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Diritto del Lavoro

Indennità di specializzazione: quando spetta sempre?

Una società cooperativa ha contestato la decisione della Corte d’Appello che riconosceva a un macellaio una indennità di specializzazione. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che se un accordo collettivo prevede il mantenimento dell’indennità per i lavoratori di un certo livello, anche a fronte di una riduzione delle mansioni, il diritto a tale indennità persiste. La Corte ha sottolineato che l’interpretazione dei contratti collettivi deve basarsi sul tenore letterale e sulla logica complessiva, tutelando il diritto del lavoratore basato sull’inquadramento contrattuale.

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Liquidazione spese legali: no sotto i minimi legali

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d’appello per errata liquidazione spese legali. I giudici hanno stabilito che l’importo riconosciuto a una cittadina era inferiore ai minimi previsti dalle tariffe forensi, violando le normative vigenti. Il caso è stato rinviato per una nuova determinazione delle spese.

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Opposizione atti esecutivi: il calcolo del termine

Una recente ordinanza della Cassazione ha annullato una sentenza di merito per errato calcolo del termine perentorio di 20 giorni previsto per l’opposizione atti esecutivi. La Corte ha ribadito che, se il termine scade in un giorno festivo, la scadenza è prorogata di diritto al primo giorno seguente non festivo. Il caso riguardava un’opposizione a una cartella di pagamento presentata da un avvocato contro la propria cassa di previdenza. Il Tribunale aveva erroneamente dichiarato l’opposizione inammissibile per tardività, non considerando che l’ultimo giorno utile cadeva di domenica.

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Mobilità scolastica: onere della prova del docente

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16835/2025, interviene sul tema della mobilità scolastica e l’onere della prova. Un docente aveva richiesto un trasferimento su posti disponibili che, pur non assegnati nella sua fase di mobilità, erano stati successivamente attribuiti ad altri tramite conciliazione. La Corte ha stabilito che spetta al docente solo allegare l’inadempimento del Ministero, ossia la mancata assegnazione di un posto disponibile. Grava invece sul Ministero l’onere di dimostrare che, anche con una procedura corretta, il docente non avrebbe ottenuto quel posto, ad esempio per la sua posizione in graduatoria. La sentenza di appello, che poneva un onere probatorio più gravoso sul lavoratore, è stata cassata con rinvio.

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Gestione Separata: Cassazione sulla Cassa Forense

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’iscrizione retroattiva di un avvocato alla propria Cassa di previdenza professionale esclude l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata dell’ente previdenziale nazionale. Tale principio vale anche se il professionista non ha materialmente versato i contributi soggettivi minimi dovuti alla cassa di categoria. La Corte ha chiarito che la Gestione Separata ha una funzione sussidiaria e interviene solo in assenza di una copertura previdenziale obbligatoria. La sentenza di merito è stata cassata con rinvio per riesaminare la legittimità dell’iscrizione d’ufficio alla luce di questo principio.

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Risarcimento dirigenti medici: nesso di causalità

Un gruppo di dirigenti medici ha citato in giudizio lo Stato per ottenere un risarcimento danni, sostenendo che l’Italia non avesse recepito correttamente le direttive europee sull’orario di lavoro tra il 2008 e il 2015. La Corte di Cassazione, pur riconoscendo una violazione “grave e manifesta” della normativa UE da parte dello Stato, ha rigettato la domanda. La decisione si fonda sulla mancata prova del nesso di causalità: i medici non hanno dimostrato che il loro orario di lavoro eccessivo fosse una diretta conseguenza delle leggi nazionali illegittime, piuttosto che una scelta volontaria legata al loro ruolo manageriale e al raggiungimento di obiettivi specifici. Mancando la prova di questo collegamento diretto, la richiesta di risarcimento è stata respinta.

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Improcedibilità ricorso Cassazione: oneri processuali

Un ex dirigente comunale ha impugnato in Cassazione il rigetto delle sue richieste di risarcimento contro l’ente locale. La Suprema Corte ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso Cassazione per gravi vizi procedurali: il mancato deposito della sentenza notificata, la tardività dell’impugnazione e la genericità dei motivi addotti, ribadendo l’importanza del rispetto rigoroso degli oneri processuali a carico del ricorrente.

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Contributo di solidarietà: illegittimo per le Casse

Un professionista pensionato ha contestato la trattenuta di un contributo di solidarietà dalla sua pensione, imposto dalla Cassa di previdenza di categoria. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso della Cassa inammissibile, confermando le decisioni dei gradi precedenti. È stato stabilito che le Casse privatizzate non possono imporre autonomamente tali contributi, poiché questa prerogativa spetta esclusivamente al legislatore statale. Inoltre, è stata confermata la prescrizione decennale per le richieste di rimborso.

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Mansioni superiori pubblico impiego: quando spetta

Una dirigente sanitaria di un istituto pubblico ha ottenuto il riconoscimento del diritto a una retribuzione superiore per aver svolto di fatto compiti da responsabile di un’unità operativa, nonostante la mancanza di una nomina formale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’ente, confermando che, in tema di mansioni superiori pubblico impiego, la prova dell’effettivo svolgimento dei compiti prevale sulla mancata istituzione formale della posizione, dando diritto alle differenze retributive.

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Rottamazione-quater: ricorso inammissibile

Una società cooperativa ha impugnato in Cassazione una sentenza relativa a contributi previdenziali non versati. Durante il processo, ha aderito alla definizione agevolata dei debiti, nota come rottamazione-quater. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, poiché la scelta di definire il debito in via amministrativa prevale sulla volontà di proseguire il giudizio, rendendo la controversia priva di scopo.

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Estinzione del giudizio: silenzio dopo la proposta

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio promosso da una Cassa di Previdenza contro un professionista. La decisione si fonda sulla mancata richiesta di trattazione da parte della ricorrente entro 40 giorni dalla comunicazione della proposta di definizione, un silenzio che la legge interpreta come rinuncia. Non si provvede sulle spese a causa del tardivo deposito del controricorso.

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Giudicato esterno: quando un diritto è già deciso

Una collaboratrice linguistica ha citato in giudizio un’università per ottenere un trattamento retributivo superiore, equiparato a quello di un ricercatore confermato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile in base al principio del giudicato esterno, poiché la stessa pretesa era già stata respinta in via definitiva in un precedente giudizio tra le stesse parti. La Corte ha inoltre sottolineato la carenza di autosufficienza del ricorso, che non documentava adeguatamente le proprie argomentazioni.

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Indennità perequativa: Cassazione tutela i diritti

Un dipendente universitario si è rivolto alla Cassazione per la cessazione di un’indennità perequativa e per un vizio di notifica. La Corte ha respinto il motivo processuale, distinguendo tra notifica nulla (sanabile) e inesistente. Ha però accolto il ricorso nel merito, affermando che la clausola di salvaguardia del CCNL protegge i diritti economici già maturati, come l’indennità perequativa, che deve essere conservata come assegno personale riassorbibile. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova decisione.

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Lavoro a tempo indeterminato: prova e oneri

La Corte di Cassazione ha confermato la natura di lavoro a tempo indeterminato di un rapporto in agricoltura, basandosi sulla continuità della prestazione per diversi anni. Con l’ordinanza n. 16156/2025, i giudici hanno respinto il ricorso del datore di lavoro, stabilendo che la percezione di sussidi di disoccupazione da parte del lavoratore non è di per sé sufficiente a negare la stabilità del rapporto. La Corte ha inoltre chiarito che la valutazione sulla durata e continuità del lavoro è un accertamento di fatto insindacabile in sede di legittimità, se adeguatamente motivato.

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Lavoro dominicale: incidenza sulla retribuzione

Una società di media ha impugnato la decisione che riconosceva a un dipendente il diritto di includere la maggiorazione per il lavoro dominicale continuativo nel calcolo degli emolumenti indiretti. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che la natura continuativa della prestazione era stata adeguatamente dimostrata e che l’interpretazione del contratto collettivo da parte dei giudici di merito era corretta. Di conseguenza, la maggiorazione per il lavoro domenicale deve essere considerata parte della retribuzione utile.

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Lavoro subordinato: quando il contratto è simulato

Un lavoratore, impiegato per anni da un Comune con contratti di collaborazione, ha ottenuto il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell’ente, confermando che contano le modalità effettive di svolgimento della prestazione (sottoposizione a ordini, orario fisso) e non il nome del contratto. La sentenza ha quindi validato il diritto del lavoratore a un cospicuo risarcimento del danno.

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Natura giuridica ente: la Cassazione decide sul caso

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16927/2025, ha stabilito che un consorzio, anche se partecipato da enti pubblici e svolgente attività di interesse pubblico, non può essere qualificato come ente pubblico se non è istituito con una legge specifica. Questa decisione sulla natura giuridica dell’ente conferma che i rapporti di lavoro dei suoi dipendenti sono regolati dal diritto privato e non dal contratto collettivo degli Enti Locali. Il ricorso dei lavoratori, che mirava a ottenere l’applicazione della disciplina del pubblico impiego, è stato quindi respinto.

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Gestione Separata avvocati: quando è obbligatoria?

Un’avvocata con reddito inferiore alla soglia della Cassa Forense è stata chiamata dall’INPS a versare i contributi alla Gestione Separata per il 2009. La Corte di Cassazione ha confermato l’obbligo di versamento, chiarendo che la prescrizione decorre dalla scadenza del termine di pagamento. Tuttavia, ha annullato le sanzioni civili, applicando una sentenza della Corte Costituzionale e stabilendo un principio chiave per la Gestione Separata avvocati.

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Retribuzione medici: la Cassazione fa chiarezza

Dei dirigenti medici avevano richiesto il pagamento di una specifica componente salariale, la ‘retribuzione di posizione minima unificata’. L’azienda sanitaria si era difesa sostenendo di aver già corrisposto somme equivalenti sotto la voce ‘differenza sui minimi’. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione d’appello, ha chiarito che le due voci non rappresentano emolumenti distinti. La ‘differenza sui minimi’ è un correttivo previsto dal CCNL per garantire parità di trattamento economico a parità di incarico, rientrando quindi nella più ampia nozione di retribuzione di posizione. La causa è stata rinviata alla Corte d’appello per un nuovo esame.

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Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio in un caso promosso da una cassa di previdenza. La decisione si basa sulla mancata richiesta di una decisione sul merito da parte del ricorrente entro 40 giorni dalla comunicazione di una proposta di definizione accelerata, un’inerzia che la legge interpreta come rinuncia al ricorso. Non è stata disposta alcuna statuizione sulle spese a causa del tardivo deposito del controricorso.

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