettare rigorosi oneri formali.

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Diffida accertativa: poteri ispettori del lavoro

Una società del settore abbigliamento sportivo ha impugnato una diffida accertativa emessa per crediti da lavoro straordinario e mansioni superiori di un dipendente. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la diffida accertativa è uno strumento con cui gli ispettori possono accertare anche i fatti, non limitandosi a valutazioni tecniche. La Corte ha stabilito che la diffida, una volta divenuta titolo esecutivo, non determina un’inversione dell’onere della prova, ma si fonda su accertamenti che il datore di lavoro deve specificamente contestare, cosa non avvenuta nel caso di specie.

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Retribuzione dipendenti pubblici: no a incentivi extra

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di alcuni dipendenti di un’azienda sanitaria che richiedevano un incentivo economico previsto da un decreto regionale. La Corte ha ribadito che la retribuzione dipendenti pubblici è soggetta al principio di legalità e onnicomprensività, e può essere definita solo da leggi o contratti collettivi, non da atti amministrativi di rango inferiore.

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Estinzione giudizio di Cassazione: la mancata istanza

Una società di trasporti ha proposto ricorso in Cassazione. A seguito della proposta di definizione del giudizio, la società non ha chiesto la decisione del ricorso entro 40 giorni. La Corte ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio di cassazione, condannando la ricorrente al pagamento delle spese legali a favore della controparte.

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