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Diritto del Lavoro

Inquadramento dipendente pubblico: l'errore iniziale

Un dipendente pubblico, trasferito da un ente locale a un ente previdenziale, ha visto contestato il suo inquadramento iniziale anni dopo aver ottenuto una promozione. L’ente ha tentato di recuperare le differenze retributive, ma la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’ente, confermando il diritto del lavoratore alla posizione e retribuzione acquisite. La decisione si concentra sull’errata interpretazione delle norme contrattuali da parte dell’ente e sulla stabilità delle posizioni ottenute tramite selezioni formali, offrendo spunti cruciali sull’inquadramento dipendente pubblico.

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Pensione pro rata: calcolo aumenti solo sulla quota ITA

La Corte di Cassazione ha stabilito che per il calcolo degli aumenti su una pensione pro rata internazionale, si deve considerare solo la quota a carico dell’ente previdenziale italiano. Se questa quota da sola non supera il trattamento minimo, gli aumenti non sono dovuti, indipendentemente dall’importo totale della pensione che include anche la quota estera. La Corte ha così accolto il ricorso dell’ente previdenziale, riformando le decisioni dei giudici di merito che avevano erroneamente sommato le due quote.

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Onere della prova: Cassazione su allegazioni generiche

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un dipendente pubblico per il pagamento di compensi incentivanti. La decisione si fonda sulla genericità delle allegazioni del ricorrente, chiarendo che in tali casi l’onere della prova non viene meno e non opera il principio di non contestazione. La Corte sottolinea l’importanza di formulare domande specifiche e dettagliate per soddisfare l’onere della prova.

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TFS dipendenti enti soppressi: la Cassazione decide

Un dipendente, trasferito da un ente pubblico soppresso a un’amministrazione regionale, ha richiesto a quest’ultima il pagamento della quota di Trattamento di Fine Servizio (TFS) maturata presso l’ente originario. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. La motivazione si fonda sul fatto che l’ente originario aveva stipulato polizze assicurative private per il TFS dei propri dipendenti, esonerandosi così dal versamento al fondo pubblico. Di conseguenza, nessun accantonamento è stato trasferito alla Regione al momento del passaggio del personale, la quale non era quindi tenuta a corrispondere il TFS per il periodo di lavoro precedente. La sentenza chiarisce gli obblighi del datore di lavoro subentrante in caso di TFS dipendenti enti soppressi gestito tramite assicurazioni private.

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Inquadramento contrattuale: vale l'accordo aziendale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una lavoratrice che chiedeva un inquadramento contrattuale superiore basato sul possesso della laurea magistrale. La Corte ha stabilito che la disciplina speciale contenuta in un allegato aziendale al CCNL prevale sulla normativa generale. L’interpretazione corretta del contratto specifico dell’azienda ha giustificato il mantenimento dell’inquadramento esistente, anche in presenza di un titolo di studio superiore.

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Sospensione feriale termini: no se la causa è riunita

La Corte di Cassazione ha stabilito che la sospensione feriale termini non si applica all’impugnazione di una sentenza che ha deciso su cause riunite, se almeno una di esse segue il rito del lavoro. Nel caso di specie, un’opposizione a sanzioni amministrative, riunita a una causa per omissioni contributive, doveva seguire le regole del rito del lavoro, inclusa l’assenza di sospensione feriale. Rigettato anche il ricorso di un’azienda sulla riqualificazione di rapporti di lavoro tramite voucher, ritenuti fittizi.

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Vittima del dovere: lo status è imprescrittibile

Con l’ordinanza n. 16186/2025, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale: il diritto al riconoscimento dello status di vittima del dovere è imprescrittibile. A differenza dei singoli benefici economici, che sono soggetti alla prescrizione decennale, l’azione per l’accertamento di questa condizione personale non ha limiti di tempo. La Corte ha quindi annullato la decisione di merito che aveva respinto la domanda di un dipendente pubblico basandosi erroneamente sulla prescrizione dello status stesso.

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Vittime del dovere: la Cassazione sui criteri di calcolo

La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale per il calcolo dei benefici per le vittime del dovere. Con una recente ordinanza, ha chiarito che per determinare la percentuale di invalidità è obbligatorio confrontare due diverse tabelle di valutazione e applicare quella che risulta più favorevole al danneggiato. La sentenza di merito che aveva applicato un solo criterio, sfavorendo la vittima, è stata annullata con rinvio per una nuova valutazione.

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Recesso contratto a progetto: quando è nullo?

Un collaboratore si è visto terminare un contratto a progetto tramite recesso unilaterale della società committente, che si basava su una clausola contrattuale. La Corte di Cassazione ha stabilito l’illegittimità di tale atto, chiarendo che il recesso contratto a progetto è disciplinato da norme inderogabili di legge. Se la normativa in vigore al momento dei fatti non prevede il recesso libero (ad nutum), qualsiasi clausola contrattuale contraria è da considerarsi nulla. La sentenza è stata annullata con rinvio alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Successione di contratti: computo dei 36 mesi

La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini del calcolo del limite massimo di 36 mesi per la successione di contratti, devono essere sommati anche i periodi di lavoro svolti con contratti a progetto, qualora questi vengano giudizialmente riqualificati come rapporti di lavoro subordinato a tempo determinato. La Corte ha sottolineato che prevale la sostanza del rapporto lavorativo sulla forma contrattuale adottata, al fine di prevenire l’abuso di contratti precari.

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Obbligo di repêchage: onere della prova del datore

La Corte di Cassazione conferma l’illegittimità di un licenziamento per giustificato motivo oggettivo a causa della violazione dell’obbligo di repêchage. L’azienda non è riuscita a dimostrare l’impossibilità di ricollocare il lavoratore in altre mansioni. La semplice affermazione della carenza di competenze del dipendente è stata ritenuta insufficiente, configurandosi come una mera petizione di principio, specialmente a fronte della prassi aziendale di spostare i venditori tra diversi reparti.

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Vittima del dovere: status negato per casco non idoneo

Un operatore delle forze dell’ordine, infortunatosi in un incidente motociclistico durante il servizio, ha richiesto il riconoscimento dello status di vittima del dovere, attribuendo l’aggravarsi delle lesioni a un casco in dotazione ritenuto inadeguato. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, specificando che per ottenere tale status non basta un infortunio in servizio o l’uso di equipaggiamento non tecnologicamente avanzato. È indispensabile dimostrare l’esposizione a rischi straordinari, superiori alla normalità del proprio incarico, condizione che nel caso di specie non è stata riscontrata.

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Stabilizzazione precari: no a mansioni superiori

Una lavoratrice, stabilizzata come Operatore Tecnico, ha richiesto l’inquadramento superiore come Collaboratore Tecnico basandosi sullo svolgimento di mansioni superiori. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che nelle procedure di stabilizzazione precari basate su criteri oggettivi, prevale l’inquadramento contrattuale formale e non le mansioni di fatto svolte. Un contratto di soli 11 giorni nel profilo superiore è stato ritenuto insufficiente a soddisfare i requisiti.

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Prescrizione crediti di lavoro: quando decorre?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la prescrizione dei crediti di lavoro per un rapporto, originariamente mascherato da contratto a progetto e poi riqualificato come subordinato, inizia a decorrere solo dalla cessazione del rapporto stesso. La Corte ha respinto il ricorso di un datore di lavoro che sosteneva la decorrenza in corso di rapporto, chiarendo che la mancanza di ‘stabilità reale’ e il conseguente stato di soggezione del lavoratore giustificano tale posticipo. È stato inoltre confermato il principio per cui le differenze retributive vanno calcolate al lordo delle ritenute fiscali.

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Decadenza TFR: il termine parte dal pagamento parziale

Un lavoratore ha richiesto il suo TFR al Fondo di Garanzia dell’INPS, ricevendo solo un pagamento parziale. L’INPS ha eccepito la decadenza dell’azione giudiziaria per il saldo. La Corte di Cassazione ha stabilito che la decadenza TFR in caso di pagamento parziale decorre dalla data di tale pagamento e non dalla domanda amministrativa. Il ricorso dell’Istituto è stato quindi respinto, confermando che l’azione del lavoratore era tempestiva.

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Natura giuridica ente: quando si applica il diritto privato

La Corte di Cassazione ha stabilito che un consorzio, anche se partecipato da enti pubblici e svolgente attività di interesse pubblico, deve essere considerato un soggetto di diritto privato se non è stato istituito con una specifica legge statale o regionale. Di conseguenza, i rapporti di lavoro dei suoi dipendenti sono regolati dal diritto privato e non dalle norme sul pubblico impiego. La qualifica di ‘organismo di diritto pubblico’ ai fini delle normative europee sugli appalti non è sufficiente a modificare la natura giuridica dell’ente per quanto riguarda il diritto del lavoro.

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Estinzione del giudizio: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione che dichiarava l’estinzione di un giudizio previdenziale. La Corte ha stabilito che, per i procedimenti iniziati prima del 4 luglio 2009, l’estinzione del giudizio per mancata riassunzione non può essere dichiarata d’ufficio dal giudice, ma deve essere espressamente richiesta dalla controparte. In questo caso, mancando tale richiesta, la dichiarazione di estinzione è stata ritenuta illegittima, affermando un importante principio sulla corretta applicazione delle norme processuali nel tempo.

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Obbligo di repêchage: no a un nuovo contratto

La Corte di Cassazione ha stabilito l’illegittimità di un licenziamento per giustificato motivo oggettivo. L’azienda, invece di adempiere all’obbligo di repêchage cercando una ricollocazione interna, aveva proposto al dipendente una nuova assunzione a termine con mansioni e retribuzione inferiori. Secondo la Corte, questa offerta non costituisce un valido tentativo di salvaguardare il posto di lavoro, ma ne conferma anzi la disponibilità, rendendo il recesso ingiustificato.

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Retribuzione di risultato e vincoli di bilancio P.A.

La Corte di Cassazione interviene sul tema della retribuzione di risultato nel pubblico impiego. Un dirigente universitario aveva citato in giudizio l’Ateneo per la riduzione della sua retribuzione accessoria a seguito dell’aumento del numero di dirigenti a parità di fondi. La Suprema Corte ha stabilito che la retribuzione di risultato non è un diritto automatico, ma è subordinata a una valutazione positiva degli obiettivi e soggetta ai vincoli di bilancio dell’ente. Di conseguenza, la riduzione della quota individuale di retribuzione variabile di posizione è legittima se il fondo complessivo rimane invariato per legge e il numero di beneficiari aumenta. La richiesta di pagamento per annualità future è stata respinta.

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Retribuzione dirigente medico per sostituzione: la guida

Un dirigente medico ha richiesto differenze retributive per aver svolto per anni le funzioni di un superiore. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la normativa speciale per la dirigenza sanitaria prevale su quella generale. Al dirigente spetta unicamente l’indennità sostitutiva prevista dal contratto collettivo, e non la piena retribuzione superiore, a causa del principio del ‘ruolo unico’ e dell’omnicomprensività dello stipendio. La decisione chiarisce definitivamente la corretta retribuzione del dirigente medico in caso di sostituzione.

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