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Diritto del Lavoro

Nullità d'ufficio del contratto: il potere del giudice

Un lavoratore ha impugnato la validità di un contratto a tempo determinato. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice d’appello ha il dovere di esaminare d’ufficio la nullità di una clausola contrattuale, come quella sul numero massimo di assunzioni a termine, se gli elementi per tale valutazione sono già presenti negli atti del processo. La Corte ha cassato la sentenza precedente che aveva ritenuto inammissibile l’eccezione perché sollevata tardivamente, riaffermando il principio della nullità d’ufficio.

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Estinzione giudizio Cassazione: le conseguenze

Un ricorrente ha impugnato una sentenza della Corte d’Appello dinanzi alla Corte di Cassazione. Quest’ultima ha formulato una proposta di definizione del giudizio ai sensi della procedura semplificata. Poiché il ricorrente non ha chiesto una decisione sul ricorso entro il termine di 40 giorni dalla comunicazione, la Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio per rinuncia, condannando lo stesso al pagamento delle spese processuali.

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Giudicato: no a nuove richieste di stipendio

La Cassazione ha annullato la condanna di una società IT al pagamento di retribuzioni a seguito di una cessione di ramo d’azienda illegittima. La Corte ha stabilito che la richiesta dei lavoratori era preclusa dal principio del giudicato, essendo già stata respinta in un precedente procedimento con le stesse parti e lo stesso oggetto.

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Retribuzione di posizione: quando spetta al dirigente?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15956/2025, ha stabilito che il diritto di un dirigente pubblico alla retribuzione di posizione non è automatico. È subordinato all’effettiva istituzione dell’incarico tramite atti di macro-organizzazione da parte dell’ente. Nel caso esaminato, una dirigente medico si è vista negare il compenso poiché l’azienda sanitaria non aveva completato l’iter di graduazione delle funzioni. La Corte ha chiarito che senza un assetto organizzativo definito, copertura finanziaria e procedure di selezione, non sorge un diritto soggettivo all’incarico né alla relativa indennità, escludendo anche il risarcimento del danno.

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Indennità di buonuscita: quali regole si applicano?

Un dipendente regionale in pensione ha contestato il calcolo della sua indennità di buonuscita, chiedendo l’applicazione di una legge regionale più favorevole. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che il regime derogatorio si applica solo ai dipendenti assunti prima di una specifica data (11 maggio 1986), condizione non soddisfatta dal ricorrente. La Corte ha quindi validato l’applicazione della normativa statale, meno vantaggiosa.

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Prescrizione contributi INPS: il DPCM sposta il termine

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16055/2025, affronta il tema della prescrizione contributi INPS per un professionista iscritto alla Gestione Separata. La Corte ha stabilito che il termine di prescrizione inizia a decorrere dalla data di scadenza del versamento prorogata tramite Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (D.P.C.M.). Ha inoltre ribadito che la sola omissione del quadro RR nella dichiarazione dei redditi non integra automaticamente il doloso occultamento del debito.

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Estinzione giudizio: il silenzio che vale rinuncia

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio di legittimità a seguito della mancata richiesta di decisione da parte del ricorrente. Dopo aver ricevuto la proposta di definizione del giudizio, il ricorrente ha lasciato trascorrere il termine di quaranta giorni senza alcuna comunicazione. Questo silenzio, ai sensi dell’art. 380-bis c.p.c., equivale a una rinuncia al ricorso, comportando la conseguente estinzione del processo.

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Estinzione ricorso Cassazione: silenzio che costa

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del ricorso di alcuni ricorrenti contro un ente pensionistico. La decisione si basa sulla mancata richiesta di trattazione del ricorso entro 40 giorni dalla comunicazione di una proposta di definizione semplificata, un’inerzia che la legge interpreta come rinuncia. Questo caso evidenzia l’importanza cruciale del rispetto dei termini procedurali per evitare l’estinzione ricorso Cassazione.

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Incarichi a tempo determinato: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che la reiterazione di incarichi a tempo determinato dirigenziali o di alta specializzazione negli enti locali, se basata sull’art. 110 del TUEL, non costituisce automaticamente un abuso. Un lavoratore aveva contestato 12 anni di contratti a termine con un Comune. Mentre la Corte d’Appello aveva ravvisato un abuso, la Cassazione ha annullato tale decisione, precisando che la normativa specifica per gli enti locali, che lega la durata del contratto al mandato del Sindaco, rappresenta una giustificazione oggettiva ai sensi della normativa europea, escludendo il diritto al risarcimento del danno per abusiva reiterazione.

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Perdita di chance: onere della prova e motivazione

Una dirigente pubblica fa causa all’amministrazione per non essere stata nominata a un incarico apicale, lamentando una perdita di chance. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17672/2025, chiarisce aspetti fondamentali sull’onere della prova. Stabilisce che il danneggiato deve dimostrare una seria probabilità di successo non solo rispetto a chi ha ottenuto l’incarico, ma anche rispetto a tutti gli altri candidati. La Corte distingue tra motivazione ‘mancante’ e ‘insufficiente’ dell’atto di nomina, confermando la valutazione del giudice di merito che l’aveva ritenuta insufficiente. Infine, accoglie il ricorso solo sulla parte relativa alle spese legali, affermando che un accoglimento parziale della domanda non giustifica la compensazione totale delle spese.

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Contributi figurativi: no all'aumento per chi transita

Un ex controllore di volo militare, passato al settore civile prima della pensione, si è visto negare dalla Corte di Cassazione l’aumento dei contributi figurativi ai fini pensionistici. L’ordinanza stabilisce che tali maggiorazioni non si applicano a chi transita al lavoro civile prima di maturare il diritto alla pensione, ma sono valide solo per un’indennità una tantum. La Corte ha ritenuto legittima la differenza di trattamento rispetto a chi cessa il servizio militare andando direttamente in pensione.

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Estinzione del giudizio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio in una controversia di lavoro. La società ricorrente, dopo aver ricevuto la proposta di definizione del giudizio, non ha chiesto la decisione del ricorso entro il termine di quaranta giorni, portando alla presunzione di rinuncia e alla condanna al pagamento delle spese processuali.

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Errore di fatto revocatorio: inammissibile se discusso

Un lavoratore ha richiesto la revocazione di un’ordinanza della Corte di Cassazione, sostenendo un errore di fatto sulla data di impugnazione stragiudiziale del rapporto di lavoro. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che l’errore di fatto revocatorio non è configurabile se il fatto in questione è stato un punto controverso e discusso tra le parti nel precedente giudizio, trattandosi in tal caso di un errore di giudizio e non di una svista percettiva.

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Indennità di perequazione: no alla retribuzione manageriale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16817/2025, ha chiarito i limiti dell’indennità di perequazione per il personale universitario che opera in ambito sanitario. Un dipendente universitario aveva richiesto l’inclusione della retribuzione di posizione, tipica dei dirigenti sanitari, nel calcolo della sua indennità. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che tale emolumento è strettamente legato all’effettivo svolgimento di un incarico dirigenziale, che nel caso di specie non era mai stato conferito. La decisione conferma un orientamento consolidato, distinguendo tra l’equiparazione del trattamento economico generale e le voci retributive specifiche legate a funzioni superiori non ricoperte. È stata inoltre confermata la responsabilità solidale dell’Università e del Policlinico.

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Estinzione del giudizio: la rinuncia dopo la proposta

Una lavoratrice ha presentato ricorso in Cassazione contro un’Azienda Sanitaria. La Corte ha proposto una definizione semplificata del caso. La ricorrente non si è opposta entro il termine stabilito e ha successivamente depositato un atto di rinuncia formale. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio, condannando la lavoratrice al pagamento delle spese legali a favore dell’azienda.

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Competenza giudice fallimentare: quando agire?

La Cassazione chiarisce la competenza del giudice fallimentare per le pretese economiche del lavoratore verso un’azienda in liquidazione coatta. L’azione è improcedibile davanti al giudice del lavoro se non riguarda lo ‘status’ del dipendente, ma solo un credito, che deve essere insinuato al passivo fallimentare.

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Spese di lite: la Cassazione e la parte contumace

La Corte di Cassazione interviene su un caso relativo a trattamenti pensionistici integrativi, stabilendo un principio cruciale in materia di spese di lite. La Corte ha cassato la decisione d’appello nella parte in cui condannava i ricorrenti, le cui domande erano state respinte, a pagare le spese legali del primo grado a favore di un Fondo pensioni rimasto contumace. Viene affermato che nessuna statuizione sulle spese può essere emessa a favore della parte che non si è costituita in giudizio.

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Retroattività Casse Previdenziali: ok alle modifiche

Un professionista ha contestato l’obbligo di versare i contributi alla sua cassa di previdenza a seguito di una modifica regolamentare che eliminava la possibilità di cancellazione con restituzione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo la legittimità della retroattività delle nuove norme, data la natura negoziale dei regolamenti delle casse e la prevalente necessità di garantire la stabilità finanziaria del sistema.

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Contributo di solidarietà: illegittimo se senza legge

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Ente Previdenziale, confermando l’illegittimità del prelievo a titolo di contributo di solidarietà sulla pensione di un professionista. Il prelievo è illegittimo perché imposto senza una specifica base legale, violando la riserva di legge stabilita dalla Costituzione. La Corte ha anche confermato la prescrizione decennale per la richiesta di restituzione delle somme.

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Estinzione del giudizio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio in un caso promosso da una cassa di previdenza contro due professionisti. La decisione è scaturita dalla mancata richiesta di decisione sul ricorso da parte della ricorrente entro il termine di 40 giorni dalla comunicazione della proposta di definizione, configurando una rinuncia tacita all’impugnazione. La cassa è stata condannata al pagamento delle spese processuali.

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