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Diritto del Lavoro

Contributo solidarietà pensioni: illegittimo per le Casse

Un professionista in pensione ha contestato il contributo di solidarietà applicato dalla sua Cassa di previdenza. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, ha dichiarato illegittima la trattenuta. Secondo la Corte, un tale prelievo, qualificabile come prestazione patrimoniale, può essere introdotto solo da una legge dello Stato e non da un regolamento interno della Cassa. Di conseguenza, l’appello della Cassa è stato dichiarato inammissibile, consolidando un orientamento giurisprudenziale a favore dei pensionati.

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Termine impugnazione: quando decorre per sentenze online

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un lavoratore, confermando che il termine lungo di impugnazione di una sentenza telematica decorre dalla data della sua pubblicazione nel sistema informatico della cancelleria. Questo momento coincide con il deposito telematico, l’inserimento nell’elenco cronologico e l’attribuzione di un numero identificativo, rendendo il provvedimento legalmente conoscibile a prescindere da successive comunicazioni. L’appello del lavoratore era stato quindi correttamente dichiarato inammissibile perché tardivo.

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Licenziamento per giusta causa: la Cassazione rinvia

Tre dipendenti, a seguito di una riorganizzazione aziendale, vengono trasferiti in una sede distante. Rifiutandosi di prendere servizio, vengono licenziati per giusta causa a causa dell’assenza ingiustificata. I lavoratori impugnano il licenziamento, sostenendo che il trasferimento fosse illegittimo e che l’azienda avrebbe dovuto seguire le procedure per i licenziamenti collettivi. Dopo la conferma del licenziamento in primo e secondo grado, la Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, decide di rinviare la decisione. La Corte ha infatti rilevato che una questione simile, relativa all’interpretazione della normativa europea sui licenziamenti collettivi in casi di modifica sostanziale del contratto, è attualmente pendente dinanzi alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Pertanto, la Cassazione ha disposto un rinvio a nuovo ruolo in attesa di futuri sviluppi giurisprudenziali europei.

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Ricongiunzione Contributi: Accordo Irrevocabile

Un medico ha contestato il calcolo della sua pensione dopo aver richiesto la ricongiunzione dei contributi versati in diverse gestioni. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, stabilendo che l’accettazione esplicita della proposta dell’ente previdenziale costituisce un accordo di natura pubblicistica, vincolante e irrevocabile. Una volta perfezionato, tale accordo preclude successive contestazioni sui metodi di calcolo, assumendo un’efficacia transattiva.

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Danno comunitario: no a contratto singolo e breve

La Corte di Cassazione ha stabilito che il risarcimento forfettario per danno comunitario non si applica all’illegittimità di un singolo e breve contratto di collaborazione occasionale stipulato con una società a partecipazione pubblica. La Corte ha chiarito che tale sanzione è prevista solo per l’abusiva reiterazione di contratti a termine, non per un unico episodio. Di conseguenza, pur confermando l’impossibilità di convertire il rapporto in un impiego a tempo indeterminato per la natura pubblica del datore di lavoro, ha annullato la condanna al risarcimento precedentemente disposta dalla Corte d’Appello.

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Responsabilità eredi debiti aziendali: il caso

La Corte di Cassazione conferma la condanna in solido di tutti gli eredi al pagamento dei debiti dell’azienda di famiglia verso una dipendente. La sentenza chiarisce che la continuazione dell’attività imprenditoriale dopo la morte del titolare può dare vita a una società di fatto, determinando la responsabilità eredi debiti aziendali per tutte le obbligazioni, anche quelle sorte prima della successione, in applicazione della disciplina sul trasferimento d’azienda.

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Giudicato esterno e trasferimento del lavoratore

La Corte di Cassazione ha sospeso un giudizio relativo alla legittimità del trasferimento di una lavoratrice. La decisione si basa sull’esistenza di un’altra sentenza, emessa in un procedimento parallelo tra le stesse parti, che ha già statuito sull’illegittimità del medesimo trasferimento. Per evitare sentenze contraddittorie, la Corte ha rinviato la causa in attesa che la decisione dell’altro giudizio diventi definitiva, applicando il principio del giudicato esterno.

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Eccezione di prescrizione: quando è valida in appello?

La Corte di Cassazione chiarisce che una eccezione di prescrizione, anche se proposta tardivamente in primo grado, può essere validamente esaminata in appello se la controparte non ha sollevato una specifica obiezione sulla tardività. Il caso riguardava una richiesta di differenze retributive da parte di dirigenti medici contro un’azienda sanitaria. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dei lavoratori, confermando la decisione d’appello che aveva accolto l’eccezione, sottolineando l’importanza di contestare immediatamente le irregolarità procedurali.

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Reddito di cittadinanza e patteggiamento: stop al sussidio

La Corte di Cassazione ha stabilito che una sentenza di patteggiamento, al pari di una condanna definitiva, impedisce l’accesso al reddito di cittadinanza. Sebbene la legge menzioni il patteggiamento solo come causa di revoca, la sua efficacia retroattiva lo configura come un requisito ostativo sin dalla richiesta iniziale, annullando di fatto la concessione.

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Giudicato e durata: effetti futuri della sentenza

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’azienda sanitaria, confermando che una precedente sentenza su un rapporto di durata (giudicato) estende i suoi effetti nel futuro finché le condizioni di fatto e di diritto non mutano. L’azienda non aveva correttamente impugnato la decisione di merito su questo punto, limitandosi a ridiscutere il diritto all’indennità già coperto dal giudicato. La Corte ha inoltre ribadito la responsabilità solidale tra azienda ospedaliera e università.

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Mansioni superiori PA: diritto alla retribuzione

Un collaboratore di un ente locale, pur assunto in una categoria inferiore, ha svolto per anni compiti di livello superiore. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha confermato il suo diritto a ricevere le differenze retributive. Il principio chiave è che lo svolgimento di fatto di mansioni superiori PA fonda il diritto alla retribuzione corrispondente, a prescindere dalla nullità dell’assegnazione, dalla mancanza di un nuovo contratto scritto per le proroghe e persino dall’assenza del titolo di studio richiesto, purché la prestazione sia stata effettivamente resa.

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Sanzione disciplinare docente: insulto a un alunno

Un insegnante ha ricevuto una “censura” come sanzione disciplinare docente per aver definito “cretino” uno studente. Dopo aver perso in primo e secondo grado, si è rivolto alla Corte di Cassazione sostenendo che i giudici precedenti avessero valutato erroneamente i fatti. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che il giudizio di cassazione deve concentrarsi unicamente sulla sentenza d’appello e che la valutazione sulla proporzionalità della sanzione è una questione di merito non riesaminabile in sede di legittimità.

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Danno da demansionamento: prova e risarcimento

Un dipendente, dopo aver svolto mansioni dirigenziali, subisce un demansionamento. La Cassazione interviene sul caso, chiarendo la ripartizione dell’onere della prova e i criteri di liquidazione del danno da demansionamento. Si specifica che spetta al datore di lavoro dimostrare di aver adibito il lavoratore a mansioni corrette. Viene inoltre affrontata la questione del risarcimento del danno professionale, distinguendolo dalla perdita di chance, e si statuisce sulla necessità di accertare la soggettività giuridica dei fondi di previdenza complementare prima di poter decidere sulla relativa domanda di contribuzione.

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Responsabilità lavoratore: sì per ogni fase del processo

Un dipendente di un ente previdenziale, sanzionato con la sospensione per irregolarità nella gestione di pratiche, ha impugnato il provvedimento sostenendo di essere responsabile solo della fase istruttoria e non di quella decisionale finale. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo un importante principio sulla responsabilità del lavoratore: ciascun dipendente è responsabile per la propria fase di competenza all’interno di un procedimento complesso, e la supervisione dei superiori o il coinvolgimento di altri colleghi non esclude la sua colpa individuale.

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Presunzione di conoscenza: licenziamento valido?

Un dipendente pubblico ha impugnato un licenziamento oltre i termini, sostenendo che la madre convivente gli avesse nascosto la lettera. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ribadendo il principio della presunzione di conoscenza. Secondo la Corte, l’atto si considera conosciuto quando giunge all’indirizzo del destinatario. L’occultamento da parte di un familiare non costituisce un’impossibilità oggettiva e incolpevole di venire a conoscenza dell’atto, poiché rientra nella sfera di controllo del destinatario. La decadenza dall’impugnazione è stata quindi confermata.

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Divieto conversione fondazioni liriche: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato il divieto di conversione dei contratti di lavoro a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato per i dipendenti delle fondazioni lirico-sinfoniche. Nel caso di una professoressa d’orchestra impiegata per anni con contratti a termine, la Corte ha stabilito che, nonostante l’accertato abuso, la normativa speciale prevale, escludendo la conversione ma garantendo al lavoratore un risarcimento del danno. La decisione si fonda sulla natura peculiare di tali enti e su norme imperative che limitano le assunzioni. Viene quindi ribadito il principio del divieto conversione fondazioni liriche.

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Vittime del dovere: lo status è imprescrittibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16193/2025, ha rigettato il ricorso del Ministero dell’Interno, stabilendo un principio fondamentale per le vittime del dovere. La Corte ha confermato che la condizione di ‘vittima del dovere’ costituisce uno status giuridico permanente e, come tale, l’azione per il suo riconoscimento è imprescrittibile. Tuttavia, i singoli ratei delle prestazioni economiche correlate sono soggetti alla normale prescrizione. La decisione distingue nettamente tra il diritto allo status e il diritto alle singole prestazioni economiche periodiche.

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Dichiarazione di esonero: i requisiti secondo la Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione stabilisce che, ai fini della dichiarazione di esonero dalle spese di lite nei giudizi previdenziali, non è necessario specificare l’importo numerico del reddito. È sufficiente che il cittadino dichiari di rientrare nei limiti di legge, firmando personalmente l’autodichiarazione. La Corte ha accolto il ricorso di una cittadina, la cui dichiarazione era stata rigettata in appello per mancanza di dettagli, riaffermando il principio di semplificazione dell’accesso alla giustizia.

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Ne bis in idem: Cassazione su risarcimento danni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società che chiedeva un ingente risarcimento danni a tre ex dirigenti per la gestione di prodotti finanziari. La Corte ha confermato la decisione di merito, applicando il principio del ‘ne bis in idem’ per uno dei dirigenti, poiché una richiesta di risarcimento per la stessa condotta era già stata respinta in un precedente giudizio di lavoro. Per gli altri due, ha stabilito che la valutazione della loro responsabilità è un accertamento di fatto non riesaminabile in sede di legittimità. La sentenza chiarisce che non si può riproporre la stessa domanda cambiando solo la qualificazione giuridica dei fatti.

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Cessione ramo d'azienda: autonomia funzionale è cruciale

La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità di una cessione ramo d’azienda nel settore recupero crediti, poiché il ramo trasferito non possedeva la necessaria autonomia funzionale preesistente rispetto all’azienda cedente. La Corte ha stabilito che una semplice esternalizzazione di personale, priva di un’entità economica organizzata e autosufficiente, non costituisce una valida cessione ai sensi della legge, rendendo inefficace il trasferimento dei contratti di lavoro.

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