La Corte di Cassazione ha stabilito che un’azienda non può interrompere unilateralmente benefici concessi ai dipendenti per un lungo periodo, come una pausa pranzo retribuita. Tale comportamento, protratto per circa quindici anni, si configura come un “uso aziendale”, che acquisisce forza vincolante al pari di un contratto collettivo. La società ricorrente sosteneva di aver concesso i benefici per un errore interpretativo del contratto nazionale, ma non è riuscita a fornire prova di tale errore. La Corte ha quindi respinto il ricorso, confermando che la prassi consolidata era diventata un diritto acquisito per i lavoratori, modificabile solo tramite un nuovo accordo collettivo e non con un atto unilaterale.
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