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Diritto del Lavoro

Iscrizione gestione separata: il reddito fa la prova

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione di merito riguardo l’obbligo di iscrizione gestione separata di un professionista. La Corte d’Appello aveva escluso tale obbligo basandosi su un reddito inferiore alla soglia legale, ma ha omesso di esaminare la dichiarazione dei redditi, prodotta dall’ente previdenziale, che attestava un reddito superiore. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione che tenga conto di tutte le prove documentali.

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Prescrizione aspettativa sindacale: no sospensione

Una funzionaria in aspettativa sindacale ha richiesto differenze retributive all’organizzazione sindacale. La Corte di Cassazione, riformando le decisioni di merito, ha stabilito che la prescrizione in aspettativa sindacale non è sospesa. La Corte ha chiarito che il rapporto tra il funzionario e il sindacato è di lavoro autonomo e non subordinato, pertanto non si applica la regola eccezionale della sospensione, basata sul timore del licenziamento, poiché il posto di lavoro originario del funzionario è garantito per legge.

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Sanzioni civili omissione: quando il ricorso è generico

Un datore di lavoro paga in ritardo i contributi su un’indennità per licenziamento illegittimo. I tribunali qualificano il fatto come ‘omissione’. La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso dell’ente previdenziale per il pagamento di ulteriori sanzioni civili per omissione, ritenendolo generico e non supportato da prove adeguate a confutare l’avvenuto pagamento già accertato nei gradi di merito.

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Risarcimento danni medici: Cassazione chiarisce onere

Un gruppo di dirigenti medici ha citato in giudizio lo Stato per danni derivanti dal mancato rispetto delle direttive UE sull’orario di lavoro. La Corte di Cassazione ha respinto la loro richiesta di risarcimento danni medici. Pur riconoscendo la violazione da parte dello Stato, la Corte ha stabilito che i medici non hanno provato il nesso di causalità diretto tra la normativa illegittima e le loro ore di lavoro extra, poiché queste potevano derivare dal loro dovere manageriale di raggiungere specifici obiettivi.

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Contributo di solidarietà: illegittimo per le Casse

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una Cassa di previdenza privata, confermando l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto sulle pensioni. Secondo la Corte, tale prelievo costituisce una prestazione patrimoniale che solo il legislatore può istituire, e non può essere deliberato autonomamente dagli enti. La Corte ha inoltre stabilito che il diritto alla restituzione delle somme indebitamente trattenute si prescrive in dieci anni e non in cinque.

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Dottorato di ricerca progressione: non è servizio effettivo

Una dipendente pubblica in congedo per dottorato di ricerca si è vista negare il punteggio per “competenze professionali” in una selezione interna per l’avanzamento di carriera. La lavoratrice sosteneva che il periodo di dottorato dovesse essere equiparato al servizio attivo. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che per il dottorato di ricerca progressione e carriera sono garantite in termini di anzianità, ma questo non equivale al “servizio effettivo” richiesto dal bando per valutare le competenze pratiche. La decisione dell’amministrazione di valutare il dottorato sotto un altro parametro è stata quindi ritenuta legittima.

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Lavoro subordinato giornalistico: la Cassazione decide

Una società editoriale ha contestato l’obbligo di versare i contributi previdenziali per alcuni collaboratori, negandone la natura di lavoro subordinato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. La sentenza ribadisce i limiti del giudizio di legittimità, che non può riesaminare i fatti, e chiarisce l’autonomia del regime sanzionatorio degli enti previdenziali privatizzati, come quello dei giornalisti, rispetto alla normativa generale.

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Indebito contributivo: chi rimborsa il lavoratore?

Ex dipendenti pubblici a tempo determinato si sono visti negare la restituzione dell’indennità di fine servizio, che il loro datore di lavoro aveva erroneamente versato all’ente previdenziale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che in caso di indebito contributivo, l’azione del lavoratore per recuperare le somme trattenute va diretta esclusivamente contro il datore di lavoro, e non verso l’ente che ha ricevuto i versamenti. La Corte ha inoltre confermato che la prescrizione del diritto decorre dalla cessazione del rapporto di lavoro.

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Notifica PA nulla, non inesistente: la Cassazione

Un cittadino ha notificato un appello contro l’Ispettorato del Lavoro presso la cancelleria del Tribunale. La Corte d’Appello ha dichiarato l’atto inammissibile, qualificando la notifica come inesistente. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che un errore nel luogo della notifica PA (Pubblica Amministrazione) la rende semplicemente nulla, non inesistente. Questa distinzione è fondamentale perché la nullità consente al giudice di ordinare la rinnovazione dell’atto, sanando il vizio e permettendo al processo di proseguire.

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Competenza per territorio nel pubblico impiego: la guida

In una controversia avviata da una docente precaria per il riconoscimento della carta elettronica, la Corte di Cassazione ha risolto un conflitto di giurisdizione. È stato stabilito che la competenza per territorio si radica presso il tribunale nella cui circoscrizione si trova l’ufficio dove il dipendente pubblico presta servizio al momento del deposito del ricorso, anche se la domanda riguarda periodi lavorativi svolti in altre sedi.

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Contributo di solidarietà: illegittimo per le casse

La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto da un ente previdenziale privato sulla pensione di un suo iscritto. Secondo la Corte, tale prelievo costituisce una prestazione patrimoniale la cui imposizione è riservata esclusivamente alla legge dello Stato, come previsto dall’art. 23 della Costituzione. Le casse private non possono, di propria iniziativa, introdurre trattenute di questo tipo, neanche per garantire l’equilibrio di bilancio. Il ricorso dell’ente è stato dichiarato inammissibile.

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Lavoro festivo: quando è obbligatorio per il dipendente?

La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto del lavoratore di astenersi dal lavoro durante le festività infrasettimanali non è assoluto, ma disponibile. Può essere oggetto di rinuncia tramite accordo individuale o collettivo. In particolare, nei settori che richiedono un servizio continuativo, come il trasporto aereo, l’organizzazione del lavoro su turni prevista dalla contrattazione collettiva implica un bilanciamento di interessi che legittima la richiesta di prestazione lavorativa durante le feste. La Corte ha quindi cassato la sentenza d’appello che riteneva necessario un accordo individuale esplicito, affermando che il richiamo al contratto collettivo nel contratto di assunzione è sufficiente a regolare il lavoro festivo.

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Inquadramento dirigenziale: l'atto aziendale decide

Una dirigente sanitaria ha richiesto differenze retributive, sostenendo di aver svolto mansioni superiori come responsabile di una ‘struttura semplice’ (UOS). L’ente datore di lavoro negava tale qualifica. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’ente, stabilendo che l’atto aziendale, ovvero il documento formale di organizzazione interna, è l’elemento decisivo per l’inquadramento dirigenziale. Se tale atto definisce un’unità come ‘struttura semplice’, il dirigente preposto ha diritto al corrispondente trattamento economico, a prescindere da successive riorganizzazioni.

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Massimale pensionabile: il limite per la pensione

Un lavoratore del settore dello spettacolo ha contestato l’applicazione di un tetto massimo nel calcolo della sua pensione. La Corte d’Appello gli aveva dato parzialmente ragione, ma l’ente previdenziale ha fatto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’ente, stabilendo che il cosiddetto massimale pensionabile si applica anche alla porzione di pensione maturata dopo il 1993 (Quota B). La Corte ha chiarito che questo limite non è mai stato abrogato e serve a garantire l’equilibrio del sistema previdenziale. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova decisione.

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Distrazione delle spese: errore materiale e correzione

Un gruppo di ricorrenti si è opposto a un’azienda ospedaliera in Cassazione. La Corte, in una precedente ordinanza, aveva condannato i ricorrenti al pagamento delle spese legali ma aveva omesso di pronunciarsi sulla richiesta di distrazione delle spese a favore del legale dell’azienda. Con un nuovo provvedimento, la Corte ha riconosciuto l’omissione come un errore materiale e ha corretto la precedente ordinanza, disponendo che le spese vengano pagate direttamente al difensore antistatario, come richiesto.

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Prescrizione contributi INPS: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imprenditore contro l’Ente Previdenziale, confermando la distinzione tra sanzioni amministrative e recupero crediti contributivi. La sentenza chiarisce che il termine di 90 giorni previsto dalla L. 689/81 non si applica alla riscossione dei contributi omessi. Viene inoltre sottolineato che la valutazione degli atti che interrompono la prescrizione contributi INPS è una questione di merito, non riesaminabile in sede di legittimità.

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Tetti retributivi: si applicano ai contratti in corso?

La Corte di Cassazione ha stabilito che i tetti retributivi di 240.000 euro, introdotti dal D.L. 66/2014 per i dirigenti di società a partecipazione pubblica, si applicano a tutti i contratti di lavoro, inclusi quelli stipulati prima dell’entrata in vigore della legge. La Suprema Corte ha annullato la decisione di merito, sottolineando la natura generale e sostitutiva della norma, finalizzata alla razionalizzazione della spesa pubblica e priva di eccezioni per i rapporti preesistenti.

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Inquadramento pubblico impiego: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità dell’inquadramento di una dipendente pubblica trasferita tramite mobilità volontaria. La sentenza stabilisce che il corretto inquadramento pubblico impiego si basa su un confronto tra le declaratorie contrattuali dell’ente di provenienza e quello di destinazione. Se le mansioni e le responsabilità sono sovrapponibili, non spetta un inquadramento superiore, anche se la precedente posizione prevedeva attività specialistiche. Il passaggio tra amministrazioni configura una cessione del contratto e il lavoratore ha diritto alla conservazione dell’area e della posizione economica, ma nel quadro normativo dell’ente di arrivo.

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Buoni pasto turnisti: il diritto spetta sempre

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto ai buoni pasto per una lavoratrice turnista di un’azienda ospedaliera. La sentenza stabilisce che il diritto alla mensa o a modalità sostitutive, come i buoni pasto turnisti, è legato alla durata del turno di lavoro superiore a sei ore e al conseguente diritto alla pausa, indipendentemente dal fatto che il turno si svolga nelle fasce orarie tradizionalmente destinate ai pasti. L’azienda è stata condannata al risarcimento del danno, quantificato in via equitativa.

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Prescrizione contributi: email valida a interromperla

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili due ricorsi incrociati tra un ente religioso e l’istituto previdenziale sul tema della prescrizione contributi. La Corte ha stabilito che la valutazione sull’idoneità di un’email a interrompere la prescrizione è un giudizio di fatto insindacabile in sede di legittimità. Inoltre, ha precisato che la sospensione dei termini di prescrizione per i contributi ex INPDAP si applica solo se il datore di lavoro è una pubblica amministrazione, status non dimostrato nel caso di specie.

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