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Diritto del Lavoro

Socio lavoratore cooperativa: quando è subordinato?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società cooperativa contro gli enti previdenziali. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito che avevano qualificato il rapporto con i soci come lavoro subordinato. La sentenza ribadisce che per definire la natura del rapporto di un socio lavoratore cooperativa, non conta il nome dato al contratto (‘nomen iuris’), ma le concrete modalità di svolgimento della prestazione. Se il socio opera in condizioni assimilabili a quelle di un dipendente, il rapporto è da considerarsi subordinato ai fini contributivi.

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Giudicato interno: se il coobbligato non appella paga

Una lavoratrice ottiene una condanna per differenze retributive contro l’azienda e il committente, in solido. Solo l’azienda appella. La Cassazione stabilisce che la mancata impugnazione del committente rende la sentenza definitiva nei suoi confronti per il principio del giudicato interno, annullando parzialmente la sentenza d’appello che aveva respinto la domanda anche verso di lui.

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Trattamento economico personale trasferito: la guida

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul trattamento economico del personale trasferito da una società a partecipazione statale a un Ministero. Con la sua ordinanza, ha stabilito che i trattamenti previdenziali e sanitari integrativi, legati a specifiche polizze del precedente datore, non vanno conservati se il nuovo datore offre una copertura analoga. L’assegno ‘ad personam’ serve a garantire la retribuzione, non a duplicare i benefit. I ricorsi dei lavoratori sono stati respinti.

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Retribuzione dirigente scolastico: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16941/2025, ha chiarito il regime della retribuzione del dirigente scolastico in caso di sostituzione. La Corte ha stabilito che la figura del “vicario” è stata superata da quella del “collaboratore”, remunerato da fondi di istituto. L’indennità per mansioni superiori spetta solo in caso di “sostituzione piena” del dirigente, con carattere di prevalenza, e non per la normale sostituzione durante le ferie.

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Giudicato ultrattività: limiti nei rapporti di durata

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti della ultrattività del giudicato nei rapporti di lavoro. Sebbene un precedente giudicato avesse confermato il diritto di alcuni collaboratori linguistici universitari a un determinato trattamento retributivo, la Corte ha stabilito che tale diritto non si estende ai periodi successivi in cui sono intervenuti un nuovo contratto collettivo e modifiche normative. Questi nuovi elementi costituiscono una “sopravvenienza” idonea a interrompere l’efficacia estesa della precedente sentenza, modificando la regolamentazione del rapporto.

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Prescrizione contributi: quando inizia a decorrere

Una professionista si opponeva alla richiesta di pagamento di contributi previdenziali, ritenendoli prescritti. La Corte d’Appello aveva respinto la sua domanda, sostenendo che la prescrizione non fosse mai iniziata a causa della mancata comunicazione dei redditi all’ente. La Corte di Cassazione ha ribaltato questa decisione, stabilendo un principio fondamentale sulla prescrizione contributi: il termine decorre dalla data di scadenza del versamento, non dalla presentazione della dichiarazione. La conoscenza del rapporto lavorativo da parte dell’ente è stata un fattore decisivo. La causa è stata rinviata per un nuovo esame.

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Codatorialità: la guida completa della Cassazione

Un dirigente, formalmente assunto da una società ma di fatto operante per l’intero gruppo aziendale, ha visto riconosciuta la situazione di codatorialità. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha chiarito che la codatorialità implica un unico rapporto di lavoro con una pluralità di datori, i quali sono responsabili in solido per le obbligazioni. Tuttavia, ciò non dà diritto al lavoratore di ricevere più retribuzioni. Inoltre, il licenziamento intimato dal solo datore di lavoro formale è stato ritenuto efficace per l’intero rapporto, in assenza di un’impugnazione rivolta a tutti i co-datori. La Corte ha quindi respinto le richieste del lavoratore di una retribuzione aggiuntiva e di prosecuzione del rapporto con le altre società del gruppo.

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Demansionamento: onere della prova del lavoratore

Un dipendente di un istituto di credito ha citato in giudizio il proprio datore di lavoro per un presunto demansionamento a seguito di due trasferimenti, lamentando una drastica riduzione del portafoglio clienti e un impoverimento delle mansioni. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. L’ordinanza sottolinea un principio fondamentale: in una causa per demansionamento, è il lavoratore ad avere l’onere della prova, che include non solo la dimostrazione ma, prima ancora, la specifica e dettagliata allegazione dei fatti. La mancata descrizione puntuale delle nuove e inferiori mansioni svolte impedisce al giudice di effettuare la necessaria valutazione comparativa, rendendo la domanda infondata.

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Calcolo pensione commercialisti: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione interviene sul calcolo pensione commercialisti, rigettando il ricorso di una Cassa previdenziale. L’ordinanza stabilisce l’illegittimità dell’applicazione retroattiva di regolamenti peggiorativi e del contributo di solidarietà imposto senza base legale. Accolto invece il ricorso del professionista sulla corretta inclusione degli anni di reddito per la determinazione della media pensionabile, riaffermando il principio del pro rata.

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Punteggio servizio civile: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17861/2025, ha stabilito la legittimità della differente valutazione del punteggio servizio civile nelle graduatorie del personale scolastico (ATA). Viene confermato che il servizio civile svolto non in costanza di rapporto di lavoro riceve un punteggio inferiore (0,60 punti per anno) rispetto a quello prestato durante un rapporto di lavoro preesistente (6 punti per anno). La Corte ha ritenuto ragionevole questa distinzione, poiché mira a non penalizzare chi è costretto a sospendere il proprio lavoro per adempiere a un dovere civico, equiparandolo al servizio effettivamente reso, mentre valuta correttamente il servizio autonomo come una generica prestazione presso un ente pubblico.

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Risarcimento mancata assunzione: la prova del danno

In un caso di illegittima esclusione da una graduatoria pubblica, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio chiave sul risarcimento per mancata assunzione. La Corte ha chiarito che il lavoratore danneggiato deve solo allegare la perdita delle retribuzioni, mentre spetta al datore di lavoro l’onere di provare che il lavoratore abbia percepito altri redditi (aliunde perceptum). La sentenza di merito, che aveva negato il risarcimento per mancanza di prova del danno da parte del lavoratore, è stata annullata con rinvio.

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Retribuzione variabile dirigente: non è un diritto

Un dirigente medico ha citato in giudizio un’azienda sanitaria per il mancato riconoscimento di un incarico dirigenziale e della relativa retribuzione variabile dopo un trasferimento. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la retribuzione variabile del dirigente non è un diritto automatico. Per ottenerla, sono necessari presupposti specifici: l’incarico deve essere previsto nell’atto organizzativo dell’ente, deve esserci copertura finanziaria e deve essere seguita una procedura di selezione. In assenza di questi elementi, non sorge alcun diritto né alla retribuzione né al risarcimento del danno.

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Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso

Un imprenditore, condannato in appello al pagamento di differenze retributive, rinuncia al ricorso in Cassazione. La controparte accetta la rinuncia. La Corte Suprema dichiara l’estinzione del giudizio, esonerando il ricorrente dal pagamento del doppio contributo unificato.

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Contratto collettivo: efficacia e nuovi accordi

La Corte di Cassazione ha stabilito che un nuovo contratto collettivo, unito a modifiche normative, costituisce un fatto sopravvenuto idoneo a superare l’efficacia di un precedente giudicato. In un caso riguardante il trattamento retributivo di alcuni collaboratori linguistici universitari, la Corte ha ritenuto legittima l’applicazione di un nuovo accordo del 2014, nonostante una precedente sentenza avesse dato ragione ai lavoratori sulla base di un accordo del 2006, modificando così il rapporto di lavoro per i periodi futuri.

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Anzianità di servizio: non basta per la carriera

Un dipendente pubblico, trasferito a un nuovo ente, si è visto negare il riconoscimento della piena anzianità di servizio ai fini della progressione economica. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la progressione non è automatica ma dipende dalle specifiche previsioni della contrattazione collettiva del nuovo ente, che possono valorizzare criteri diversi dalla mera anzianità.

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Indennità di mobilità anticipata: quando va restituita?

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’indennità di mobilità anticipata deve essere integralmente restituita qualora il beneficiario, anziché avviare un’attività autonoma, instauri un rapporto di lavoro subordinato. La Corte ha chiarito che la natura di questo specifico beneficio è finanziare l’autoimprenditorialità, rendendolo incompatibile con il lavoro dipendente, anche se part-time e svolto presso una società di cui si è soci.

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Imprenditore agricolo: requisiti e onere della prova

La Corte di Cassazione conferma la legittimità della richiesta di contributi previdenziali a carico di una contribuente qualificata come imprenditore agricolo. La sentenza chiarisce che la registrazione come impresa agricola e l’assenza di altre attività professionali prevalenti sono sufficienti per tale qualifica. Viene inoltre ribadito che, una volta che l’ente previdenziale ha fornito la prova della natura imprenditoriale dell’attività, spetta al contribuente dimostrare il contrario, ad esempio provando l’esercizio di altre attività prevalenti.

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Blocco stipendi PA: no a risarcimenti per il 2010-2015

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di alcuni dipendenti pubblici che chiedevano un risarcimento per il blocco degli stipendi imposto tra il 2010 e il 2015. La Corte ha stabilito che la sentenza della Corte Costituzionale (n. 178/2015), pur dichiarando illegittimo il protrarsi del blocco, ha avuto l’effetto di ripristinare la procedura di contrattazione collettiva, ma non ha creato un diritto automatico a recuperare le mancate progressioni economiche o a ottenere specifici aumenti. Il blocco stipendi PA è stato considerato una misura temporanea e proporzionata, giustificata dalla grave crisi finanziaria e dalla necessità di contenere la spesa pubblica, senza violare il principio di una retribuzione equa e sufficiente.

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Contributo di solidarietà: illegittimo senza legge

Una cassa di previdenza per professionisti ha imposto un contributo di solidarietà sulla pensione di un suo iscritto. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei gradi precedenti, dichiarando il prelievo illegittimo. La Corte ha ribadito che solo lo Stato, tramite una legge, può imporre contributi finanziari obbligatori, e non le casse di previdenza private. Di conseguenza, il ricorso della cassa è stato respinto, confermando l’obbligo di restituire le somme trattenute e applicando una prescrizione di dieci anni per la richiesta di rimborso.

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Ordine pubblico e sentenza straniera: il risarcimento

La Corte di Cassazione ha confermato la validità in Italia di una sentenza argentina che ordinava a un Ministero il pagamento di un’indennità a una ex dipendente. Il Ministero sosteneva che la decisione, derivante dall’abuso di contratti a termine, violasse l’ordine pubblico italiano, che impone concorsi pubblici per l’impiego statale a tempo indeterminato. La Corte ha chiarito che, poiché la sentenza straniera si limitava a concedere un risarcimento monetario senza costituire un rapporto di lavoro stabile, non entrava in conflitto con l’ordine pubblico.

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